Film > Star Wars
Segui la storia  |       
Autore: 9Pepe4    26/11/2013    5 recensioni
Il Maestro Qui-Gon Jinn non ha nessuna intenzione di prendere un nuovo apprendista… Ma l’incontro con Obi-Wan Kenobi, un Iniziato di sette anni, potrebbe cambiare le cose.
Peccato che il passato, in un modo o nell’altro, trovi sempre la maniera di fare lo sgambetto al presente.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Obi-Wan Kenobi, Qui-Gon Jinn, Yoda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 12 – Imprevisti

Invece si videro anche il giorno successivo.
Qui-Gon, infatti, decise di scendere in palestra. Appena entrato, scorse Taren in compagnia di sei Iniziati, tra i quali individuò subito Obi-Wan, e si fermò accanto alle panche allineate lungo la parete, così da poter osservare la lezione in tutta tranquillità.
Senza dubbio, era uno spettacolo degno di questo nome.
Coi piccoli, Taren riusciva a mostrare una pazienza esemplare, e a quanto pareva gli sarebbe servita tutta, dato che, per i bambini, imparare le mosse dell’Ataru sembrava tutt’altro che semplice.
Quando vide Obi-Wan impugnare la propria spada laser con l’aria più perplessa del mondo, Qui-Gon non poté trattenere un sorriso.
Senza pensare, si fece avanti.
Taren fu il primo a percepirlo, naturalmente, e si girò a guardarlo con espressione accigliata. Lui, però, lo ignorò.
«Iniziato Kenobi» esordì, con voce chiara, e anche gli occhi degli Iniziati schizzarono verso di lui, «mi permetti di correggere la tua presa?»
Obi-Wan sbatté le palpebre e, d’istinto, mosse un passo verso l’uomo. Taren, però, si mise tra il proprio amico e l’Iniziato.
«Maestro Qui-Gon» disse, fissando in volto l’altro adulto, «non hai qualcos’altro a cui dedicare il tuo tempo?»
La sua voce era calma, ma l’avvertimento nei suoi occhi era chiaro.
Qui-Gon lo guardò per un istante, poi spostò l’attenzione su Obi-Wan. Quest’ultimo, al pari dei suoi piccoli coetanei, fissava la scena senza capire.
Agendo come gli era congeniale, Qui-Gon sorpassò Taren, e posò la mano su quella con cui Obi-Wan reggeva la propria spada laser, aggiustando la posizione delle dita del bambino.
«È così che devi tenerla» disse, sommessamente, e gli occhi chiari dell’Iniziato si alzarono su di lui. «Hai capito?»
Obi-Wan annuì, ed abbozzò persino un sorriso, mostrando chiaramente i due denti mancanti. «Sì, Maestro Jinn».
Qui-Gon gli rivolse un cenno del capo, dopodiché si raddrizzò. «Molto bene» affermò. Il suo sguardo guizzò su Taren, che era fermo a fissarlo. «Vi lascio alla vostra lezione».
Ciò detto, il Maestro Jedi si diresse verso l’uscita della palestra. Si sentiva più sereno di quanto non gli accadesse da un po’ di tempo a quella parte… Continuava a pensare ad Obi-Wan, che gli aveva sorriso.
Aveva appena mosso qualche passo lungo il corridoio, quando venne raggiunto da Taren.
«Non dovresti sorvegliare quegli Iniziati?» gli domandò.
«Sapranno cavarsela da soli, per un paio di minuti» replicò Taren. «Tu, piuttosto, vuoi spiegarmi cosa significava quella scena?»
Qui-Gon lo guardò, inarcando appena un sopracciglio. «Cosa dovrebbe significare?» domandò, in tutta calma. «L’Iniziato Kenobi era in difficoltà e io l’ho aiutato».
«D’accordo» disse Taren, scrollando il capo. «Dimmi quale parte dell’invito a star lontano da Obi-Wan Kenobi non hai capito».
«Ho capito perfettamente ogni parola, ti ringrazio» replicò Qui-Gon, asciutto.
