San
Valentino …Gioie e dolori.
“Papà …oh, papà, sei
tu.”
Fu come essere trasportati in un mondo onirico: l’amarezza e
la rabbia si sciolsero, liberando il loro cuore.
Tante piccole sfere luminose nacquero dalle tenebre e cominciarono a
volteggiare nell’aria, come se stessero danzando: ognuna
seguiva l’altra finché, ad un certo punto, si
allinearono e formarono un grande cuore splendente.
Ancora una volta la sua voce arrivò delicata, celestiale,
capace di riempire anche l’anima più vuota.
“Vegeta, loro si amano: dovresti esserne contento. Sii
ragionevole e non ostinarti a dividerli. Sarebbe un grave
errore.” Goku ridacchiò prima di riprendere a
parlare.
“Pensaci, mio figlio è l’unico saiyan
rimasto: non sei fiero che sposi tua figlia? Preferiresti un terrestre,
per lei? Uno senza un briciolo di forza?” aveva sparato nel
verso giusto e colpito il bersaglio.
Il principe provò una sensazione di vuoto allo stomaco, nel
dover ammettere che quel sempliciotto avesse ragione.
“Fatti vedere!
Vieni qui, che ti do una lezione! Voglio combattere con te!”
sbraitò Vegeta contro il nulla, contro quel cuore che stava
perdendo d’intensità, ormai prossimo ad
amalgamarsi a quel buio, ritornando ad essere parte di esso.
“Non hai torto, ma non l'ammetterò mai! Mai,
Kakaroth!” pensò serrando i pugni, ma la cosa
strana era che non avesse più voglia di uccidere il ragazzo,
che ora gli stava affianco e che teneva la bocca spalancata.
La voce risuonò ancora, mentre la luna, sbucando da una
nuvola, irradiava il giardino con la sua tenue luce.
“Pensa che avrai dei bei nipotini. Urcaaa, quante cose potrai
insegnare a quei monelli! Toccherà a te allenarli e non
avrai tempo di annoiarti…” la risata argentina del
grande guerriero rimbombò per un’ultima volta nel
silenzio.
Adesso nel cuore di Vegeta regnava una specie di pacata rassegnazione:
si spinse verso la ringhiera, capacitatosi dell'insensatezza di
contrastare quel sentimento.
Goten poteva far felice sua figlia, nessun altro sarebbe riuscito a
tenere a freno il suo temperamento: lei portava in dote i geni di una
grande stirpe, proprio come il giovane di cui si era innamorata.
Il mezzo saiyan deglutì senza riuscire a smettere di
piangere, sentiva di nuovo nell’aria l’odore di suo
padre e quel calore così piacevole.
Sconvolto, realizzò che fosse l’ultima volta che
poteva averlo vicino, così decise di dar voce ai propri
sentimenti.
“Papà, ascolta: prima sono stato duro con te, io
…” mormorò
con grande sforzo, approssimandosi al parapetto ed oltrepassando la
figura di Vegeta, che lo scrutava senza fiatare.
Goten chiuse gli occhi e fu pronto ad aprire il cuore a quel padre
enigmatico, che tanto lo aveva deluso in passato.
L’immagine di lui gli apparve per un attimo: era un piccolo
frammento di memoria, che la mente custodiva come un dono prezioso, era
l’unica opportunità che gli veniva concessa,
così prese respiro per poi gridare a squarciagola.
“Ti voglio bene papà! Te ne voglio
tanto!” lo aveva perdonato, non gli era rimasta la
benché minima traccia di rancore nel cuore, anche se avrebbe
sentito la sua mancanza per sempre, ma adesso la radice
dell’incertezza era stata sradicata: quella che per lunghi
anni gli aveva fatto ingoiare solo amarezza al pensiero di non essere
amato.
Voleva dirgli molte cose, ma gli era particolarmente difficile parlare
in quel momento e così chinò il capo.
“Lo so, figliolo, e anch’io te ne voglio tanto. Sii
felice con la tua ragazza; come promesso vi sarò accanto per
sempre. Vegeta, li lascio a te e mi raccomando!” furono le
sue ultime parole, non era rimasta traccia di lui, solo il nulla.
Il giovane era disperato, si asciugò le lacrime con il dorso
della mano quando udì dei passi sopraggiungere
dall’interno, si voltò di scatto e la vide, ferma
sulla soglia della finestra: bellissima e arrossata come se avesse
corso per ore.
“Goten, stai bene?” domandò Bra con
apprensione.
Zoppicando lui le andò incontro e incrociò lo
sguardo benevolo di Trunks, che si scostò per permettergli
di abbracciarla.
Vegeta represse una fitta di gelosia e li scrutò con aria
seria, ma non infuriata; per la verità cominciava a non
dispiacergli l’idea della loro unione.
