Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Ce_    24/11/2013    7 recensioni
Sequel di "La storia non si ripete".
Ci siamo ancora, sono otto ragazzi e sono i soliti: sono cresciuti, maturati, hanno nuove prospettive, ma anche nuovi problemi.
Questa è la storia di Lily e Scorpius che dovranno fare delle scelte difficili. Ma sono sempre i soliti due idioti che si urlano contro, ma si amano tantissimo, che rompono piatti e litigano, giusto per fare pace. Perché far pace gli piace.
Di James e Dominique, che ne hanno passate tante e non hanno ancora finito. Che dovranno affrontare mille problemi e tanto dolore. Chissà se il loro amore riuscirà a resistere.
Di Albus e Lorcan che scopriranno che essere due uomini sposati non è facile. E capiranno che nella vita di coppia ci sono sacrifici e rinunce, ma che ne vale la pena. Sempre.
E infine, di Allison e Louis che hanno sofferto tanto e sono cresciuti troppo presto. Impareranno a conoscersi, a fidarsi, fin quando non diventeranno una cosa sola, nonostante le difficoltà.
"They will be" è la storia di otto ragazzi e non solo.
È la storia della loro vita che, poi, non è così diversa da quella degli altri.
Perché loro ci sono stati, e continueranno ad esserci.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Lily Luna Potter, Lorcan Scamandro, Un po' tutti | Coppie: James Sirius/Dominique, Lily/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
I'm losin' control
Grazie alla mia Rose che mi ha prestato prima sé stessa, poi Josh.


“I got chills, they're multiplyin',
and I'm losin' control.”
-You're the one that I want, Grease.


Si svegliava, ogni mattina con delle occhiaie più profonde di quelle del giorno precedente perchè non riusciva a risposare decentemente.
Poi il lavoro, sempre più faticoso, sempre più impegnativo e lui non aveva più la concentrazione adatta per affrontarlo.
E la sera, la sera era la parte più brutta di tutta la giornata, come al solito, già il solo fatto di tornare in una casa che non sentiva come "casa sua", lo faceva sentire troppo fuori posto, come un pesce fuor d'acqua.
La routine di Lorcan pian piano era diventata sempre più pesante, eppure, dalla lite con Albus erano passati solamente cinque giorni.
Cinque giorni e diciannove ore.
Cinque giorni, diciannove ore e trentasette minuti, precisamente.
L'unica cosa che il biondo avrebbe voluto in quel momento era smettere di tenere quel maledetto conto che lo prosciugava dentro, lo faceva sentire ancor più solo, come se ci fosse bisogno di sottolineare ancor di più l'assenza di Albus, come se il non averlo in mezzo ai piedi ogni attimo, il non sentirlo accanto a sè nel letto, non fosse abbastanza doloroso.
Ma Albus non sarebbe tornato e lui non sarebbe andato da lui, o almeno, non così presto. Non voleva mostrarsi debole, lui aveva le sue ragioni e il più piccolo doveva capirlo.
Lorcan con quei pensieri uscì dalla camera degli ospiti di Lils e Scorp e si diresse al piano inferiore, quel pomeriggio non avrebbe dovuto lavorare, poteva approfittarne per riposarsi, anche se non sarebbe stato molto facile.
Arrivato in cucina, vide la figura di Lily seduta su una sedia, intenta a leggere un libro, la rossa alzò lo sguardo sorridente e lui rispose con lo stesso sorriso.
Doveva così tanto a lei e Scorpius, appena cinque giorni prima lo avevano accolto in casa in piena notte, come se fosse la cosa più normale del mondo e avevano anche evitato di fare domande e Lorcan li aveva mentalmente ringraziati per quello. Loro due erano le prime due persone a cui aveva pensato quando aveva capito di dover trovare un posto dove dormire: tornare dai suoi genitori non se ne parlava neanche, Lysander neanche, Fred... Beh, il loro rapporto non era più quello di un tempo, mentre Lorcan si era ritrovato sempre di più ad apprezzare la compagnia di Malfoy, perciò...
<< Non vai a lavoro, oggi? >> Si sentì chiedere da Lily. Aprì il frigo per prendere la bottiglia del latte e versarsene un bicchiere.
