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Autore: smilewithmelou    23/11/2013    5 recensioni
Mai, mai in diciassette anni, Zach gli aveva detto una cosa del genere, neanche quando litigavano per qualcosa di serio.
La cosa che Louis temeva più di tutto in assoluto era proprio quella: non essere accettati dalla propria ragione di vita. Perché sì, Zach aveva i capelli scuri e ricci, gli occhi grandi e sempre lucidi, era alto, magro e bellissimo, ma l’aveva pur sempre cresciuto anche lui.
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Larry Stylinson | Parents!Larry
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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I’m half a heart without you.
 
 
 




Louis sistemò l’ultimo piatto sulla tavola e sorrise. Quella ormai era una routine, ma non se ne sarebbe mai stancato. Adorava fare tutto ciò: preparare il pranzo, mettere a posto la tavola, sistemare tutta la casa.. adorava fare quei piccoli gesti che venivano apprezzati dalle persone che amava.

Louis sospirò e poi, dirigendosi a passo spedito verso il piano di sopra,  cercò di non pensare troppo all’arrivo ormai imminente del marito.
Una volta arrivato, bussò all’unica porta rossa della casa.

“Zach, apri, è pronto il pranzo.”
Niente. Di solito Zachary alla parola pranzo, o cena che fosse, scattava come una molla. Aveva decisamente preso da lui, sotto questo aspetto.
“Zach? Avanti apri.”

Louis aspettò un paio di minuti per poi abbassare la maniglia.
Suo figlio era steso sul letto, gli dava le spalle ed era voltato verso la finestra.
L’uomo gli si avvicinò facendo per poggiargli una mano sulla spalla, ma il ragazzo lo precedette. Infatti, scattò a sedere e, come se avesse ricevuto una scossa elettrica, si allontanò dalla presa del padre.

Louis aggrottò le sopracciglia. Quello era decisamente un comportamento insolito.
Fece comunque finta di non averci fatto caso.

“Scendi, è pronto da mangiare.”
Il ragazzo scosse la testa. “Non ho fame.”
Louis sospirò.
“Avanti, tra poco arriverà anche tuo padre.”
Zach lo guardò negli occhi e Louis, in quegli occhi, così simili e allo stesso tempo così diversi dai suoi, lesse solo odio.
“Ti ho detto che non ho fame, vattene via.”
Louis era conosciuto per la sua cocciutaggine e se c’era qualcosa che odiava era non essere degnato nemmeno di striscio, soprattutto da suo figlio.
“Ti ho detto di scendere, non hai mangiato neanche ieri sera. Si può sapere che ti prende? Perché non ne parli con me, se c’è qualcosa che non va. Sono sempre tuo padre.”

Zachary si alzò dal letto e si avvicinò alla finestra.
“Tu non sei mio padre. Lasciami in pace.”

Louis sgranò gli occhi.
Mai, mai in diciassette anni, Zach gli aveva detto una cosa del genere, neanche quando litigavano per qualcosa di serio.
La cosa che Louis temeva più di tutto in assoluto era proprio quella: non essere accettati dalla propria ragione di vita. Perché sì, Zach aveva i capelli scuri e ricci, gli occhi grandi e sempre lucidi, era alto, magro e bellissimo, ma l’aveva pur sempre cresciuto anche lui.

“Io…”
“Hai capito quello che ho detto? Lasciami in pace.”

Louis si avvicinò alla finestra, cercando di mandare indietro le lacrime.
“Zach, ti prego…”

Il giovane rise, ma non era quella risata dolce e genuina che aveva ereditato da Harry. Era una risata cupa e finta, sembrava non gli appartenesse.
“Cosa? Vuoi che te lo ripeta. Tu non sei mio padre!”

E Louis si bloccò, nel bel mezzo della stanza, come congelato.
“Io ti ho cresciuto. Non sarò il tuo padre biologico, ma ti amo e ti adoro con tutto me stesso!”
Ma Zach non si fermò. “Tu mi hai cresciuto con i soldi di mio padre, non hai mai fatto niente di eclatante per me.”
Ora fu il cuore di Louis a perdere un battito.
“Vattene via, lasciami in pace.” Zach si voltò nuovamente verso la finestra, guardando la strada.

Louis non seppe più cosa dire. Annuì soltanto, pur sapendo di non poter essere visto, e con passo svelto uscì dalla camera del ragazzo. Involontariamente, mentre si rifugiava di corsa nella camera da letto sua e di Harry, fece cadere un sopramobile di vetro a terra, che si distrusse in mille pezzi, ma non ci prestò attenzione: il suo cuore era messo peggio.
 
 
 



Quando Harry entrò in casa la trovò troppo silenziosa. Era tardi in effetti, ma di solito, quando Louis sapeva che sarebbe arrivato, lo aspettava sempre sveglio, anche a notte inoltrata. Aveva previsto che sarebbe arrivato nel tardo pomeriggio, ma un ritardo del treno aveva mandato a monte i suoi progetti.
Aveva provato a chiamare Louis svariate volte, per avvisarlo del ritardo, ma non aveva mai risposto. Era una cosa piuttosto strana, ma ormai Harry aveva imparato a conviverci, con Louis e con tutte le sue stranezze.