Altri passi li richiamarono all’interno.
“Che succede? Bra, Trunks, Vegeta!” Bulma
lanciò al gruppo uno sguardo preoccupato: era avvolta in una
vestaglietta di seta verde, i capelli tirati indietro da una spessa
fascia, le rughe sottili si notavano appena.
Dopo essersi svegliata aveva udito dei rumori sospetti giungere dalla
camera della secondogenita e si era allarmata.
“Goten? Cosa ci fai qui a quest’ora?" chiese
accorgendosi dell’atmosfera tesa.
Bra si fece avanti e, con sguardo innocente, la mise al corrente della
motivazione di tutto quel trambusto.
“Mamma, io e Goten ci amiamo e ci siamo fidanzati!”
l’aveva detto con enfasi e Bulma pensò che si
sarebbe preparata una tazza di camomilla, non appena fosse scesa in
cucina.
“Oh cielo! Beh, questa è una grande notizia. Ma
cos’è successo? Chi lo ha ridotto in quel modo? E'
pieno di escoriazioni; penso abbia bisogno di una
medicazione.”
Vi fu silenzio, nessuno fiatò; Vegeta, per calmare i nervi
scossi, si voltò verso il giardino: non v’era
bisogno di troppa arguzia per arrivare a capire che fosse lui
l’artefice di tutti quei lividi violacei che sfiguravano il
giovane viso.
Il principe decise di allontanarsi, necessitava di solitudine, di
restare solo con i propri pensieri.
Troppe erano state le emozioni che s’erano susseguite in quel
frangente e la più intensa era stata quella di poter
riascoltare la voce del suo eterno rivale.
Lo videro levitare a braccia conserte, accigliato e composto, e poi
lanciarsi verso il cielo scuro per scomparire verso l’ignoto.
Bulma sospirò.
“Beh, immaginavo che sarebbe andato via, però se
non ha finito di massacrarti è già un buon
segno…” aggiunse
con una punta d’ironia.
“Il merito è solo di mio …”
Goten era stato sul punto di dire la verità, come se avesse
un disperato bisogno di far sapere a tutti che suo padre si era
prodigato per lui, ma non riuscì a proseguire.
Carezzò la guancia della sua ragazza e avvertì
l’ennesimo brivido al contatto della morbida pelle.
I neofidanzati, erano stretti l’uno nelle braccia
dell’altra e gli sguardi che si rivolgevano erano colmi
d’amore.
“Bene, dobbiamo festeggiare…”
commentò la scienziata con voce rotta
dall’emozione, la sua bambina era una donna ormai e lui non
vedeva l’ora di renderla felice.
“Aspetta Bra, mi stavo dimenticando.” disse il Son
rosso d’imbarazzo.
Estrasse dalla tasca una custodia nera e l’aprì
per tirare fuori l’anello, la guardò negli occhi e
poi delicatamente glielo mise al dito: era tempo di parlar chiaro, di
fare sul serio.
“Goten, è meraviglioso. Conta davvero molto questo
regalo: ho desiderato con tutta me stessa che fosse
mio…” lui era
completamente rapito dal suo viso, da quelle labbra che bramava far
sue, era come se non riuscisse a dimenticare il loro dolce sapore
così gradevole.
“Ne sono felice, vorrei darti molto di più, ma
sappi che il mio cuore ti appartiene.” a quanto pareva i
sogni potevano avverarsi. Bra si fissò la mano, il modesto
anello sembrava splendere di viva luce, come se ci fosse stato un
pizzico di magia in quella pietra azzurra.
I suoi occhi si riempirono di lacrime.
Trunks infranse quell’incanto:
“Cosa ne dite di uno spuntino? Mi è venuta fame e
dopo esserci rifocillati, Goten ed io dobbiamo fare un
discorsetto.” il Brief appoggiò una mano sulla
spalla dell’amico d’infanzia che si
limitò ad annuire: l’idea di mettere qualcosa
sotto i denti lo rincuorava.
In effetti, se fosse rimasto ancora un po’ a stomaco vuoto,
avrebbe rischiato di stramazzare al suolo.
Pochi minuti dopo le luci dell’ampia cucina di casa Brief
erano state accese e il frigorifero svuotato, era decisamente piacevole
essersi seduti attorno al tavolo per chiacchierare.
“Spero che tu sia convinto del tuo sentimento; sappi che se
dovessi far soffrire mia sorella te lo farò rimpiangere e
così mio padre.”
Trunks porse un bicchiere a Goten, stavano parlando seriamente,
approfittando del fatto che madre e figlia stessero già
discutendo per trovare un accordo su come organizzare il ricevimento
del matrimonio.
“Tranquillo, sono davvero innamorato e farò di
tutto per farla felice.”
