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Autore: Morganna    26/11/2013    1 recensioni
[IN PAUSA]
Il Brothers Bright è un edificio imponente, ideato per spalancare le sue braccia di nosocomio in epoca vittoriana, e conserva in parte una struttura romantica e decadente. Si potrebbe dire, e forse a ragione, che sia abitato ancora quando ogni luce sembra affievolirsi.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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-  Auguri –
E’ Mimi a farle per primo i complimenti, in corridoio.
Fermo davanti alla fidata macchinetta sta sollevando nell’aria un bicchiere,  ricolmo di pessimo caffè solubile, nel gesto di un brindisi. 
L’aria è calda, così calda da far appannare i suoi occhiali da miope.
Un contrasto enorme rispetto al gelo si che affila i denti poco prima della porta.
La dottoressa Florio caracolla goffamente sulle sue galosce da pioggia fino a trovarsi anche lei nell'angusto angolo riservato al rifocillamento, e spinge le dita nelle tasche del camice per cercare una monetina da infilare nello spiraglio dell’apparecchio,  ma ha le tasche bucate, letteralmente. Entrambe.
- Faccio io – chiosa il collega – dobbiamo festeggiare l’evento -
Con finta aria afflitta Lucky prende tempo per pigiare i tasti e regolare così la quantità di zucchero da cinque fino a sole due tacche così come impone la dieta.
- E quale sarebbe questo evento? –
- Ma come quale? La tua prima perizia con solo e soltanto il tuo nome, tesoruccio! -
Il cappuccino scivola ubbidiente nel suo ostello di plastica, l’apparecchio trema il suo clic-clic-cloc -bizzz da lavoratore impegnato.
Non disturbatelo, sta facendo il caffè, clic-clic-cloc- bizzz.
Lucky ha sempre adorato il ronzio delle macchinette da ufficio,  trovandolo rassicurante nell’ essere sempre uguale a se stesso.
Si può affermare che le macchinette siano un punto fermo della sua vita.
Approfitta così del liquido fumante per scaldarsi le dita e sta per buttar giù il liquido sintetico quando una gomitata fa andare tutto di traverso,  compresa la sua colazione nella plastica.
Un colpo basso, a tradimento, nel fianco.
- E della tua uscita notturna con il bel tenebroso non mi dici niente, ma ti sembra giusto? – insiste maliziosamente Mimi con assoluta innocenza sul suo gesto ed  ignorando del tutto un principio di soffocamento e possibile ab ingestis.  Argomento abbastanza noioso nelle autopsie, roba da vecchi.
- Oooh se non avessi la certezza che è dell’altra sponda che bella ripassata che gli darei!
Lucky cerca di pulirsi la schiuma che si ritrova sul viso, guardinga mette una mano sul cappuccino, incassa la testa fra le spalle e fa scivolare lo sguardo sulla gente intorno.
Medici ed infermieri decisamente arruffati perlopiù. 
-  Smettila Mimi, non parlare così -
- Perché? Tu non la vorresti una botta con lui? -
-Maximilian!-
- Va bene! Va bene!  Ma raccontami tutto. Tanto lo sai che i nostri pazienti se tardiamo un po’… non fiateranno! -
Maximilian, detto Mimi in odio al suo nome completo, è lo specializzando anziano della medicina legale del Brothers Bright e collega di anno della pupa della Prof, Lucky appunto.
Tutti quanti sanno che è un militante accanito del terzo sesso, ma tutti sorvolano sul singolare status in favore delle  grandi capacità lavorative e la squisita gentilezza.
Per lui la sponda giusta è decisamente la sua.
Mimi e Lucky sono una coppia di lavoro fin dall’ incontro tremante davanti ad una segreteria  che si  trascinava addosso il loro destino  sotto forma di fogli. 
Davanti ad una promessa composta da enterotomi e seghe vibranti c'è tutto il loro mondo.  
Adesso se ne stanno lì ad intralciare il traffico degli altri lavoratori mattutini, appena passati dai piaceri del sonno allo shock di un’altra giornata ospedaliera.