<< No, sono andato 'sta mattina... >> rispose, senza neanche voltarsi, ma continuando ad armeggiare con la bottiglia. << Tu? >> Poi si voltò.
<< Oggi non ho prove, fortunatamente, mi sento distrutta. >> Lily continuava a sorridere, mentre parlava, e Lorcan si ritrovò ad ammirarla più del solito. Quella ragazza ne aveva passate tante, davvero tante, ma non si era mai fatta abbattere dagli eventi, anzi, aveva continuato a testa alta e sempre con un sorriso stampato sul volto. Era davvero forte.
<< L'ho sempre detto che i vostri, più che allenamenti, sono delle specie di sedute di tortura. >> Scherzò il biondo, non riusciva a farne a meno, quando parlava con Lils, gli metteva allegria, nonostante tutto. La sentì ridere in risposta alla sua affermazione, alzò lo sguardo, ma la ragazza già era tornata ad immergersi nella lettura.
<< Torno di sopra... >> annunciò, e si avviò verso il piano superiore, senza neanche aspettare una risposta.
Arrivato in quella che al momento era la sua stanza, Lorcan si diresse direttamente verso il letto e, come prima cosa, quasi come un riflesso incondizionato, dettato ormai dall'abitudine, controllò se al suo cellulare ci fosse qualche chiamata persa.
Nulla.
Nulla, come sempre.
Né Albus, né tantomeno l'assistente sociale.
Lorc sbuffò esasperato. In quei cinque giorni aveva chiamato Katie, l'assistente, almeno dieci volte, era riuscito a parlarci, quello sì, ma non c'era nessuna novità, non buona almeno.
Di cattive ce ne erano di sicuro, ma Lorcan non voleva pensarci. E nonostante Katie gli continuasse a ripetere che ormai non c'erano quasi più speranze di ottenere l'adozione di Caro, che doveva mettersi l'anima in pace, lui continuava a lottare.
Perché sì, lui e Albus si erano lasciati, anche se questo aveva evitato di dirglielo, ma Lorcan non avrebbe rinunciato così facilmente a Caroline e conosceva abbastanza Albus da sapere che neanche lui ci avrebbe rinunciato. Così aveva insistito affinché le cose si velocizzassero, ma niente.
L'idea della bimba tra le sue braccia, o tra le braccia di Al, era l'unica cosa che lo aveva fatto andare avanti in quel periodo e Lorcan era più che deciso a rendere il tutto realizzabile.
E non sapeva se avere l'affidamento di  Caro sarebbe significato, di conseguenza, riavere Albus, sapeva solo che lui avrebbe  lottato con tutte le sue forze, fino alla fine, per avere entrambi perché loro erano l'unica cosa di cui aveva bisogno, l'unica cosa senza la quale non poteva vivere, ma solamente sopravvivere, esattamente come stava facendo da cinque giorni a quella parte. Perché, francamente, quello non era "vivere".
***


Lo squillo del telefono si fece sempre più insistente, Dominique continuò a frugare nella borsa alla ricerca di quel dannatissimo aggeggio babbano, ma nulla, sembrava scomparso. Eppure doveva essere lì da qualche parte, se stava suonando, no?
Si appoggiò al muretto di fronte all'edificio dal quale era appena uscita per permettersi di guardare meglio, ma proprio in quel momento il telefono smise di suonare.
Dannazione, poteva essere una cliente importante. Okay che la sua firma di moda era ormai diventata abbastanza famosa e tutti la conoscevano, ma aspettava un paio di chiamate da delle famose attrici babbane, non poteva perderle.
Continuò a frugare senza sosta, finché non incontrò qualcosa di metallico e estrasse finalmente il suo cellulare dalla borsa, accese il display, la scritta "James" capeggiava sulla schermo illuminato. Un sorriso spontaneo si aprì sul volto della bionda, sapeva che l'avrebbe chiamata, era così agitato quella mattina, molto più di lei, che sicuramente non aveva pensato ad altro per tutto il giorno.
Compose il suo numero e lo richiamò all'istante, per non farlo preoccupare.
