A
disgusting
millepede crawls in the mud. – Un disgustoso millepiedi
striscia nel fango.
Pov Avril
[Un’ora
dopo]
Sospirai
ed incominciai a pulire i
tavoli e ad apparecchiarli, strisciando su quei dannatissimi pattini.
Vidi
Angela parlare con un cliente,
con la solita aria simpatica e disponibile che la caratterizzava.
“Ciao
Chuck! Come stai?”
“Alla
grande.” rispose un uomo
baffuto e grassottello.
“Bene.
Allora, vediamo se mi ricordo…”
disse, prendendo il taccuino e incominciando a scrivere.
“Omelette al formaggio,
tortino di pancetta, patate fritte, crostata di mirtilli e una coca,
giusto?”
“Sì,
ma quella senza zucchero. Tengo
d’occhio il peso.”
Trattenni
a stento un risolino nel
vedere la faccia sconvolta di Angela.
“Beh,
certo… è senz’altro la coca, il
problema…”
Si
allontanò dal balcone con gli
occhi ancora spalancati.
“Le
focacce al salmone sono pronte!”
urlò Sam. “Qualcuno le venga a prendere.”
“Sì,
faccio io.” risposi. Se non
altro, avrei tenuto la mente occupata e avrei evitato di progettare il
modo più
efficace per uccidere Judy.
Mentre
mi avvicinai. Angela si girò
verso di me. Sembrava sorpresa e leggermente
incazzata.
“Avril,
che ci fai qui?” Infatti.
“Ho
quasi finito.” le risposi,
pulendomi le mani sul grembiule rosa. Prima finivo di lavorare, prima
me ne
sarei andata da quel posto.
“Guarda
che così fai tardi
all’università!”
“Lo
so. Adesso vado, non
preoccuparti. Lo sai che Judy va in menopausa se non
finisco.” provai ad alleggerire
la situazione..
Non
sembrava voler stare allo
scherzo. “Sai quanto me ne importa di Judy?! A me interessa
solo la tua
istruzione.”
“Ma-”
“Ti
fa sempre svegliare all’alba,
neanche fossi un gallo.”
“Ma
io-”
“Tuo
padre ti vorrebbe a scuola, non
qui.”
“Ma
lei-“
“Niente
ma, è chiaro? Judy e le sue
chiappe dovranno vedersela con me.” mi rispose, strappando il
piatto dalle mie
mani.
Nonostante
mi avesse interrotta per
ben tre volte, mi sentii in dovere di ringraziarla. Lei era
l’unica che mi
capiva davvero.
“Grazie,
Angela.” dissi,
abbracciandola.
“Sì,
sì, basta con queste smancerie. Ora
vai.”
L’unico
difetto, se possiamo chiamarlo
così, era l’incapacità di esprimere
a pieno i suoi sentimenti. Ma io sapevo che, sotto quella scorza da
dura, si
nascondeva un cuore dolce.
Mi
cambiai in fretta, rimettendomi i
miei abiti, e guardai l’orologio.
Cazzo,
erano le sette e mezza, e tra
mezz’ora sarebbe iniziata la prima ora di lezione.
Uscii e
m’infilai subito nella
Mercedes, accedendola e partendo.
Meglio
andare a prendere Gabriel,
pensai.
Se vi
state chiedendo chi è Gabriel,
la risposta è semplicissima.
Posso
definirlo, senza alcuna ombra
di dubbio, il mio migliore amico.
Ci
conoscemmo a sette anni, sulla
spiaggia di Santa Monica, quando io mi divertivo ancora a fare i
castelli di
sabbia e il mare si divertiva a distruggermeli.
Soltanto
che, quel giorno di undici
anni fa, al suicidio dei castelli contribuì anche
qualcos’altro.
Il
piede di Gabriel, appunto.
Subendo
quel gesto come un affronto,
ho incominciato a piangere davanti a mio padre e ad incominciare con il
possessore di quel piede malefico una battaglia di palle di sabbia con
i
fiocchi.
Risultato?
Una gita di corsa
all’ospedale più vicino e una congiuntivite a
testa.
Dopo la
visita, scoprii che abitava a
due isolati da casa mia, e così mio padre e i suoi genitori
si sono
incominciati a frequentare, e con loro anche noi.
La
nostra amicizia era stata messa in
crisi dall’arrivo di Judy, che lo definiva un pazzoide
che non combinerà mai niente nella vita, ma per
fortuna
siamo stati in grado anche di superare questo tipo di ostacolo.
Gabriel
è un tipo a posto… credo.
Suonai
più di una volta il clacson,
per segnalare il mio arrivo.
Vidi
che il signor Panduro era fuori,
ad innaffiare le sue amatissime piante.
“Ehi
Gabriel, è arrivata Avril.” lo avvisò
il padre.
“Sì,
arrivo.” gridò lui di rimando.
“Grazie,
signor Panduro.” lo
ringraziai con un sorriso.
“Di
nulla. Ah, a proposito, cerca di
essere comprensiva con lui oggi. Sai, per lui è un giorno
particolare.” mi disse,
sparendo sul retro.
Questa
cosa mi preoccupò molto.
Che
significava che dovevo essere comprensiva?
E che
tipo di giorno era oggi?
La
risposta mi arrivò appena Gabriel
uscì dalla porta di casa e venne incontro alla mia macchina.