Dopo essersi tolto la giacca e aver posato la borsa a terra si diresse verso il salotto e non trovandoci nessuno passò per la cucina. Fu lì che vide il pranzo, o cena che fosse, ancora del tutto intatta.
L’uomo aggrottò le sopracciglia e chiamò prima il marito e poi il figlio.
Solo quando dalle scale si affacciò il viso tanto familiare di Zach, Harry si tranquillizzò e sorrise dirigendosi verso il giovane.

“Mi sei mancato tanto, piccolo.”
Zach sorrise e si strinse maggiormente al padre. “Mi sei mancato anche tu, papà.”
Harry sorrise e si allontanò di poco. “Dov’è tuo padre?”
Zach sciolse l’abbraccio e deglutì.
Dopo la scenata non aveva più visto Louis. Lui era rimasto in camera sua per tutto il tempo e probabilmente lo stesso aveva fatto l’uomo.
“Probabilmente in camera vostra. Ora sono stanco, ci vediamo domani mattina.”
Senza dare il tempo al padre di salutarlo, Zach corse in camera sua e ci si chiuse dentro.

Harry sospirò e con un sorriso sulle labbra si diresse verso la camera da letto che condivideva con l’uomo della sua vita.
Prima che potesse entrare, dei cocci a terra attirarono la sua attenzione. Erano i resti della bomboniera del loro matrimonio.
Il cuore gli si strinse nel petto e con paura spalancò la porta della stanza.
 
Louis era accucciato al centro del letto. Stringeva un cuscino tra le braccia, aveva le labbra socchiuse e le guancie rigate da lacrime ormai secche.
Harry si portò involontariamente una mano sul petto. Erano state poche le volte in cui aveva visto suo marito in quel modo e quasi tutte risalivano a prima del matrimonio, quando erano ancora ragazzini e litigavano per un sì e per un no.
L’uomo si avvicinò al letto, si tolse le scarpe e si sedette accanto a Louis. Gli scostò i capelli dalla fronte si abbassò e gli lasciò un bacio sulle labbra.
Voleva disperatamente sapere il motivo per cui Louis era in quella situazione ma quello non era decisamente il momento giusto.
Harry si accucciò accanto all’altro, inglobandolo quasi, e chiuse gli occhi, sperando di poter rivedere, il giorno dopo, gli occhi del marito brillanti e lucenti, ma non di lacrime.
 
 
 
 
 
 
 
Zachary aprì gli occhi e sospirò.
In tutta la notte aveva dormito poche ore con un unico pensiero nella testa, papà mi odia, che si alternava a cosa cazzo ho fatto?.
Il giovane sapeva che Harry, una volta venuto a conoscenza di tutto, si sarebbe infuriato. Come dargli torto?

Cercando di non pensarci si alzò dal letto e con il massimo silenzio uscì dalla sua camera. A terra c’erano ancora dei cocci, segno che i suoi genitori stavano ancora dormendo.
Zach mandò giù il groppo che aveva in gola e si richiuse nella sua camera.

Aveva paura, non di essere picchiato o rimproverato, ma di aver deluso i propri genitori, le persone a cui teneva di più.
Non sapeva neanche perché aveva detto certe cose a Louis. Sapeva che l’uomo l’amava con tutto se stesso e che aveva, e avrebbe, fatto sempre di tutto per lui.

Sono una testa di cazzo. fu l’ultimo pensiero che ebbe prima di buttarsi sul letto a peso morto e chiudere gli occhi sperando di dormire per almeno un giorno intero.
 
 





Lo squillare del suo cellulare svegliò Harry.
Per evitare che Louis si svegliasse, sapeva quanto era leggero il sonno di suo marito, rispose al secondo squillo.

“Pronto?”
“Haz, sono Liam.”
Harry sorrise e intraprese una breve conversazione con il suo migliore amico. Era da un paio di settimane che non si vedevano e sentirsi, anche se per poco, era una cosa alla quale non avrebbero mai voluto rinunciare.

Quando Harry chiuse la chiamata con un sorriso sulle labbra si voltò dall’altra parte del letto e trovò due occhi azzurrissimi e lucidi che lo guardavano. Il più giovane si avvicinò maggiormente all’altro e dopo avergli sussurrato un dolce “Ehi, buongiorno” lo baciò leggermente sulle labbra. Louis si strinse maggiormente all’uomo e sussurrò a sua volta un “Mi sei mancato” a cui Harry rispose con un sorriso, un altro bacio e un “Ti amo”.
Louis e Harry rimasero abbracciati per un po’, a scambiarsi sospiri baci e sorrisi.

“Ti va di dirmi cosa è successo ieri?”
Louis guardò Harry dritto negli occhi. Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto dargli una motivazione del suo comportamento piuttosto strano del giorno precedente. Il problema era che non sapeva neanche lui quello che era successo, o meglio, non ne sapeva bene il motivo.