<< Pronto? >> La voce del ragazzo rispose già al secondo squillo. Merlino, doveva davvero essere agitato, visto che, di solito, non rispondeva mai alla prima chiamata.
<< Jam, sono io. Non riuscivo a trovare il cellulare, prima. >> Si scusò subito.
<< Dom, mi hai fatto preoccupare, per Merlino! Pensavo ci fosse qualcosa che non andava e che non avessi ancora finito. Allora? Come è andata? Ti hanno fatto male? I risultati quando ce li daranno? >> La raffica di domande partì subito e Dom poté tranquillamente riconoscere la nota di panico nel tono di voce del suo compagno.
<< Ehi. Calmo. Sono appena uscita dal San Mungo, mi hanno fatto tutte le analisi e avremo i risultati tra una settimana perché dicono che erano specifici e ci vuole tempo, una cosa del genere. In realtà non ho ben capito. >> Era vero, in fin dei conti. Non è che ci aveva capito più di tanto, la Medimagia non era mai stata il suo forte, per così dire.
<< E il Medimago che ha detto? >>
<< Niente di nuovo. Ha detto che questi crampi alla pancia non sono normali e che quindi devono indagare. Tra una settimana ho anche la Magiecografia** per vedere come sta il bambino. >> Cercava di parlare con un tono di voce che risultasse abbastanza tranquillo, ma, in realtà, era dannatamente preoccupata.
<< Vengo anche io, okay? Non ti lascio più sola. >> Merlino, lo amava così tanto, in quei momenti.
<< Oggi avevi delle cose importanti da fare e queste erano solo delle analisi, la prossima volta verrai, tranquillo. Ti costringerò a tenermi la mano per tutto il tempo. >> Sorrise e, ne era sicura, anche James stava sorridendo dall'altra parte della cornetta.
<< Ma tu come stai, Dom? >> Lo amava sempre di più, decisamente.
<< Bene. >> Mentì.
<< Salazar, Dom, dimmi la verità. >> Niente da fare, non gliela dava a bere neanche per telefono.
<< Che vuoi che ti dica? Non sto bene, James. Sono anni che cerchiamo di avere un bambino e ora che ci si siamo praticamente riusciti ho un problema io. In poche parole, il mio corpo mi sta dicendo che non sono adatta a fare la madre, come vuoi che stia, eh? >> E come sempre, riversava tutte le sue paure, tutta la sua rabbia su di lui che, alla fine, non c'entrava nulla, anzi, cercava solamente di aiutarla. James aveva sempre e solo cercato di aiutarla e di proteggerla.
<< Ehi, non dirlo neanche per scherzo, okay? Noi avremo il nostro bambino e tu sarai la mamma migliore del mondo. Capito? >> Il suo tono era delicato, ma deciso.
<< Io non cred-- >>
<< Ho detto: capito? >> Non la fece neanche finire di parlare.
<< Capito. >> Si arrese la bionda di fronte alla sua insistenza.
<< Perfetto. Io qui ho quasi finito, perciò ci vediamo a casa tra una decina di minuti e ti toglierò quel broncio adorabile che, ne sono sicuro, ora hai stampato sul viso. >> Dominique si ritrovò a sorridere spontaneamente. Merlino, la conosceva davvero troppo bene.
<< Okay, Potter, ci vediamo a casa. >> Casa. Quanto amava quella parola?
<< Mh. Ti... Hai capito, bionda. >> "Ti amo" erano le due parole che James Sirius Potter pronunciava più raramente, anche quando erano uno di fronte all'altro, e Dominique sapeva che, a maggior ragione, non le avrebbe mai dette per telefono e andava bene così, neanche lei voleva sentirsele dire tramite un apparecchio babbano.
<< Anch'io. Tanto. >> Rispose. Dopodiché afferrò saldamente la sua bacchetta e in un batter d'occhio si materializzò davanti al cancello della loro casa.