 La fila di camici bianchi protesta, reclamando l’accesso ad un elemento vitale quale è la zona caffè. Alcuni hanno uno stetoscopio appeso al collo, un boa che si appresta a diventare costrictor se i due non si sposteranno in tempo da lì.
Mimi prende con naturalezza Lucky sottobraccio, appallottolando i bicchieri di entrambi e centrando con buona mira un cestino che offre i suoi servigi nel tragitto verso i reparti più esterni e meno vitali.
- Dunque? -
- Bhe, è un caso di overdose -
-  Metedrina, questo lo so –
- Si, ma è doppio e ci sono … sembra una cosa di gruppo -
- Dodici ricoverati dai mugugnatori,  lo so. Guarda che sono preparato -
- Che cosa vuoi sapere, allora? -
- Ma ma chere, voglio sapere di Elsker,  no!? -
- Oh… Niente di che. Parla molto poco. Per quel che ne so, potrebbe anche essere del tuo lato -
- Ma no ma che non lo è, sciocchina -
- E perché no? –

 -  Aspetta -
Le scale verso giù, evitando l’ascensore sempre in funzione, e poi il piano ammezzato ed il reticolo di corridoi che scorrono sotto l’ospedale in un intricato sistema di arterie di cui lo spazio freddo dell’obitorio è il signore e padrone.
Si tratta di vie pietose ma umide e pronte ad ingurgitare tutto ciò che non può esser visto, così da ben nascondere ai vivi le tracce maleodoranti della malattia.
Tutto al Brothers Bright Hospital è lustro, efficace ed impeccabile di modo che nessuno abbia a ricordarsi la penosa condizione che dal vivere non si può guarire e fin troppo spesso si ci ritrova avvizziti perfino prima di aver completato la sciocca lettera d’amore che tanto volevamo scrivere.
Mimi parla in maniera spiccia, ma ammiccante, del più e del meno e quando arriva al museo –  accesso assolutamente vietato – richiude la pesante porta con circospezione.
 E nonostante la gente chiami quel gabinetto affastellato dalla collezione degli studiosi che furono “museo degli orrori” per lui è semplicemente un luogo in cui si sente al sicuro e con un suono simile alla parola “casa”.
 Ha l’aria di un gatto con un grosso uccellino in bocca quando alza il tono di voce, rendendolo stridulo, e punta l’indice verso una testa spiccata in un grande barattolo di vetro.
- Lo sa perfino lui! -
La testa nel suo oceano di capelli fluttuanti in formalina prova ad assentire gravemente.
Lucky cammina per un po’ ed infine si ferma nella zona dei preparati animali, lì dove c’è un cucciolo a due teste. Uno dei suoi reperti preferiti insieme all’agnello vegetale e l’uomo gigante.
Mimi si piega sulle ginocchia davanti alla vetrinetta , batte le mani sul vetro e fischia.
- Qui bello, qui bello! -
Anche la ragazza si piega, fingendo di offrire una vigorosa grattata dietro le orecchie alla sfortunata bestiola. Ma le scappa da ridere e ricade a terra, accomodandosi sulla moquette morbida che tanto rende confortevole l’ambiente, stridente rispetto al tragitto appena compiuto per l’ attenzione all’eleganza dei dettagli e le impeccabili etichette.
 Un luogo dove il tempo si è fermato ai primi del 900, quando gli uomini portavano ancora i favoriti e la cortesia di chiedere un ballo.
- Mimi, dimmi cos’è che devo sapere -
- Che ha avuto un inciucio con la prof? -
- Cosa?-
Le dita smettono di dare il ritmo sulla boccia del cane e l’uccellino viene liberato.
- Un imboscamento, quando era giovane. Lavoravano  insieme, aveva una tesi sulle menti delittuose e lei era una donna in carriera. Lui era tipo un suo protetto. La sai la classica tresca: io maestro tu allievo,  così ti insegno le cose. Anche quelle che si fanno senza intimo addosso ecco, giusto per offrire una formazione completa -
Lucky finge di non essere infastidita, ma l’amico ha fatto centro, e la mano si ritrae in fretta dal vetro per finire infilata nelle tasche. Ha già sentito più volte di questa vicenda.
