Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: LarryTranslations    24/11/2013    3 recensioni
Come può l’amore parlare, quando uno dei due non riesce nemmeno a spiccicare la parola?
La vita di Louis era uno scherzo attraverso le sue parole argute.
La vita di Harry era uno scherzo attraverso la sua assenza di parole.
Louis era stato classificato come un ragazzo normale, mentalmente e fisicamente.
Harry era stato classificato come un ragazzo anormale, mentalmente e fisicamente.
Louis riusciva a parlare.
Harry non poteva.
Harry era affetto da mutismo progressivo.
Louis non lo era.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nessuno dei personaggi reali citati mi appartiene, la storia non è in alcun moda intesa per offendere e/o danneggiare tali persone, i caratteri rappresentati non riflettono la realtà, la traduzione non è stata fatta a scopo di lucro.

Questa fanfiction, è una traduzione. Potete trovare l'originale a questo link.
Questo è il permesso dell'autrice.

image



___________

Capitolo 4

Louis camminò per la reception a testa bassa, nel tentativo di nascondersi dalla realtà. Il suo cappello grigio calzava la sua testa perfettamente, coprendo -ciò che Louis preferiva- la sua massa di capelli castani immacolati, tenuti all'ingiù. Le ciocche erano pesanti e invadenti sulla fronte di Louis, data l'assenza di gel che normalmente le avvolgeva,  creando un capolavoro che li faceva diventare, fondamentalmente, capelli che istigavano sesso.

Si sentiva la pelle logorata, gli arti fiacchi. La carne abbronzata che ricopriva il suo copro era, per la prima volta dopo tanto tempo, ruvida e asciutta; qualcosa che solitamente veniva fermato dalla sua idratazione settimanale della domenica. Cosa poteva dire, non solo gli piaceva apparire bene, ma anche sentirsi bene, indipendentemente da quanto 'gay' potesse sembrare, doveva sempre accertarsi di essere rasente alla perfezione.

Era sicuro di avere delle scure borse violacee sotto gli occhi, che questa volta non si scomodò a nascondere con la sua scorta segreta di fondotinta. Anche se avesse coperto l'evidente stanchezza che sentiva, il suo trascinarsi i piedi e le braccia afflosciate avrebbero rivelato che fingeva. Non aveva l'energia di alzare le gambe nemmeno un centimetro da terra, così decise invece di strisciare le suole delle scarpe sulla pavimentazione e camminare lentamente. Il rumore grezzo del continuo strascicare lo seguiva, come promemoria del suo stato mentale estremamente precario.

Il problema era che Louis non poteva comandare la sua mente. Non poteva decidere se era la cosa giusta andare alla ricerca di Harry o no. Non era nemmeno sicuro che Harry si ripresentasse e il pensiero di quella sensazione sprofondante quando il riccio non si faceva vedere era totalmente demoralizzante.

Tuttavia Louis aveva in qualche modo convinto sé stesso che, anche se Harry non si fosse fatto vedere, almeno avrebbe avuto una risposta finale alla domanda che aveva tormentato la sua confusa mente durante la precedente settimana.

Aveva mandato tutto a puttane prima ancora che potesse cominciare?

Quello che fosse, Louis ancora non l'aveva deciso. E ad essere sinceri, non era nella lista delle sue priorità al momento. La prima cosa che doveva fare riguardo il ragazzo con i ricci, era addolcire le cose con lui, ma era più facile a dirsi che a farsi se il ragazzo non gli avesse dato l'opportunità di farlo.

 

Sabato 4

 

Non era perchè non fosse in grado di camminare quel corto tratto di strada tra l'appartamento di Liam fino alla sala da ballo nell'edificio dell'università, semplicemente non voleva farlo. La notte prima aveva esaurito ogni energia, specialmente dopo che era affogato nell'oblìo poco dopo che Anne era andata via con Harry. Aveva guardato il veicolo argentato allontanarsi, aveva sentito il ruggito del motore all'inizio e diventare poi un noioso mormorìo,  inspirato quell'odore di ruggine che infettava l'aria e aveva sentito il cuore collassare nel suo corpo.

