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Autore: Kitthex    03/05/2008    6 recensioni
AGGIUNTO SESTO CAPITOLO! ! Non voglio donarvi la solita, sfiancata immagine dell’eroina buona e sincera,vi offro qualcosa di più marcio e veritiero..
Genere: Dark, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Maledette puttane del Signore, aprite!» mi scortico le delicate mani contro la pesante porta di legno, alcune schegge mi si conficcano nella carne ma non smetto di sbraitare. Sono ridotta ad uno straccio lacero: mi hanno tolto i vestiti, i gioielli, perfino la bellezza hanno cercato di strapparmi a suon di bastonate. Sono in prigione, il peggiore degli incubi si è avverato. Potrei impazzire se rimango in questa stretta cella ancora qualche minuto. Potrei addirittura pensare ad impiccarmi con il liso lenzuolo che mi hanno dato per coprirmi la notte, oppure suicidarmi cavandomi gli occhi dalle orbite con le mie stesse mani, posso mordermi la lingua e lasciare che il mio sangue, che tanto hanno fatto scorrere questi timorati di Dio, inzuppi i loro pavimenti dannatamente lindi e puliti!


Grido ogni sporca bestemmia che conosco, invento illazioni fra le più fantasiose e poi comprendo che non è questo che mi aiuterà ad uscire.
A terra, spiegazzata e strappata, giace la veste monacale che mi hanno ordinato d’indossare: un misero abito di stoffa ruvida e dalla foggia orrendamente castrata.
Con quell’orrore addosso una donna non può fare altro che morire, e rinascere come essere asessuato privo di volontà e desiderio.


Il materasso è terribilmente duro e dopo le ore di grida ininterrotte il silenzio mi ferisce le orecchie, pare che nessuno là fuori si stia curando di me.

E dovrebbero essere caritatevoli monache quelle ipocrite bastarde?

Con un poco di fatica riesco finalmente a ridurre a minuscoli brandelli la tonaca orrendamente nera e deprimente, le mani mi tremano in modo incontrollabile e il dolore alla testa è atroce. Nemmeno il suono della stoffa lacerata riesce a tranquillizzarmi.
Non può essere vero!
Claudia Treschi privata della tanto agognata libertà e costretta alla reclusione fra quattro pesanti mura spoglie.

Vogliono che mi pieghi ai loro voleri?!

Al diavolo!

Al diavolo la feccia perbenista che mi ha mandata al rogo, vorrebbero purificare i miei peccati obbligandomi alla Fede?

Deturpati bambocci senza spina dorsale, impauriti dal desiderio che costantemente provano, quel minuscolo desiderio che si ritrovano penzolante nei pantaloni!
«Mi avreste scopata tutti per bene, se solo ve l’avessi permesso !!» e forse è stato proprio il non volervi fra le gambe che ha fatto nascere la vostra invidia nei miei riguardi!
Ero libera!
E avete voluto rinchiudermi per impedirmi d’essere la prova vivente della vostra inadeguatezza alla vita. Lontano dagli occhi la fautrice del peccato che tanto vi fa gola.

Io sono quello che volete! !

La stoffa è troppo leggera, scaraventarla contro la porta non mi da alcuna soddisfazione, nessun tonfo, neanche il minimo rumore e il silenzio regna nella mia minuscola prigione.


Che comportamento volgare, non è da me.


Lentamente mi massaggio le braccia, segnate dai lividi delle percosse subite, pettino i capelli con le dita, digrignando i denti nel sentire i nodi: sono sempre stati lisci e luminosi ma sono bastate poche ore rinchiusa qui dentro e tutto di me pare sia marcito.
Sento le lacrime pungermi gli occhi, non le lascerò scorrere lungo le guance, ma già avvertire la loro presenza favorisce il mio pessimo umore.
Non uscirò mai più di qui..?
Sono condannata alla Fede in un Dio ipocrita e codardo?
Come pensano di educarmi questi luridi menzogneri?
Le voci corrono, lo so bene, non c’è un solo veneziano che non speculi sulle presunte attività che si svolgono nel convento dopo il calar del sole. Eppure è nel covo dei celesti depravati che mi hanno imprigionata, vuol forse dire che è questo il mio destino? Essere una delle Spose impudiche del Signore?

