<
Edward, sto bene … non è il caso che ti preoccupi
in questo modo ! >
<
Sì, sì. Adesso però stai zitta .
>
Quando
Edward faceva così era proprio insopportabile .
Correvamo,
o meglio, correva con me in braccio, a quella che per i
miei standard ancora tristemente umani era una velocità
inaudita, giù per la
montagna, schivando gli alberi che ogni volta parevano sfiorarci
pericolosamente.
Chiusi
gli occhi e cercai di respirare con la bocca. L'odore del
sangue mi dava un fastidio tremendo e non sapevo se la nausea fosse
dovuta alla
velocità incredibile o ai rivoli rossi che mi attraversavano
il volto e
macchiavano la mia camicetta. In bocca sentivo un tremendo sapore di
ferro e
sale … disgustoso. Il mal di testa era probabilmente dovuto
alla fasciatura
improvvisata e un po' troppo stretta che mi aveva fatto Edward. Il suo
bel
maglioncino color panna era irrimediabilmente rovinato. Un vero spreco
a parer
mio.
Poggiai
il capo sul suo petto freddo e duro ma allo stesso tempo
accogliente.
<
Ti senti male? > La sua voce era tesa, preoccupata.
<
No, per la centesima volta. Sto bene. Le ferite al capo
… >
<
… Sanguinano molto. Lo so. Guarda che ho due lauree in
medicina. >
<
Ecco, e allora perché mi esasperi l'anima in questo modo?
>
<
Non è colpa mia se ti fai sempre male . >
<
Guarda che se non fosse stato per quella radice non sarei
inciampata, e non è di certo colpa mia se
quel sasso si trovava proprio
dove ho sbattuto il capo. È la mia solita fortuna
…>
<
Hai ragione, avrei dovuto fare attenzione . >
<
Ti prego, non ricominciare con la solita storia. Non può
essere tutto colpa tua. Ora, se proprio ci tieni, portami a
casa tua.
Carlisle mi darà un paio di punti e via, fine della storia.
>
<
Carlisle ed Esme sono a caccia. Ma vedrai che il dottor
Gerandly ti rimetterà a posto in un secondo.
>
No,
all'ospedale no. Charlie si sarebbe preoccupato per nulla e io
avrei dovuto riempire centinaia di moduli per l'ennesima volta. Con
tutte le
volte che ero stata lì, avrebbero potuto tranquillamente
fotocopiare i miei
dati.
Non
feci in tempo ad elaborare questo mio ultimo pensiero che
improvvisamente Edward smise di correre. Me ne accorsi
perché i miei capelli mi
ricaddero morbidi sulle guance. Tranne quelli incrostati di
sangue
naturalmente. Quelli mi si erano incollati al volto.
Aprì
una porta tenendomi sempre in braccio e fece alcuni passi.
Riconobbi l'odore tipico e familiare dell'ospedale: Disinfettante.
Circa
cinque secondi dopo sentii Edward parlare con il suo tono
seducente:
<
Scusi Clarissa, non è che potrebbe aiutarci? Isabella
è
caduta e credo abbia bisogno dei punti … i moduli li
riempirò dopo, mentre
attenderemo l'esito delle analisi …>
Come
diavolo faceva ad essere così sexy la sua voce? Alzai una
palpebra e tanto mi bastò per scorgere una giovane
infermiera arrossire
violentemente e coprirsi il volto fino agli occhi con una cartella
clinica, per
nascondere le gote diventate bordeaux. Era giovane, era
carina, e Edward
la stava incantando con il suo sguardo ammaliatore. Poveretta.
Lei
fece cenno di sì e disse:
<
Certo Edward, seguimi . vuoi che ti porti una barella? >
<
No, la tengo in braccio. > Rise sotto i baffi. gli
lanciai uno sguardo indagatore e lui se ne accorse. si chinò
in avanti e mi
sfiorò la punta del naso con le sue labbra fredde. <
Ti amo, ma sarà meglio
che ti lavino la faccia. Sei una tentazione insostenibile
così. >
<
Se vuoi cammino. Così, se mi allontano, potrai ricominciare
a
respirare. >
<
Te ne eri accorta? > < Certo. Che cosa credevi? >
<
No,niente. comunque , preferisco portarti io. > la nostra
conversazione sussurrata venne interrotta da Clarissa che, con una nota
di
rammarico nella voce ci disse:
<
Ecco, Edward … oggi tuo padre è di riposo
> Mi parve di
cogliere un sospiro triste nella sua voce. < Si
occuperà di voi il dottor
Walters. Beh, allora a presto. Se avrete bisogno di me non esitate a
chiamarmi.
> Così dicendo si fermò davanti alla porta
di uno studio del pronto
soccorso. Bussò, entrò e dopo circa un minuto ci
fece entrare. Lanciò un ultimo
sguardo carico di ammirazione verso Edward e uno denso d'invidia verso
di me.