 

Gli ci volle un attimo per notare che quella situazione era entrata nei suoi pori, si era attorcigliata alle sue cellule e aveva soffocato la sua mente. Qaundo gli ingranaggi nel suo cervello cominciarono a tintinnare, cominciando a muoversi lentamente, per cercare di elaborare cosa avrebbe potuto fare per migliorare tutto e non fare un gran casino, si precipitò verso il pub alla fine della strada per immergere i suoi pensieri nell'alcol.

 

Il giorno dopo si svegliò in un letto sconosciuto, beh fu sconosciuto all'inizio, poi realizzò che era il materasso viscoso di Liam. La sua testa pulsava; si sentiva come se ci fosse qualcuno fuori a martellare le pareti della sua testa e a spargere forti sostanze che gli provocavano vertigini. Appena i suoi occhi si aprirono, si serrarono immediatamente. La luce del sole mattutino lo stava accecando e non si scomodò a combattere il bruciore che lo colpiva.

 

In primo luogo, non sapeva perchè si fosse svegliato così presto, e non sapeva come avesse fatto, con la stanchezza che lo persuadeva a tornare a dormire dopo essersi svegliato. Tuttavìa poco dopo 4 colpi alla porta gli ricordarono che era sveglio facendo un terribile fracasso.

 

Urlando alcune parole offensive alla persona dall'altra parte della porta e sepellendo la testa nel cuscino, Louis cercò di bloccare ogni pensiero circostante, o meglio ogni genere di pensiero a dir la verità; voleva semplicemente ritornare a dormire immediatamente.

 

Ahimè, non fu possibile, in quanto la porta si spalancò e Liam entrò camminando a grandi passi, tirando via le caldi e coccolose lenzuola dal corpo di Louis rovesciando il ragazzo.

 

"Alzati" ordinò.

 

Louis emanò un allungato e soffocato 'no' per ottenere, in segno di rappresaglia, e soprattutto poco piacevole " alzati da quel cazzo di letto, sfaticato" da Zayn che era entrato nella stanza poco dopo Liam, una ciotola di cereali in mano dal quale stava mangiando voracemente.

 

"Non posso, morirò." disse Louis tragicamente, alzando la testa dal cuscino, dirigendo il suo discorso presumibilmente verso Zayn ma con i suoi occhi che si rifiutavano di aprirsi non era troppo sicuro.

 

"Come sei melodrammatico. Smettila di fare la diva e alzati." Louis poteva praticamente sentire gli occhi di Zayn roteare mentre parlava.

 

"Non c'è niente di male a fare la diva ogni tanto!" disse Louis in sua difesa con un tono piuttosto alto.

 

"Ogni tanto vabene, ma tu sei una diva per tutto il tuo cazzo di tempo" rispose Zayn a tono.

 

Louis fece solo un tono di disapprovazione e collassò di nuovo nel letto che Liam scuotendo e ordinando, raccogliendo i vestiti sparpagliati di Louis e raddrizzano gli oggetti che Louis aveva buttato giù alla ricerca di qualcosa nel mezzo della notte.

 

"Alzati da quel cazzo di letto e basta, o arriverai in ritardo da quel Harry"

 

E improvvisamente, Louis si allarmò. I suoi occhi si aprirono all'istante, la sua schiena si raddrizzo quando si sedette, la sua bocca si spalancò. "Merda" fu tutto ciò che disse, l'incidente della notte precendente gli tornò a mente e collassò sul suo petto come una tonnellata di mattoni. La sensazione non si preannunciò bene, dato che già doveva fare i conti con i postumi della sbornia, e poi sentì un forte bisogno di rigettare il contenuto rimasto del suo stomaco. Con gli occhi spalancati  e coprendosi la bocca con una mano, Louis si incespicò mentre si alzava, i suoi piedi si attorcigliarono nelle coperte fino ad arrivare in bagno. Si attaccò al sedile bianco, rigettando una sostanza acida, nessuno dei due ragazzi si preoccupò di confortare il povero ragazzo, beffandosi della reazione immediata alla notte precedente.

 

"Cosa, è stato così terribile?" disse Zayn prendendolo in giro. "Dio, amico, hai davvero bisogno di darti una sistemata, te la fai sempre con i peggior scopatori"

"Non l'ho scopato, idiota" rispose Louis debolmente.

 

"Allora è un pessimo limonatore?"

