- Auguri
–
E’ Mimi a farle per primo i complimenti, in corridoio.
Fermo davanti alla fidata macchinetta sta sollevando
nell’aria un bicchiere,
ricolmo di pessimo caffè solubile, nel
gesto
di un brindisi.
L’aria è calda, così calda da far
appannare i suoi occhiali da miope.
Un contrasto enorme rispetto al gelo si che affila i denti poco prima della
porta.
La dottoressa Florio caracolla goffamente sulle sue galosce da pioggia
fino a
trovarsi anche lei nell'angusto angolo riservato al rifocillamento, e
spinge le dita nelle tasche del camice per
cercare una monetina da infilare nello spiraglio
dell’apparecchio, ma
ha le tasche bucate, letteralmente.
Entrambe.
- Faccio io – chiosa il collega – dobbiamo
festeggiare l’evento -
Con finta aria afflitta Lucky prende tempo per pigiare i tasti e
regolare così la quantità di zucchero da cinque
fino a sole due tacche così
come impone la dieta.
- E quale sarebbe questo evento? –
- Ma come quale? La tua prima perizia con solo e soltanto il tuo nome,
tesoruccio!
-
Il cappuccino scivola ubbidiente nel suo ostello di plastica,
l’apparecchio
trema il suo clic-clic-cloc -bizzz da lavoratore impegnato.
Non
disturbatelo,
sta facendo il caffè, clic-clic-cloc- bizzz.
Lucky ha sempre adorato il ronzio delle macchinette da ufficio, trovandolo rassicurante
nell’ essere sempre
uguale a se stesso.
Si può affermare che le macchinette
siano un punto fermo
della sua vita.
Approfitta così del liquido fumante per scaldarsi le dita e
sta per buttar giù
il liquido sintetico quando una gomitata fa andare tutto di
traverso, compresa
la sua colazione nella plastica.
Un colpo basso, a tradimento, nel fianco.
- E della tua uscita notturna con il bel tenebroso non mi dici niente, ma ti sembra giusto? – insiste maliziosamente Mimi con assoluta
innocenza sul suo gesto ed ignorando del tutto un principio
di
soffocamento e possibile ab ingestis. Argomento
abbastanza noioso nelle
autopsie, roba da vecchi.
- Oooh se non avessi la certezza che è dell’altra
sponda che bella ripassata
che gli darei!
Lucky cerca di pulirsi la schiuma che si ritrova sul viso, guardinga
mette una
mano sul cappuccino, incassa la testa fra le spalle e fa scivolare lo
sguardo
sulla gente intorno.
Medici ed infermieri decisamente arruffati perlopiù.
- Smettila Mimi,
non parlare così -
- Perché? Tu non la vorresti una botta con lui? -
-Maximilian!-
- Va bene! Va bene! Ma
raccontami tutto.
Tanto lo sai che i nostri pazienti se tardiamo un
po’… non fiateranno! -
Maximilian, detto Mimi in odio al suo nome completo, è lo
specializzando
anziano della medicina legale del Brothers Bright e collega di anno
della pupa
della Prof, Lucky appunto.
Tutti quanti sanno che è un militante accanito del terzo
sesso, ma tutti sorvolano
sul singolare status in favore delle grandi
capacità lavorative e la squisita
gentilezza.
Per lui la sponda giusta è decisamente la sua.
Mimi e Lucky sono una coppia di lavoro fin dall’
incontro tremante
davanti ad una segreteria che
si trascinava
addosso il loro destino sotto
forma
di fogli.
Davanti ad una promessa
composta da enterotomi e seghe vibranti c'è tutto il loro
mondo.
Adesso se ne stanno lì ad intralciare il traffico degli
altri lavoratori
mattutini, appena passati dai piaceri del sonno allo shock di
un’altra giornata
ospedaliera.
La fila di
camici bianchi protesta,
reclamando l’accesso ad un elemento vitale quale è
la zona caffè. Alcuni hanno
uno stetoscopio appeso al collo, un boa che si appresta a diventare
costrictor
se i due non si sposteranno in tempo da lì.
