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Autore: Northern Isa    27/11/2013    1 recensioni
Inghilterra, XI secolo. Una terra di cavalieri e stregoni dominata da re Ethelred l'Impreparato, sopravvissuta alle incursioni vichinghe, si appresta ora a vivere un periodo di pace.
Nonostante la tregua, l'equilibrio tra maghi e Babbani è sempre più instabile, non tutti i Fondatori di Hogwarts condividono l'operato del sovrano e c'è chi auspica un dominio dei maghi sull'Inghilterra. Una nuova minaccia è alle porte: Sweyn Barbaforcuta e i suoi Danesi sono ancora temibili, e questa volta hanno un esercito di Creature Magiche dalla loro. Roderick Ravenclaw, nipote della celebre Rowena, farà presto i conti con quella minaccia. Ma scoprirà anche che il pericolo maggiore per lui proviene dal suo passato.
[Questa storia partecipa al contest "Gary Stu, noi ti amiamo" di Santa Vio da Petralcina]
Genere: Angst, Guerra, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Corvonero, Godric, Nuovo, personaggio, Priscilla, Corvonero, Salazar, Serpeverde, Serpeverde, Tassorosso, Tosca, Tassorosso
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Capitolo 5


I primi mesi trascorsi a Hogwarts furono per i nuovi allievi tanto interessanti quanto lo era stato il primo giorno di lezione. Ogni cosa esercitava sugli studenti del primo anno un fascino irresistibile, e ciò valeva anche per Lamia e Roderick, che conoscevano la scuola meglio e da prima degli altri.
Man mano che le lezioni si susseguivano, i ragazzi avevano approfondito la conoscenza con i quattro Fondatori: Lord Gryffindor insegnava, oltre a Cura delle Creature Magiche, Difesa contro le Arti Oscure e, per gli allievi più grandi che richiedevano conoscenze approfondite, Aritmanzia. Lord Slytherin era il maestro di Storia della Magia, Incantesimi e, per chi lo voleva, Divinazione. Lady Hufflepuff istruiva gli allievi in Trasfigurazione, Erbologia e Antiche Rune a scelta degli studenti più grande. Similmente, la materia facoltativa insegnata da Lady Ravenclaw era Volo, mentre le sue lezioni di Pozioni e Astronomia erano obbligatorie per tutti.
Fin da subito, Roderick aveva mostrato di prediligere le materie insegnate da Lord Slytherin, anche se non sapeva se ciò fosse dovuto al fascino che il maestro esercitava su di lui o a una inclinazione personale.
Quella mattina, il giovane Ravenclaw era seduto al familiare tavolo della Sala Grande, attorniato da Lamia, Baldric, Brayden e dai gemelli Uchelgais. Tutti e sei stavano pregustando la fine della settimana scolastica, annunciata fin dalle prime ore dell’alba da un bel sole dorato dopo un’intera settimana di pioggia.
«Dovremo anche studiare ed estrarre il succo dalle rose di Lady Hufflepuff» puntualizzò Lamia, storcendo il naso.
«Nonché scrivere la ricerca su non so quale creatura oscura per Lord Gryffindor» le fece eco Alef.
I sei allievi di Lord Slytherin si scambiarono l’un l’altro occhiate eloquenti, dopodiché scoppiarono contemporaneamente in una fragorosa risata che fece guadagnare loro le occhiate stranite dei compagni agli altri tavoli.
Non appena ebbero preso fiato, i ragazzi terminarono la colazione e, borsa in spalla, si apprestarono per dirigersi verso l’aula di Incantesimi per due ore di lezione con il loro Capocasa. Roderick aveva appena spinto la panca di legno per alzarsi, quando gli venne incontro quella ragazzina dai lunghi e piatti capelli castani e dall’aria slavata che vedeva spesso in compagnia di sua zia.
«Roderick Ravenclaw?» domandò timidamente, accennando un inchino nella direzione del ragazzo.
Questi lanciò delle occhiate ironiche ai suoi amici prima di annuire.
«Lady Ravenclaw desidera vedervi. Vi sta aspettando nella torre ovest» disse la ragazzina tutto d’un fiato.
