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Autore: miseichan    27/11/2013    8 recensioni
"A volte il cuore vede cose che sono invisibili agli occhi."
Raccolta di one-shot sui primi incontri: casuali, voluti, pensati o mai sperati.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Punti di vista

 

_Complementari

 

Arricchiamoci delle nostre reciproche differenze.

 

 

Un tipo si stava sbracciando verso di lei. 
Sì, ne era abbastanza sicura: tre tavoli, dieci sedie e due divanetti più in là, un ragazzo le stava facendo segno di raggiungerlo. Con convinzione. 
Letizia assottigliò lo sguardo, guardandolo meglio: biondo, giacca e cravatta, decisamente attraente. Uno così se lo sarebbe ricordato, poco ma sicuro. 
Probabilmente non ce l’aveva con lei, ecco tutto. Forse...
“Letizia!”
Eh, no. Se la chiamava anche per nome le smontava il discorso. 
Avanzò decisa, raggiungendolo in pochi passi e fermandosi davanti al suo tavolino:
“Ci conosciamo?” 
Lui si alzò, un sorriso smagliante e una mano tesa nella sua direzione:
“Luca, molto piacere.”
“Come sai il mio nome?” incalzò lei, stringendogli frettolosamente la mano.
“La domanda giusta dovrebbe essere: perché tu non conoscevi il mio?
Letizia sbuffò, arretrando leggermente: 
“Non mi piacciono questi giochetti.” borbottò “E poi devo andare: sto aspettando un’amica che, spero vivamente, a momenti sarà qui.”
“No.”
“No, cosa?”
“Non arriverà.”
Prima ancora che lei potesse anche solo aprir bocca, Luca continuò:
“Le ho gentilmente chiesto di lasciare che fossi io a offrirti qualcosa da bere.”
“Hai... hai corrotto Camilla?”
“Non parlerei proprio di corruzione.” nicchiò lui “Persuasione?”
“Non è divertente.”
“Il tuo nome non ti si addice molto, sai?”
Letizia aggrottò le sopracciglia, guardandolo in cagnesco:
“Prego?”
“Mi stai rendendo le cose piuttosto difficili.”
“Non ti conosco!” s’infiammò lei, scostando bruscamente la sedia e prendendo posto di fronte a Luca “Cosa pretendi? Che ignori l’assenza della mia amica e resti qui con te, perfetto sconosciuto, a...”
“... bere qualcosa in questa fredda giornata di fine novembre?” sorrise ancora lui, tornando a sedersi con tranquillità “Sì, in effetti il piano era proprio quello.”
“E’ un piano che fa buchi da parecchie parti, ne sei consapevole?”
“Ti piace la cioccolata calda?”
Letizia sospirò, aprendo con un gesto stanco il cappotto e sciogliendo la sciarpa:
“Ignorare le mie domande e porne altre è controproducente.”
“Ti piace la cioccolata calda?”
“Anche ripetere la domanda non vedo a cosa possa portare.”
“Ti piace la cioccolata calda?”
“Sì!” sbottò alla fine lei, senza riuscire a trattenere un sorrisetto “Sì, mi piace.”
“Bene.” annuì Luca, sfregandosi le mani “Perché ne ho già ordinate due.”
“Eri talmente sicuro di te da non prendere neanche in considerazione un mio rifiuto?”
Luca scosse la testa, arricciando divertito le labbra.
“Cosa?” 
“E’ una domanda trabocchetto. Voi ragazze vi divertite un mondo a farne, vero?”
“Non è una domanda trabocchetto!”
“Oh, sì che lo è. E non ho minimamente intenzione di risponderti.”
Un cameriere si avvicinò al tavolo, vi poggiò due enormi tazze fumanti e se ne andò, silenzioso come era arrivato. 
“Se è per questo non hai ancora risposto nemmeno alla mia prima domanda.” mormorò Letizia, cominciando lentamente a girare la cioccolata con il cucchiaino. 
“Al momento non ricordo...”
“Ci conosciamo?” ripeté lei, interrompendolo sul nascere “C’è un motivo, un qualsiasi motivo, per cui sto bevendo con te una cioccolata?”
“Mi piaci.”
Letizia sollevò di scatto lo sguardo, fissandolo in quello di Luca. 
Aveva gli occhi neri, notò. Neri e inaspettatamente sinceri. 
“Ti piaccio?”
“Da due, tre settimane, sì.”
“Due o tre?” insisté lei, cercando disperatamente di prendere tempo per metabolizzare la situazione.
