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Autore: Darik    01/05/2008    1 recensioni
Una esplorazione sospetta in un luogo sospetto. E si scatenerà qualcosa di terribile. Riuscirà Negi a salvare l'istituto Mahora? (Questo racconto si colloca tra l'8° e il 9° volumetto)
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Apparenze'
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3° CAPITOLO

Negi Springfield passeggiava insieme ad Asuna e Kamo, il suo fidato amico-consigliere con le sembianze di un ermellino, per il parco che circondava il Mahora.

Terminate le lezioni, Negi avrebbe voluto subito riprendere gli allenamenti con Evangeline, la potentissima maga vampira, per diventare sempre più forte come mago e guerriero.

Ma Asuna lo aveva convinto a fare prima una passeggiata rilassante.

“Altrimenti, va a finire che morirai prima di poter diventare un grande mago”.

“Non ti devi preoccupare, Asuna. Sono più robusto di quello che pensi”.

“Lo so. Ma sei ancora un bambino. Non puoi fare sforzi come se fossi un culturista”.

“Uh uh, Asuna, parli proprio come una fidanzatina”, commentò Kamo.

Che un istante dopo si ritrovò a massaggiarsi la testa causa un mini-megacazzotto di Asuna.

“Ahio! Certo che sei davvero violenta!”

“Ah ah ah, be, neppure tu dovresti prenderla in giro, Kamo. Comunque Asuna, devo ammettere che almeno in classe dovresti cercare di controllarti. Ieri hai steso la povera Yue”.

“Hai ragione, ma mi sono già scusata con lei. Anche se quello che è successo ieri, è stato un po’ strano. Io conosco bene la capoclasse. Non è la prima volta che combattiamo in classe e non è la prima volta che le lancio addosso una sedia. Però di solito le sedie non le devia, le blocca in aria con una parata perfetta, e lo fa proprio per non correre il rischio di colpire le altre. Invece ieri non l’ha fatto. Non sa neppure spiegarsi perché”.

“Sarà stata una distrazione”, ipotizzò Negi.

La baita di Evangeline era situata nella parte più profonda del bosco.

Un punto riservato e tranquillo, per una costruzione in legno sobria ed elegante, in stile europeo.

Negi, Asuna e Kamo si avvicinarono.

“Brr, non so te, capo, ma questo posto oggi mi mette i brividi più del solito”.

“Calmati, Kamo. Sai bene che nonostante la sua fama, Evangeline è una brava persona”.

“Negi, per una volta devo dare ragione al topastro”.

“Asuna, che vuoi dire?”

“Che in questo posto c’è qualcosa di diverso rispetto al solito. Non so dire di cosa si tratti, ma sento che c’è. E poi, dov’è Chachamaru? Solitamente ci accoglie non appena arriviamo davanti alla casa”.

“Giusto. Andiamo a controllare”.

Rapidamente Negi salì le scale del pianerottolo.

Fece per bussare.

La porta si aprì di botto.

“Yahhh! Ma che…”

Davanti a Negi apparve l’impassibile Chachamaru col suo abito da cameriera.

“Buongiorno-professor-Negi”.

“Bu… buongiorno Chachamaru. Sono venuto per l’addestrame…”

“Mi-dispiace-ma-oggi-la-mia-padrona-non-può-partecipare-all’addestramento”.

“Eh? E perché?”

“Oggi-la-mia-padrona-è-molto-indisposta”.

“Eppure stamattina a lezione non mi dato questa impressione”.

“E’-stata-una-cosa-improvvisa”.

“Forse posso aiutarla”.

“La-mia-padrona-non-vuole-vedere-nessuno”.

“Però…”

“La-prego-di-andarsene”.

Negi rimase un po’ interdetto, cercò di sbirciare dietro Chachamaru, e non vide nulla di strano all’interno della baita.

“Va bene, se le cose stanno così, allora tornerò domani. Arrivederci, Chachamaru”.

“Arrivederci-professore”.

Chachamaru chiuse la porta e Negi tornò da Kamo e Asuna.

“L’addestramento di oggi è saltato”, spiegò il piccolo mago.

“Come mai?”, domandò Asuna.

“Chachamaru ha detto che Evangeline adesso è indisposta. Però deve ammettere che ho avuto l’impressione che qualcosa non andasse”.

“Ovvero, capo?”

“Chachamaru mi è sembrata più fredda del solito. Ed Evangeline oggi stava abbastanza bene”.

Negi si girò a guardare la baita, poi montò sul suo bastone librandosi silenziosamente in aria.

Asuna fece per richiamarlo ma si fermò.

Aveva capito cosa voleva fare Negi, ed era d’accordo con lui.

C'era davvero qualcosa di strano, quindi urgeva un controllo.

Negi volò fino alla finestra della stanza di Evangeline.

Si fermò poco sotto il vetro per guardare dentro.