Mimi prende con naturalezza Lucky sottobraccio, appallottolando i
bicchieri di
entrambi e centrando con buona mira un cestino che offre i suoi servigi
nel
tragitto verso i reparti più esterni e meno vitali.
- Dunque? -
- Bhe, è un caso di overdose -
- Metedrina, questo
lo so –
- Si, ma è doppio e ci sono … sembra una cosa di
gruppo -
- Dodici ricoverati dai mugugnatori, lo
so. Guarda che sono preparato -
- Che cosa vuoi sapere, allora? -
- Ma ma chere, voglio sapere di Elsker,
no!? -
- Oh… Niente di che. Parla molto poco. Per quel che ne so,
potrebbe anche
essere del tuo lato -
- Ma no ma che non lo è, sciocchina -
- E perché no? –
- Aspetta
-
Le scale verso giù, evitando l’ascensore sempre in
funzione, e poi il piano
ammezzato ed il reticolo di corridoi che scorrono sotto
l’ospedale in un
intricato sistema di arterie di cui lo spazio freddo
dell’obitorio è il signore
e padrone.
Si tratta di vie pietose ma umide e pronte ad ingurgitare tutto
ciò che non può
esser visto, così da ben nascondere ai vivi le tracce
maleodoranti della
malattia.
Tutto al Brothers Bright Hospital è lustro, efficace ed
impeccabile di modo che
nessuno abbia a ricordarsi la penosa condizione che dal vivere non si
può
guarire e fin troppo spesso si ci ritrova avvizziti perfino prima di
aver
completato la sciocca lettera d’amore che tanto volevamo
scrivere.
Mimi parla in maniera spiccia, ma ammiccante, del più e del
meno e quando
arriva al museo – accesso
assolutamente
vietato – richiude la pesante porta con circospezione.
E nonostante
la gente chiami quel
gabinetto affastellato dalla collezione degli studiosi che furono
“museo degli
orrori” per lui è semplicemente un luogo in cui si
sente al sicuro e con un
suono simile alla parola “casa”.
Ha
l’aria di un gatto con un grosso
uccellino in bocca quando alza il tono di voce, rendendolo stridulo, e
punta
l’indice verso una testa spiccata in un grande barattolo di
vetro.
- Lo sa perfino lui! -
La testa nel suo oceano di capelli fluttuanti in formalina prova ad
assentire
gravemente.
Lucky cammina per un po’ ed infine si ferma nella zona dei
preparati animali,
lì dove c’è un cucciolo a due teste.
Uno dei suoi reperti preferiti insieme all’agnello
vegetale e l’uomo gigante.
Mimi si piega sulle ginocchia davanti alla vetrinetta , batte le mani
sul vetro
e fischia.
- Qui bello, qui bello! -
Anche la ragazza si piega, fingendo di offrire una vigorosa grattata
dietro le
orecchie alla sfortunata bestiola. Ma le scappa da ridere e ricade a
terra,
accomodandosi sulla moquette morbida che tanto rende confortevole
l’ambiente,
stridente rispetto al tragitto appena compiuto per l’
attenzione all’eleganza
dei dettagli e le impeccabili etichette.
Un luogo dove
il tempo si è fermato ai
primi del 900, quando gli uomini portavano ancora i favoriti e la
cortesia di
chiedere un ballo.
- Mimi, dimmi cos’è che devo sapere -
- Che ha avuto un inciucio con la prof? -
- Cosa?-
Le dita smettono di dare il ritmo sulla boccia del cane e
l’uccellino viene
liberato.
- Un imboscamento, quando era giovane. Lavoravano insieme,
aveva una tesi sulle menti delittuose
e lei era una donna in carriera. Lui era tipo un suo protetto. La sai
la
classica tresca: io maestro tu allievo,
così
ti insegno le cose. Anche quelle che si fanno senza intimo addosso
ecco, giusto
per offrire una formazione completa -
Lucky finge di non essere infastidita, ma l’amico ha fatto
centro, e la mano si
ritrae in fretta dal vetro per finire infilata nelle tasche. Ha
già sentito più
volte di questa vicenda.