Taren gli scoccò un’occhiata. «Allora vuoi prenderlo come Padawan?» incalzò.
Qui-Gon si fermò. «No» disse. «Sarebbe troppo prematuro».
L’altro sbuffò. «Prematuro?» ripeté, incredulo. «Qui-Gon, ti rendi conto che hai conosciuto quel bambino un anno fa, vero?»
«Ciononostante» rispose Qui-Gon, «non credo che sarebbe opportuno».
«E reputi più opportuno stargli attorno in questo modo?» chiese Taren, scettico.
«Gli ho offerto la mia amicizia, un anno fa» replicò Qui-Gon, senza batter ciglio. «Non siamo Maestro e Padawan, siamo… amici».
L’altro lo guardò come se fosse impazzito. «Certo» disse. «In effetti, i cinquantenni fanno spesso amicizia con bambini di nemmeno dieci anni».
«A me risultava di averne quarantatre, di anni» osservò Qui-Gon, con calma.
Taren fece una smorfia, come se si trattasse di una precisazione superflua. «Naturalmente, perché questo rende la vostra differenza d’età davvero minima» ironizzò.
Rimase in silenzio per qualche istante, poi scosse la testa.
«Tieni a mente questo, Qui-Gon: è vero, quel bambino ha ancora otto anni, ma presto o tardi avrà bisogno di un Maestro. E se questo Maestro non vuoi essere tu, è meglio che lasci spazio a chi è davvero disposto ad insegnargli».
Detto ciò, si voltò e tornò verso la palestra senza aggiungere altro.
Rimasto solo in mezzo al corridoio, Qui-Gon si accigliò appena. Come sempre quando aveva bisogno di schiarirsi le idee, si recò nei giardini.
Là, tra gli alberi e i piccoli corsi d’acqua, la vivacità della Forza Vivente fu una vera e propria benedizione.
L’uomo passeggiò a lungo, osservando le piante e i fiori che crescevano in quella sala. La sua mente, però, indugiava sulle parole di Taren e su Obi-Wan.
Tutta la storia di quel bambino era una tale confusione… L’unica cosa che Qui-Gon sapeva con certezza, era di aver danneggiato la fiducia che l’Iniziato nutriva nei suoi confronti, e che un rapporto tra Padawan e Maestro non poteva esistere, senza la fiducia.
Prendere Obi-Wan come allievo, a questo punto, sarebbe stato davvero troppo prematuro.
L’uomo si fermò nei pressi del lago. Un paio di ragazzini sedevano sulle sponde, i piedi immersi nell’acqua, e chiacchieravano tranquillamente.
Qui-Gon li osservò distrattamente, e dopo un po’ sentì che qualcuno gli si avvicinava.
Non era una presenza conosciuta.
«Maestro? Scusate, Maestro?»
L’uomo si girò.
Davanti a lui, c’era una giovane Twi’lek. A giudicare dall’altezza, sembrava avere all’incirca undici anni, ed aveva la pelle color mattone.
I suoi occhi erano blu, così come le perline che le pendevano dal lekku destro.
Dopo un istante, Qui-Gon realizzò di averla già vista… in compagnia di Feemor, l’anno prima. Doveva essere la Padawan scelta dal suo ex apprendista.
«Sì?» le domandò l’uomo, gentilmente.
Lei esitò, forse intimidita dalla stazza del Maestro Jedi. «Mi dispiace disturbarvi» disse infine. «Ma voi… siete il Maestro Qui-Gon Jinn?»
«Sono io» rispose l’uomo.
«Oh». La Twi’lek accennò un inchino. «Io sono Talia Hiro» si presentò poi. «Sono la Padawan di Feemor Crus».
Qui-Gon annuì appena. Come aveva immaginato…
«Il mio Maestro mi ha parlato di voi» aggiunse la ragazzina, timidamente. «Spero di non avervi disturbato…»
L’uomo le rivolse uno sguardo rassicurante. «Nient’affatto» rispose. «È stato un piacere conoscerti, Padawan Hiro».
