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Autore: GabrielleWinchester    27/11/2013    10 recensioni
In una piazza sta bruciando una donna, l'ultima donna catturata durante l'ultima caccia alle streghe..In quella stessa piazza verrà pronunciata una profezia, la quale sarà importante per il futuro di alcune nazioni....Buona lettura :-)
Genere: Drammatico, Fantasy, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
- Questa storia fa parte della serie '"La profezia della Giada del Crepuscolo"'
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Buon pomeriggio a tutti,
ecco a voi "La Regina di Crepuscolo", il prequel di una serie di racconti fantasy, i quali spero che vi piaceranno e vi emozioneranno :-) Una profezia sarà la chiave di tutto, una profezia che deciderà le sorti di alcune nazioni nel bene e nel male...Ringrazio tutti coloro che la leggeranno, la recensiranno, tutti coloro che la metteranno nelle seguite, ricordate, preferite e da recensire e tutti coloro che mi hanno messo e mi metteranno come propria autrice preferita :-) Spero di avere fatto un buon lavoro :-) Buona lettura :-)  Gabrielle :-)

 
La Regina del Crepuscolo
 
Piazza delle Fiamme Ardenti, Stato di Helios.
 
Nella piazza principale dello Stato di Helios stava calando la sera, piccole stelle cominciarono a spuntare, piccole spettatrici di un evento tanto macabro quanto sconcertante. Difatti era stato montato alle prime luci dell’alba un palco di legno, dove stava bruciando lentamente una donna. I suoi occhi verde-azzurro saettarono di qua e di là verso la folla che era venuta a trovarla. Sperò di trovare Michealus, l’altro suo figlio, ma poi si ricordò che le guardie lo avevano prelevato e ucciso sotto i suoi occhi.
Da quanto tempo era lì?
Da quanto tempo quella gente stava godendo della sua morte?
Con movimenti leggeri Roxane riuscì a liberarsi un braccio e a guardare gli effetti del fuoco sulla pelle. Il calore aveva distrutto il primo strato di epidermide e non sarebbe mancato poco che l’effetto si sarebbe esteso agli altri strati. In realtà sarebbe dovuta morire molto tempo prima, ma colui che l’aveva catturata, si era prodigato affinché il fuoco la torturasse il più a lungo possibile.
Poi affermavano che era lei la cattiva, il mostro da abbattere.
“Togliete il bavaglio alla strega” ordinò Alexandros Hyardris, il capitano delle guardie reali “Non si nega mai un ultimo desiderio a un prigioniero”
A queste ultime parole, tra le guardie scoppiarono sogghigni e espressioni di disprezzo. Una guardia si avvicinò al fuoco, stando attento a non bruciarsi e le tolse il bavaglio. Un banditore si fece largo e srotolò un lungo papiro, laddove erano state scritte le accuse che avevano portato Roxane al rogo. Con voce stentorea cominciò a leggere. Roxane non poté credere alle proprie orecchie, a un passo dalla morte il banditore leggeva le accuse. Strana beffa del destino!
“Per Ordine dell’Altissimo ed Eccelso Re di Helios, si condanna Roxane Ecatius, guaritrice della città di Syares, capitale del regno, ad essere bruciata pubblicamente al rogo per avere praticato arti magiche e per avere procurato terrore con visioni di morte e di distruzione. Al fuoco del rogo dovrà essere aggiunta una polvere speciale, affinché il calore non intacchi subito la pelle della condannata e la tortura possa durare a lungo”
Finito di pronunciare il discorso, il banditore fece un inchino e Alexandros le ingiunse:
“Avanti donna, dì qualcosa per discolparti”
Per un minuto o forse per mezz’ora, Roxane rimase lì a fissarlo, incredula che lo stesso uomo con cui aveva fatto l’amore, combaciava con il bastardo con cui stava parlando. Quegli occhi viola, così scuri e misteriosi, erano stata la sua rovina. E le labbra, poi, il suo lasciapassare per l’inferno.
“Non stai a dir nulla? Non ci tieni alla tua vita, allora?”