Indossava
degli occhiali da sole neri
e una tuta color rosso acceso su cui spiccava una vistosissima collana
color
oro, e stava rappando un brano che leggeva su un foglio.
“Yo,
yo, qualsiasi cosa è possibile
quando si crede, esatto, qualsiasi, ragazzi.”
Presa
da un vortice di disperazione,
feci andare a sbattere di proposito la testa contro il clacson della
macchina,
che produsse un rumore talmente assordante da spaventarlo.
“Yo
Avril, amica, posso sapere che ti
prende?”
Rialzai
la testa, molto lentamente, e
lo fulminai con lo sguardo.
“Gabriel…perché
ho la vaga sensazione
che tu abbia un provino oggi, e che tu non mi abbia
avvisato?!”
“Yo,
esatto sorella, ci hai preso in
pieno.” disse, aprendo la portiera e accomodandosi sul sedile
del passeggero.
“Smettila
di dire yo! E comunque…
come…come…come ti sei vestito?”
“Perché?
Cosa c’è che non va?” mi
chiese, ritornando a parlare normalmente. “Questo
è il mio look da rapper.”
Roteai
gli occhi. “Va bene,
mettiamola in un altro modo. Io non ti porto a scuola
conciato… così.”
Si
tolse gli occhiali da sole, con
fare da saputello. “Ascolta Avril, questo è un
metodo che seguiamo al corso di
teatro. In questo modo, entri nel personaggio.”
Approfittai
della sua distrazione per
togliergli tutte quelle stupide catene che si ritrovava al collo.
“Lo so, ma…
non ti sembra di esagerare?”
Sospirò
pesantemente. “Va bene, va
bene, la prossima volta vado a piedi.”
“Bravo,
vedo che inizi a capire.” conclusi
il discorso, accendendo il motore e partendo verso
l’università.
Il
viaggio durò sì e no cinque minuti,
l’università era vicina.
Appena
attraversammo il grosso
cancello per entrare nel parcheggio, sentimmo il grosso altoparlante
dare le
ultime notizie sull’università.
“Buongiorno
a tutti gli studenti,
insegnanti, addetti alle pulizie e, nel caso che ce ne siano, robot
dell’UCLA. In
tempo di siccità, un consiglio per risparmiare
l’acqua. Fate docce brevi, ma l’importante
è che ci siano. La palma d’oro va al professor
Smith, di economia, che non si lava
da ben due settimane, ormai. Bleah, ho come l’impressione che
ci sarà un brusco
calo delle affluenze nella classe del signor Smith, dopo questa
notizia. D’altronde,
se non economizza lui…
Bene,
studenti e robot, vi do
appuntamento a ora di pranzo, quando i nostri cervelli saranno
scollegati e i
nostri stomaci riempiti. A dopo.”
Feci un
leggero sorriso, pensando
alla condizione in cui si doveva ritrovare il professor Smith dopo
questa informazione,
ma fui prontamente risvegliata da Gabriel. “Avril,
c’è un posto lì.”
Feci
per accelerare, ma una Porsche ci
tagliò la strada.
“Ehi,
perdenti, chi dorme non piglia
pesci. Ah-ah-ah.” dissero le tre ragazze perfettamente in
coro.
Dio,
quanto odiavo le ragazze che si
comportavano così!
Chi
erano queste tre Barbie?
Facile,
molto facile.
“Oh,
ecco Nicole Fear e le sue
damigelle di corte!” esclamò sarcastico Gabriel,
roteando gli occhi. “Sono
sicuro che Nicole voglia portarmi a letto.”
Cosa?!
“Ma non avete neanche mai
parlato!”
“Oh,
sì che abbiamo parlato. Nella
mia testa. E ti assicuro che, nella mia testa, lei vuole portarmi a
letto.”
“Gabriel,
puoi cercartene una molto
meglio di Nicole Fear, anche nella fantasia. È
così… stupida.” dissi,
indicandola con la mano.
“Sì,
sì…oh, lì, a sinistra,
c’è un
posto libero.”
“Bene,
questo non me lo frega
nessuno.” esclamai, convinta.
Misi la
retromarcia, ma proprio
quando stavo per fare la manovra, arrivò una Jeep nera che,
per l’appunto, mi
fregò il posto.
“Ma
che cazzo!” mi stizzii.
Dalla
Jeep uscirono due ragazzi, che
si stavano sganasciando dalle risate per avermi rubato il parcheggio.
Purtroppo
per me, riconobbi anche il
terzo ragazzo, che era alla guida. Eccolo, il ragazzo biondo e perfetto
che
scendeva dall’auto neanche fosse un angelo appena caduto
sulla Terra, quando in
realtà non era nient’altro che uno schifoso
millepiedi strisciante nel fango.
“Pff, Taubenfeld…” mormorai.
***
Ok,
scusatemi per il
ritardo con cui sto aggiornando.
I
compiti (sia in
classe, sia a casa) mi stanno sommergendo.
In
realtà, per come
stava andando la serata, non avrei neanche dovuto aggiornare oggi, ma,
per
fortuna, sono riuscita a farlo.
So,
so, so, che ne dite
del verme strisciante?
Eheheheh.
Questo
sarà solo l’inizio.
Good,
ho finito.
*evaporizzazione
in
corso*
Cruel
Heart.