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Autore: LarryTranslations    23/11/2013    1 recensioni
Come può l’amore parlare, quando uno dei due non riesce nemmeno a spiccicare la parola?
La vita di Louis era uno scherzo attraverso le sue parole argute.
La vita di Harry era uno scherzo attraverso la sua assenza di parole.
Louis era stato classificato come un ragazzo normale, mentalmente e fisicamente.
Harry era stato classificato come un ragazzo anormale, mentalmente e fisicamente.
Louis riusciva a parlare.
Harry non poteva.
Harry era affetto da mutismo progressivo.
Louis non lo era.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nessuno dei personaggi reali citati mi appartiene, la storia non è in alcun moda intesa per offendere e/o danneggiare tali persone, i caratteri rappresentati non riflettono la realtà, la traduzione non è stata fatta a scopo di lucro.

Questa fanfiction, è una traduzione. Potete trovare l'originale a questo link.
Questo è il permesso dell'autrice.

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Capitolo 1

SABATO 1

Louis si sfilò il giacchetto per le spalle, mentre attraversava le grandi e pesanti porte.  Lo teneva appeso per le sue spalle,  rimbalzava sulla sua schiena mentre si incamminava per i corridoi dell'edificio moderno. Non aveva per nulla bisogno di indossare una giacca, il sole accecante nel cielo e il suo indiscutibile senso dello stile ormai conosciuto da tutti lo spinsero a indossare solo una sciarpa leggera attorno al collo. I suoi occhi azzurro acceso scorrevano sulla gente attorno, studiando la insolitamente affollata area reception con sospetto. Una massa di gente si era affollata attorno all'area caffè, una piccola folla, ad essere sinceri, ma molta di più di quanta ce ne fosse solitamente. Quel piccolo bar non era conosciuto per avere la roba migliore, quello era sicuro.

Scrollando le spalle con nonchalance, catturando l'occhiata di Brenda -la consigliera dell'edificio- si avviò nel corridoio a sinistra, verso la sua destinazione. Cancellò dalla sua mente il rossore che si diffuse sulle guance di Brenda a quello scambiò di sguardi, ignorando il panico causato dalla ovvia cotta che aveva per lui, nonostante i quarant'anni d'età e l'evidente attrazione del ragazzo per lo stesso sesso.

Vedete, Louis Tomlinson era gay, molto gay. Non nascondeva il fatto che fosse attratto dagli uomini, ormai non girava più con nemmeno un briciolo di eterosessualità. 

La sua voce era dolce e i suoi movimenti talmente aggraziati che era impossibile non attribuirgli i classici stereotipi da gay. Aggiungendo il fatto che era uno studente dell' Università d'arte e spettacolo di Manchester, specificamente dello studio di Musical in cui cantava,ballava e recitava, Louis rappresentava il tipico gay.

Nonostante la sua continua vistosità in pubblico che cresceva col passare del tempo, non aveva mai ricevuto alcuna particolare offesa contro la sua sessualità. Molta gente si era abituata alla sua sicurezza e alla sua vivacità che lo portavano sempre ad essere al centro dell'attenzione. Ma andando avanti col tempo ricevette commenti a riguardo che urtarono leggermente il suo ego. Non prese molto bene l'odio ricevuto, a essere sinceri non aveva mai avuto l'esperienza necessaria per poterlo affrontare. Quando imparò ad accettarli, non aveva abbastanza conoscenza per  fronteggiare  il problema, così metteva su una faccia coraggiosa per mascherare l'incrinarsi del suo cuore. Ciò lo portò a un punto in cui si trovò a dare troppa importanza a ciò che gli dicevano, tanto che una volta finì per accasciarsi sulla pista da ballo con l'eccessivo affaticamento che gli causò uno strappo muscolare e catturò il suo respiro fino a quando non si poté più muovere.

Detto questo, Louis era un ragazzo molto raggiante e gioioso. Il suo sorriso smagliante raramente veniva spento, mostrando quei denti perfettamente dritti e bianchi come perle per la maggior parte della giornata. La sua forte risata esplodeva per tutti gli studi più volte di quante si potessero contare e i suoi occhi non perdevano mai quella scintilla di gioia.

Complessivamente Louis Tomlinson era semplicemente felice.

I suoi piedi ballarono attraverso l'entrata, nel momento in cui le sue mani agili spinsero la porta d'ingresso. Il suo corpò roteò, le braccia attorno a sè stesso e l'atrio diventò l'aula musica. La sua mente era concentrata sulle sue dita dei piedi rivestite dalle Toms e la musica tintinnante nella sua testa; i tasti del pianoforte suonavano leggeri nella sua mente l'ultimo pezzo che aveva preparato per il suo esame. Rapidamente le note nella sua testa diventarono un tuttuno con il forte battito del suo cuore, le note più lievi e dolci rompevano i suoi movimenti galleggianti. Le sue mosse roteanti però, si fermarono d'improvviso e i suoi occhi cerulei si spalancarono dallo shock.