Era certo che dicesse il vero, riuscì a leggerglielo negli
occhi grandi e nerissimi.
“Beh, allora brindo a te Goten, futuro cognato, e al vostro
amore.” Trunks sollevò il calice, imitato
dall’ altro mezzo saiyan, li sfiorarono provocando un
tintinnio come a siglare conferma della loro grande amicizia.
“Ora è meglio che vada: mia madre sarà
in pensiero e poi è giusto che sappia subito che mi sono
fidanzato.” il Son si alzò in piedi e prese la
mano di lei per baciarla con dolcezza.
“A domani, amore…” seguì un
lungo, lento sospiro.
“Aspetta, ti accompagno fuori…” Bra
ammiccò, cosa credeva? Di salutarla così? Senza
nemmeno baciarla?
Il saiyan ne fu ben lieto e, dopo aver salutato il resto della
famiglia, la seguì verso la porta del soggiorno, quella
affacciata sul giardino.
Le stelle brillavano in lontananza come tante lucciole; dopo poco
cammino si fermarono dietro ad un cespuglio e lei con enfasi gli
gettò le braccia al collo.
“Goten, che bello siamo soli, adesso
voglio baciarti, lo desidero.”
Lui la strinse forte.
“Anch’io lo desidero.” con la punta delle
dita le tracciò i contorni delle labbra, poi
avvicinò le proprie e la baciò con vera passione.
Staccarsi fu alquanto difficile e molto doloroso.
“Bra, volevo dirti…buon San Valentino,
piccola.”
I capelli azzurri le incorniciavano il volto arrossato, un bel sorriso
era apparso come risposta.
“Ti amo.” mormorò mentre lui a
malincuore si sollevava dal suolo, pensando che già
desiderava rivederlo.
“Ti amo.” rispose rimanendo a fissarla per alcuni
istanti, prima di puntare verso l’alto e dirigersi a gran
velocità verso le amate vette dei Paoz.
Volava ed era raggiante, appagato.
Aveva finalmente ritrovato la fiducia in se stesso e, malgrado il
dolore fisico causato dalle ferite, non era mia stato così
bene come in quel momento.
Erano lontane le giornate trascorse nella disperazione, con la testa
fra le mani, pur essendo perso nell’immensità del
cielo, sapeva di non essere solo.
Sapeva di essere amato da una ragazza splendida e anche da suo padre.
Goku di certo avrebbe mantenuto la promessa, rimanendogli accanto e
accompagnandolo in ogni momento della sua vita, che si prospettava
lieta.
Era stato lui a spronarlo e a fargli capire di dover dichiarare
l’amore che provava per Bra, a farlo tornare tra le braccia
di colei che sarebbe divenuta la sua compagna di vita e, per questo,
gli avrebbe serbato eterna gratitudine.
Era stata una grande giornata e sicuramente d’ora in avanti
Goten avrebbe apprezzato molto la festa degli innamorati: ci sarebbero
stati tanti altri San Valentino da festeggiare e non ne era
dispiaciuto, ora che al suo fianco c’era finalmente la donna
giusta.
Fine.
Ciao ^^ sono riuscita a scrivere la
parola “fine” non ci credo! XD
Mi sento più leggera
stasera ( ne ho solo altre 30 da finire ndMe!)
Sinceramente avrei voluto fare di
meglio, ma la stanchezza gioca brutti scherzi, spero di non avervi
deluso troppo …
Vi piacerebbe un seguito? Ci sto
pensando …
Vabbè ringrazio di cuore
chi ha recensito lo scorso capitolo e faccio molto presto visto che
sono pochissimi…
Dove siete finiti tutti? Me molto
triste!
Rayn_88- Ciao mia fedele lettrice, sai
sempre come farmi felice. Grazie.
Gokussola4ever- Ciao, spero che il finale non ti
abbia deluso, ti ringrazio per le belle parole. Baci.
nicichan- Wow WeW WuW …la Nico
è tornata, la Nico è tornata! Me Felice saltello
impazzita. Mi sei mancata Tanto. TVB
carol2112- Ciao ^^ sei davvero troppo
gentile, ti ringrazio di cuore e spero di non averti deluso con il
finale. Un bacio.
miss miyu 91- Ciao, sono felice che ti sia
piaciuto lo scorso capitolo, cosa mi dici del finale? Un bacione.
Ci sentiamo presto, ma purtroppo
non garantisco aggiornamenti veloci, ho tantissimo da studiare e poco
tempo per scrivere, ma farò il possibile.
Se volete( e mi farebbe piacere...) lasciate il vostro commento, ci
tengo tanto a conoscere il vostro parere.
Ciao, baci e Buon 1° maggio.
LORIGETA ^^