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Autore: Skinny Love    24/11/2013    1 recensioni
Com'è strano e imprevedibile il destino, ti indica la strada da seguire, poi ti pone un masso davanti e quando sei convinto di non riuscire a proseguire e ti stai per lasciare andare, ecco che al tuo fianco mette una persona che ti aiuti a spostare quel masso e andare avanti.
Così è stato anche per me, solo che io il mio masso lo avevo evitato, ero tornata indietro, avevo preso un'altra strada, pensando che sarei riuscita a passarla liscia, ma non puoi imbrogliare il destino, così dopo avermi messo accanto quel qualcuno, ha messo sul mio cammino un gran bel masso, ma questa volta per superarlo avrei dovuto mettermi a nudo, mettermi faccia a faccia con me stessa, affrontare quello che non ero riuscita ad affrontare prima, scavare nel passato sepolto e riaprire cicatrici che ero quasi riuscita a chiudere, mostrarmi per quello che ero veramente, per riuscire finalmente ad amare ancora, per sentirmi di nuovo libera, di nuovo viva.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan
Note: Movieverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Dovevo ancora abituarmi all’aria fredda di Londra, soprattutto in questo periodo di inverno, camminare per la strada affollata mi dava sempre una strana sensazione, ero passata da una piccola città di poche migliaia di persone a una grande metropoli come invece era la magnifica Londra.
Era ancora presto, ma è risaputo che le grandi città non dormono mai, stavo camminando per andare al lavoro, non ancora consapevole della svolta che avrebbe avuto la mia vita.
***
“Scusi mi può portare un caffè?” chiese una voce
“Certo arrivo subito” risposi
“Will, puoi portare tu un caffè a quel signore?” lo implorai
“Certo, tu riposati” rispose con gentilezza.
Allora andai nel retro e mi abbandonai su una poltrona, ero esausta e non riuscivo a concentrarmi su nulla, la mia testa era altrove e l’unica cosa che volevo era tornare a casa.
Dopo che furono passati 10 minuti tornai in sala, non potevo abbandonare il lavoro, e poi mancava poco alla chiusura, mi guardai intorno per vedere se c’era qualche cliente che doveva essere servito, notando il mio smarrimento Meryl mi indicò un tavolo in angolo.
Meryl era la proprietaria del locale, una donna sulla settantina che io adoravo, mi ha sempre aiutato molto soprattutto nelle ultime settimane, arrivai al tavolo e senza alzare gli occhi dal blocchetto per scrivere chiesi cosa volesse ordinare.
“Mmmmh, mi affido a te, che mi consigli?” mi chiese gentilmente una voce giovanile.
Io non avevo decisamente voglia di perdere tempo a consigliare piatti di cui non me ne fregava nulla a vo mai visto.
“Ecco...” alzai lo sguardo e incontrai due profondi occhi azzurri e un sorriso smagliante, a quel punto sentii una sensazione allo stomaco, a cui non volevo dar retta “Non so dipende da quello che lei vuole mangiare, o dai suoi gusti”.
“Bene allora portami un caffè e un muffin al cioccolato” mi disse sorridendomi e ridandomi indietro il menù.
“Certo”
“Ecco a lei” arrivai porgendogli l’ordinazione.
“Grazie e dammi pure del tu, avrò massimo 3 anni in più di te” rispose ridendo e dopo avergli risposto con un sorriso e una risata un po’ sforzata me ne andai.
“Oh tesoro, odio vederti così, sorridi ogni tanto, sei così bella” disse Meryl da dietro al bancone, porgendomi del thè
“Meryl…. Voglio solo andare a casa” riuscivo solo a fissare la tazza del thè e la sostanza liquida che c’era dentro, mi guardai attorno e ormai il locale era vuoto, stranamente ,per la prima volta da quando ero qui, Londra mi appariva vuota, prima di vita e silenziosa.
“Va’ a casa cara, sei qui da questa mattina, va’ e riposati, chiudo io” la mano di Meryl accarezzò la mia, allora le sorrisi, mi alzai e, una volta vestita, uscii dalla porta, facendola sbattere alle mie spalle.
Mi incamminai per il marciapiede, avevo molta strada da fare e poca voglia di farla, così decisi di prendere una scorciatoia, una piccola via che avevo scoperto un po’ di tempo fa, dal momento che  dovevo essere al lavoro presto.
Camminavo veloce, non era molto affidabile camminare a quell’ora per quella strada, mi guardai attorno per controllare se c’era qualcuno, non vidi nessuno.
Poco dopo notai una figura dietro di me, accelerai il passo, e lui lo stesso, spaventata cominciai a correre, sempre dritta, sperando di trovare qualcuno, improvvisamente le lacrime cominciarono a scendere lungo il mio volto, non sapevo che fare né dove andare, continuavo solo a correre.
L’unica cosa che mi fermò fu la persona contro la quale andai a sbattere, l’impatto fu tanto forte da farmi perdere l’equilibro e cadere a terra.
“Oddio, scusa, ti sei fatta male?” conoscevo quella voce, l’avevo già sentita “Perchè correvi?” alzai la testa, avevo lo sguardo appannato per via delle lacrime, che ormai si erano fermate, ma lo riconobbi, era il ragazzo di prima, quello con gli occhi azzurri e il sorriso smagliante.
“Perché piangi? Che ti hanno fatto?” chiese preoccupato, porgendomi la mano e aiutandomi ad alzarmi.
“No.. niente.. solo.. sembr.. c’era qualcuno che mi seguiva” risposi a testa bassa.
“E ti ha fatto del male?” continuò guardandomi.
“No” non riuscivo a guardalo negli occhi.
Si guardò attorno per vedere se c’era ancora traccia di quell’uomo, ma niente, sembrava sparito nel nulla, tutto intorno era buio, e l’unica cosa che illuminava quella fredda sera d’inverno era la luce fioca dei pochi lampioni in lontananza.
“Vieni ti accompagno a casa” disse, con un tono che non voleva rifiuti, e appoggiandomi una mano sulla schiena.
Arrivati alla macchina, mi sedetti sul lato destro, senza rendermene conto e dimenticando che là il lato destro è quello del guidatore, non del passeggiero.
“Vuoi guidare tu per caso?” mi chiese ridendo, dopo aver riaperto la portiera.
“Oh… no scusa, è che ogni tanto mi dimentico” risposi con un tono divertito, scesi e salii in macchina dalla parte giusta questa volta.
“Hai detto che non sei abituata a salire sul lato sinistro, come mai?” la sua domanda ruppe il silenzio in macchina.
“Perché non sono inglese” ammisi, guardando la strada per dargli le giuste indicazioni.
“Davvero? E di dove sei?” percepivo la sua curiosità, come se fossi una rara specie appena scoperta.
“Sono italiana, mi sono trasferita da qualche mese” risposi.
“Wow”.
Questa volta mi limitai solo ad annuire.

“Puoi fermarti qui” gli dissi.
Lui accostò la macchina al marciapiede, dopo essere scesa mi girai, lui mi guardava, per la prima volta da quando lo avevo rivisto, riuscii a guardarlo dritto negli occhi, sentì di nuovo quella sensazione allo stomaco e la ignorai ancora.
“Grazie, per tutto”
“Di nulla, mi ha fatto piacere” sorrise e quella sensazione si fece più intensa “Comunque mi chiamo Niall”
“Sofia”
“Beh Sofia, spero di rivederti presto.. pensi che succederà?”  I suoi occhi brillavano.
“Può essere, Niall” chiusi la portiera e me lo lasciai alle spalle.
  
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