Talia riuscì a tirare fuori un piccolo sorriso. «Il piacere è stato mio, Maestro Jinn».
Con la grazia caratteristica dei Twi’lek, eseguì un bell’inchino, quindi si allontanò lungo il prato.
Sentendo qualcun altro che si avvicinava – e questa, di presenza, era alquanto familiare – Qui-Gon si girò.
Obi-Wan era a pochi passi da lui, e guardava Talia allontanarsi con occhi pieni di diffidenza.
Per un istante, però, tutto ciò che Qui-Gon notò fu che il bambino era venuto a cercarlo. «Obi-Wan» disse, sentendosi incredibilmente bene. «È tutto a posto?»
Il bambino si riscosse, e i suoi occhi chiari saettarono verso il Maestro Jedi. «Sì, Maestro Jinn» rispose.
«Hai bisogno di qualcosa?»
Obi-Wan parve impiegare qualche momento, prima di ricordare come mai si trovava lì. «Io volevo… volevo solo farti una domanda».
Qui-Gon annuì. «Quale?»
In quel momento, avrebbe risposto volentieri a qualsiasi quesito.
Dopo qualche istante di indugio, il bambino riferì cautamente: «Domani comincia un Torneo per noi Iniziati, e io volevo… ecco, volevo chiederti se vorresti assistere. Combatterò anch’io».
Qui-Gon lo guardò. Spesso, era proprio assistendo a quei Tornei che i Maestri sceglievano i loro futuri Padawan… Qui-Gon era stato notato da Dooku in un’occasione simile, ed anni e anni più tardi aveva osservato il proprio futuro apprendista durante uno di quei combattimenti…
Immaginava che Taren non sarebbe stato contento di vederlo tra il pubblico, ma come poteva rifiutare?
Gli sembrava che quella richiesta fosse, per Obi-Wan, un modo di metterlo alla prova. Di scoprire se l’uomo aveva davvero intenzione di riavvicinarsi a lui.
Inoltre, Qui-Gon sentiva come un quieto orgoglio, nel bambino, la consapevolezza di essere bravo a fare qualcosa, e la speranza che l’uomo lo vedesse… Fu quest’ultima emozione, a far capitolare definitivamente il Maestro Jedi.
«Molto bene, allora» si sentì rispondere lui. «Ci sarò».
Obi-Wan lo ricompensò con un sorriso – un sorriso un po’ esitante, forse, ma pur sempre un sorriso – per poi tornare serio un momento dopo.
No, più che serio sembrava assillato da qualcosa.
«C’è dell’altro?» chiese allora Qui-Gon.
Il bambino esitò. «Chi… chi era la Twi’lek con cui parlavi?» domandò poi, in tono strano.
«È la Padawan di un mio caro amico» rispose Qui-Gon.
Obi-Wan sbatté le palpebre. «Oh» fu tutto ciò che riuscì a dire, cercando di suonare indifferente.
Qui-Gon lo scrutò, ma decise di non indagare. «Com’è andata la lezione sulla forma Ataru?» chiese invece.
«Abbastanza bene… credo» rispose il bambino. Fece una pausa, poi alzò uno sguardo serio sul Maestro Jedi. «Grazie per avermi mostrato come tenere la spada».
«Sono stato felice di aiutarti» replicò Qui-Gon, ed era la verità. E a proposito di verità… «Ma è stato scortese, da parte mia, intromettermi nella lezione del Maestro Kun… Lui è un ottimo insegnante, e tu sei un bravo allievo. Ti garantisco che lo avresti imparato anche senza il mio aiuto».
Obi-Wan spostò il proprio peso da una gamba all’altra. «È quasi ora di cena» disse infine. «Tu vieni in mensa?»
Sembrava dovesse sforzarsi un po’, per informarsi su Qui-Gon senza stare sulle sue.
L’uomo declinò con un cenno del capo. “Un passo alla volta” si ricordò. «Io mangerò nel mio alloggio».
«Va bene» rispose il bambino. «Buon appetito, Maestro Jinn».