Roderick storse il naso: credeva di essere stato chiaro con sua zia sul fatto che non voleva che a scuola calcasse sulla loro parentela, specialmente davanti ai suoi compagni.
«Adesso ho lezione di Incantesimi. Puoi dire a Lady Ravenclaw che la raggiungerò più tardi.»
Con quelle parole, Roderick si mise la borsa a tracolla e fece per allontanarsi.
«Mi dispiace.»
Roderick fu costretto a fermarsi e con occhi sgranati notò che la ragazzina lo stava trattenendo per un braccio. Lei era arrossita violentemente e teneva lo sguardo scrupolosamente puntato verso il basso, nel determinato tentativo di evitare gli occhi di lui.
«Mi dispiace» ripeté l’allieva di Rowena. «Non è possibile. La mia Capocasa mi ha detto che avrei dovuto insistere perché è una questione della massima importanza. Ha detto che Lord Slytherin può aspettare e che, se del caso, sarà lei a scusarti con lui.»
Roderick, sempre più sorpreso, si accorse di non avere altra scelta. Salutò gli amici con la richiesta di tenergli un posto accanto a loro nell’aula di Incantesimi e si avviò dietro la ragazzina bruna. Conosceva bene la strada più breve per arrivare nella torre ovest, ma, con aria diabolicamente divertita, incedeva alle sue spalle. Se lei doveva essere la sua guida, che si godesse il momento. Dal canto suo, la brunetta camminava con piccoli passi rapidi e nervosi, in silenzio. Roderick immaginò che, se avesse potuto vedere il suo viso, vi avrebbe letto lo stesso disagio che aveva intravisto quando lei l’aveva trattenuto, il che lo divertiva molto. Ma anche quella piccola soddisfazione ben presto svanì; al sesto corridoio, dopo tre rampe di scale, ne aveva già abbastanza di quel silenzio.
«Come ti chiami?»
La ragazzina non rispose subito, continuando imperterrita ad avanzare, ma, quando lo fece, la sua voce risultò particolarmente flebile.
«Abigail Preshy.»
«E da dove vieni, Abbie?» continuò Roderick, affondando le mani nelle tasche della sua palandrana. Notò che le spalle della ragazzina venivano scosse da un tremito e sorrise compiaciuto. In quel momento si rese conto di essere dispettoso tanto quanto Lamia.
«Sono originaria del Derbishire. Provengo da una famiglia di Babbani.»
Quando Abigail si accorse che il rumore di passi del suo accompagnatore si era interrotto, si fermò a sua volta e si voltò.
«Tutti Babbani? Davvero? E da dove credi di aver preso i tuoi poteri?»
Abigail si strinse nelle spalle e rispose con noncuranza:
«Non lo so. Un giorno ho scoperto di poter fare magie, tutto qui. Qualche tempo dopo abbiamo ricevuto la visita di Lady Ravenclaw, che si è premurata di venirmi a conoscere di persona e mi ha chiesto di diventare una sua allieva. Ne siamo stati tutti molto onorati: vostra zia è molto conosciuta e stimata anche tra chi non appartiene al mondo magico.»
Roderick soppesò le sue parole per qualche attimo e la guardò incuriosito, come se quella ragazzina scialba fosse stata l’ultima Creatura Magica mostrata da Lord Gryffindor agli allievi del primo anno.
Abigail evitava di incrociare lo sguardo di Roderick, ma nello stesso tempo non si decideva a riprendere il cammino verso le stanze di Lady Rowena.
«Mi sembra molto strano che i poteri magici si siano manifestati in una Babbana.»
«Non sono una Babbana, sono una strega» rispose pazientemente Abigail.
«Ma vieni da una famiglia di Babbani! Neanche una goccia di sangue magico nelle vene!» obiettò Roderick.
L’allieva di Lady Ravenclaw si strinse nuovamente nelle spalle.
«E allora?» Fece una pausa nella quale osò sollevare lo sguardo e scrutare in viso il suo interlocutore. «Lady Ravenclaw mi aveva avvisata che sarebbe potuto succedere.»