Prima di farlo chiese mentalmente scusa, sperando che quello non fosse l’inizio di una sciagurata carriera da guardone.

Vide una persona nel letto, avvolta dalle lenzuola, dalle quali sporgeva solo una chioma bionda.

Chachamaru arrivò con un vassoio per il the.

Lo porse alla persona a letto, che cominciò a tossire a tutto spiano e faticosamente tese un braccio per prendere la tazza.

Negi stette a guardare per un po’, poi tornò indietro.

“Evangeline è davvero a letto, e sembra stare davvero male. Forse siamo solo troppo sospettosi”.

“E’ possibile”, convenne la sua amica. “Allora torniamo al nostro appartamento, ho una montagna di compiti da recuperare”.

Chachamaru posò il vassoio.

Guardò verso la finestra.

“Il-professor-Negi-e-Asuna-se-ne-sono-andati”.

“Ah, finalmente!”, esclamò la persona a letto buttando con fastidio la tazza del the e alzandosi senza problemi.


Il ritorno all'appartamento avvenne nel massimo silenzio.

Negi e Asuna erano molto pensierosi.

Di un tratto, sentirono un grido provenire da lì vicino.

Asuna si mise sul chi va là: “Chi ha gridato?”

“Sembrava una ragazza”, constatò Kamo.

“E il grido proveniva da quel punto”, indicò Negi con la mano per poi correre in quella direzione.

Attraversando il bosco arrivarono ad uno degli ingressi secondari dell’istituto, un grosso cancello nero sovrastato da un arco in pietra.

Dall’altro lato del cancello, tre persone stavano prendendo a calci una quarta persona, una ragazzina, e la insultavano.

“Pezzente! Cosa diavolo ci fai qui?!”

“Fila via, rifiuto umano!”

“Non appestare le nostre scuole!”

“Fermatevi!”, esclamò con decisione Negi dall’altra parte del cancello.

“Fila via, moccioso. Questa è roba da adulti!”, gli rispose brusco uno dei tre.

“Adulti?! Gli adulti dovrebbero essere persone responsabili, che non prendono a calci una ragazzina!”, replicò Asuna non appena arrivò affianco a Negi.

“Andatevene a studiare! O le daremo anche a voi oltre che a questa criminale”, disse un altro dei tre, rifilando un altro calcio alla ragazzina, che piangeva stando rannicchiata su se stessa.

“Brutto…”

Asuna aprì il cancello con tanta forza da scardinare la serratura.

I tre uomini rimasero allibiti.

Anche Negi, pur conoscendo bene la grande forza di Asuna, rimase un po’ sorpreso.

Con passi decisi, Asuna avanzò verso quegli uomini, che istintivamente indietreggiarono.

Lo sguardo della giovane, il suo modo di muoversi, la sua espressione: sembravano quelli di una persona capace di schiacciarli come formiche, nonostante fossero più grandi di lei.

“Volete prendere a calci anche me? Provateci. Lascerete i denti sul marciapiede!”

“Come… come ti permetti? Insolente! Io… io posso chiamare la polizia!”

“Ah sì? E cosa direte? Che stavate prendendo a calci una ragazzina e che io sono intervenuta per difenderla? Fatelo pure, scoprirete che la legge non la pensa come voi!”

I tre si guardarono, poi irritati se ne andarono, borbottando qualcosa sui giovani d’oggi che non rispettano più gli adulti.

“Grande Asuna! Sei stata grande!”, esclamò Kamo, mentre con Negi usciva dal cancello per avvicinarsi alla vittima.

“Non è stato niente di che. Solo che i prepotenti mi fanno imbestialire”.

“Hai comunque risolto la situazione meglio di quanto avrei fatto io”, riconobbe Negi chinandosi sulla persona che avevano soccorso.

Dagli indumenti sembrava una barbona.

“Stai bene?”

La ragazzina sollevò leggermente la testa: due occhi smarriti e spaventati fissarono Negi.

“Ti hanno fatto male?”, domandò ancora.

La ragazzina abbassò la testa.

Negi la guardò dubbioso, poi si guardò in giro.

“Non mi fido a lasciarla qui, quei tizi potrebbero tornare”.

Il piccolo professore fece lentamente alzare la barbona, che stava sempre con la testa bassa.

“Negi, cosa vuoi fare?”

“Asuna… ti devo chiedere un grande favore...”

“Cioè?”

“Per questa notte potremmo ospitarla da noi?”

“Cosa?! Ma che dici?! Far entrare estranei nell’istituto è proibito. Se ci scoprono…”

“Solo per questa notte! Il tempo di rifocillarla. Poi domani andrò a parlarne col preside, per vedere se posso aiutarla”.

“Ma non la conosci neppure”.

“Si, ma proprio non me la sento di lasciarla qui, non dopo quello che ho visto. Ti prego, solo per questa notte…”

“Ma non pensi che potrebbe anche avere una famiglia? Se non la vedono tornare…”

Improvvisamente la ragazzina scappò.

