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Autore: Wayfarer    02/05/2008    0 recensioni
in un mondo dove le persone sono ridotte all'apatia, una ragazza riesce a mantenere la capacità di pensare.... cosa potrà fare in mezzo a marionette?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La tomba era venuta bene, scavata con la magia nella roccia nera.
Astrid si accovacciò accanto alla lapide, cingendosi le ginocchia tra le braccia. Finalmente riuscì a piangere, e i suoi singhiozzi risuonarono nel silenzio sterminato della foresta.
Cosa le rimaneva, ora? Il vecchio era sempre stata la sua unica compagnia, praticamente l’ unica cosa che avesse. Aveva visto altre persone solo occasionalmente, quando lei e il vecchio scendevano in paese per informarsi delle novità. Avevano sempre vissuti soli, loro due e basta, ma lei non aveva mai sentito la mancanza di nulla. Il vecchio aveva sempre saputo darle tutto l’ affetto di cui aveva bisogno, e la foresta con i suoi animali erano diventati i suoi compagni di giochi.
Ma ora….. ora che il vecchio era morto Astrid sentiva che la sua vita era finita, che non c’era più nulla da fare. La consapevolezza di non poter mai più parlare al vecchio, mai più abbracciarlo…… Astrid non riusciva a sopportarlo. Si sarebbe uccisa, si, e avrebbe smesso di preoccuparsi.
Il vecchio le aveva detto di combattere, ma se era davvero come diceva lui, allora non c’erano speranze. Cosa poteva fare lei, con i suoi piccoli poteri magici, una bambina vissuta nei boschi, sconfiggere I Dieci? E per chi, poi? Astrid estrasse il coltello con il manico d’osso che il vecchio le aveva regalato per il suo tredicesimo compleanno e se lo avvicinò lentamente al polso, finchè non senti il freddo della lama a contatto con la pelle.
Improvvisamente un verso agghiacciante la costrinse a voltarsi e del cespuglio di rovi dietro alla lapide uscì un uccello enorme, che spiccò il volo.
Astrid non ci mise molto a capire che il liquido che colava dal becco dell’ uccello era sangue ancora caldo.
Con il cuore in gola si avvicinò al cespuglio e scostò i rovi.
Un denso torrente di sangue partiva dal centro del cespuglio, dove Astrid vide un cumulo di carne e pelle lacerata.
La ragazza si avvicinò tremando ai cadaveri e vide che le carcasse appartenevano ad una famiglia di gatti selvatici, la madre e i cuccioli appena nati.
Dalle carcasse si levò un debole gemito, e Astrid con l’ aiuto di un bastone iniziò a spostare i corpi inanimati.
Un gattino era sopravvissuto, protetto dalla madre fino all’ ultimo. Astrid raccolse il corpicino tremante dell’ animale e se lo mise nella tasca della casacca, mettendosi subito a correre, per scappare dalla vista di quel massacro. Senza mai fermarsi per prendere fiato Astrid corse più veloce che poteva ed entrò sbattendo la porta nella capanna.
Con delicatezza estrasse il gattino dalla tasca e lo posò sul tavolo.
Il cucciolo tremava, e aveva una zampa ferita. Era cosi piccolo che Astrid riusciva a tenerlo sul palmo della mano, e non aveva ancora gli occhi del tutto aperti.
“ non temere, piccolo. Ti salverò, ad ogni costo. Anche tu, come me, oggi hai perso tutto…..”
il ricordo del vecchio la costrinse a smettere di parlare. Faceva troppo male pensarci. Decise di scacciare ogni ricordo dalla mente, di concentrarsi unicamente sul micino tremante che aveva di fronte. Astrid si rimboccò le maniche ed evocò i suoi poteri magici. Subito la mano della ragazza si illuminò di una luce azzurrina e non appena la avvicinò alla zampa del gattino, la ferita si rimarginò. Tenendo il gatto su una mano Astrid prese il secchio con il latte di mucca e immerse il dito nel liquido tiepido, porgendolo poi al micio perché potesse leccarlo. Ripetè questa operazione finchè il gattino si addormentò, facendo le fusa.
Astrid si sdraiò sul giaciglio di paglia, raggomitolandosi su se stessa e stringendosi il gattino sul petto, per cercare di sciogliere il freddo che la soffocava sempre di più, come una corda che si stringe lentamente intorno al collo di un condannato.
Il sonno la colse solo dopo quelle che le parvero ore……
il buio che stava fissando da un tempo lunghissimo si popolò improvvisamente di incubi, e solo per questo Astrid si accorse di essersi addormentata.
Non vi era molta differenza tra il silenzio profondissimo e l’ oscurità che la circondava nella capanna e le tenebre che vedeva dentro di sé, in quelli che fino al giorno prima erano stati sogni.
  
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