Tre secondi dopo il mio meraviglioso Edward mi mise
su un lettino e quel
medico dall'aspetto gracilino mi esaminò la fronte. Sciolse,
con un po' di
fatica , la fasciatura e mi passò un batuffolo di cotone
imbevuto di
disinfettante sulla ferita. In circa 2 ore riuscirono a
dimettermi dal
pronto soccorso. Edward teneva in mano le mie radiografie e continuava
a
sghignazzare. Io me ne stavo seduta in sala d'aspetto in attesa che
Alice
venisse a prenderci in macchina.
Già
mi immaginavo la faccia di Charlie al mio rientro. Ogni volta
che tornavo a casa un nuovo cerotto si era aggiunto alla collezione ma
stavolta
sembravo una reduce di guerra. Possibile che avessero dovuto farmi una
fasciatura così vistosa? In fondo otto punti non sono poi
così tanti …
Mentre
ero immersa nei miei pensieri due labbra fredde mi
accarezzarono le guance. Arrossii.
Chiusi
gli occhi e mi appoggiai alla sua spalla. Sentii le sue
mani scorrermi lungo la schiena e percorrermi il volto. Le
sue dita si
strinsero su quelle della mia mano destra, che giaceva inerme sul mio
ginocchio.
<
Tutto a posto? > la sua voce mi faceva mozzare il
fiato e il suo respiro perdere la testa.
Sorrisi
e annuii. Sentii il suo braccio stringermi al suo corpo e
le sue labbra sfiorare le mie.
<
Perché prima ridevi? > Domandai a un certo punto.
<
Perché Clarissa ha pensato una cosa molto divertente.
>
<
Che cosa? > < Ha immaginato quanto le sarebbe piaciuto
trovarsi al tuo posto tra le mie braccia, anche con la testa spaccata a
metà,
purché in braccio a me. Aveva creato un'immagine alquanto
vivida. >
Annuii
contrariata. Perché tutte desideravano il mio ragazzo? Beh,
forse perché era bellissimo, dolcissimo,
affettuosissimo, sensualissimo
… potrei continuare all'infinito.
Però,
chissà quante di loro, se avessero saputo la
verità,
sarebbero state disposte a stargli accanto? Amare Edward era la cosa
più bella
che avrebbe mai potuto capitarmi ma il prezzo che io ero disposta a
pagare
forse ad altre sarebbe parso troppo alto. Nessuna lo conosceva come me.
Il
nostro non era semplice amore. No, era indiscutibilmente qualcosa di
molto,
molto più grande. Una relazione come la nostra era basata su
legami che alla
maggior parte delle persone potrebbero sembrare impossibili da
concepire. Il
nostro era un sentimento che trascendeva le nostre differenti nature e
che
avrebbe attraversato il tempo. Perché quando si prova quello
che Edward mi
trasmette, ci si rende conto che c'è qualcosa che va oltre
il conoscibile.
<
Bella, amore, è arrivata Alice. >
Aprii
gli occhi e vidi Edward che mi guardava preoccupato.
<
Sei sicura di sentirti bene? >
Pensandoci
bene, anche lui aveva i suoi difetti. Era un po' troppo
protettivo, si sarebbe sentito in colpa anche si mi avesse colpito un
fulmine,
si preoccupava anche quando starnutivo. A sua discolpa però,
c'era la
consapevolezza di sapere che lui mi vedeva come una sorta di bambolina
di
porcellana. Bella, e questo lo vedeva solo lui, e immensamente fragile.
In
risposta alla sua domanda sollevai il capo e appoggiai le mie
labbra sulle sue. Mi parve piacevolmente sorpreso.
<
Insomma, sono venuta apposta a prendervi. Se volevate un
posto tranquillo dove pomiciare, potevate scegliervene un altro.
L'ospedale non
mi pare proprio la scelta più adatta.
<
Ciao Alice. > Sussurrò Edward staccandosi
controvoglia dalle mie labbra. Sicuramente lei lo aveva sentito tanto
che
rispose: < Sì, sì. Ciao. Muovetevi. Non ho
voglia di rimanere qui tutta la
giornata. Ah, Bella …>
Il
suo tono di voce improvvisamente entusiasta mi fece paura.
Quando voleva, Alice sapeva essere davvero spaventosa. < Bella,
ti va di
venire ad Olympia con me? Dobbiamo andare a comperare alcune cose per
il gran
giorno … >
Ecco,
lo aveva fatto. Aveva pronunciato la frase fatale. Sentii il
pavimento, la sedia e tutto il mio corpo sprofondare sotto terra. Per
fortuna
il mio angelo disse:
<
Alice, per favore. Lasciala in pace. > <
Edward,
non puoi monopolizzare Bella in questo modo. Ho bisogno di lei per
scegliere
gli ultimi dettagli. > < Alice, sono io che sto per
sposarla. Non tu.