Roxane si umettò le labbra a fatica, pronta a rispondere a tono, quando una visione prepotente la prese. La folla gridò di terrore, pensando al fatto che stesse lanciando una maledizione. Nella visione vide una giovane donna dai capelli biondi partorire due gemelli, entrambi con gli occhi color Giada del Crepuscolo. A fatica la donna si riprese.
“Capitano, questa non parla”
“Due nazioni soccomberanno,
se nasceranno due degni eredi della Giada del Crepuscolo..”
La voce della donna sul rogo arrivò fievole nella piazza gremita. Ella era l’ultima di una caccia alle streghe, tanto inutile quanto dispendiosa, e sapeva bene quanto poco importasse di lei alla gente. Loro erano lì per incitare la sua morte. Perché ella era la strega, la portatrice di morte e sventura, quella che aveva profetizzato il male. Roxane diede un’occhiata al ventre gonfio e non poté trattenere le lacrime.
Ci aveva sperato così tanto di avere un bambino. Ma chissà potevano essere lassù felici.
“A morte la strega”
Una figura si staccò dalla massa e Roxane non riuscì a distinguerlo, a causa della coltre di fumo che gli impediva la vista. Poi un lieve sogghigno le increspò le labbra. Era Padre Leonard, suo confessore e protettore da bambina, suo aguzzino da adulta. Doveva aspettarselo.
“Roxane ti penti dei tuoi peccati?”
“Mi dispiace, padre, non la sento” rispose Roxane piccata “Parli più forte”
Il prete guardò la folla esagitata, si mordicchiò il labbro e riprese con voce stentorea “Roxane ti penti dei tuoi peccati?”
La donna gettò la testa all’indietro e proruppe in una risata. La gente, perlopiù contadini e sempliciotti, cominciò a arretrare, convinti che stesse facendo qualche fattura. Il prete non si fece intimorire. E le appoggiò sulla fronte una croce di metallo.
“Roxane, in memoria dei nostri passati trascorsi…”
A quelle parole la donna prese la mira e gli sputò in faccia, rancorosa. I suoi occhi verde azzurro si strinsero e sibilò “Come osa dire una cosa del genere? Lei che consideravo come un padre e invece si è rivelato un Giuda! Io non mi pento di ciò che ho fatto, perché non ho fatto nulla che il Signore non abbia detto di fare. È male aiutare della gente in difficoltà? È male guarire una contadina? Oh solo i medici possono fare miracoli? Si guardi allo specchio e si flagelli padre, lei non è degno della tonaca che indossa.”
Padre Leonard sussurrò “Non era mia intenzione farti venire al rogo”
“Non era sua intenzione!” esclamò Roxane furibonda “Ipocrita”
Padre Leonard sospirò e si girò verso la folla. Dove erano appena arrivati i tre re, il re di Italiud, il re di Helios e il re di Germanium. Il primo, dando uno strattone alle redini del suo cavallo bianco, avanzò con passo fiero e altezzoso, l’elmo a forma di testa d’unicorno nero. Si diede un’occhiata intorno e poi si tolse l’elmo. Aveva folti capelli castano scuro e occhi viola. Ed aveva appena diciassette anni.
“Domandagli quali sono le nazioni che soccomberanno”
“Hai sentito cosa ha detto Stefanius, re di Italiud?” domandò Padre Leonard “Quali sono le nazioni che soccomberanno?”
“Perché rovinarvi la sorpresa?” rispose Roxane sarcastica e poi spirò.
Il prete gettò la sua papalina nel rogo, carico di rabbia. La folla si allontanò, soddisfatta e al contempo sconcertata, i tre re cavalcarono verso le loro rispettive case. Il rogo inghiottì con il suo fuoco purificatore e distruttore il corpo martoriato della donna incinta.
E il mistero della sua profezia aleggiò per molto tempo.
Alcuni anni dopo nella reggia del re Lycid, Stato di Helios
Un silenzio attonito aleggiò nella grande stanza degli Arazzi, dove era situata la Sala del Trono. Lycid, il re di Helios, un uomo dai capelli biondi e una leggera barbetta fissò incredulo il messaggero del medico, appena arrivato.