Essi si aggrapparono a una figura sconosciuta raggomitolata davanti alla tastiera del piano. Louis si allarmò subito, la persona stava suonando il suo piano, nella sua aula di musica. Ok, non era proprio la sua aula e quello non era il suo piano, ma era l'unico ad usarli, visto che ormai era sua abitudine suonare ed esercitarsi lì dentro. Ma era un intruso ad incoraggiare i tasti del piano a suonare un brano stranamente bello e oscuro. Il ventunenne tossicchiò per attirare l'attenzione,  ottenendo nient'altro che la continuazione della musica come risposta. Mentre il pezzo procedeva, Louis avanzò lentamente verso l'essere ricurvo.

"Scusa?!" il suo acuto echeggiò nell'aria. La musica si fermò e un paio di occhi verdi si fermarono su Louis. Quegli occhi si scontrarono col pavimento per evitare tutto quel contatto visivo e si spostarono goffamente sul tappeto. Le mani del ragazzo stavano ancora toccando i tasti del pianoforte, come attaccate ad essi dalla colla. Louis studiò l'apparentemente giovane ragazzo, da quel che ne dedusse, notando la massa di capelli ricci arruffati, la pallida e soffice pelle tirata sul suo viso perfetto, passando dai suoi verdi occhi rivolti verso il basso alle sue labbra rosate.

La sua faccia esprimeva tanti tipi di bellezza che venivano evocati diversamente dall'espressione confusa e diffidente su di essa.

"Ti hanno detto di venire qua?", chiese Louis al ragazzo, cercando di nascondere il tono di sufficenza che tendeva a far trasparire nella sua voce qualche volta, colpevole la madre di quella caratteristica.

"Ok, allora.. posso aiutarti?", chiese con più cortesia.

 

Silenzio

 

"Ok... beh, sai dove si trova il mio spartito? Sono entrato apposta per prenderlo"

Silenzio

"E' un pezzo di Beethoven, piuttosto lungo, avrebbe dovuto essere sul leggio.."

Silenzio

Louis stava cominciando a infastidirsi per via dell'evidente ignoranza del ragazzo. I suoi occhi erano ancora rivolti verso il pavimento e la sua espressione era vuota. Louis non era uno che si infastidiva facilmente, ma l'audacità con cui il ragazzo aveva suonato il piano negandogli poi una risposta quando gli parlava, lo irritò parecchio.

"Senti, tutto ciò che voglio è il mio spartito, quindi se per favore me lo dai io me ne vado." disse di scatto. Il ragazzo si girò e tirò fuori una pila di fogli, tremando appena mentre li consegnò a Louis che li afferrò frettolosamente.

"Dio, non è cosi difficile parlare", borbottò uscendo dalla stanza, senza accorgersi delle mani del ragazzo che vibrarono leggermente mentre deglutiva forte di paura e arrossiva dall'imbarazzo.




SABATO 2

Louis entrò agitato nello studio, saltellando su una gamba mentre si infilava le scarpe da ballo. Scostò la sua frangia dal viso e fece un sospiro di sollievo. Raggiunse lo studio due minuti in anticipo, grazie alla sua mente sconnessa che gli fece lasciare il bar in tempo. Non poteva arrivare in ritardo ad un'altra lezione, altrimenti il signor Harbour gli avrebbe fatto una bella ramanzina; sarebbe stato il quinto ritardo consecutivo, così fu contento che la sua corporatura atletica lo aveva condotto velocemente nell'edificio.

Il motivo per cui dovette attraversare di corsa la città fu il ragazzino riccio seduto al suo pianoforte una settimana fa. Mentre stava ordinando il suo caffè mattutino dallo Starbucks locale, una massa di capelli ricci passò davanti alla finestra del locale, come un lampo, facendo tornare ancora una volta i suoi pensieri al ragazzo silenzioso.

Molte volte durante la settimana ripensò al ragazzo e non ebbe idea del perché. Non poteva fare a meno di ripensarci, nonostante avrebbe dovuto essere infastidito. Fu catturato da quegli occhi verdi e cadde in un mare di curiosità al pensiero di quelle labbra soffici. Si sentì leggermente perverso a ripensare alle labbra del ragazzo, soprattutto perché non sapeva nemmeno il suo nome, ma quelle labbra erano semplicemente troppo allettanti. Louis non sapeva perchè il ragazzo fosse li, sicuramente non era uno studente, altrimenti Louis l'avrebbe conosciuto e in più lui non avrebbe fatto l'ignaro nei suoi confronti, ma avrebbe totalmente abbracciato la sua presenza.