“Non ho contato i giorni.” sorrise, per la prima volta impacciato, lui. 
“Non ti conosco.”
“Siamo tornati al punto di partenza?”
Letizia scosse la testa, sbriciolando nella tazza un biscotto secco a forma di stella:
“E’ un punto fondamentale che tu ti ostini ad ignorare.” spiegò, senza distogliere lo sguardo da quello del ragazzo “Ti ho già incontrato? Ti ho quasi investito? Frequentiamo qualche corso assieme? Conosci intimamente Camilla? Insomma, come diavolo è possibile che tu conosca me, quando io non ho la più pallida idea di chi tu sia?”
Luca bevve un minuscolo sorso di cioccolata, ustionandosi quasi sicuramente la lingua, prima di decidersi a rispondere:
“Ci siamo incrociati diverse volte. Martedì scorso stavi per ruzzolare giù dalle scale della biblioteca, quando ti ho afferrata per il lembo della giacca. Mi hai ringraziato, ti sei scusata e sei corsa via senza degnarmi di uno sguardo. No, non abbiamo corsi in comune perché io sono all’ultimo anno di giurisprudenza e tu, se non mi sbaglio, studi qualcosa che ha a che fare con le molecole, o con gli atomi...” s’interruppe, carezzandosi confuso una barbetta invisibile “Qualsiasi cosa sia, comunque, la studi nel palazzo adiacente alla mia facoltà.”
Letizia inclinò il capo, osservandolo mentre scioglieva il nodo della cravatta e sbottonava i primi due bottoni della camicia bianca. Lui prese un bel respiro prima di mormorare:
“Hai intenzione di dire qualcosa o...”
“Chimica molecolare.” 
“Oh.”
“Studio chimica molecolare.” sorrise incerta Letizia “E ancora grazie per avermi evitato quella brutta caduta, davvero.”
“Non c’è di che.”
“Così ti piaccio.”
“Già.”
Letizia annuì, portando la tazza alle labbra:
“Non mi piacciono gli avvocati.”
“Gli avvocati in generale o me in particolare?” ghignò incerto Luca, inumidendosi le labbra.
“Avrei dovuto capirlo.”
“Che mi piacevi?”
“Che sei un avvocato.” precisò lei, ignorandolo “Gli indizi c’erano, e anche parecchi. La tua parlantina sciolta. Il completo. Il modo in cui eviti le domande che non ti fanno comodo. Il completo. La semplicità con cui cambi discorso, rigirandolo come meglio ti conviene.”
“Cos’hai contro il mio completo?”
“Perché dovrei avere qualcosa contro il tuo completo?”
“Lo hai nominato due volte.” ridacchiò Luca “O non lo sopporti proprio, o ti piace davvero tanto.”
“Non mi piacciono i completi in generale.” borbottò Letizia, fulminandolo “Mi ricordano gente spocchiosa, sfrontata e...”
“Non sono spocchioso.”
“Sfrontato, invece, sì?” sorrise lei, inarcando un sopracciglio.
“Non c’è nulla di male a essere sfrontati. E in più il completo mi sta da favola.”
“Non capisco.”
Il sorriso svanì lentamente dalle labbra di Luca, un velo di incertezza a prenderne il posto:
“Cosa?” sussurrò, rubandole un biscottino “E’ vero che il completo mi sta da favola.”
“Perché io ti piaccio.” mugugnò Letizia “Non capisco perché io ti piaccio.”
“Sai,” sussurrò lui, tormentando un fazzoletto con le dita “la questione del piacere è molto particolare. Non è che si possa spiegare, controllare o altro. Non posso...”
“Lo sai che siamo diversi, vero?”
“No.” si adombrò Luca “Non lo so. Siamo diversi?”
“Oh, per l’amor del cielo! Cosa ti frulla per la testa?”
“Al momento? Cercavo di capire per quanto ancora riuscirò a trattenere la pipì.”
Letizia scoppiò a ridere, la cioccolata che rischiava di fuoriuscire dalla tazza:
“Ma vai in bagno, idiota che non sei altro!”
“No.”
“Luca! Vai in bagno. Prometto di essere ancora qui al tuo ritorno.” ridacchiò lei.
“No. Voglio prima capire perché siamo diversi.”
“Ed è più importante di fare la pipì?”
“Assolutamente.”
Letizia represse un sorriso, senza tuttavia decidersi a parlare.
“O almeno lo sarà per altri dieci minuti, più o meno. Se tu fossi così gentile da...”
“Ci esprimiamo in maniera diversa.”
“Scusa?”
