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Autore: holdmehaz    23/11/2013    1 recensioni
Harry Styles’ pov:
«Le tue fans ti abbandonerebbero se scoprissero che sei gay!» mi rispose Paul [...]
«A me non interessa la carriera, non interessa commercializzare la mia voce! Preferisco tornare ad Holmes Chapel ad essere solo Harry e ad avere come fan solo la doccia, che mentire così spudoratamente a milioni di persone!» rivelai, stanco e arrabbiato.
«Tu, tu e ancora tu! Smettila di essere egoista, Harry. [...] Ma non sei solo tu la posta in gioco, Harry, capiscilo. Fallo per Louis, Zayn, Liam e Niall, che hanno finalmente realizzato il loro sogno [...]» tuonò Paul. Sospirai, arrendendomi. [...]
«Scelgo lei» affermai aprendo l’album in una pagina a caso e puntando una foto al caso. Paul prese l’album e guardò la ragazza che avevo scelto.
«Jane Wright. Ottima scelta» commentò.
Jane Wright’s pov:
Avevo provato a smettere di fare questa stupida vita da circo, ma nessuno era davvero intenzionato ad assumere l’acrobata di un circo per qualche altro lavoro. [...]
Io ero troppo poco per qualsiasi cosa. Anche per quella stupida agenzia per attrici, era passato un mese e non avevano ancora richiamato. Quel “La richiameremo noi” era sempre stato un no, lo sapevo.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 10 - Seven day to fall in love





Day n°1

Era successo quando, dopo pranzo, avevamo finalmente deciso di aprire i copioni. Vuoti. Pagine e pagine bianche, completamente vuote, eccetto la prima, dove c’era scritto:

 
COPIONE

Scrivetelo voi, vi lasciamo libero arbitrio :)

Chiunque avesse avuto questa genialata, gli avrei infilato quella faccina nel culo e gliel’avrei fatta uscire dalla bocca. Tanto per non essere volgare, eh.
«Facciamo un patto» proposi, spegnendo la televisione di colpo. Lei sussultò, spaventata, alzando gli occhi dal libro che stava leggendo.
«Non ne abbiamo già fatto uno?» mi chiese a bassa voce.
«Dobbiamo pur trovare qualcosa da fare. Non possiamo passare sette giorni ad annoiarci» osservai io. Lei annuì.
«Hai ragione» ammise.
«Propongo un gioco» aggiunsi. Lei mi guardò attenta. «Sette giorni per innamorarsi. Naturalmente per gioco» proseguii.
«Che vuoi dire?» mi chiese confusa.
«Tenterò in tutti i modi di farti innamorare, ma solo per il pubblico. Non voglio davvero farti innamorare, non ora che io e Louis abbiamo fatto pace» spiegai.
Soltanto dicendolo ad alta voce capii quanto il mio piano fosse stupido, e sbagliato. Che idea si sarebbe fatta di me?
Avrebbe urlato, dandomi dello stupido? Sarebbe arrossita, capendo male la mia richiesta? Si sarebbe chiusa in sé stessa? Avrebbe riso?
Invece non fece niente di tutto ciò, sorprendendomi. Si limitò a restare esattamente come prima, con la stessa espressione inespressiva di prima.
«Tu e Louis avete fatto pace? Avevate litigato?» chiese semplicemente. Mi rilassai impercettibilmente.
«Sì, per... per la sua gelosia. Io sopporto Eleonor da non so quanto tempo, e lui dopo un giorno è già stufo di vedermi con te» e risi, una risata isterica.
«Dev’essere brutto, suppongo. Amare una persona ma sapere che ciò è sbagliato. Amare una persona ed essere costretto a fingere di amare qualcun altro» sussurrò, guardandosi le mani.
«È orribile, te lo garantisco» confermai.
«Okay, ci sto. È sempre un modo per passare il tempo. Scriviamo il copione insieme, decidendo giorno per giorno, o vuoi usare ancora l’effetto sorpresa?» mi chiese con un sorriso.
«Effetto sorpresa» risposi, aprendomi in un sorriso.