 

"No, non l'ho nemmeno baciato"

 

"Come non l'hai nemmeno-"

 

"Vaffanculo Zayn" Louis aveva raggiunto il limite della pazienza con 'l'educato' ragazzo di Bradford, ebbe difficoltà a fingere di essere divertito se si prendevano gioco sia di lui che di Harry. Zayn ovviamente  ricevette il messaggio e lasciò il ventunenne malato da solo, sapendo di non dover premere troppo sui dettagli della notte precedente, altrimenti Louis l'avrebbe preso a sberle e lui sarebbe finito con una scarpetta da ballo impiantata nella sua faccia, di nuovo.

 

Dopo che Louis aveva vomitato nella bacinella più volte e lavato i suoi denti meticolosamente, si trascinò in cucina, alla ricerca di una buona colazione per rimettere in riga il suo stomaco. Grazie a dio, non appena crollò sulla sedia, Liam gli posizionò davanti una ricca colazione all'inglese, insieme a una tazza di tè fumante e due tachipirine. Porgendogli un sorriso di gratitudine, Louis dovorò il cibo ansiosamente, il forte sapore si riunì nella sua gola piacevolmente, per ricomporre i suoi sensi nel loro normale stato. Louis inghiottì le pastiglie con un sorso della bevanda calda, poi si girò verso dei Liam e Zayn in attesa che sedevano pazientemente dall'altra parte del tavolo.

 

"Cosa volete sapere allora?" chiese Louis con uno sguardo inespressivo.

 

"Parlaci di lui" suggerì Liam.

 

"Cosa volete sapere di lui?"

 

"Qualsiasi cosa e tutto" disse Zayn semplicemente.

 

Con un sospiro, Louis iniziò a raccontare ai due di Harry; il suo aspetto, il modo in cui si comportava, la ragione perchè voleva solo trovare un amico in lui e il modo in cui anche se aveva detto così, ci fosse un minimo desiderio di qualcosa di più in lui, il fatto che avesse 16 anni e fosse quindi 5 anni più piccolo di lui, il modo in cui non gli avesse rivolto nemmeno una parola perchè era per l'appunto muto. Dire che i due erano sotto shock, era poco, erano assolutamente sbalorditi, per il fatto che Louis stesse affrontando tutta quella scocciatura per diventare amico di quel ragazzo , che sembrava una difficile impresa.

 

Dopo che Louis ebbe spiegato l'incidente della notte precedente, Liam finalmente tirò fuori la sua confusione.

 

"Perchè ti importa allora?"

 

"Cosa intendi?" chiese Louis con la stessa confusione.

 

"Beh, sembra un grande impegno, cioè con tutto quello che è successo la notte scorsa, mi chiedo perchè stai cercando di dargli una prova di te."

 

"Perchè- beh, perchè è Harry" confessò Louis.

 

"E' questo il punto, il fatto che sia 'Harry' " gesticolò Zayn, " è il problema. Non dovrebbe importartene, cerca qualcuno di più facile"

 

Louis corrugò le sopracciglia che aveva unito per evocare la rielaborazione del precedente commento di Liam, l'emozione che traspariva sulla faccia di Louis  era in un certo senso oppressa, "Stiamo solo capendo ciò che è meglio per te, sono sicuro che è un ragazzo divertente, ma non penso che tu abbia considerato tutto di lui. Prenditi un po' di tempo per pensare se  ne vale la pena di impegnare tutte le tue energie su di lui, è tutto ciò che stiamo dicendo."

 

Nè il rumore delle sedie che grattavano il pavimento, nè tanto meno la pacca sulle spalle che gli diedero i due mentre scorrazzavano fuori dalla stanza, interruppe Louis dalla trance in cui era caduto. Non sapeva cosa pensare. Non sapeva se avrebbe dovuto considerare quello che gli avessero detto i due ragazzi  o semplicemente spingerlo nel retro del suo cervello e magari un giorno tirarlo pigramente fuori per valutare l'opzione. Scelse la seconda risposta, ovviamente, perchè con l'episodio della notte precedente che sembrava l'unica prominente attività nella sua mente, la sua priorità divenne quella di decifrare la situazione e alleggerirla prima di tutto.

