Pure Red Fire - Autobiografia
Capitolo 2 - Corallo e sabbia bianca
Distrutta.
Dopo questa giornata lei é semplicemente distrutta,
fisicamente e psicologicamente.
Vorrebbe chiudere gli occhi ed addormentarsi, ma non riesce, ha troppi
pensieri per la testa.
Eccola, si butta rovinosamente sul letto, sotto alle coperte, come un
sacco di sabbia bianca e corallo.
In momenti come questi capisce davvero il valore della vita, quando
stanca per essere semplicemente stata sveglia tutto il giorno, la sua
schiena si distende, e i suoi pensieri vagano, e vagano, e vagano...
Così scrive il suo diario, perché non riesce a
dormire.
Diario, poi.
Lei non lo considera propriamente così, é
più una strana accozzaglia di parole, sono storielle e stati
d'animo che qualcuno a volte si azzarda a chiamare "poesie".
E con forse un po' di presunzione anche lei, ogni tanto, si
é azzardata a chiamarle così.
Apre il suo quaderno rosso (di che colore, altrimenti?) e comincia a
scrivere, a buttare giù frasi dolorose, a farsi male.
Questa é la sua forma di autolesionismo, scrivere.
E le piace maledettamente sentire quel dolore che si affievolisce,
anche solo per un istante, quando dopo aver scritto ciò che
doveva finisce di piangere.
Oh, se le fa male.
Ma non riesce a smettere, e forse dovrebbe davvero seguire i consigli
di chi le dice di sfruttare questo presunto "talento" nel soffrire.
Riesce a trasmettere le sue sensazioni, a farle sentire sulla pelle.
Usa parole che spesso danno forti colpi.
Vuole rompere la sua prigione di ghiaccio, perché lei non
può più sopportare quel cazzo di freddo.
Lei é scocciata, arrabbiata, delusa.
E piano piano inizia a farlo capire anche a chi le sta intorno.
Ha gli occhi davvero stanchi, vorrebbe chiuderli e lasciarsi tutto
indietro.
Il punto è che non riesce, non ne é capace, e
questo la irrita, perché Dio santissimo, com'è
possibile non riuscire a lasciarsi il passato alle spalle?!
Di giornate così, giornate pesanti, ne ha molte.
L'unica soluzione é dormire.
Si
era addormentata?
Sì.
Quindi quello che aveva visto era tutto un sogno?
Esatto.
Niente persona speciale, non si era avvicinata al suo viso per baciare
ancora una volta le sue labbra, come tante volte aveva fatto in passato.
È sveglia ora.
Sola in casa, suo padre tornerà tra poco.
Stanca morta.
Sa che deve alzarsi e miracolosamente trova la forza di farlo.
Si guarda allo specchio, non sembra così distorta, oggi,
l'immagine.
É solo un viso stanco, troppo bianco, come un piatto di
ceramica, con due pozzi neri troppo pieni d'acqua, che a volte esce
sottoforma di lacrime.
E tutt'intorno a quel viso c'è una complicata decorazione di
corallo.
Pare esangue, da quanto é pallida.
La sua magrezza, inversamente proporzionale a quel che mangia, (che
é molto, fidatevi) é dovuta a un metabolismo
frenetico, troppo veloce.
Tutto in lei é piccolo e veloce.
Il suo viso, spesso confuso con un viso appartenente ad
un'età maggiore, ha dei tratti minuti, delineati, precisi.
Non si trova di certo bella, anche se qualcuno ogni tanto lo dice.
Ha sempre fame, una fame nervosa, compulsiva.
Ha voglia di parlare di sé ma teme di diventare noiosa,
quindi evita di farlo con le persone che ha intorno, e scrive.
Non le importa se sei maschio o femmina, sei una persona ed hai le
stesse probabilità di piacerle e non piacerle, e di farla o
no innamorare che hanno tutti.
Sei una persona, punto.
Se ti ama, ama te.
Ama come sei dentro.
Che le importa se fuori sei maschio o femmina?
Ora esce lentamente dalla stanza, si dirige in cucina per mangiare.
Sono appena le nove del mattino, é domenica.
É affamata, la sua fame nervosa la tormenta.
Distrattamente tira fuori la pastella dal frigo e si prepara la
colazione.
Esagera, come sempre.
Mangia troppo, e così le viene la nausea.
Ma lei non vomita, non vomita mai, fortunatamente.
Di solito le torna fame cinque minuti dopo aver finito.
Nausea-lampo, nausea nervosa.
Ora avrebbe voglia di mangiare qualcosa di più simile ad un
pasto, ma sa che dovrà aspettare.
Sono già le dieci e suo padre non è ancora
tornato.
Vuole bene a suo padre, un bene immenso, ma contemporaneamente la
infastidisce da morire.
Ha la presunzione di sapere tutto di sua figlia, eppure la conosce
appena.
Non saprebbe nemmeno dare con certezza una motivazione all'ansia che
lei prova.
Certo, perchè non bastava essere strana, essere analitica,
distratta ed irritabile.
No.
Doveva anche soffrire di stati ansiosi, che ovviamente manifestava
anche con sintomi fisici, come capita a tutti.
E suo padre non lo capiva questo, perchè l'anno prima la
ragazza, che è anemica e microcitemica, aveva avuto un
pesante calo di ferro.
Così ora per ogni giramento di testa secondo suo padre lei DOVEVA ASSOLUTAMENTE
farsi gli esami del sangue.
Cioè: dato che li deve comunque fare due volte all'anno
poteva starci, ma farli a distanza di due settimane dopo un riscontro
positivo le sembrava eccessivo.
Comunque lei sapeva che anche oggi sarebbe stata la classica giornata
da proiettile in bocca.
Aveva voglia di buttare tutto in fondo al cesso e tirare la catena.
A puttane, a puttane tutto.
Ma davvero ne vale la pena?