«Bene» sogghignai. Se lui era sempre per l’effetto sorpresa, lo sarei stata anch’io. Se lui scombinava i piani (prima prometteva di essere un amico, poi si comportava come qualcosa di più) io l’avrei accontentato, e di più: lo avrei confuso come lui confondeva me, nello stesso modo subdolo che usava lui. Lui si comportava così e accaparrava la scusa del ‘pubblico’. Io avrei fatto lo stesso.
Lasciai stare il mio libro, che misi in un bracciolo del divano, e mi misi a cavalcioni su di lui, che mi guardò, stupito e interrogativo. Avvicinai il mio viso al suo e sfiorai il suo naso con il mio.
«Se dobbiamo finger bene di esser fidanzati, dobbiamo provare. Sarai un po’ irrigidito con le ragazze, sarà da un bel po’ che non te ne scopi una» sussurrai. Lui scoppiò a ridere.
«Devo dirti che in realtà non è poi un vero “bel po’” come la fai tu. Se per te Taylor Swift conta come ‘ragazza’, intendo» ribatté strafottente. Io lo guardai interrogativa, capendo lentamente il senso della frase.
«Cosa? Certo che reputo Taylor Swift una ragazza, scusa come la vorresti consid... ASPETTA! TI SEI SCOPATO IL MIO IDOLO?!» sbraitai capendo finalmente ciò che mi aveva detto.
Voleva dire che lei, proprio lei, la mia amata, cara Taylor Swift, era stata sopra di lui nello stesso modo in cui c’ero io? Ed aveva dormito nel suo letto come avevo dormito io?
Lui fece una smorfia ed arricciò il naso. Non sembrava molto contento, anzi, non era affatto contento, si vedeva lontano un miglio. Forse non voleva davvero sollevare l’argomento.
«Lei è il tuo idolo?!» chiese con il mio stesso tono shockato. Ah, era questo che voleva sapere, che lo infastidiva?
«Sì, lei ai miei occhi è sempre stata fantastica, stupenda, la perfezione assoluta!» esclamai con sguardo sognante. Poi mi rabbuiai. «Non è così?».
«Beh, è molto più umana di come la fai tu. Non è affatto una dea. E magari non poi così fantastica e stupenda, e nemmeno così brava a letto. Se poi vogliamo star qui ad elencare tutti i suoi difetti...» cominciò, ma io mi tappai prontamente le orecchie.
«Bla bla bla, non ti sento! Bla bla bla, non ti ascolto! Bla bla bla, bla bla bla bla...» cominciai ad urlare sopra la sua voce per non sentirlo. Quando vidi che la sua bocca era finalmente chiusa, mi azzardai a levar le mani dalle orecchie.
«Senti, so che è umana, e forse avrà anche più difetti di me» ignorai il “Diciamo...” di Harry e proseguii «ma voglio continuare ad associarla all’idea di perfezione ed esempio da seguire, grazie» conclusi.
«Dove eravamo rimasti, prima dell’argomento ‘T’?» chiese. Argomento ‘T’? E questa da dove la tirava fuori? Bah.
«Eravamo rimasti a tu che non scopi da un bel po’ con le donne. Che poi, scusa, ma tu e Louis da quando state insieme?» domandai quasi senza riflettere.
«Da poco dopo la fine di X-Factor, perché?» ribatté.
«E perché ti sei scopato la Swift se stavi con Louis?» chiesi curiosa, pensandoci bene. Insomma, se si era scopato l’argomento ‘T’ mentre stava con Louis l’aveva... tradito!
«Diciamo che era un periodo di... pausa fra noi due e mi serviva qualcosa per farlo ingelosire» rispose alzando le spalle. Scattai in piedi, inorridita.
«Bleah! E poi sarebbe la Swift quella piena di difetti! L’hai scopata con un secondo fine!» mi lamentai sconvolta.
«Beh, ti assicuro che anche lei aveva un secondo fine» fece.
«FERMATI! Non mi dire quale, non lo voglio sapere, mi basta il tuo» ringhiai. Poi mi rilassai e tornai su di lui. 
«Stavo dicendo, prima di tutto ciò, che quindi abbiamo bisogno di pratica. Propongo una mezz’oretta al giorno da dedicare alla pratica» dissi dandogli un bacio a stampo «in cui cercheremo ognuno di far eccitare l’altro. Ma ricorda, è un esercizio per recitare meglio, non sesso. Quindi bisogna essere spinti ma non troppo: niente sesso, e se mi tocchi culo o tette ti castro. Domande?». Alzò la mano, ed io alzai un sopracciglio facendogli segno di parlare.
«Sì, una: sicura sicura che culo e tette non...?» mi chiese. Lo fulminai con lo sguardo.
«Puoi, ma solo se hai voglia di diventare femmina, Harry» lo ammonii.
«Credo che me ne starò alla larga» disse in un soffio, fingendosi spaventato.