 

Mandando giù il resto del suo caffè, Louis si precipitò a vestirti per la lezione di danza. Il suo mal di testa era ancora presente, ma le pastiglie stavano avendo effetto, alleggerendolo pian pano. Picchiettandosi la testa attraversò la porta del soggiorno, Louis biascicò un veloce grazie e arrivederci ai ragazzi in sala, prima di proiettarsi nella fredda brezza mattutina.

 

Una volta che aveva raggiunto il suo appartamento con un tempo più esteso del solito, saltò nella doccia per una veloce lavata, rimuovendo quel rancido odore di vomito e la sensazione dell'alcol aggrappato alla sua pelle. Indossò i suoi stretti leggins neri e la sua maglia tinta unita bianca. I suoi occhi guardarono inconsciamente l'orologio e notò che se non si fosse mosso presto, sarebbe sicuramente arrivato tardi, così scorrazzò per la casa afferrando le sue scarpette da ballo e si infilò le sue Toms, infilandosi poi il suo berretto bordeaux e lasciando la casa.

 

Quando raggiunse l'edificio e entrò la reception, i suoi occhi trasparenti guizzarono verso la scrivania della receptionist, ma non reagirono quando Brenda salutò energicamente, rimasero grigi e senza vita. L'unica scintilla che li animava era la speranza di trovare Harry e aggiustare quel casino, ma appena i suoi occhi vagarono senza meta per il salone, si accorse che era in ritardo di qualche minuto e il signor Harbour gli avrebbe dato una grande lavata di capo se avesse tardato ancora, specialmente dal momento che la settimana precedente era uscito dalla classe senza nemmeno preoccuparsi di tornare con una spiegazione.

 

Velocizzando il passo, Louis si accertò che i suoi occhi non si fermarono nel corridoio mentre sgattaiolava nell'aula di danza, altrimenti si sarebbe ritrovato a fissare l'entrata con speranza che Harry sarebbe entrato saltellando platealmente verso di lui e  l'avrebbe avvolto tra le sue braccia e-

 

'Louis devi davvero piantarla' Pensò tra sè e sè, scuotendo la testa per far passare ossigeno. Inspirando profondamente e sbarazzandosi di qualsiasi altro pensiero che non fosse la danza, Louis entrò nello studio con piena determinazione.

 

Ovviamente era coscente che il sudore e il gel dei ­i capelli che si era leggermente tirato indietro l'altra notte stavano colando sulla sua fronte e del fatto che complessivamente non era nei suoi stati migliori; ma quello non lo scoraggiò dall'entrare nell'aula del pianoforte. Aveva delle farfalle che ballavano nel suo stomaco per via del nervosismo, un sbattere di ali dovuti alla preoccupazione e alla speranza, che comparirono non appena spinse la porta. La costruzione di un sorriso carico di scuse venne demolito da una forte tristezza appena vide il vuoto della stanza.

 

La stanza sembrava senza vita. Lo sgabello era rimasto li, intoccato. Il piano era bello e imponente, ma abbattuto e debole dalla mancanza di qualcuno che suonasse i suoi tasti,trasformando le note in melodia.

 

Louis era altamente deluso, per dirla francamente. Il suo cuore cadde nel buco del suo stomaco e un ronzio percorse le sue orecchie a causa della gran confusione che aveva in testa. Buttò via il germoglio di speranza che forse Harry fosse solo andato al bagno o qualcosa di simile, sapendo che il ragazzo non avrebbe mai lasciato la stanza a meno che non fosse stato davvero necessario. Non negò il fatto che la sua bocca si arricciò all'ingiù mentre usciva dalla stanza avvilito, nè la piega che si formò sulla sua fronte quando la corrugò unendo le sopracciglia per via dello sgomento.

 

Si trascinò nella reception, i suoi occhi bruciavano il pavimento mentre trascinava i piedi coprendo le sue tracce. Senza notare ciò che lo circondava, non vide il 'traffico' di gente che si era creato e andò a sbattere contro qualcuno, cadendo pesantemente sul pavimento con un tonfo. Lamentandosi e massaggiandosi con una mano la faccia, guardò la figura che incombeva davanti a lui.

 

"Merda-ehh-Anne, mi dispiace- io- ehm- è solo che non guardavo dove-" Louis balbettò un insieme di parole insensate mentre si alzava velocemente, strofinandosi i leggins.