“Io… io ho parlato con Zach, ieri.”
Gli occhi di Louis si riempirono di lacrime. L’uomo cercò di respirare a fondo e di non lasciarle cadere, per dimostrarsi forte, ma quando sentì la presenza, forte e costante, di Harry accanto a se capì che era inutile alzare delle mura: Harry lo conosceva meglio di chiunque altro, sapeva che Louis non era mai stato forte o indifferente a ciò che gli accadeva anche se quella fosse stata una sciocchezza. Senza volerlo, Louis singhiozzò e Harry, con un’espressione triste e rammaricata in viso, lo strinse al suo petto, continuando a sussurrargli parole dolci e andrà tutto bene, non preoccuparti e sta tranquillo, Boo.
Da discorsi sconnessi e parole qua e là, Harry afferrò il concetto di ciò che era accaduto il giorno precedente. Sapeva quanto Louis amasse Zach e sapeva anche che Zach amava suo padre, quindi non capiva il comportamento del ragazzo. Tuttavia, aspettò che Louis si calmasse e si riaddormentasse prima di sgusciare via dal letto in silenzio e bussare alla porta rossa della camera del figlio.

Quando sentì un flebile avanti Harry non esitò e spalancò la porta e fissò immediatamente lo sguardo sul figlio, seduto a gambe incrociate sul letto.
Harry strinse un labbro tra i denti e si avvicinò al ragazzo, sedendosi poi accanto a lui. Passarono un paio di minuti durante i quali si poteva sentire soltanto il respiro accelerato di Zach e qualche sospiro di Harry.

“Perché gli hai detto qualle cose, Z?”
Zach scosse la testa e si asciugò le lacrime scesegli sul viso.
“Non lo so, ero nervoso. Non volevo, però. Non volevo farlo star male, te lo giuro.”
E quando iniziò a piangere copiosamente, Harry lo strinse a sé, cercando di calmarlo e cercando di fargli capire che aveva sbagliato a comportarsi in quel modo. Gli fece capire che Louis l’amava e che avrebbe dato la vita per lui.
“Lui ti ama, lo sai. Ti adora e ti ha cresciuto con me. Senza di lui non saresti qui e nemmeno io. Cerca di capirlo Zach, non sei più un bambino.. non puoi più fare capricci e comportarti da stupido perché sei intelligente e hai diciassette anni. Io a diciassette anni ho conosciuto tuo padre!” Harry sorrise, cercando di rendere meno pesante, ma comunque incisivo, il discorso che stava facendo al ragazzo.
Zach annuì alle parole del padre. “Sì, lo so. Mi dispiace tanto.”
Harry annuì a sua volta e si alzò in piedi posizionandosi davanti al ragazzo. Gli porse una mano e “Ti andrebbe di aiutarmi a preparare la colazione?”
Zach sorrise, accettò la mano del padre e saltò giù dal letto.
Harry rise  forte  per poi trascinarlo giù dalle scale dritto in cucina, pronti per preparare pancakes e bacon per tutti.
 
 
 




Quando Louis aprì gli occhi si rese conto di aver dormito per davvero un sacco di tempo. Nonostante tutto avrebbe volentieri chiuso nuovamente gli occhi per qualche ora ma il delizioso profumo che arrivava dal piano di sotto e il brontolare del suo stomaco lo convinsero a scendere dal letto e avviarsi silenziosamente in cucina.

Lì vide le persone più importanti della sua vita che, canticchiando una canzone, preparavano la colazione in perfetta armonia.
Erano completamente e totalmente identici, Harry e Zach, Louis ne era più che consapevole. Adorava tutto di loro due, persino i difetti peggiori, ma a volte si sentiva davvero un estraneo, come se non centrasse niente.

Harry si  voltò verso di lui, gli sorrise e lasciò gli utensili che stava lavando per andargli incontro. Lo baciò sulle labbra e poi si voltò verso Zach, che guardava i suoi genitori con gli occhi dolci e lucidi e il cuore che batteva forte.
Louis sorrise a quello che sarebbe stato sempre il suo bambino e allargò le braccia. In meno di venti secondi quelle braccia si ritrovarono a stringere un corpo caldo, slanciato che sapeva di casa, di famiglia e d’amore.

“Mi dispiace tanto, papà. Scusa, non so cosa mi sia preso.”
Louis scosse la testa, strinse ancor più a se il corpo di Zach e gli lasciò un bacio sulla tempia.

Harry sorrise commosso prima di raggiungerli e stringerli fra le sue braccia forti e muscolose, facendoli sentire entrambi a casa, entrambi parte della famiglia a pieno, entrambi amore e frutto dell’amore.
Rimasero per svariati minuti in quella posizione calda prima che Zach si staccasse dall’abbraccio.

“Allora, vogliamo fare colazione? Ho preparato tutto io!”
Harry mormorò qualcosa che poteva essere riconducibile a si, come no, senza il mio aiuto non avresti acceso neanche il fornello e Louis rise, prima di stringere forte a se il marito, pensando che infondo qualcosa Zach l’aveva ereditata anche da lui, ma soprattutto che non avrebbe mai, per nessun motivo, rinunciato a tutto ciò, altrimenti sarebbe stato un uomo perso.
  
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