«Sarebbe potuto succedere che cosa?» domandò Roderick, con una vena di irritazione nella voce. Era stato lui a iniziare quella conversazione, avrebbe dovuto scorrere nel letto che aveva tracciato per essa. Aveva voluto prendersi gioco di quell’anonima ragazzina, invece era arrivato al punto da non riuscire a intendere dove volesse andare a parare. Era abituato ad ottenere dagli altri quello che voleva, stava sperimentando che non riuscirci risultava molto frustrante.
«Dopo che Lady Ravenclaw è venuta nella casa dei miei genitori per la prima volta per rivelarmi la mia vera natura, si è presentata per altre visite. È sempre stata così gentile con me, ascoltava sempre volentieri cosa avevo da dirle. Non vorrei sembrare irriverente nei suoi confronti, ma rischierò, giacché quello che sto per dire mi riscalda il cuore: Lady Ravenclaw ha dimostrato di tenere a me.»
Roderick strabuzzò gli occhi. Era ancora confuso, e l’irritazione in lui stava crescendo con la stessa rapidità della marea. Non aveva senso reagire in quel modo, lo sapeva, eppure si sentiva geloso di quella scialba ragazzina. Abigail continuò:
«Mi ha dato molti consigli e avvertimenti per affrontare al meglio il mio percorso di studi a Hogwarts. Mi ha detto che avrei potuto incontrare alcune persone convinte del fatto che una nata-Babbana non sarebbe stata degna di avere dei poteri magici, e che alcuni ci considerano poco più di uno scherzo della natura.» Inconsapevolmente, Roderick ripensò al suo primo giorno di scuola: sua zia si era alterata per via degli insegnamenti di Lord Slytherin, a suo dire razzisti. «Ma mi ha detto anche di non preoccuparmi perché, sotto la sua guida, un giorno sarei diventata più potente di tutti loro messi insieme.»
Quando Abigail tacque, le sue gote erano colorate di soddisfazione. Visto che Roderick non riusciva a trovare nulla da ribattere, la strega girò sui tacchi e riprese a incedere verso la torre ovest. Il giovane Ravenclaw non aprì bocca finché non furono arrivati davanti alla porta che conduceva agli alloggi di sua zia. Lì Abigail accennò un secondo timido inchino e scomparve lungo la scala a chiocciola.
Roderick rimase a osservare per qualche istante il punto in cui la ragazza era appena scomparsa, poi la voce di sua zia che lo invitava ad entrare lo riscosse. Spinse così l’uscio e si trovò in una stanza circolare molto simile a quella che aveva occupato prima di diventare un allievo di Lord Slytherin. Alte finestre a sesto acuto si aprivano sul muro di pietra a intervalli regolari, l’ultima di esse era sostituita da un’altra porta, Roderick sapeva che conduceva nella stanza da letto di Rowena. Un piccolo scrittoio di legno, sul cui piano si trovavano una pergamena spiegata e una boccetta di inchiostro blu con una penna di pavone, era addossato contro il muro e riceveva da ogni angolo la luce che filtrava dalle finestre. Due divani di legno lucido con la seduta e lo schienale imbottiti e ricoperti di raso color indaco erano posizionati uno di fronte all’altro, mentre un mosaico colorato occupava il pavimento tra loro. Rowena era seduta, dritta come un fuso, su uno dei due divani e indicava l’altro al nipote per invitarlo ad accomodarsi.
Roderick obbedì subito. Aveva smesso di pensare al dispetto causatogli dalla conversazione con Abigail e aveva iniziato a domandarsi cosa la Fondatrice avesse da dirgli di così urgente da non poter aspettare il termine della lezione di Incantesimi.
Rowena esitava, lisciandosi le pieghe dell’abito ricamato che indossava. Se avesse ignorato che sua zia era una donna molto sicura di sé, Roderick avrebbe detto che era a disagio.
«Bene, nipote» esordì la strega quando si decise finalmente a parlare. «Ti ho fatto chiamare perché ho preso una decisione molto importante e che desidero che tu conosca prima di tutti gli altri.»