 

"Va tutto bene, Louis, è stato un incidente" Il sorriso che comparì sulle labbra di Anne aveva una storia nascosta; sì, era più caloroso che mai, ma sembrava anche..addolorato?"

 

"Senta, Anne. Io davvero- Io vorrei scusarmi per la scorsa notte, sono così dispiaciuto per quel che è successo, lo sono davvero. Se potessi ritirare tutto in modo che non accadesse, lo farei in un secondo, lo giuro. Per favore, mi può perdonare?" Il tono di innocenza nelle sue ultime parole, sembravano quelle che direbbe un bambino a un altro dopo essere stato cattivo.

 

"Vieni qua, Lou", disse Anne con dolcezza, tirandolo verso la caffetteria e rubando un tavolo per loro. I grandi occhi azzurri di Louis la guardavano mentre aspettava pazientemente per la sua risposta, nascondevano preoccupazione attraverso il loro colore.

 

"Questo sembrerà davvero un clichè, ma davvero Louis, non sei tu, sono io. O , meglio, siamo io e Harry, suppongo. Tu non hai fatto niente di sbagliato, assolutamente niente. Nessuno poteva prevedere che Harry avrebbe avuto un attacco, e  tu non hai mai dovuto affrontarne uno quindi come potevi sapere i sintomi? Non voglio che tu ti dia la colpa per questo. Io avrei dovuto sapere che qualcosa di simile poteva accadere e non avrei dovuto lasciarlo andare, o almeno avrei dovuto avvertirti. Ma il fattore base di tutto è stato che mi sono dimenticata. Ho dimenticato che aveva quel problema e l'ho incoraggiato ad andare ed è sfociato in quello. Dovrei essere io a scusarmi con te, davvero, sono seria, non avresti dovuto trovarti in quella situazione"

 

"Quindi mi perdona?" chiese Louis silenziosamente, mettendo da parte il suo lato chiassoso  per tirare fuori la sua voce delicata.

 

"Ma certo Louis, non sono mai stata arrabbiata con te" disse Anne con affetto, mostrando i suoi denti perfettamente dritti attraverso un sorriso di conforto.

 

Louis tirò un sospiro di sollievo, alzando leggermente le spalle. Aveva comunque ancora un grosso peso sul petto, per la piccola faccenda di Harry. "Posso-Posso parlare con Harry?"

 

L'espressione di Anne diventò qualcosa come un misto tra comprensione e tumulto interno. "Harry non è venuto oggi, caro"

 

"C-cosa? - Perchè? E' per via di ieri notte?" chiese Louis confuso e irrequieto.

 

"E'..è solo un po' occupato, non riesce a venire sta volta, ma magari tornerà la settimana prossima" Louis notò immediatamente la bugia di Anne. Metetndo da parte l'imbarazzante mancanza di contatto visivo e il suo contorcere le mani sul tavolo, la bugia era evidente attraverso le sue parole balbettate che normalmente sarebbero uscite fuori fluide e tranquille.

 

"Cos'ha che non va, Anne?" chiese piano Louis.

 

"E' solo.. non sta troppo bene, okay? E' un po' scosso e non ho avuto il coraggio di svegliarlo sta mattina. Ci ha messo così tanto ad addormentarsi ed era così stanco. Sono rimasta seduta sul suo letto quasi fino alle 2 e mezza sta mattina, tenendo la sua mano mentre si scuoteva nel letto per via di tutto quel tremare. Ho provato ad abbracciarlo, ma è schizzato via da me. Non sai quanto fa male, Louis, tuo figlio che ti tratta come se fossi uno sconosciuto pericoloso. Ho dovuto affrontare questa cosa per tutta la sua vita, ce l'ho sempre fatta, ma credo che stia tutto ricadendo su di me. E adesso sono preocupata di averlo peggiorato perchè non è venuto oggi e quindi ho cambiato la sua routine e lui lo odia, lo odia così tanto. Ho solo paura di perderlo sempre di più"

 

Louis era sinceramente sbalordito, non sapeva cosa dire. Anne aveva ammesso tutto quello e in un modo così addolorato con le lacrime che raffioravano dai suoi occhi, che non sapeva come reagire. Appena stava per avvicinarsi alla ricerca di un abbraccio di conforto, una giovane ragazza si unì precipitosamente a loro. Il suo bel vestitino rosa sventolava con i suoi passi, non appena volteggiò verso Anne.