- Come è finita?-
- Vorrei dirti che è finita come finiscono tutte le storie,
cucciola,
sciogliendosi poco a poco.
Ma alla fine lei applicò la vecchia teoria a se stessa,
sposò il suo direttore
e divenne la prof. Ma questo lo sai benissimo -
Con le dita a far capolino dalle cuciture allentate del camice la
futura
promessa del dipartimento si risolleva per addentrarsi ancor
più nel museo, lì
dove una porta che chiamano segreta è la scorciatoia per
raggiungere i laboratori.
A volte bisogna accettare i compromessi, e l’imperfezione.
Ma lei ha promesso a se stessa che non avrebbe mai avuto nulla di
più di quello
che merita. E neanche nulla di meno. Stenta
a ricucire il passato di Prof alla attuale dolcezza della sua maestra.
Soltanto quando Mimi smette di fare lo scemo, con i reperti
dell’uomo gigante tralaltro, si
volta ed osa chiedere.
- E lui?
La risposta la raggiunge come un trillo.
- Elsker si
allontanò dalla carriera
accademica, ma ragionava
bene e divenne in fretta consulente della polizia giudiziaria. Ma gira voce sia andato di
matto ad un certo
punto e che sia stato licenziato -
- Che vuol dire?-
- Non
lo so adesso, chere, ma prima o poi lo saprò. Sai quanto
sia bravo a cogliere queste cosucce.
Però so che si sta tipo riabilitando -
I due attraversano la porta, la riaccostano con delicatezza. Ma la
porta cigola
comunque sui suoi cardini in uno stridio da sepolcro divelto. Lucky
sospira
rumorosamente.
- Bhe, suppongo che
una seconda
possibilità non si neghi a nessuno –
Più
tardi quei due stessi amici che poco prima giocavano con la collezione
di
scherzi della natura siederanno accanto come sconosciuti. Nessun
sorriso ad
increspare gli occhi, nessuna confidenza a riempire le loro parole. Le
mani
gelide appunteranno misure pesi e date con un pennarello nerissimo su
carta
perfettamente candida, e le loro fronti si aggrotteranno al ritmo delle
informazioni ricevute.
E’ una riunione di equipe estremamente seria, quella
presieduta dalla Prof che
si dondola nervosamente sulla sua poltrona ortopedica. Infiltrati nella
coorte
di specializzandi ed interni ci sono i poliziotti,
c’è anche Misha.
E ben due coroner a presiedere, per nulla mescolati nelle loro divise
scure con
il bianco puro del personale medico, l’apertura di una
inchiesta.
Il magro addetto di laboratorio timidamente solleva le sue parole sulla
platea
più numerosa che abbia mai avuto. Il
giudice
non ha ancora disposto la liberatoria per procedere, sì, ma
le analisi
superficiali sono state fatte e la perizia necroscopica avviata. E
sì, tutto è
stato appuntato su una cartella consultabile dalla polizia.
Ogni cosa è stata fotografata ed adesso stampati di ogni
angolo di corpi
cinerei vengono
passati di mano in mano
finché ciascuno ha la sua parte di fogli spillati,
l’ultimo dei quali mostra un
paio di piedi consunti.
I ragazzi più piccoli si devono sforzare di guardare il
pavimento, non sono
abituati a riferire ad estranei le cose che accadono nelle loro stanze.
A parte
qualche senzatetto morto di freddo e stenti è la prima volta
vedono la polizia. Sembra
di violare un segreto per il
quale hanno giurato con tanta convinzione.
- Sotto le unghia della ragazza abbiamo trovato tracce di metetrina -
I dottori si osservano fra di loro, si studiano a vicenda. Ed i
rispettivi casi,
assegnati in maniera casuale in base alle giornate di turno, sembrano
trovare
una inspiegabile unità. Ci sarà da lavorare.
Lucky segue con le dita il profilo affilato del vassoio reclinabile che
accoglie spoglie prive di alito vitale ma
ancora grondanti di cellule ostinate nella
loro guerra contro la fine.
Socchiude gli occhi, fissandoli sulla ragazza che nessuno ha ancora
reclamato,
e le sussurra.
- Parlami. Dimmi chi sei -