Entrai nella mia stanza lentamente. Jane era andata a letto prima di me e non volevo disturbarla.
Però, quando spalancai la porta, attento a non far rumore, la trovai che guardava il soffitto con aria triste. Mi infilai nel letto, accanto a lei.
«Qualcosa non va?» chiesi guardandola. Lei si girò a guardarmi e rimase in silenzio per qualche secondo.
«Mi stavo chiedendo se tutto questo sia giusto» rivelò. Io la guardai, interrogativo ed in cerca di spiegazioni.
«Tutto questo cosa?» domandai.
«Io e te, intendo. E tutta questa recita che abbiamo messo su, che ci hanno fatto metter su» spiegò, con voce un po’ alterata.
«Non so se sia giusto. So solo che serve. Tu vieni pagata per questo, no?» feci. Quando la guardai mi accorsi dell’enorme errore che avevo commesso: avevo come scaricato la colpa su di lei.
«Già, io vengo pagata per questo. Tu invece sei obbligato. E questo fa di me l’essere più meschino fra noi due» concluse Jane, seria.
«Anch’io vengo pagato. E se non ci fosse questa recita, se le fans sapessero che sono gay, io scomparirei nel nulla e non verrei più pagato. Anch’io sono meschino» mi affrettai a dire.
«Già. Ma anche se tu lo dicessi al mondo intero (che sei gay, intendo), beh, credo che molte tue vere fans rimarrebbero. Come si chiamano quelle? Ah sì, le directioner» cercò di tranquillizzarmi. Ma non ci riuscì, così cercai di pensar a qualcos’altro.
«Ti ricordi la prima volta che ci siamo visti? Quando hai finto di essere una di loro?» chiesi, sorridendo al solo pensiero.
«Già, e tu ci sei cascato» rise. Poi tornò seria. «Sembra una vita fa» confessò.
«Hai ragione. È come se, quel pomeriggio al circo, fosse cominciato qualcosa di nuovo. E di strano» annuii.
«La nostra amicizia?» chiese Jane, incerta. Potevamo davvero definirla amicizia? Beh, era un’amicizia nuova e strana, quindi...
«Certo» ribattei. Lei sorrise e si avvicinò a me.
«Adesso dormiamo, ho sonno» borbottò lei. Io la abbracciai stringendola a me. Era ghiacciata dal freddo.
«Ricordati di svegliarmi se hai qualche brutto incubo» le raccomandai. «Su, da’ qua i piedi che te li riscaldo» aggiunsi, sfregando i miei piedi ai suoi, entrambi  in cerca di calore.