Roderick sgranò gli occhi scuri, iniziando a preoccuparsi.
«Si tratta di qualcosa che mi riguarda?»
Rowena proruppe in una risata falsa.
«No, mio caro, non direttamente. Direi piuttosto che la decisione riguarda me.»
La strega esitò ancora e il ragazzo realizzò di non poter sopportare un’ulteriore pausa. Per un attimo fu tentato di balzare in piedi e gridarle di continuare, ma non si mosse dal divano che occupava.
Rowena sollevò su di lui uno sguardo luminoso e disse:
«Presto mi sposerò. Sai che frequentiamo la corte di re Ethelred…» Roderick visualizzò rapidamente la figura bassa, grassoccia e stempiata del sovrano, ma era rimasto così di sasso per via della notizia di sua zia da non preoccuparsi a chi si riferisse il “frequentiamo” che questa aveva pronunciato. «Conosciamo molti dignitari, certo, compreso l’arciduca Beauregard Bachelor. Te lo ricordi, non è vero? Bene, mi ha chiesto di sposarlo un mese fa. Non te l’ho detto prima perché ho voluto pensarci» si affrettò a giustificarsi Rowena, «ma ora credo di aver meditato abbastanza. È un uomo di classe e molto colto, e tra noi c’è stima reciproca. Saprà proteggerci.»
Rowena intrecciò le dita curate sul suo grembo, guardando il nipote come se fosse stata una bambina in attesa dell’approvazione del genitore.
Roderick ripercorse con la mente più volte la notizia appena ascoltata, ancora così sorpreso che non si sarebbe meravigliato se Pix fosse spuntato da sotto il divano per pizzicarlo e dirgli che era tutto uno scherzo. Dopo qualche istante però iniziò ad assimilare quanto udito. Di quei tempi, era piuttosto raro vedere una donna dell’età di sua zia senza marito, a meno che non fosse rimasta vedova. D’altra parte, lei non era una donna qualsiasi: era una delle streghe più potenti della loro epoca, non aveva esattamente bisogno di essere protetta, specialmente da un Babbano.
Roderick si grattò le tempie, pensieroso. Era stato un caso ascoltare prima il discorso di Abigail, e poi la notizia di sua zia? Era un fatto troppo curioso per poter credere che fosse una combinazione, ma non poteva essere altrimenti.
Il bambino sospirò e si dimenò un poco sul divano per prendere una posizione più comoda.
Nonostante le apparenze, non era Rowena a dover chiedere a lui il permesso di fare le cose, semmai il contrario. Se sua zia aveva deciso in quel modo dopo un mese di riflessioni, doveva essere sicura di quanto affermato, e lui era contento che avesse voluto renderlo partecipe prima di tutti gli altri.
«Congratulazioni, zia» disse quindi Roderick. «Se è questo quello che volete, sono molto felice per voi.»
Rowena gli rispose con un sorriso carico di gratitudine.
 
Prima di parlare con Roderick, Rowena era stata molto in ansia: come avrebbe preso la notizia delle sue nozze? Giungere alla conclusione che sposarsi sarebbe stata la cosa migliore aveva un po’ sorpreso anche lei, figuriamoci cosa avrebbe potuto provare suo nipote. Invece le cose erano andate nel migliore dei modi, la strega non avrebbe potuto sperare di meglio.
Rowena sapeva che parlare con Roderick sarebbe stato difficile, ma farlo con Salazar sarebbe stato anche peggio.
«Che cosa?» domandò infatti Lord Slytherin per la seconda volta.
Rowena sospirò e il suo respiro si addensò in nuvolette perlacee, che fluttuarono per un attimo sullo sfondo della pietra dei sotterranei del castello, per poi dissolversi. Era incredibile quanto facesse freddo in quella parte della scuola, nonostante il camino fosse acceso; niente a che vedere con l’esposizione della torre ovest, che riceveva fiotti di luce tiepida per tutto il pomeriggio.
«Perché ti comporti come se non ti importasse di quello che ho da dire?»
Rowena sollevò lo sguardo su Salazar e si accorse che era accigliato. Le sopracciglia scure erano aggrottate, le guance rasate erano scavate, gli occhi duri come il marmo.