Sorrido e mi abbandono sdraiata sul letto, sono stremata, il mio corpo dolorante pare impossibilitato a lottare ancora. E poi perché lottare? Forse riuscirò a raggiungere l’estasi perfetta fra le braccia di uno dei tanti Figli di Dio che infestano questo luogo, o magari potrei provare addirittura con una delle tenere suorine che mi portano tanto gentilmente il cibo. Quelle che ogni volta che posano lo sguardo sul mio corpo, invitante e completamente nudo, si fanno il segno della croce stringendo il loro prezioso rosario al petto.
Potrei..

Languida, mi rannicchio sul materasso ripieno di fastidiosa paglia, continui pizzichi mi irritano la pelle e pur infastidita riesco a trovare una comoda posizione che mi permetta di dormire almeno un po’. Persino la coperta che mi hanno dato è quanto di più sformato e molesto abbia mai visto, che posto atrocemente inospitale.
Scivolo ad accarezzarmi il corpo nudo, in preda all’ira deleteria ho stracciato tutto quel poco che mi avevano lasciato addosso, che reazione esasperante la mia.

Da quando ti ho incontrato non hai fatto altro che portarmi seccature,mio timido demone.. Sei fuggito da me e hai perso l’ultima occasione della tua vita.
La Dea delle Calli diventerà la Divina Sposa del Signore Iddio.
Che glorioso titolo.

Eppure desidero ancora il tuo tocco, doversi soddisfare da sola non è certo la stessa cosa..

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«Morto?» ripeto, assaggiando ogni singola sillaba.

Mi lecco le labbra tirandomi seduta, il corpo discintamente velato dalla coperta ruvida e implacabile. Sento ancora su di me i graffi che mi hanno inflitto quel dannato lenzuolo e il detestabile materasso su cui sono stata costretta a dormire.
«Si, Signorina Treschi, è stato ritrovato il cadavere in casa vostra..»
Non posso fare a meno di sorridere, e a quella vista la donna che mi sta parlando arretra con aria disgustata, segnandosi un paio di volte «Mi stai dicendo che si è ammazzato?»
La piccola donna nega, con impercettibili movimenti del capo «Pare che l’abbiano pugnalato..» non riesce a continuare, la sua vocina stentata fatica ad uscirle dalla bocca «Vostro Padre desidera che assistiate al funerale come monaca del nostro ordine!» mi informa indurendo il tono, in fondo è una mia superiore, e vuole farmelo ben presente.
Mi porge i nuovi vestiti, stirati e puliti, ma non certo nuovi. Chissà quante povere donne ci sono morte dentro, puzzano di cadavere…
Faccio qualche passo verso di lei, l’imbarazzo nel suo sguardo è tangibile, non vorrebbe guardare, ma non può farne a meno.
Il peccato vive in ognuno di noi, occorre davvero poco per farlo affiorare.
Nel prendere gli abiti le sfioro la mano callosa: «Quel che vedi l’ha creato il tuo Dio..» le faccio presente sorridendo sorniona «..dubito s’offenderà se guardi..!».
La reazione è immediata, il volto rugoso si imporpora e le mani troncano bruscamente il contatto fra noi. Io continuo a sorridere mentre la porta della celletta mi viene sbattuta in faccia e la chiave gira nella serratura.
Mi verranno ad aprire quando mio padre lo riterrà opportuno, in tempo perché la famiglia Treschi si riunisca, addolorata e piangente, sulla tomba del mio incestuoso fratellino.

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Quindi è così che sei finito? Lurido traditore, figlio di un cane. Tu mi hai riportata da lui, tu che mi hai scopata centinaia di volte assaggiando ogni parte del mio corpo, possedendomi in qualsiasi posizione ti proponessi.
Vigliacco..
Viscido opportunista. Hai preferito la protezione di nostro padre a me, a me che ti avevo sempre protetto da tutto.
Stupido fratello.
Da bambino temevi il buio, venivi sempre ad infilarti nel mio letto, abitudine che non hai peraltro perso con gli anni, come ti senti ora in quella bara? A breve i vermi ti divoreranno, pezzo dopo pezzo, ridurranno la tua bellezza ad un ammasso di carne straziata e di te non rimarrà nulla su questo mondo. Nemmeno il ricordo, poiché nessuno si prenderà il disturbo di rimembrare le tue scialbe gesta.
Il tuo violino sarà messo all’asta, nostro padre dirà che non può sopportare la sua vista, che lo fa pensare al suo povero figlio scomparso, e nel frattempo le casse dei Treschi si riempiranno dei guadagni dovuti alla vendita dei tuoi averi.
Stolto fratello.
Probabilmente pensavi ti avrebbe ricompensato, non hai pensato che oramai ai suoi occhi eri contaminato: ti avevo toccato e per lui eri oramai perduto. Ti ha usato e tu non hai esitato a gettarti ai suoi piedi, leccando i suoi costosi stivali.
Mi auguro tu abbia sofferto nell’infilarti quella lama nello stomaco, spero tu ti sia amaramente pentito di ciò che mi hai fatto.
Altro che assassinio, tu ti sei ammazzato.
Per il senso di colpa o forse per la voglia repressa che, sapevi, non sarebbe stata più soddisfatta. Mi hai venduta e hai perso i miei favori.
Eppure… sei sempre stato un vile, un codardo..
E’ inverosimile immaginarti con il coraggio di toglierti la vita.