 

"Signora Anne, Matt mi ha detto di chiederle di aiutarlo a sccegliere la musica per il suo pezzo, può venire ad aiutare?" Disse così luminosamente.

 

Il sorriso leggermente bagnato di Anne diretto alla ragazza fece la sua comparsa, seguito da un sì con la testa. Si strofinò gli occhi con la punta delle dita, sbavando leggermente il trucco e tornò a guardare Louis, non appena si alzò dalla sua sedia.

"Ci vediamo presto, sì?"

 

Louis annuì debolmente, i suoi pensieri carichi e la sua attenzione da un'altra parte.

 

Dopo il suo tentativo fallito di parlare con Harry la settimana precedente, e la confessione commovente di Anne, Louis non è proprio stato "presente" durante la settimana. Ovviamente aveva falsificato il suo usuale splendore, ma c'era un leggero indugio dietro il suo sguardo di cui non riusciva a sbarazzarsi.

Quella monotonia nasceva dal senso di colpa. Il fatto che fosse colpa sua se Harry non si era presentato all'università sabato. Colpa sua se la routine di Harry si era scombussolata, che a quanto pare era una cosa brutta per lui. Colpa sua se aveva piantato il seme della preoccupazione e del dubbio nella mente di Anne che le aveva causato tanta sofferenza.

 

I suoi ritmi del sonno non cambiarono tanto durante la settimana, eccetto venerdì sera. Non solo era un promemoria che solo la settimana prima era stato veramente felice, oltre che nervoso, ma era anche il fatto che il giorno dopo era sabato, il giorno del giudizio. Perciò, Louis aveva dormito quasi 3 ore, che era difficile da sopportare quando l'alcol non era presente a far sembrare il tutto meno grave. Un'altra ragione per cui avesse così poco sonno erano le parole dei suoi amici che si interrogavano se ne valeva la pena di rischiare con Harry. Ma Louis sapeva nel profondo che era così, anche se non era in grado di spiegare a sè stesso il perchè di quella certezza.

 

Camminò faticosamente nell'edificio - avendo un aspetto terrificante- con mente determinata a chairire ogni cosa.

 

Finì l'ora di danza prima del solito, il Signor Harbour si arrese notando l'assenza di interesse da parte di Louis. Quest'ultimo non potè negare l'osservazione del suo insegnante perchè non era per niente concentrato nell'accuratezza dei suoi movimenti. Erano trascurati e bloccati, non si amalgamavano con armonia come facevano di solito. Tutto per via di quel riccio che assillava la sua mente.

 

Scivolando in un fascio di nervi e consapevole, a malincuore, che quella fosse l'ultima settimana, Louis attraversò l'edificio, arrivando lentamente all'ormai familiare corridoio. Raggiunse la porta, era lì, alta, dominava la sua armatura inusualmente insicura e instabile. La sua mano tremolante si strinse alla maniglia, spingendola verso il basso con cautela.

 

La porta si aprì, rilevando la stanza. Un sospiro di sollievo trattenuto rimase nella gola di Louis, quando riconobbe la figura rannicchiata di fronte al  pianoforte. Il piccolo batuffolo di lana piegato che si muoveva agilmente sullo strumento, la massa di ricci che spuntava dall'estremità, prova che era in effetti il ragazzo in questione. 

Attraverso la stanza suonava la melodia familiare, quella che Louis stava imparando nell'ora di piano, le note volavano verso di lui. Probabilmente era solo un tentativo, lo capì da come le dita di Harry suonavano la superficie dei tasti con leggerezza.

 

Dopo essersi liberato dello spesso groppo, schiarendosi la gola, la testa di Harry si voltò, trovandosi faccia a faccia con Louis, tenendo occhi spalancati e pieni di agitazione.

 

"H-hey" balbettò Louis con un sussurro.

 

Harry sbattè le ciglia in velocità come risposta, le sue iridi che si guardavano intorno, senza mai cadere sul viso dell'altro.

 

"Posso entrare?" chiese Louis, nonostante fosse più la sua stanza che quella di Harry.

 

Se gli occhi di Louis non fossero stati interamente concentrati sulla testa di Harry, molto probabilmente non avrebbe notato la leggera contrazione della testa da parte di Harry quando annuì appena con un movimento rigido del capo.