Quando la strega gli aveva comunicato la notizia delle nozze, i cui preparativi erano già cominciati, inizialmente Salazar aveva riso. Poi, quando aveva compreso che la donna non stava scherzando, si era adombrato.
«Certo che mi importa…» sospirò ancora Rowena.
«E lo dimostri così? Comunicandomi la lieta novella a cose fatte?» domandò rabbiosamente il mago, irrigidendo le braccia lungo i fianchi.
«E allora?» domandò di rimando Rowena, alzando il tono ed ergendosi davanti a lui. «Avrei forse dovuto chiederti il permesso?»
«Non dire sciocchezze» sibilò nervosamente Salazar. «Ma almeno avresti potuto sperare che qualcuno ti facesse tornare la ragione! Sposare un Babbano… come ti è venuto in mente?»
«Fai pure come vuoi, ritienimi una sciocca. Non cambierò idea» si intestardì Rowena, puntando le mani sui fianchi.
Salazar chinò la testa e scosse i capelli color mogano.
«Non devo essere io a dirti che sei la persona più intelligente di questa dannata isola. Ma quello di sposare il marchese è un capriccio.»
«Arciduca» puntualizzò Rowena.
«Non ha importanza!» scandì Salazar, sgranando gli occhi e avvicinandosi a lei. «È pur sempre un Babbano, uno che non varrà mai niente in confronto a noi. Uno che è al seguito di un essere senza spina dorsale come re Ethelred!»
«Non iniziare con questa storia» lo redarguì la strega. «Conosco il contenuto della tua lezione di Storia della Magia su Salvia e non mi è piaciuto per niente.»
«So che hai riferito tutto a Godric e ho ricevuto la sua strigliata, grazie tante» rispose il mago, distogliendo lo sguardo e arricciando le labbra sottili in un’espressione beffarda.
«Perfetto, allora smettila di fare discorsi così anti-Babbani. Se non te ne fossi accorto, il nostro re è un Babbano, che ti piaccia o no, e lui regna benissimo senza bisogno della tua approvazione.»
Salazar sbuffò tutto il suo scetticismo e Rowena espirò, seccata.
«Non ti riconosco più, Rowena. In cosa ti sei trasformata, nella serva del re? È Ethelred che dovrebbe ringraziarci perché non spazziamo via lui e tutta la sua ridicola corte con un colpo di bacchetta. Un tempo la pensavi come me.»
«Non è vero!» ribatté la strega, piccata.
«Oh, sì che lo è. Sei sempre stata cauta e accorta nell’esporre le tue idee, questo te lo concedo. Ma non cercare di mentire a me, a me che ti conosco meglio di chiunque altro! Quella di sposare questo maledetto nobile è una sciocchezza, un capriccio, un’assurdità! E per quale ragione, poi?»
Rowena aggrottò le sopracciglia e tra di esse si formò una piccola ruga.
«E me lo chiedi? Secondo te, perché le persone si sposano?»
Il viso di Salazar era a un centimetro dal suo, tanto contratto quanto quello di lei. Avrebbe potuto mordere le nuvolette perlacee del suo fiato che si condensava.
Il mago distese i lineamenti, fece un passo all’indietro, si portò una mano alla fronte e scoppiò in una fragorosa risata che risuonò per tutti i sotterranei. Fortuna che la maggior parte dei suoi allievi erano via per le vacanze di Natale, pensò la strega.
«Tu? Sposare quel Bachelor per amore? Sei più falsa di Godric sui libri da quando si è improvvisato insegnante di Aritmanzia.»
Rowena rimase immobile, fremente di irritazione, incapace di rispondergli a tono. Tutto quello che fu in grado di fare fu accompagnare l’uscita del mago dai sotterranei con occhiate di fuoco.
Giunto sulla soglia, Salazar si fermò e si voltò a guardarla. Ogni traccia di ilarità era svanita dal suo volto.
«Sei fuori di testa, Rowena.»