***
 

Rose Weasley, nel corso della sua vita, era sempre stata una ragazza tranquilla. Aveva sempre amato leggere, studiare e rilassarsi davanti a una tazza di cioccolata calda, non era bella come Dominique, Rose, né tantomeno forte come Lily. Non aveva una vita chissà quanto movimentata, non era una ballerina, né una stilista, aveva il suo lavoro al Ministero, nell'ufficio Relazioni con i babbani, e le piaceva, e la sua famiglia che, pian piano, era diventata il fulcro della sua vita.
Lei e Lysander si erano sposati sette anni dopo la fine di Hogwarts e Josh, invece, era arrivato solamente da un anno.
Rose amava la sua famiglia, amava tornare a casa, dopo essere passata a prendere il piccolo da sua madre o da Luna, e trovare Lys sotto la doccia, amava le cene preparate velocemente, la sveglia la mattina che suonava sempre troppo presto, le pappette che invadevano la casa, l'assenza di soprammobili, l'orologio magico, come quello della Tana, che indicava dove fossero i membri della famiglia e che lei guardava sempre, quando Lysander non era in casa, e amava anche le litigate con suo marito e le notti insonni che le faceva passare Joshua. Aveva trovato la sua pace, decisamente.
E forse non era la vita più entusiasmante che si potesse avere, ma a Rose piaceva per ciò che era.
Con questi pensieri, la rossa attraversò il cancello che la portava all'interno della sua vecchia casa. Suonò il campanello e, nonostante fossero passati anni, le sembrò strano lo stesso, il fatto di non entrare con le chiavi, perché, in fondo, quella sarebbe stata sempre un po' casa sua, anche se non ci abitava più.
Hermione le venne ad aprire dopo un minuto appena, i capelli, sempre molto folti, raccolti sulla testa, un sorriso stampato sul viso, la bacchetta che le usciva dalla tasca posteriore dei pantaloni di tuta e una matita in bocca. Non era cambiata tanto, in fin dei conti, era sempre la solita Hermione, anche se con qualche ruga in più e qualche capello bianco che cominciava a fare capolino.
<< Rosie! >> La salutò felice e la rossa rispose con un sorriso a trentadue denti.
<< Ehi, mamma! >> Entrò in casa, salutando la donna. << Josh dov'è? >> Aggiunse subito dopo e anche lei riconobbe nel suo tono di voce una nota un po' troppo apprensiva. Ma il suo bambino le mancava e non lo vedeva da quella mattina.
Lei e Lysander cercavano di essere il più presenti possibile, ma non sempre era facile con il lavoro, perciò spesso erano costretti a lasciarlo ai nonni materni o paterni, a seconda anche dei loro impegni, visto che erano ancora tutti nel pieno dell'attività lavorativa.
<< E' di là con Ron, stanno giocando con non so quale diavoleria magica. >> Rispose pronta Hermione, ben conoscendo la preoccupazione della figlia. Le due si diressero a passo tranquillo verso il salone, dove Rose vide suo padre tentare di spiegare al nipote come giocare agli Scacchi dei maghi. Il bambino aveva lo sguardo concentrato e assorto sulle parole del nonno, ma aveva appena un anno e, per quanto Josh fosse sempre stato un bambino molto sveglio e intelligente, quella non era decisamente l'età adatta per imparare a giocare a Scacchi.
L'entrata delle due nella stanza, riscosse gli uomini che alzarono subito lo sguardo verso di loro: Ron sorrise alla moglie e alla figlia, mentre gli occhi del piccolo Josh si illuminarono alla vista della sua mamma e, velocemente, per quanto la sua camminata ancora incerta glielo permettesse, si avvicinò a lei e fu prontamente accolto tra le braccia di Rose.
<< Ehi, tesoro, la mamma è tornata. >> Fece la rossa, sollevando da terra. << Allora, come è andata la giornata con i nonni? >> Chiese. Il bambino sembrò rifletterci un attimo su, poi si aprì in un sorriso sincero.
<< Abbliamo fatto tante cose e nonna mi ha fatto mangiale la sua tolta.*** >> Fece, guardando per un attimo Hermione.
<< Mh, sì? E era buona? >> Chiese di nuovo Rose. Il bambino annuì solamente, poi si mise le mani intorno alla bocca e le accostò al suo orecchio.