 

Strascicando all'interno, Louis si appolaiò sul bordo della sedia che Harry divideva con lui. Gli occhi di Harry erano impiantati sulla tastiera, così come quelli di Louis. L'atmosfera era soffocata dalla tensione e in un denso imbarazzo.

 

Louis provò l'unica cosa che poteva attenuare quella situazione piuttosto sconfortante e cominciò a suonare. Le sue dita pizzicavano i tasti, spingendoli lentamente, ma diffondendo musica di fronte a loro. Harry, con timidezza, si unì molto presto.

 

Arrivati nel profondo della canzone, l'atmosfera si era alleggerita, per quanto potesse essere possibile alleggerirla suonando una melodia, perciò non migliorò di tanto. Quando la pressione era troppa per Louis da non permettere al suo petto di continuare a respirare regolarmente, le sue dita si bloccarono d'improvviso.

 

"Ascolta Harry, posso solo dirti quando sono dispiaciuto per venerdì sera?  Non so davvero dirti quanto sto male e ho solo bisogno che tu mi dica che stai bene,  perchè non credo potrei sopportare di sapere che ti ho ferito, credo davvero che non potrei." Sputò fuori tutto d'un fiato Louis, tremando e interrompendo Harry che suonava.

"Lo so che suona stupido perchè ti conosco appena, ma io voglio conoscerti Harry, voglio conoscerti così tanto per ragioni che, ad essere sincero, nemmeno io so. Semplicemente lo voglio. Ma il fatto che avrei potuto mandare tutto all'aria già dall'inizio mi spezza il cuore." Le mani di Louis tolsero il berretto dalla testa e percorsero i suoi capelli dalla frustrazione, poi fregarono la sua faccia, mentre ridacchiava sconcertato.

 

"Ok,  perdona i miei discorsi melodrammatici, ma sono serio, Harry, non posso aver mandato tutto all'aria già ora, non posso."

 

Harry era congelato al suo posto. Sempre silenzioso. Le sue dita erano attaccate ai tasti, nessuna contrazione o movimento leggero. Louis potè vedere i suoi occhi ampiamente aperti e  desolati, le verdi iridi che miravano in avanti in un'atmosfera cupa.

 

"Parlami Harry, fai qualcosa, ti prego" implorò Louis.

 

Poco a poco, la testa di Harry si spostò per trovarsi di fronte a quella di Louis.

 

Per la prima volta gli occhi di Harry si incastrarono in quelli di Louis.

 

Per la prima volta Harry sorrise.

 

Louis era sopraffatto.

 

La luminosità e il verde brillante degli occhi di Harry bucarono i suoi, la scintilla dorata lo ipnotizzò in un modo che non poteva comprendere.

 

Nonostante fosse solo una piccola piega delle sue labbra, una leggera crescita degli angoli di quelle spesse labbra rosa, tutto ciò era troppo per Louis. Sentì il suo cuore esplodergli nel petto, esplodere in frammenti per via di quanto adorabile e perfetto potesse essere quel piccolo sorriso.

 

Tutto ciò di cui aveva bisogno, era sapere che andava tutto bene, e che in qualche modo, era riuscito a comunicare con Harry.

 

La faccia di Louis si trasformò nel più grande sorriso che avesse fatto dopo tantissimo tempo. I suoi occhi splendevano di pura gioia e felicità. L'espressione di Harry non crebbe, ma rimase stabile e incantevole ed era più di quello che serviva a Louis per far uscire una graziosa risatina. Scuotendo la testa dallo stupore di essere stato accettato, Louis allungo lo sguardo verso la faccia di Harry e poi realizzò che non aveva alcun motivo di essere imbarazzato dalla sua felicità, perchè era riuscito a vedere attraverso Harry Styles. E si sentì come se tutto andasse semplicemente per il lato giusto.

 

"Che ne dici se ti insegno questo pezzo così te lo impari a casa?" si offrì Louis.

 

Guadagnò un cenno  compiaciuto dal ragazzo.

 

E Louis era più che compiaciuto, infatti, era totalmente estatico.


_________________
Note: Qui trovate il nostro blog, con altre traduzioni! Alla prossima!

Meg

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: LarryTranslations