«Buon appetito a te» ricambiò il Jedi.
Obi-Wan gli rivolse un cenno, un inchino fugace, e si allontanò.
Qui-Gon aveva la fronte aggrottata. Ripensò a Talia, e alla reazione di Obi-Wan dopo che l’aveva visto parlare con la giovanissima Twi’lek.
Era possibile che il bambino avesse creduto che lui stesse chiedendo a quella ragazzina di diventare la sua Padawan?
Certo che sì. E non c’era stato solo timore, di fronte a quella possibilità.
Gelosia. Quando lo aveva visto parlare con Talia, Obi-Wan si era ingelosito.
Alla luce di quell’avvenimento, era probabile che qualunque Jedi di buonsenso avrebbe deciso di tagliare i ponti con quell’Iniziato. Era chiaro che Obi-Wan, nonostante l’anno di separazione, si stava rapidamente affezionando a Qui-Gon, più profondamente di quanto avrebbe dovuto… persino la sua cautela ne era indice… e ciò poteva essere pericoloso per il bambino.
Qui-Gon, però, non era mai stato un uomo di buonsenso.

Il Torneo tra gli Iniziati si teneva in palestra.
Erano state aggiunte alcune panche, così che ci fossero più posti per eventuali spettatori.
A quanto pareva, l’età dei giovani partecipanti andava dai sei ai dodici anni… Era probabile, però, che i match fossero stati organizzati in modo da far combattere tra loro dei coetanei.
Di solito, infatti, sino ai dieci anni, i bambini conoscevano solo la prima forma, e da lì in poi ricevevano anche una spolverata di nozioni riguardanti altri stili di combattimento.
Obi-Wan non era tra i primi due duellanti. Con gli altri bambini in attesa del loro turno, stava seduto su una panca sistemata dalla parte opposta rispetto al pubblico.
E nonostante in mezzo ci fossero gli Iniziati che avevano cominciato il primo match, gli occhi chiari del bambino trovarono subito Qui-Gon.
L’uomo si rese conto che Obi-Wan non aveva avuto bisogno di cercare in mezzo alla folla… aveva guardato con precisione verso di lui, come se sapesse in anticipo dove l’avrebbe trovato.
“Il legame” pensò il Maestro Jedi, e istintivamente sfiorò quel filo di luce nella propria mente.
Forse si era un po’ indebolito, da quando Qui-Gon ed Obi-Wan avevano preso a schermarsi da esso, ma era ancora lì.
L’uomo si domandò se il bambino se ne fosse servito con consapevolezza, poi i suoi occhi si spostarono su Taren.
Quest’ultimo era tra i Maestri che facevano da giudici… Se avesse cercato di cacciare Qui-Gon dalla palestra, però, l’uomo era già determinato a non farsi mandar via.
Quell’invito da parte di Obi-Wan… era stato come se il bambino muovesse finalmente un passo nella sua direzione.
Forse, l’Iniziato Kenobi aveva ricominciato a fidarsi di lui.
Taren guardò l’amico, ma si limitò a scuotere la testa e a tornare ad osservare gli Iniziati intenti a combattere.
Più avanti, un duello vide come avversari una bambina dai capelli neri ed un piccolo Mon Calamari – minuto, con grandi occhi argentei e la pelle grigiastra.
Tra gli spettatori, ci fu un attimo di apprensione – mista, forse, ad una certa ilarità – quando i due Iniziati riuscirono a darsi una bella zuccata, e il maschietto scoppiò in un pianto disperato.
Un simile spettacolo era un evento più unico che raro, al Tempio Jedi, ma fortunatamente l’intervento della Maestra Yula bastò a sistemare le cose.
Con una mossa più pratica che materna, prese in braccio il Mon Calamari, trasportandolo lontano dagli occhi del pubblico, così da permettergli di calmarsi in poco tempo…
Qui-Gon seguì la donna e il piccolino con lo sguardo, ma riportò di colpo gli occhi davanti a sé quando vennero annunciati i successivi oppositori: era arrivato il turno di Obi-Wan.
