Claustrofobia – Sirius Black
(paura dei luoghi chiusi)
Mura spesse queste.
Fatte di anime aggrovigliate, di parole morte in gola.
Li sente passare, ansimano vicino ai suoi capelli, bocche rancide di desiderio.
Puzza di selvatico, ora.
Odore invisibile di muscoli tesi e sudore.
Scivola tra le sbarre, schiuma di gioia sul muso nero.
Cane bastardo che ha perso se stesso, arranca lungo i muri, zampe silenziose come il suo animo.
Esce Sirius.
Dal portone che l'aveva visto umano e ora non lo riconosce nella bestia.
Non sente più freddo, inghiottito dalla luna piena che domina l'eternità della notte.
Ululato secco e lamentoso.
“Sono tornato, Remus”