“Ne siete sicuro?” domandò Lycid
L’uomo annuì “Sì, mio signore”
Il re prese il bastone di rubino, simbolo del potere della sua casata, e lo sbattè tre volte sul pavimento. I servitori e le guardie lo presero come un segno che il re volesse stare solo. Con fare discreto tutti lasciarono la stanza. Il consigliere si fermò e disse “Mio signore..”
“Vattene” urlò Lycid in tono deciso “E dai disposizione a che nessuno osi disturbarmi”
Il consigliere sussultò e chiuse la porta. Una volta restati soli, Lycid strappò il foglio dalle mani del nunzio. I suoi occhi saettarono di qua e di là, cercando di trovare una soluzione all’incubo in cui era piombato. Il messaggero aspettò per un po’ e poi intervenne “Abbiamo fatto le analisi tre volte, mio sire”
“Rifatele un’altra volta” ordinò Lycid furioso “La scienza fa passi da gigante o sbaglio?”
Henry scosse la testa e cercò di farlo ragionare “Neanche rifacendole un milione di volte, il risultato cambierebbe. Sua figlia porta in grembo due bambini della Giada del Crepuscolo. Mi dispiace”
Lycid si appoggiò sul trono, stanco. Non ci voleva credere, non poteva crederci che Cleopatrium, la sua secondogenita e unica figlia ancora in vita, portasse in grembo i bambini della profezia. Non doveva succedere, non dopo la morte di Myriam, la sua primogenita.
La profezia era stata pronunciata da una donna condannata al rogo, molti anni prima, ai tempi del suo insediamento al trono, molto tempo prima che conoscesse sua moglie. Nella profezia Roxane Ecatius, ultima strega esistente,  annunciava la nascita di due bambini dagli occhi color Giada del Crepuscolo e due nazioni che sarebbero crollate sotto battaglie cruente e colpi di stato. Per molti anni Lycid aveva consultato decine e decine di saggi, provenienti da Italiud e Astrix, per cercare di scoprire altri dettagli nascosti,  ma aveva scoperto solo che uno dei bambini avrebbe distrutto la pace e che entrambi potevano uccidere con un solo sguardo. E null’altro.
“La profezia può avere diverse interpretazioni”
“Robertium, suo marito, è stato informato?” lo interruppe il re “Sa della gravidanza?”
Henry scosse la testa “Abbiamo rispettato la sua volontà di non dire nulla. Per il momento il segreto è salvo”
Lycid annuì e poi fece cenno al nunzio di congedarsi. Henry s’inchinò rispettosamente e chiuse la grande porta di castagno. Non appena fu solo, il re non poté più trattenere le lacrime.
Aveva affrontato mille battaglie, ucciso un milione di nemici, senza nemmeno avere pietà per loro, ma mai avrebbe immaginato che la profezia avrebbe toccato la propria casata. Alzò la testa e il suo sguardo si fissò sul ritratto di una giovane donna, vestita con un abito di damasco rosso e pizzo nero. Sua moglie, Sybilla, principessa della regione di Sicilium, in Italiud, morta sette anni prima per complicanze del parto. Era morta lei ed era morto il bambino. Raphael, l’agognato erede.
“Mia dolce Sybilla, che male abbiamo fatto per meritarci tale sventura?”
Nessuna risposta provenne dal ritratto. Lycid socchiuse gli occhi, il cuore gonfio di tristezza. Cleopatrium sarebbe diventata la madre dei bambini della profezia.
Sapeva a cosa sua figlia andava incontro?
Sapeva che i suoi figli potevano essere un’arma a doppio taglio per la sopravvivenza dell’Europa?
 
Pregò Dio affinché sua figlia non venisse uccisa il giorno del parto. E si maledì per il giorno in cui aveva dato in sposa la figlia al re di Italiud. E il crepuscolo avanzava.