Per la prima volta, Qui-Gon ebbe modo di osservare il bambino durante un duello. E se, da un lato, Obi-Wan aveva una certa goffaggine tipicamente infantile, dall’altro l’uomo riuscì a vedere con chiarezza il talento di cui aveva parlato Taren.
Anche l’avversario di Obi-Wan era abbastanza bravo, ma alla fine la vittoria venne attribuita all’Iniziato Kenobi.
Senza pensarci, Qui-Gon si ritrovò ad annuire con approvazione. Gli occhi del bambino guizzarono verso di lui, ma a quel punto Taren lo fece andare a sedersi di nuovo.
Un po’ più duro, per Obi-Wan, si rivelò il match successivo.
Il suo opponente era un Abyssino: aveva un unico, grande occhio in mezzo alla fronte, pelle verde chiaro, ed alcuni peli bianchi sulla nuca… nonché una grande energia.
Obi-Wan rischiò più volte di perdere l’equilibrio sotto gli assalti della spada laser avversaria, e inizialmente non riuscì a far altro che stare sulla difensiva.
Poco a poco, però, iniziò a contrattaccare… e Qui-Gon, con una certa sorpresa, riconobbe alcune mosse dell’Ataru. La tecnica era molto criticabile, ma ebbe un buon risultato… L’Abyssino perse gradualmente terreno, e alla fine, con un colpo deciso, Obi-Wan riuscì a fargli cadere la spada laser di mano.
Comprensibilmente, il suo avversario parve un po’ contrariato, e dopo aver raccolto la propria arma scappò verso gli Iniziati seduti sulla panca.
Obi-Wan si inchinò al pubblico, quindi corse via a sua volta.
Combatté altri tre duelli: uno lo perse in modo clamoroso, inciampando nei propri piedi in seguito ad un attacco elementare, ma se non altro riuscì a vincere gli altri due.
Quando il Torneo giunse al termine, alcuni spettatori iniziarono subito ad andarsene, mentre una manciata di Iniziati sciamava attorno ai Maestri che avevano giudicato i match.
Obi-Wan, invece, si girò verso il pubblico.
I suoi occhi chiari incrociarono quelli di Qui-Gon, e il bambino abbozzò un sorriso. L’uomo ricambiò con un cenno del capo, quindi fece per alzarsi.
In quel momento, però, fu oltrepassato da un altro Maestro, un Balosar dalla corporatura piuttosto robusta. Come gli altri membri della sua razza, avrebbe potuto essere facilmente scambiato per un Umano, non fosse stato per gli antennapalmi che sporgevano dai suoi capelli scuri ed ispidi.
Si diresse con sicurezza verso Obi-Wan, e gli occhi sorpresi del ragazzino si puntarono su di lui.
Qui-Gon si bloccò, e restò a guardare mentre il Balosar si complimentava con l’Iniziato.
Anche a quella distanza, riuscì a distinguere l’accenno di sorriso che piegava le labbra del bambino.
Inconsciamente, strinse le mani, per poi riaprirle un istante dopo.
Fortunatamente, dopo qualche minuto, il Balosar diede una pacca gentile sulla spalla di Obi-Wan e se ne andò. Qui-Gon non indugiò oltre: si alzò e si avvicinò rapidamente all’Iniziato.
Tutta l’attenzione del bambino si concentrò immediatamente su di lui e l’uomo non poté evitare di provare una punta di soddisfazione.
«Maestro Jinn» lo salutò Obi-Wan.
«Un’ottima prova, Obi-Wan» approvò Qui-Gon, che non voleva tenerlo sulle spine.
A quelle parole, il volto del bambino si aprì in un sorriso. «Davvero?»
L’uomo annuì. «Il Maestro Kun mi aveva detto che eri bravo con la spada laser, ma devo dire che hai superato le mie aspettative».
Quasi evocato dal proprio nome, Taren spuntò alle spalle del piccolo Iniziato. Dopo aver lanciato un’occhiata di biasimo a Qui-Gon, chiamò: «Kenobi?»