- Come è finita?-
- Vorrei dirti che è finita come finiscono tutte le storie, cucciola, sciogliendosi poco a poco.
Ma alla fine lei applicò la vecchia teoria a se stessa, sposò il suo direttore e divenne la prof. Ma questo lo sai benissimo  -
Con le dita a far capolino dalle cuciture allentate del camice la futura promessa del dipartimento si risolleva per addentrarsi ancor più nel museo, lì dove una porta che chiamano segreta è la scorciatoia per raggiungere i laboratori. A volte bisogna accettare i compromessi, e l’imperfezione.
Ma lei ha promesso a se stessa che non avrebbe mai avuto nulla di più di quello che merita. E neanche nulla di meno.  Stenta a ricucire il passato di Prof alla attuale dolcezza della sua maestra.
Soltanto quando Mimi smette di fare lo scemo, con i reperti dell’uomo gigante tralaltro, si volta ed osa chiedere.
- E lui?
La risposta la raggiunge come un trillo.
 Elsker si allontanò dalla carriera accademica, ma ragionava bene e divenne in fretta consulente della polizia giudiziaria.  Ma gira voce sia andato di matto ad un certo punto e che sia stato licenziato  -
- Che vuol dire?-
- Non lo so adesso, chere, ma prima o poi lo saprò. Sai quanto sia bravo a cogliere queste cosucce.  
  Però so che  si sta tipo riabilitando -  
I due attraversano la porta, la riaccostano con delicatezza. Ma la porta cigola comunque sui suoi cardini in uno stridio da sepolcro divelto. Lucky sospira rumorosamente.
-  Bhe, suppongo che una seconda possibilità non si neghi a nessuno –

 

Più tardi quei due stessi amici che poco prima giocavano con la collezione di scherzi della natura siederanno accanto come sconosciuti. Nessun sorriso ad increspare gli occhi, nessuna confidenza a riempire le loro parole. Le mani gelide appunteranno misure pesi e date con un pennarello nerissimo su carta perfettamente candida, e le loro fronti si aggrotteranno al ritmo delle informazioni ricevute.
E’ una riunione di equipe estremamente seria, quella presieduta dalla Prof che si dondola nervosamente sulla sua poltrona ortopedica. Infiltrati nella coorte di specializzandi ed interni ci sono i poliziotti, c’è anche Misha.
E ben due coroner a presiedere, per nulla mescolati nelle loro divise scure con il bianco puro del personale medico, l’apertura di una inchiesta.
Il magro addetto di laboratorio timidamente solleva le sue parole sulla platea più numerosa che abbia mai avuto.  Il giudice non ha ancora disposto la liberatoria per procedere, sì, ma le analisi superficiali sono state fatte e la perizia necroscopica avviata. E sì, tutto è stato appuntato su una cartella consultabile dalla polizia.
Ogni cosa è stata fotografata ed adesso stampati di ogni angolo di corpi cinerei  vengono passati di mano in mano finché ciascuno ha la sua parte di fogli spillati, l’ultimo dei quali mostra un paio di piedi consunti.
I ragazzi più piccoli si devono sforzare di guardare il pavimento, non sono abituati a riferire ad estranei le cose che accadono nelle loro stanze. A parte qualche senzatetto morto di freddo e stenti è la prima volta vedono la polizia.  Sembra di violare un segreto per il quale hanno giurato con tanta convinzione.
- Sotto le unghia della ragazza abbiamo trovato tracce di metetrina -
I dottori si osservano fra di loro, si studiano a vicenda. Ed i rispettivi casi, assegnati in maniera casuale in base alle giornate di turno, sembrano trovare una inspiegabile unità. Ci sarà da lavorare.
Lucky segue con le dita il profilo affilato del vassoio reclinabile che accoglie spoglie prive di alito vitale  ma ancora grondanti di cellule ostinate nella loro guerra contro la fine.  
Socchiude gli occhi, fissandoli sulla ragazza che nessuno ha ancora reclamato, e le sussurra.
- Parlami. Dimmi chi sei -



  
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