Negi, che aveva riflessi notevoli, se ne accorse e fece per afferrarla, ma gli rimase in mano solo una sciarpa sporca e stracciata.

“Aspetta!”

La barbona si dileguò nei vicoli.

“Devo trovarla!”

Negi le corse dietro.

“Aspetta Negi, non sai…”

Ma subito anche Negi, con Kamo sulle spalle, scomparve nei vicoli.


“Accidenti, dove sarà finita?”

Negi correva a perdifiato per vicoli e vicoletti deserti.

“E’ veloce a scappare. Dovrò usare la magia”.

“Aspetta, capo. Perché ti dai tanto da fare per quella ragazzina? Non la conosci neppure”.

“Lo so, ma i suoi occhi sembravano quelli di una persona che ha disperatamente bisogno di aiuto. Voglio sincerarmi che stia bene”.

Negi convenne che era meglio volare.

Tanto conosceva un incantesimo per rendersi invisibile quando volava col suo bastone.

Però questo non gli garantiva di trovarla.

Poi si accorse della sciarpa che aveva in mano.

“Ma certo. Posso usare quell’incantesimo”.

Si guardò in giro, poi agitò la mano davanti alla sciarpa:

Age ad possessorem, Maga Investigator!*

Una piccola fatina si materializzò vicino alla sciarpa, la prese e volò via.

Recitato l’incantesimo di invisibilità, Negi le andò dietro sul bastone.

Sorvolò la città seguendo la fatina che si muoveva con grande velocità e sicurezza, come se sapesse già dove andare.

E infatti dopo pochi minuti, la creatura magica calò sul tetto di un garage abbandonato.

Negi atterrò sul tetto, piuttosto cadente, e guardò attraverso alcune fessure.

Vide chi cercava, seduta sul pavimento.

“Eccola!”

Fu allora che Kamo sentì degli scricchiolii.

“Capo! Il tetto sta crollando!”

Troppo tardi.

Negi si riprese lentamente, sentendo il pavimento duro sotto di lui.

Tuttavia la testa stava sul morbido.

Aveva la vista appannata, e intravide una figura che incombeva sulla sua faccia.

“Chi… Asuna?”

Come risposta arrivò solo il silenzio.

Negi allora si sollevò con uno scatto, impugnando il bastone.

“Chi sei?”

La giovane barbona, che gli aveva tenuto la testa sulle proprie gambe, spaventata da quella reazione indietreggiò disperata fino al muro.

“Ops, scusami, sei tu”.

Negi mise da parte il bastone.

“Perdonami, non volevo spaventarti. Mi ero dimenticato dov’ero”.

La ragazza lo fissava spaventata.

“Dai, non devi avere paura di me. Voglio aiutarti”.

Le porse la mano.

La ragazza però non si mosse.

Kamo, rimasto fino ad allora in silenzio perché non poteva parlare davanti ad una persona normale, si avvicinò all’orecchio di Negi.

“Capo, le persone come lei purtroppo sono sospettose di tutto e di tutti. Non riesce proprio a fidarsi di un estraneo”.

“E allora che possiamo fare?”

“Lascia fare a me. Ermellino Coccolino Mode!”

Il piccolo animaletto saltò addosso alla ragazza, che istintivamente alzò le braccia per difendersi.

Però l’ermellino cominciò a strusciarsi intorno al suo collo.

“Mmm, che pelle liscia”, pensò contento Kamo.

La ragazza con titubanza cominciò ad accarezzarlo, e sembrava piacerle.

Metà della sua bocca assunse la forma di un sorriso.

“Vedo che piaci a Kamo, significa che sei una brava persona. Io sono Negi Springfield. So che ti sembrerà strano, dato che non mi conosci, però mi sembri una persona bisognosa di aiuto e vorrei aiutarti. Ti posso offrire un bagno caldo e del cibo, e anche altro, se vorrai, e senza chiederti nulla in cambio, davvero. Puoi fidarti di me. Prima io e una mia amica ti abbiamo aiutato, no?”.

La barbona continuò a fissarlo, poi borbottò qualcosa.

“Scusa, non ho capito”.

“Mi… mi chiamo Shinobu… Shinobu Maehara…”

*=Per quanto riguarda gli incantesimi, in parte ho ripreso quelli del manga, in parte ho provato ad inventarne di nuovi. Ma siccome di latino non capisco nulla, se qualche conoscitore di tale lingua dovesse capitare sul mio racconto non inorridisca di fronte ad un probabile obrobrio^^.

Per Killkenny: la parte del capitolo precedente in cui viene descritta la III A, parla della conoscenza di tale classe che hanno gli altri (almeno come l'ho immaginata io), non Yue, che ovviamente in questo punto della storia sa benissimo di trovarsi in una classe veramente speciale.

  
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