Obi-Wan si girò verso di lui. «Sì, Maestro Kun?»
«Credo sia il caso che tu vada a fare una doccia» gli suggerì l’uomo.
Il bambino sbatté le palpebre. «Sì, Maestro Kun» disse, in tono remissivo. Riportò lo sguardo su Qui-Gon. «Allora ci vediamo, Maestro Jinn».
«Certamente» gli assicurò l’interpellato, ignorando lo sguardo di Taren.
Il bambino rivolse un inchino ai due Maestri, dopodiché si allontanò. A quel punto, gli occhi castani di Taren si fermarono su Qui-Gon.
Quest’ultimo gli si rivolse con disinvoltura: «Se gli Iniziati che ho visto hanno imparato da te… Sei un insegnante migliore di quanto credevo».
«Grazie» disse l’uomo. Aggrottò la fronte. «Credo».
Qui-Gon dovette sorridere, poi tornò serio. «Seriamente, però. Sei un bravo insegnante. E mi scuso per aver interrotto la tua lezione, ieri».
Taren parve sorpreso. «Scuse accettate» si limitò a dire.
In quel momento, il minuscolo Mon Calamari che si era messo a piangere durante il Torneo parve comparire dal nulla, ed andò ad attaccarsi alla gamba di Taren.
Lui non fece una piega, quasi fosse del tutto abituato ad avere dei marmocchi avvinghiati a sé.
Qui-Gon, invece, scambiò un’occhiata col piccolo, che lo fissava con due occhi liquidi colmi di curiosità, tenendo la testona appoggiata contro il fianco di Taren.
«Il Maestro che si è fermato a parlare con Obi-Wan» esordì quindi Qui-Gon, rivolto all’amico. «Lo conosci, per caso?»
Taren corrugò la fronte. «Sto assistendo ad una scenata di gelosia?»
Qui-Gon non batté ciglio. «Non è un problema, per me, rivolgere questa domanda a qualcun altro…»
Taren alzò gli occhi al cielo, scuotendo la testa. «Vedi, Bali?» disse, rivolto al piccolo Mon Calamari. «Non sono solo i bambini ad essere irragionevoli, talvolta».
L’Iniziato si aprì in un largo sorriso, e si aggrappò più saldamente all’uomo.
Taren tornò a guardare Qui-Gon. «Per tornare alla tua domanda… sì, lo conosco. È il Maestro Quail. Sembra che Kenobi gli stia simpatico, vero?»
E, senza aggiungere altro, si allontanò, trascinando con sé il Mon Calamari.
Qui-Gon rimase fermo sul posto, accigliato. Una parte di lui, si chiese se avrebbe dovuto andare da Obi-Wan e… no. Era ancora troppo prematuro; aveva appena iniziato a ricostruire il suo rapporto con quel bambino.
Non voleva fare gli stessi errori che aveva fatto col suo ultimo apprendista. Non poteva.
Sospirò appena. Ricordava ancora quando l’aveva scelto… Lo aveva visto combattere e alla fine del Torneo lo aveva avvicinato.
L’intelligenza spregiudicata di quel ragazzino dai capelli neri lo aveva colpito… Ora, riguardando indietro, pensava agli indizi che non aveva colto, al proprio comportamento troppo indulgente.
Il ragazzino si arrabbiava con eccessiva rapidità? Lui l’aveva attribuito all’età.
Il ragazzino trasgrediva i suoi ordini o commetteva delle infrazioni? A lui bastava una scusa contrita per accordargli il proprio perdono.
Qui-Gon chiuse gli occhi. Che pessimo giudice, che era stato.
Tanto per peggiorare le cose, adesso non vedeva solo i difetti del ragazzo. Ricordava la sua astuzia, la sua agilità, il suo amore per le opere d’arte ed i tramonti…
Checché ne dicesse Yoda, il cuore di Qui-Gon continuava a credere che, con un Maestro migliore, il suo secondo apprendista si sarebbe trasformato in un Jedi straordinario.