> < Lo so, lo so. È solo che ormai manca
così poco … A proposito Bella,
sarà il caso che tu faccia più
attenzione a dove metti i piedi. Non
vorrai che il giorno della cerimonia Charlie sia costretto ad
accompagnare
all'altare sua figlia con una gamba rotta … >
Talvolta
Alice sapeva essere peggio che terribile.
Il
matrimonio. Come faceva ad essere ormai così vicino? Ancora
solo due settimane
Ebbi
un conato di vomito causato dalla tensione improvvisa. Chiusi
gli occhi e mi appoggiai allo schienale della scomoda poltroncina di
plastica.
Sentii Edward irrigidirsi di fianco a me.
<
Bella? >
<
Che c'è? > chiesi esasperata.
<
Che Hai? >
<
Niente, voglio tornare a casa. >
Le
sue forti braccia marmoree mi cinsero in un abbraccio tenero e
rassicurante. < Mia o tua? > Mi domandò
malizioso. Lo guardai negli
occhi e sussurrai: < Dov'è la differenza? >
Mi
scompigliò i capelli e sorrise. Si alzò e mi
porse la mano. Io
l'afferrai e mi ritrovai stretta tra le sue braccia. I suoi occhi color
caramello fissi nei miei.
Sentii
Alice sbuffare.
Salimmo
in macchina. Edward si era accomodato insieme a me, sul
sedile posteriore e continuava ad accarezzarmi i capelli.
Improvvisamente
mi chiese: < Bella, dove ti piacerebbe andare
in viaggio di nozze?>
Lì
per lì rimasi interdetta. Lo squadrai in faccia e lui
sorrise
colpevole.
<
E dai, amore … quindici giorni in più, cosa vuoi
che siano?
In fondo la luna di miele è compresa nel matrimonio
… E ti prometto che la
prima sera … >
<
Edward! > Urlai scandalizzata e rossa di vergogna. Va bene
che Alice era la mia migliore amica, anzi, era ormai praticamente mia
sorella
ma di certe cose avrei preferito non parlarle. Non per adesso almeno.
<
Allora? L'unica cosa, eviterei luoghi molto soleggiati,
vorrei evitare spiacevoli inconvenienti … >
<
Dobbiamo proprio? > sebbene la mia voce fosse scocciata,
non mi dispiaceva affatto l'idea di passare quindici giorni da sola con
lui. Il
luogo non aveva alcuna rilevanza. Avremmo potuto anche andare in una
grotta che
non mi sarebbe importato. Edward interpretò il mio
silenzio nel modo
sbagliato e mi sussurrò all'orecchio : < E se la
prima volta ci riusciamo,
potremo provarci ancora … Solo altri quindici-venti giorni
…>
<
Ehi! Non esagerare . comunque, a me va bene qualsiasi posto,
basta che non faccia troppo freddo e che a te piaccia
…> < Grazie.>
Alzai lo sguardo e incontrai il suo. Mi parve davvero, davvero felice
della mia
risposta. C'era un'ombra di tristezza nei suoi occhi però.
Gli presi la mano e
glie la portai sul mio cuore.
<
Anche quando questo mio cuore non batterà più,
non potrò
smettere mai di amarti. So che non sarò più calda
e morbida ma in
compenso non dovrai più fare attenzione quando anche solo mi
sfiori. Non dovrai
più annoiarti aspettando che mi svegli.> <
Guardarti dormire è un piacere
per me infinito paragonabile solo a quello che mi trasmette il calore
della tua
pelle e il battito del tuo cuore è il suono più
dolce che io abbia mai udito.
Sapere però che, rinunciando a tutto questo, potrai stare
con me per sempre mi
fa sentire felice. È molto ingiusto ed egoista da
parte mia ma … >
<
Voi due, la volete piantare? >
Alice
…
certe
volte …
Sentii
Edward ridere e poi farsi improvvisamente serio.
<
Alice, non oserai? > < Certo che oso. In fondo
lo
faccio per voi. > < Bella vuole tornare a casa.
Deve riposare. >
< Avrebbe potuto riposare in macchina se non aveste giocato ai
fidanzatini
tutto il tempo, e poi Bella non oserebbe mai ferirmi in questo modo,
vero Bella?
>
Il
suo tono supplichevole mi fece stringere lo stomaco. Non
risposi ma guardai fuori dal finestrino.
Un
moto di rabbia risalì il mio stomaco. Eravamo a
Port
Angels …
<
Alice …> Implorai io
<
Bella …> mi fece eco lei
<
Edward !> gridai con i lacrimoni che mi colmavano
gli occhi. La rabbia, che brutta cosa …
<
Vedetevela voi. > Così dicendo uscì
dall'auto.