Nove mesi dopo…
“Principessa, un altro sforzo” la incoraggiò l’ancella, stringendole la mano destra “State andando benissimo”
“Clio non dire cavolate” urlò la principessa con il fiatone “Fate finire tutto”
“Principessa, faccia bei respiri e spinga più forte che può” le ordinò il dottore flemmatico “I bambini sono in posizione e vedo anche la testa”
Cleopatrium strinse ancora più forte la mano della sua ancella e spinse. Gettò la testa all’indietro e i suoi occhi incontrarono quelli della madre Sybilla. Le mancava.
“Secondo me abbiamo fatto male ad assecondare il re” borbottò il medico alla sua assistente “Non fa affatto bene alla partoriente stare qui”
“Voleva che la figlia fosse insieme alla madre” rispose l’infermiera “Non può biasimarlo”
Il dottore sbuffò e si apprestò a fare il suo lavoro. Con non poche difficoltà tirò fuori uno splendido bambino dai capelli neri e gli occhi chiusi. Il nuovo arrivato strillò prepotente, deciso a far sapere a tutti che lui era appena arrivato. L’infermiera tagliò il cordone ombelicale con delle speciali forbici e lo avvolse in una coperta. Il bambino venne preso da Clio, la quale lo mostrò a Cleopatrium. La principessa ebbe appena il tempo di dare un bacio e poi il medico affermò “Principessa un’altra spinta”
La ragazza digrignò i denti e poi anche il secondo bambino nacque. Cleopatrium diede un sorriso di trionfo al ritratto della madre e poi chiuse gli occhi, esausta ma felice. Il medico si sporse a guardare gli occhi e sospirò. Alla fine i loro timori si erano rilevati fondati.
Quale tra i due bambini avrebbe distrutto la pace? Al momento era due angeli del Paradiso, a cui era stata data una missione infernale.
                                                                          *
Intanto che sua moglie stava partorendo, Robertium stava aspettando insieme a Jacos, suo fratello maggiore e Gran Duca del Giglio Azzurro nella regione di Toscaxius.
“Così tanto ci vuole a partorire?”
“Cristo santo, Robertium, stanno per nascere i tuoi figli!” esclamò Jacos esasperato “Gli eredi delle regioni di Italiud! “
“Se vuoi, li puoi adottare” rispose Robertium in tono sprezzante “A quanto so, tua moglie Persephonie  è sterile”
Jacos lo fulminò con lo sguardo ma non replicò. Nonostante lui fosse più grande di  cinque anni, Robertium aveva ricevuto dal padre il regno di Italiud, mentre a lui era toccato il Grande Ducato del Giglio Azzurro nella regione indipendente di Toscaxius. Fin da bambino, Robertium era stato un essere superbo, una persona a cui interessava solo il potere e i soldi. Nulla poteva ostacolare la sua sete di conquista. Si affermava che con la vecchiaia si acquistasse maturità, ma Robertium diventava ogni giorno più crudele ed egocentrico.
“Nostro padre ha sbagliato a darti il Gran Ducato” borbottò maligno.
“Come ha sbagliato a darti il regno di Italiud a te” rispose Jacos irritato “Hai sposato una perla di principessa e a te importa solo di te stesso. Mamma sarebbe disgustata”
“Mamma è sepolta tre metri sotto terra” ribatté Robertium cinico “I morti non sono disgustati”
Il Gran Duca del Giglio Azzurro si scompigliò i capelli rossicci e troncò la discussione. La sua testa si girò verso la porta, verso la stanza dove la bella Cleopatrium stava per diventare madre. Nonostante fosse sposato con Persephonie, la principessa di Grecix, il suo cuore era appartenuto sempre a Cleopatrium, fin dal primo momento in cui si erano conosciuti nel parco della reggia, al tempo in cui lui aveva ventuno anni e lei solo tredici anni. Lei gli aveva sorriso e lui aveva perso due battiti.
