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Autore: Pure_Red_Fire    24/11/2013    2 recensioni
Una di quelle giornate così maledettamente belle che, Dio, lei vorrebbe passare con qualcuno di speciale, qualcuno la cui presenza annienti il freddo.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pure Red Fire - Autobiografia

Capitolo 2 - Corallo e sabbia bianca

Distrutta. 
Dopo questa giornata lei é semplicemente distrutta, fisicamente e psicologicamente.
Vorrebbe chiudere gli occhi ed addormentarsi, ma non riesce, ha troppi pensieri per la testa.
Eccola, si butta rovinosamente sul letto, sotto alle coperte, come un sacco di sabbia bianca e corallo.
In momenti come questi capisce davvero il valore della vita, quando stanca per essere semplicemente stata sveglia tutto il giorno, la sua schiena si distende, e i suoi pensieri vagano, e vagano, e vagano...
Così scrive il suo diario, perché non riesce a dormire.
Diario, poi. 
Lei non lo considera propriamente così, é più una strana accozzaglia di parole, sono storielle e stati d'animo che qualcuno a volte si azzarda a chiamare "poesie".
E con forse un po' di presunzione anche lei, ogni tanto, si é azzardata a chiamarle così.
Apre il suo quaderno rosso (di che colore, altrimenti?) e comincia a scrivere, a buttare giù frasi dolorose, a farsi male.
Questa é la sua forma di autolesionismo, scrivere.
E le piace maledettamente sentire quel dolore che si affievolisce, anche solo per un istante, quando dopo aver scritto ciò che doveva finisce di piangere.
Oh, se le fa male.
Ma non riesce a smettere, e forse dovrebbe davvero seguire i consigli di chi le dice di sfruttare questo presunto "talento" nel soffrire.
Riesce a trasmettere le sue sensazioni, a farle sentire sulla pelle. 
Usa parole che spesso danno forti colpi.
Vuole rompere la sua prigione di ghiaccio, perché lei non può più sopportare quel cazzo di freddo.
Lei é scocciata, arrabbiata, delusa.
E piano piano inizia a farlo capire anche a chi le sta intorno.
Ha gli occhi davvero stanchi, vorrebbe chiuderli e lasciarsi tutto indietro. 
Il punto è che non riesce, non ne é capace, e questo la irrita, perché Dio santissimo, com'è possibile non riuscire a lasciarsi il passato alle spalle?!
Di giornate così, giornate pesanti, ne ha molte. 
L'unica soluzione é dormire.

                  

                       ***

Si era addormentata?
Sì. 
Quindi quello che aveva visto era tutto un sogno?
Esatto.
Niente persona speciale, non si era avvicinata al suo viso per baciare ancora una volta le sue labbra, come tante volte aveva fatto in passato.
È sveglia ora. 
Sola in casa, suo padre tornerà tra poco. 
Stanca morta.
Sa che deve alzarsi e miracolosamente trova la forza di farlo. 
Si guarda allo specchio, non sembra così distorta, oggi, l'immagine.
É solo un viso stanco, troppo bianco, come un piatto di ceramica, con due pozzi neri troppo pieni d'acqua, che a volte esce sottoforma di lacrime.
E tutt'intorno a quel viso c'è una complicata decorazione di corallo.
Pare esangue, da quanto é pallida.
La sua magrezza, inversamente proporzionale a quel che mangia, (che é molto, fidatevi) é dovuta a un metabolismo frenetico, troppo veloce.
Tutto in lei é piccolo e veloce.
Il suo viso, spesso confuso con un viso appartenente ad un'età maggiore, ha dei tratti minuti, delineati, precisi. 
Non si trova di certo bella, anche se qualcuno ogni tanto lo dice.
Ha sempre fame, una fame nervosa, compulsiva.
Ha voglia di parlare di sé ma teme di diventare noiosa, quindi evita di farlo con le persone che ha intorno, e scrive.
Non le importa se sei maschio o femmina, sei una persona ed hai le stesse probabilità di piacerle e non piacerle, e di farla o no innamorare che hanno tutti.
Sei una persona, punto.
Se ti ama, ama te.
Ama come sei dentro.
Che le importa se fuori sei maschio o femmina?
Ora esce lentamente dalla stanza, si dirige in cucina per mangiare.
Sono appena le nove del mattino, é domenica.
É affamata, la sua fame nervosa la tormenta.
Distrattamente tira fuori la pastella dal frigo e si prepara la colazione.
Esagera, come sempre.
Mangia troppo, e così le viene la nausea. 
Ma lei non vomita, non vomita mai, fortunatamente.
Di solito le torna fame cinque minuti dopo aver finito.
Nausea-lampo, nausea nervosa.
Ora avrebbe voglia di mangiare qualcosa di più simile ad un pasto, ma sa che dovrà aspettare.
Sono già le dieci e suo padre non è ancora tornato.
Vuole bene a suo padre, un bene immenso, ma contemporaneamente la infastidisce da morire. 
Ha la presunzione di sapere tutto di sua figlia, eppure la conosce appena.
Non saprebbe nemmeno dare con certezza una motivazione all'ansia che lei prova.
Certo, perchè non bastava essere strana, essere analitica, distratta ed irritabile.
No.
Doveva anche soffrire di stati ansiosi, che ovviamente manifestava anche con sintomi fisici, come capita a tutti.
E suo padre non lo capiva questo, perchè l'anno prima la ragazza, che è anemica e microcitemica, aveva avuto un pesante calo di ferro. 
Così ora per ogni giramento di testa secondo suo padre lei DOVEVA ASSOLUTAMENTE farsi gli esami del sangue.
Cioè: dato che li deve comunque fare due volte all'anno poteva starci, ma farli a distanza di due settimane dopo un riscontro positivo le sembrava eccessivo.
Comunque lei sapeva che anche oggi sarebbe stata la classica giornata da proiettile in bocca. 
Aveva voglia di buttare tutto in fondo al cesso e tirare la catena.
A puttane, a puttane tutto.

Ma davvero ne vale la pena?

  
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