“Tu sei tutto affettato, preciso, con tutti i tuoi bei paroloni importanti e io... ti rendi conto che da quando siamo qui non hai detto neanche una parolaccia? Hai idea di quanto io mi sia sforzata per non imprecarti contro dall’inizio alla fine?”
“Obiezione.”
“A cosa?”
“Tesi inutile, non confacente al discorso.”
“Ovvero?” chiese Letizia, poggiando i gomiti sul tavolo e sporgendosi verso di lui.
“Sono tutte cazzate.” rispose placidamente Luca, sporgendosi a sua volta.
Letizia sussultò, facendo per allontanarsi, ma la mano dell’altro la bloccò, stringendole appena il polso. 
“Poi?” sussurrò Luca “Non dirmi che hai già esaurito le argomentazioni.”
“Indossi completi.”
“Abbiamo già vagliato questo punto, o sbaglio?”
“Sei elegante.” rincarò lei “Per me, la mattina, è già tanto ricordarmi di non indossare gli slip sopra i jeans.”
“Mmm.”
“Cosa?”
“Cercavo di immaginarti con gli slip in bella vista.” sorrise Luca, l’espressione concentrata mentre le sfiorava la mano con le dita “Saresti sexy comunque, temo. Anche di più.”
Letizia osservò quelle dita che si intrecciavano con le sue, chiedendosi in quale punto della conversazione avessero superato la linea del non ritorno. 
Era già troppo tardi?
“Prossima argomentazione?”
Letizia sorrise, godendo di quel calore inatteso.
“Non ci intoniamo.”
“Questa non l’ho capita.”
“Tu sei biondo, io rossa. Non ci intoniamo.”
“A me, però, piacciono le rosse. Significa che non mi intonerò mai?”
“No.” annuì Letizia “Dovresti scegliertene una bruna. Al massimo castana.”
“Preferisco non intonarmi.” 
Probabilmente sì, era già troppo tardi. 
“Non dovevi fare pipì?”
“Solo quando avrai finito di sparare cazzate per non uscire con me.”
“Ti stai sforzando, vero? Il  tuo corpo rigetta le parolacce, si vede.”
“Esci con me?”
“Quindi questo non era un appuntamento?”
“No. Era un pre-appuntamento.”
“Interessante.”
“Letizia.”
“E se non mi fossi seduta?”
“Letizia.”
“Se, molto più semplicemente, mi fossi girata dall’altra parte?”
“Non lo hai fatto.”
“Certo che no, c’era la cioccolata calda.”
Luca alzò gli occhi al cielo, attirandola un po’ più vicino:
“Ti sei seduta quando ancora non sapevi della cioccolata calda.”
“Certo.”
“Certo?”
“Certo, c’era un fustaccio biondo con un completo che gli sta da favola che mi faceva gli occhi dolci.”
“Uscirai con questo fustaccio?”
“Non ne sono sicura.” mormorò Letizia, come confidandogli un segreto “Siamo diversi, sai, e lui finge che non importi.”
“Perché non importa per davvero.”
“Ci sono buone, che dico, ottime possibilità di vederla diversamente su quasi ogni cosa.”
“Quindi?”
“Immagini le discussioni? I litigi?” sospirò lei “Sono un tipo che urla, io.”
“Mi piacciono le discussioni.”
“Disse il futuro avvocato.”
“Senza ci si annoierebbe, non trovi? Pensa se fossimo sempre d’accordo: di cosa potremmo mai parlare?”
“E la tua soluzione è chiedere di uscire al tipo di ragazza più diverso da te che trovi.”
“Non più diverso: complementare.”
Letizia s’imbronciò, abbassando lo sguardo sulle loro dita intrecciate. 
“Non puoi dire cose del genere.”
“Senti, potremo continuare a discuterne quanto vuoi, va bene? Sviscerare la questione e parlarne, e parlarne, finché...”
“Va bene.”
“Non interrompermi sempre, per la miseria. Rischio di perdere il filo e... va bene?”
“Va bene, esco con te.”
“Davvero?”
“Sì. Mi hai stordita con la tua parlantina.” sorrise Letizia, mentre lo stupore sul viso di lui si trasformava in gioia. 
“Ora puoi andare in bagno.” mormorò, facendo per lasciargli la mano.
“Non cambierai idea?” domandò a sua volta lui, senza lasciarla andare.
“Non nell’immediato.”
“Non nell’immediato.” ripeté soddisfatto Luca, allontanandosi dal tavolo in retromarcia. 
Prima di sparire nel corridoio le fece l’occhiolino, sillabando senza voce:
Complementari.

 

§








 

 

   
 
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