<< E' più buona quella che fai tu, pelò! >> Disse a voce abbastanza alta. Rose scoppiò a ridere di gusto insieme ai suoi genitori, mentre Josh affondava il viso nell'incavo del suo collo.
<< Te la farò al più presto, stanne certo. Ma ora andiamo che papà ci sta aspettando a casa. >> Rosie non vedeva davvero l'ora di poter tornare a casa sua, voleva rilassarsi e baciare suo marito. Non che non stesse bene con i suoi genitori, ovviamente, ma la tranquillità che le dava la sua casetta, non riusciva ad averla da nessun'altra parte e sapeva che, in fin dei conti, voleva tornare anche Josh. Se ne accorse da come si illuminarono gli occhi del bambino alle parole "papà" e "casa".

<< Tu lavora ancora un altro po', se devi farlo, io metto a letto Josh e poi torno da te. >> Quelle erano state le parole che Lysander le aveva rivolto quella sera prima di salire al piano superiore e lei aveva seguito il suo consiglio. Doveva dare un'occhiata ad alcune carte per lavoro e quello era l'unico momento buono della giornata. Il punto era che ormai era passata un'ora e mezza buona, erano le undici e un quarto, Rose non si era resa conto del tempo che scorreva, ma Lys ancora non era sceso.
Così, la rossa, spegnendo con un colpo di bacchetta tutte le luci del piano inferiore, si diresse verso la camera di Josh, certa di trovare Lysander ancora intento a giocare con il bambino che non aveva alcuna voglia di dormire, invece, quando entrò nella stanza, la trovò completamente vuota. Dove diavolo erano finiti quei due?
Si avviò velocemente verso la camera matrimoniale, pensando di trovarli lì, non sapeva bene per quale motivo. E infatti, appena varcò la soglia, la scena che le si presentò davanti, le fece nascere un sorriso spontaneo sulle labbra.
C'era suo marito a letto, una guancia schiacciata sul cuscino e le mani sotto la testa e poi c'era suo figlio, la schiena incollata a quella del padre, i pochi capelli biondi, identici a quelli di Lysander, sparsi sul cuscino e una manina sotto il cuscino ancorata, Rose ci avrebbe scommesso qualunque cosa, a quella del più grande. Merlino, quei due lì erano la cosa più bella della sua vita, erano tutta la sua vita, in realtà, e li amava così tanto.
Non osò disturbarli e rovinare quella visione, Rose, perciò si diresse verso il bagno e si preparò velocemente per la notte.
In un batter d'occhio era già in pigiama, così andò verso il letto, scostò delicatamente le coperte e si allungò. Provò a fare il più piano possibile, ma Lysander - sia maledetto il suo sonno leggerissimo- aprì lentamente gli occhi.
<< Amore... Scusa, ci siamo addormentati. >> Fece con la voce assonnata.
<< Ehi, amore. Dormi tranquillo, 'sta notte stiamo qui. >> Gli rispose Il bambino non dormiva quasi mai con loro, ma per quella sera si poteva fare un'eccezione. Decisamente.
Rose si avvicinò al marito per lasciargli un bacio e per poi sentirsi stringere in un abbraccio a tre dal braccio dell'uomo. Loro due e Josh in mezzo.
Era felice.
***
 

Quando Albus rientrò, quella sera, la casa era vuota, come da cinque giorni a quella parte.
Fuori faceva freddo, ma anche dentro.
Erano le quattro del mattino. Troppo tardi. O troppo presto, dipende dai punti di vista.
Albus non era stanco, o meglio, non lo era nel vero senso della parola.
E il giorno dopo sarebbe andato a lavorare, non ci andava da cinque giorni ormai, passava le sue giornate a casa, a fissare il telefono, o in macchina davanti quell'edificio che era la fonte di tutti i suoi guai, ma era anche la soluzione. Davanti a quell'orfanotrofio dove viveva la sua seconda, non per importanza, ragione di vita.
All'inizio era andato con il proposito di entrare, o almeno di chiamare l'assistente sociale, ma poi aveva cominciato ad andarci solo per sentirla più vicina perché sapeva che non avrebbe mai trovato il coraggio per andare lì dentro, mettere a rischio tutto, anche l'adozione, per quanto ormai ci avesse rinunciato, per vederla solamente. Ne aveva bisogno, ma non ne aveva il coraggio. Era stato un Serpeverde, in fin dei conti.