Louis non si vantava della sua popolarità, ma tutti sapevano difatti chi fosse e piaceva a tutti, a prescindere dalla loro invidia per via dei suoi tanti talenti. La sua presenza era così gradevole che nessuno poteva sopportare di spegnere il suo sorriso perfetto,  e non avevano altra scelta se non ricambiarlo, tanto era contagioso. In tre anni di studi, non aveva dubbi sul fatto che fosse la stella dell'accademia. Più restava, più le sue abilità miglioravano, facendogli ottenere i ruoli più importanti nelle performances universitarie. Sembrava così a suo agio sul palco, così aggraziato mentre danzava su quel pavimento rialzato, così perfetto mentre intonava la canzone con tutta l'aria nei polmoni che possedeva e così coinvolto emotivamente quando recitava un copione qualsiasi a memoria senza alcun tipo di errore.

Tornando al presente, Louis ignorò lo sguardo giudicante del suo insegnante e appoggiandosi alla sbarra, trascinò i piedi in posizione per stirare bene i muscoli. Quando si piegò e stirò le gambe fino a sentirsele tirare, il signor Harbour si mise a cercare qualcosa in girò per la stanza per potersi preparare all'inizio della lezione. Louis riceveva lezioni private, in quanto ciò che Harbour insegnava al resto degli studenti era troppo facile per lui. Aveva bisogno di uno studio più avanzato e Harbour acconsentì a procurarglielo.

"Louis, ti dispiacerebbe andare dal tuo pianoforte e prendere quel CD? Penso che te lo sia portato via con te" rifletté il signor Harbour.

Con un veloce cenno del capo, Louis uscì dalla stanza per recarsi alla sua aula musica, dove si trovava il pianoforte, attraversando la leggera folla nel corridoio. I suoi occhi catturarono un manifesto appeso a una delle porte "Evento beneficenza organizzato dalla Rays of Sunshine", che fece scattare nella mente di Louis, che forse era quello il motivo per cui la settimana attuale e quella precedente erano state così impegnative. Ne aveva sentito parlare in giro, ma non  vi aveva dato molto peso. Vedendo le facce raggianti dei lavoratori, realizzò quanto fosse una buona causa e un piccolo sorriso nacque dalle sue labbra.

Non appena entrò nella sua stanza, il suo sguardo si gettò sulla sagoma protesa in avanti, la massa di ricci di cui si ricordava bene. Per qualche strana ragione non vedeva l'ora di imbattersi nel ragazzo. Mentre questo suonava sempre lo stesso brano tetro, Louis si fece scivolare accanto a lui. Appena il ragazzo si accorse della sua presenza, le sue dita sferragliarono sulla tastiera, creando un atroce intrecciamento di note. Le guance del ragazzo arrossirono e le sue labbra vennero pressate in mezzo ai denti. I suoi occhi si chiusero, come se cercasse di trattenere tutte le sue emozioni. Abbassò la testa e strinse le dita in un pugno. Louis non seppe cosa fare. Venendo sconfitto da quell'unico errore, il ragazzo sembrò abbattersi davanti ai suoi occhi, ma Louis non sapeva abbastanza di lui per poterlo aiutare. Seguendo un'emozione che Louis raramente provava, poggiò una mano sulla spalla del ragazzo, ma non appena il suo leggero tocco sfiorò il maglione indossato dal riccio, egli indietreggiò dallo shock, cadendo in terra. Si trascinò all'indietro fino all'angolo della stanza e si abbracciò da solo per la paura. I suoi occhi verdi erano ampi dal contatto e scorrevano per la stanza in continua agitazione.

Un'altra volta Louis si alzò, frastornato. La sua bocca si aprì e si chiuse ripetutamente, cercando delle parole che potessero consolare il ragazzo, ma dalla sua bocca non uscì nulla, perchè non sapeva nemmeno cosa dire.

"Stai bene?" chiese con cautela. L'espressione del ragazzo divenne spenta e assente com'era diventata settimane prima, le sue labbra serrate.

"Ok, prenderò solo il mio CD e me ne andrò..", disse completamente a disagio. I suoi occhi brillanti scorrevano per la stanza alla ricerca del CD mancante, impiegando un po' per trovarlo. La tensione soffocante nella stanza crollò sul corpo di Louis appena riuscì a trovare il CD. Finalmente dopo averlo trovato, ansimò e corse fuori dalla stanza, lontano dal ragazzo  complessato.

Appena fece un passo fuori dall'aula e si appoggiò contro il freddo muro bianco, inspirò profondamente per eliminare la forte tensione provocata dalla strana atmosfera nella stanza, per poi rilasciare tutto all'esterno.

 

Ma che cavolo era successo?



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Note: Qui trovate il nostro blog, con altre traduzioni! Alla prossima!

Meg

   
 
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