Un leggero scricchiolio interruppe i pensieri dei due uomini e il medico di corte annunciò felice “Sire, i bambini sono nati”
“Finalmente” esclamò Robertium seccato “Dopo tanto tempo, si è degnata di darmi degli eredi”
Il medico e Jacos si scambiarono un’occhiata perplessa e scortarono il re nella grande stanza degli Arazzi. Cleopatrium era adagiata su morbidi cuscini, i capelli neri con riflessi blu sparpagliati. Aveva i seni denudati e stava allattando i figli. Il suo sorriso stanco si estese agli occhi viola.
“Ciao”
“Fammi vedere i miei figli” le ordinò brusco.
Cleopatrium si mordicchiò il labbro e con fare delicato passò il primo bambino al marito. Robertium lo valutò, lo mise a testa in giù e disse “Un po’ gracile, ma con il duro lavoro lo temprerò a mia immagine e somiglianza”
A quelle parole Jacos alzò gli occhi ma non si arrischiò a parlare. Cleopatrium gli sorrise e lui si beò di quel sorriso. Diciannove anni e una saggezza non comune. Non si meritava un rozzo come suo fratello.
“Come mai non aprono gli occhi?” domandò brusco Robertium “Sono forse nati ciechi?”
  Il medico si sporse a prendere i bambini e cercò di spiegare “No, mio sire, ma hanno appena fatto la prima poppata e sono stanchi”
“I miei figli non sono mai stanchi” rispose il re di Italiud “Falli svegliare”
Il dottor Asclexius diede una sculacciata ad entrambi e i bambini spalancarono gli occhi. Occhi color Giada del Crepuscolo. Robertium arretrò spaventato, finendo contro una vetrinetta. La profezia si stava avverando. Le sue guardie reali si affrettarono ad aiutarlo e con urlo disse “Uccidetela”
“Ma sire è la vostra consorte”
“Non è la mia consorte, è una strega” ringhiò il re di Italiud “Ha partorito i bambini della Giada del Crepuscolo. Mi vuole morto, vuole le nazioni che soccombono”
“Non possiamo…”
“Lo farete, altrimenti vi faccio uccidere tutti” sbraitò Robertium “Uccidetela!”
A malincuore le guardie sguainarono le loro lunghe spade e si avvicinarono al letto. Cleopatrium combattè più coraggiosamente che poté, ma quando si rese conto che non c’era nulla da fare diede i bambini a Jacos “Prenditi cura di loro”
“Come si chiamano?” domandò Jacos, sovrastando gli strilli dei bambini spaventati.
“Si chiamano Simon e Crysad”
“Sono dei nomi bellissimi” rispose Jacos emozionato.
“Avrei voluto che fossi tu il padre” poi un solo colpo, mortale, al cuore, pose fine alla vita della principessa. Nel viso il sorriso di una neo-mamma. Subito dopo, la porta della grande stanza degli Arazzi venne spalancata ed entrò Lycid. Il re di Helios si precipitò dalla figlia e la strinse a sé. 
“Cleopatrium figlia mia”
Robertium gli rivolse un sorriso sprezzante e poi uscì dalla reggia, indisturbato. Le guardie reali erano troppo sconvolte dalla morte della principessa, per incominciare una battaglia cruenta e che molto probabilmente non avrebbe portato nessun vantaggio, se no più morte e dolore. Lycid rimase per un tempo interminabile a piangere e poi ordinò a Jacos “Porta Crysad al vecchio monastero dell’Ordine dei Medici, nella città di Fyrenze”
“E Simon?”
“Simon” affermò Lycid “Lo manderò nella scuola degli anarchici”
Il Gran Duca del Giglio Azzurro s’inchinò e con fare discreto uscì dal palazzo. Con il sole che tramontava, Jacos cavalcò in direzione di Toscaxius. Lycid lo osservò Simon con dolore e orgoglio “Tu un giorno mi renderai orgoglioso”
Ma il bimbo gli rispose con un sorriso.
Ad osservarli c’era Cleopatrium e un ritratto muto. Chissà cosa il futuro avrebbe riservato a Simon e Crysad. Il re di Helios chiuse la porta alle spalle e promise vendetta contro Robertium.

                                                                                                             Fine.
 
  
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