NdA: In questo capitolo completo le informazioni sull’organizzazione delle lezioni scoperte nel quarto. Ho diviso le materie tra i quattro Fondatori, avendo cura di dare a ognuno due materie obbligatorie e una facoltativa (qui Volo diventa facoltativa perché secondo me nel Medioevo non era indispensabile saper cavalcare una scopa, per altro all’epoca le scope facevano ancora schifo). Alcune materie le vedevo cucite addosso a un Fondatore piuttosto che a un altro, come ad esempio Storia per Salazar e Trasfigurazione per Helga. Proprio perché queste due combinazioni sono state le prime a venirmi in mente, sono quelle che ho inserito subito nella FF (quarto capitolo). Non si insegna Babbanologia, e questo avviene per due ragioni. Innanzitutto perché la tredicesima materia mi sfasava la divisione (XD), e poi perché all’epoca Babbani e maghi convivevano piuttosto tranquillamente, quindi non si aveva bisogno di imparare una cosa che si aveva sotto gli occhi tutti i giorni.
Teoricamente, a ogni Casa corrisponde un elemento, e io l’ho tenuto presente solo in parte: a Ravenclaw corrisponde l’aria, così Rowena insegna Volo e Astronomia, a Hufflepuff corrisponde la terra, perciò Helga si dà all’Erbologia. Godric mi sa di un aitante cacciatore (*A*), perciò ce lo vedo bene a insegnare Cura. Per quanto riguarda le materie più importanti, probabilmente alcune delle mie scelte sembreranno bizzarre. Siamo abituati al responsabile dei Ravenclaw che insegna Incantesimi, quello degli Slytherin che insegna Pozioni e quella dei Gryffindor che insegna Trasfigurazione. L’unico abbinamento che ho lasciato intonso era quello Erbologia-Hufflepuff, per la ragione dell’elemento anzidetta. Per il resto ho mescolato un po’ le carte: Difesa doveva andare necessariamente al coraggioso Godric, ma Incantesimi e Pozioni sono invertiti. Olè.
Finalmente spiego chi era quella tizia slavata che Roderick vedeva spesso insieme a sua zia Rowena: si tratta di Abigail Preshy, laddove il cognome è una fusione di “precious” (=preziosa) e “shy” (=timida). Anche qui, la ragione che mi ha portato a darle questo cognome è che riprende due aspetti della sua personalità.
Giungiamo a un punto nodale: Rowena si sposa! E con un Babbano? Ebbene sì u.u Nel secondo capitolo, il rapporto/non-rapporto (qualunque cosa questo significhi) tra Rowena e Salazar è arrivato a un punto di non ritorno, inoltre lui le ha portato via Roderick, almeno secondo il punto di vista di lei. Per questa ragione, la strega si sente libera di sposarsi, anche se l’amore qui non c’entra: lei vuole una scusa per lasciarsi Salazar alle spalle e vuole un figlio. Fino a quel momento non ne aveva sentito l’esigenza perché aveva Roderick da accudire/istruire, ora invece questi è diventato allievo di Salazar e Rowena sente di averlo perso. Del resto lei è una strega dalle reazioni un po’ estreme, a questo punto dovrebbe essersi capito :P Essendo una strega molto bella e potente, era corteggiata da maghi quanto da Babbani, ma lei sceglie uno di loro. Più o meno consciamente, sapeva di essere a un livello inarrivabile per molti maghi suoi contemporanei (solo Salazar e Godric sarebbero stati alla sua altezza, ma col primo è andata come è andata, col secondo non c’era feeling u.u). Per questa ragione, Rowena ha risolto il problema alla radice, decidendo di sposare un Babbano. Era piuttosto sicura che la prole avrebbe ereditato i suoi poteri (i Ravenclaw erano Purosangue), inoltre il nobile da lei scelto era un arciduca, che secondo Wikipedia è uno dei titoli più alti in assoluto, perciò era pur sempre un notabile. Iniziali uguali per il nostro arciduca, Beauregard Bachelor: il cognome in inglese vuol dire “scapolo” (non per molto, pasticcino) e il nome non vuol dire niente ma era molto altisonante XD
   
 
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