Così continuava a sopravvivere, Albus, le giornate passate lontano dall'ospedale e le notti lontano da casa, i due posti che erano stati più significativi per la sua vita. Notti passate sempre in un locale diverso, con una persona diversa, ma poi sempre simile. Persone che somigliavano a Lorcan in una maniera spaventosa, ma che non erano lui. Le loro labbra, i loro corpi, la loro voce, erano così diversi. E tutta la delicatezza di suo marito, beh, no. Solo no.
Si sentiva male, Albus, si sentiva uno schifo, una merda. Non riusciva più a parlare con nessuno e dire che Scorpius ci aveva provato a farlo ragionare, ma lui gli aveva chiuso la porta in faccia. Era giusto che Scorpius aiutasse Lorcan, non lui. Lorcan si meritava il suo aiuto, l'aiuto di tutti, tranne il suo. Lui non era stato abbastanza e non lo sarebbe stato mai, quella era la sua unica certezza, in quel momento.
E, nonostante il dolore lo stesse lacerando da dentro, sempre più forte, sempre più in profondità, sapeva di meritarselo. Sapeva, anzi, che il dolore non sarebbe mai stata una punizione abbastanza dura per ciò che aveva fatto.
Allontanare Lorcan e con lui anche Caroline, allontanare le sue due ragioni di vita, era stato lo sbaglio più grande che potesse fare. E ora non c'erano più, loro due. Lui era solo.
Quando Albus rientrò quella notte, alle quattro in punto, dopo l'ennesima scopata in uno squallido bar di Diagon Alley con l'ennesimo sconosciuto, la casa era vuota. Vuota come un acquario senza pesci, come il loro letto quando Lorcan faceva il turno di notte, come la Tana dopo la morte di nonno Arthur, come il suo stomaco, che non riceveva del cibo solido da cinque giorni, ormai, come la sua vita senza Lorc e Caro.
Vuoto come il suo cuore, come la sua testa.
Come la sua vita che ormai, al pari del suo corpo scarno per il poco cibo, era solo un riflesso sbiadito e smunto di ciò che era stato.


*La canzone iniziale è “You're the one that I want”, tratta da Grease.
**Termine inventato da me. E si vede, direte voi.
***Non ho deciso di eliminare la "r" dall'alfabeto italiano, giuro, è solo che il piccolo Joshua non riesce ancora a pronunciarla bene.

NDA
Eccomi.
Io non so davvero cosa dire, solo… Scusate. E’ passato un mese dall’ultimo aggiornamento e io mi ripresento con un capitolo del genere, sono davvero imperdonabile.
Comunque, questo è un capitolo di passaggio, è abbastanza breve e non mi piace per niente, l’ho scritto, cancellato, riscritto, ricancellato, riscritto ancora e poi mi sono convinta a pubblicare, nonostante non ne sia convinta.
Allora, ritroviamo Lorcan e Albus che non stanno propriamente bene, ma reagiscono in due maniere differenti al dolore: Lorc continua a lottare per la bambina, mentre Al si sta lasciando andare completamente... Cosa succederà?
Poi, Dominique e James…. Non posso dire nulla su loro, mi dispiace!
E Rose. Rose è la nota strapositiva del capitolo, no? E che ne pensate del piccolo Joshua? E tornano anche Ron e Hermione, felici della cosa?
Okay, mi dileguo, anche perché vado di fretta. Nel prossimo capitolo ci saranno Lils e Scorp, promesso.
In attesa dell’aggiornamento, comunque, vi lascio qualche contatto:
PAGINA FACEBOOK: http://www.facebook.com/Ceciliaefp

PROFILO FACEBOOK: http://www.facebook.com/ce.efp
Ringrazio tutti voi che siete arrivati fin qui e chi ha recensito. Grazie davvero!
- Chiaronzics
- AleJackson
- danyazzurra
- AlbusLupin
- Megan204

Spero di sentirvi presto.
Un bacione,
Ce_
   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Ce_