Non credevo che vederti seppellire mi avrebbe fatto quest’effetto, credevo avrei pianto disperata al tuo funerale, forse addirittura pensavo di non riuscire a vederlo mai. Ero convinta che sarei morta prima io.
Chissà poi perché: i forti sopravvivono Alessandro, sopravvivono a tutto perché combattono per la vita.
Tu no..
La vita hai saputo solamente toglierla..ad entrambi.

Si è fatto tardi, mentre cercavo inutilmente di far scorrere le lacrime, per compiacere il nostro amato genitore. Oramai se ne sono andati tutti e le occhiate che mi hanno lanciato erano innegabilmente le più nauseate che io avessi mai ricevuto dai miei parenti.

Nemmeno una lacrima per il mio adorato fratellino minore, che tanto ho amato.

Me ne sto qui, immobile davanti alla tua tomba, la lapide ancora non è stata incisa e anche se ci fosse stata il buio che è calato su Venezia mi impedirebbe di leggere il tuo pomposo necrologio. A testimoniare la tua dipartita solamente un cumulo di terra smossa con cui hanno appena ricoperto la raffinata bara intagliata in legno di noce.
Che spreco di denaro, verrete presto divorati entrambi, tu e il tuo elegante feretro.
E con quest’ultimo, buffo pensiero mi avvio per tornare un’ultima volta nella spaziosa dimora dei Treschi, una carrozza mi sta attendendo per portarmi dai congiunti che, sempre disperati per l’immane perdita, svuotano le scorte alimentari della villa.

E poi lo vedo.

Da quanto tempo è lì? Fermo ad osservarmi, nel mio abito sgualcito e deforme, veste che non mi rende giustizia!
Ho ritrovato il mio demone e mi presento a lui vestita come una lavandaia?

Nemmeno mi accorgo come, ma mi sento catturare dalle sue braccia, la sua bocca sulla mia, un bacio rovente, liquido, pregno della passione repressa che ci ha attanagliato le viscere per giorni. Non posso fare a meno di scivolare con le mani fra i suoi capelli morbidi, minaccio di strapparglieli trascinandolo ancor più in profondità nella mia bocca, mi aggrappo alle sue spalle. Emana forza e io mi infervoro nella consapevolezza di possedere ogni singola fibra del suo essere. Si scosta lentamente dal mio viso e io ne approfitto per assaporare ancora per qualche istante il suo sapore, avverto il profumo del suo volto, dei suoi capelli e me ne ubriaco, folle di soddisfazione.

«Claudia..mia Claudia!» voce lussuriosa la sua, arrochita dal profondo bacio che mi ha appena offerto. Claudia, si..ma come fa lui a sapere il mio nome..?

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Allungo un altro po’ questo capitolo, già lungo peraltro XD

Non posso delegare tutti i contatti con il pubblico alla buona GoodMiss che è ormai la mia MarketingMiss, ma sarò breve:

Un semplice ma sentito ringraziamento a quelli che leggono e commentano
(NO! Non ringrazio chi non recensisce..ç_ç approfittatori!).

Come già ha detto GoodMiss faremo di tutto per mantenere il racconto inedito e innovativo, e poi, come un amico mi ha consigliato tempo addietro:
“se ancora oggi alcuni cliché funzionano significa che piacciono”
quindi anche scadessimo nell’imitazione sarà la nostra abilità nel narrare gli eventi a mantenerlo vivo e genuino!

A te la fiaccola Bella Donna!!

  
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