Qualche giorno più tardi, l’uomo era immerso nella calma dei giardini del Tempio.
Sentiva lo scorrere dell’acqua e la frenesia delle bestiole che correvano da un albero all’altro, e si sentiva completamente rilassato e a proprio agio.
Quasi completamente, se non altro.
Negli ultimi tempi, aveva continuato ad incontrarsi con Obi-Wan. Avevano meditato insieme, erano stati insieme alla mensa del Tempio, il bambino gli aveva permesso di aiutarlo un poco con i suoi esercizi… C’erano ancora dei momenti in cui l’Iniziato si chiudeva in se stesso senza una ragione apparente e sembrava recalcitrante a fidarsi di Qui-Gon, ma le cose stavano innegabilmente migliorando.
Sennonché, il giorno prima, l’uomo aveva di nuovo visto il Maestro Quail parlare con Obi-Wan. E, quando aveva interpellato il bambino in proposito, lui aveva detto che il Balosar l’aveva già avvicinato altre volte, dopo il Torneo.
Se avesse avuto un minor controllo sulle proprie emozioni, Qui-Gon si sarebbe sentito quasi irritato nei confronti di quel Jedi.
Trasse un respiro profondo, osservando le gemme azzurrine che iniziavano a spuntare sui rami di una pianta poco lontana.
Poi avvertì una presenza familiare che gli si avvicinava e si voltò.
Taren stava arrancando verso di lui. Non doveva essersi fatto la barba, quella mattina, a giudicare dalle sue guance ruvide… Ad attirare l’attenzione di Qui-Gon, però, fu il volto dell’amico, che sfoggiava un’espressione mortalmente seria.
Il Maestro Jedi sospirò appena. Sperava che non fosse in arrivo un’altra ramanzina riguardante Obi-Wan.
«Buongiorno» disse, quando l’amico lo raggiunse.
«Buongiorno a te» replicò Taren. A dispetto del saluto, aveva tutta l’aria di pensare che quel pomeriggio fosse a dir poco orrendo.
«Sembra che gli Iniziati ti abbiano esaurito» commentò Qui-Gon, sperando che fosse quella la causa del cipiglio dell’altro.
Taren si portò una mano alla fronte. «Non si tratta di questo».
«Di cosa si tratta, dunque?» domandò Qui-Gon, in tono un po’ rassegnato. «Non sarai venuto a dirmi di tenermi a distanza…»
Taren lo zittì con un sibilo irritato.
Sorpreso da quella reazione, decisamente poco consona ad un Jedi, Qui-Gon guardò l’amico ed inarcò un sopracciglio.
Taren trasse un respiro, rilasciando la propria stizza nella Forza.
Quando si fu calmato a sufficienza, si rivolse all’amico. «In effetti» disse, «si tratta di Kenobi».
Qui-Gon pensò che avrebbe dovuto aspettarselo. Ma cosa potevano aver fatto lui, o Obi-Wan, per innervosire tanto Taren?
«Cos’è successo?»
L’altro lo guardò e per qualche istante rimase in silenzio. «Il Maestro Quail» disse poi, con voce pesante, «gli ha chiesto di diventare il suo Padawan».























Note:
TAN-TAN-TAAAN.
Lasciando da parte le mie uscite idiote, mi scuso per aver rimandato l’aggiornamento, ma la settimana scorsa mi sono attenuta alla regola “prima il dovere e poi il piacere”, e dopo il dovere di tempo per il piacere ce n’era ben poco…
Che dire? Il Feemor dell’EU non aveva un cognome, così ho passato ore e ore a cercare di inventarmene uno… Per fortuna esiste il latino.
Ringrazio di cuore tutti voi che recensite/preferite/seguite/ricordate/leggete questa storia… Mi motivate un sacco a continuare a scrivere :’)
Infine, salvo imprevisti, il prossimo capitolo arriverà martedì prossimo, il 3 dicembre
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Star Wars / Vai alla pagina dell'autore: 9Pepe4