Capitolo Due.
«Che cosa stai disegnando?» La voce di Anastasia mi fa cadere dalle nuvole.
Sbuffo e la guardo infastidito mentre si arrampica per sedersi vicino a me.
Le scivola un piede e prima che possa cadere a terra, la afferro per la salopette di jeans e la tiro su.
«Grazie.» Si accomoda e mette il pupazzo bianco in grembo. «Sei molto bravo a disegnare.» Osserva il foglio del mio blocco.
Grugnisco e continuo a disegnare.
«Chi ti ha insegnato a disegnare?» Chiede sorridendo.
Ispiro profondamente chiudendo gli occhi e lascio andare l’aria con uno sbuffo.
«Non sei di molte parole eh? Sai nemmeno io…»
«Anastasia. Sta zitta e va a giocare con quei marmocchi laggiù.» La scendo dal muretto e la spingo piano in avanti con il piede.
«Come sei scorbutico.» Borbotta mentre si allontana.
Sospiro e torno a disegnare.
«Quello è mio! Ridammelo!» Le urla di Anastasia attirano la mia attenzione. «Lascia i miei capelli! Mi fai male!» Urla piagnucolando.
È in mezzo al piazzale con die bambini, uno tiene a mezz’aria il suo orsacchiotto mentre l’altro la tiene per i capelli, raccolti in una coda.
Chiudo il blocco, metto la matita e la gomma dentro l’astuccio e infilo tutto nella tracolla.
Scendo dal muretto e mi avvicino a loro.
«Ehi ragazzi, lasciatela in pace.» Dico piatto.
I bambini mi guardano con gli occhi sbarrati, il primo ridà l’orsacchiotto ad Anastasia mentre l’altro lascia la presa sulla sua coda e poi corrono via.
«Grazie.» Sussurra con gli occhi ancora pieni di lacrime.
I suoi occhi verdi sono anche più belli così lucidi. Vorrei tanto farle un ritratto.
Zayn, ma che stai pensando?
Scuoto la testa e me ne vado.
Dopo qualche passo sento qualcuno che mi afferra una mano e abbasso lo sguardo.
È Anastasia.
Mi sorride e stringe la presa sulla mia mano.
Torno a guardare in avanti e continuo a camminare.
A ora di cena mi siedo al mio solito tavolo, da solo.
Nessuno che parla, nessuno che urla e nessuno che si tira il cibo.
Prendo il libro di matematica dalla tracolla e finisco l’ultimo esercizio, che mi è rimasto.
«Ciao.» Alzo gli occhi al incontrando quelli verdi di Anastasia.
Sospiro e mi passo una mano davanti al viso per l’esasperazione.
Tutti naturalmente assistono alla scena con stupore. Da quando sono qui, nessuno si è mai seduto al mio tavolo.
«Vattene, Anastasia.» Torno a guardare il libro.
«Ma sei tutto solo.» Dice innocentemente.
«Voglio stare solo.» Ribatto calmo.
«Tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci stia accanto.»
«Io no.»
Rimane in silenzio e finalmente posso concentrarmi.
«Ancora non mi hai detto come ti chiami.» Rompe il silenzio.
«Non sono affari tuoi.»
«Avanti, che ti costa?» Si lamenta. «Devi solo dirmi come ti chiami.» S’imbroncia.
«Smettila di assillarmi.» Sbotto.
«Posso solo sapere come ti chiami?» Chiede gentilmente.
«Anastasia, sto perdendo la pazienza.»
«Tu lo sai il mio nome, dimmi il tuo.» Sorride.
«Zayn!» Sbotto prima di prendere le mie cose e andarmene.
Angolo Autrice.
Buonasera. ^^
Stasera ci sono 7 ore di live! Sono così felice! *3*
Quante lo sono? lol.
Passando al capitolo.
Che ne pensate? Vi piace?
Lasciate una recensione per farmelo sapere, ci conto.
Alla prossima,
Reds xx
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