Day n° 2

«Non sono abituata a questi tipi di negozi» mi lamentai entrando nell’ennesimo negozio di marca con commesse che mi assalivano appena ci mettevo piede.
“Vuole provare questo?”, “Sta cercando quello?”, “Posso aiutarla in qualche modo?”... tutte frasi noiose, ripetute all’infinito e scontate.
«E dove andavi prima? Al mercatino dell’usato?» chiese sarcastico Harry. Mi rabbuiai. Presi un vestito a caso dal mucchio ed entrai in un camerino.
«Oh, scusa, non volevo offenderti in nessun modo, lo giuro!» cominciò a supplicarmi Harry dall’altra parte della tenda.
«La vita del circo è piena di sacrifici e mal pagata. Non posso permettermi certi abiti e certi prezzi, con il mio stipendio» spiegai, provando il vestito grigio scuro-lilla di lana che avevo preso.
«Brr...» sussurrai, strofinando tra loro le gambe e le braccia scoperte. «Harry, puoi prendermi un paio di leggins?» gli chiesi.
«E tu mi perdoni?» domandò. Sospirai, fingendomi infastidita.
«Solo se ne scegli un paio davvero carino» gli concessi, con una risata. Dopo pochi secondi una mano mi tendeva dei leggins bianchi. Storsi il naso.
«Bianchi? Non potevi prenderli grigio chiaro?» mi lamentai. Odiavo gli abiti bianchi. Sanno di purezza, innocenza, e in realtà sono l’opposto. Insomma, il bianco lascia vedere tutto ciò che c’è sotto, specialmente quando si bagna. Altro che innocenza.
«Certo» e subito ritirò il bianco e mi porse quello grigio chiaro. «Se non ti piace, ho qui anche dei leggins grigio scuro, neri o viola».
«Apprezzo il tuo pensiero di prenderli di tanti colori diversi, ma davvero pensi che io indosserei dei leggins viola sotto questo vestito? Insomma...» commentai ad alta voce mentre indossavo i leggins.
«Scusa, ma non sono abituato a provare abiti da donna» si scusò. Risi di cuore.
«Mi preoccuperebbe il contrario» risposi.
«Ah, ti ho preso anche dei dolcevita per le braccia scoperte. Vuoi che te li passi?» mi chiese. Ma che tenero... pensai, arrossendo. Allora forse gli importava qualcosa di me.
«Sì» risposi tendendo la mano. Lui me ne passò uno color grigio chiaro, uguale ai leggins, che mi sbrigai ad indossare. «Ah, Harry?» feci.
«Sì?» domandò.
«Grazie» sussurrai. Poi, dopo essermi guardata allo specchio, uscii dal camerino. Lui rimase, stupito, a fissarmi. Anzi, più esattamente mi fece i raggi X in tutto il corpo, centimetro per centimetro. Finsi di arrossire.
«Sto così male?» balbettai, fissandomi le scarpe.
«Sei stupenda» disse, con voce che suonò vera. Arrossii veramente. Poi mi prese per mano e mi trascinò per il negozio.
«Ma che cazz... Harry? Dove stiamo andando? Cosa stiamo facendo?» chiesi mentre lui cercava qualcosa in giro per il negozio senza smettere di tenermi per mano e trascinarmi con lui da tutte le parti.
«Trovato!» urlò, e mi porse un cappello di lana. Una commessa ci raggiunse in fretta.
«Avete bisogno di aiuto?» chiese con un sorriso stupido in viso. Harry continuò a cercare qualcosa senza calcolarla.
«Trovata anche questa!» e mi diede una sciarpa di lana.
«Posso aiutarvi?» insistette la commessa. No, smamma, puttana pensai fulminandola con lo sguardo
«Ecco qua i guanti! Non sono carini, Jane? Ma adesso cerchiamo gli stivali. Questo negozio vende anche stivali, vero?» domandò Harry alla commessa, che sollevata si aprì in un sorriso soddisfatto e, a parer mio, strafottente. Come se mi stesse urlando “Hai visto che servivo?”.
«Certo, venite da questa parte che vi illustro i nuovi arrivi» gracchiò, avviandosi verso la parte opposta del negozio.
In quel momento cinque ragazze entrarono nel negozio. Le guardai di sfuggita e notai che erano sicuramente più piccole di me di qualche anno.
«OH MIO DIO, QUELLO È HARRY STYLES!!!» urlò una di loro. Io ed Harry ci guardammo spaventati.
«Già, e quella non è la sua nuova ragazza?» chiese un’altra. Poi cominciarono ad urlare istericamente e a venire verso di noi.
Harry, veloce, mi prese per mano e mi trascinò via dal negozio. Suonò l’allarme, poiché io avevo ancora addosso i vestiti che avevo provato.
Mi girai solo un istante a guardare un’auto di polizia ferma vicino al negozio e dei poliziotti (molto probabilmente venuti per prendersi una cosa al bar vicino e attirati dall’allarme) correrci dietro insieme alle ragazze e ad alcune commesse del negozio.
«Corri, spicciati!» urlò Harry tirandomi via. Io cominciai a correre insieme a lui. Le vie di Londra erano per me sconosciute, e ogni volta che svoltava l’angolo, o sceglieva una strada invece che un’altra, speravo stesse andando da qualche parte in cui le fans non ci avrebbero trovato.
«Ma Harry, abbiamo anche la polizia dietro!»  gli urlai.
«Lo so» disse semplicemente lui.
«Non potremmo fermarci e chieder loro aiuto? E magari pagare le mie cose!» gli suggerii.
«Credi davvero che ce le farebbero pagare e basta? Loro muoiono dalla voglia di trovare nuovi scoop, sono peggio dei giornalisti. Qualcosa tipo “Harry Styles e la sua ragazza arrestati per furto” e un articolo su quando bad boy io sia» mi rispose.
«E quindi?» chiesi.
«E quindi corri, che prima arriviamo da Paul e meglio è» mi rispose semplicemente.
«Spero che tu sappia come arrivarci. Mi fido di te» ribattei, prima di chiudere una volta per tutte la bocca, o mi sarei stancata più del dovuto.


 

Nila’s Corner

Eccomi qui, scusate il ritardo ma ho avuto problemi di connessione e compiti a palate :O Ora, se vedete il capitolo precedente ho aggiunto un pezzettino :)
Ora vado, che ho letteralmente i minuti contati

Bye xoxoxo

P.S. VI VOGLIO BENE :D Grazie a tutte voi, care lettrici! Risponderò alle recensioni appena posso, promesso, e cercherò di trovare più tempo!
  
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