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Autore: workinprogress    27/11/2013    5 recensioni
[Peeta Mellark] [Post-MJ] [One shot]
E così, a quanto pareva, il vecchio Peeta ritraeva Katniss, quando voleva esprimere il proprio amore.
Il nuovo Peeta aveva pensato a lungo a questa cosa, e alla fine si era chiuso a chiave in una stanza e aveva tirato fuori una tela immacolata. Non sapeva dove l'avrebbe portato questo tentativo, ma era una cosa che doveva provare.

[Buon compleanno, Deb!]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Growing back together'
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A Deb, che oggi è andata a vedere Catching Fire.
A Deb, che si è regalata la visione del filmone,
quindi non so se una storia potrà competere con quel regalo.
A Deb, che oggi compie gli anni.
Tanti auguri, cara!

Come in uno specchio


Peeta avrebbe voluto poter dipingere Katniss come una volta, lo avrebbe voluto sul serio.
C'erano decine di suoi vecchi quadri che la ritraevano in piedi di fronte alla vetrina della panetteria, seduta davanti a un banco di scuola, addormentata in una caverna rocciosa, intenta ad intrecciarsi i capelli, occupata nelle più normali delle azioni quotidiane.
Ma quei dipinti ormai appartenevano ad un passato che non riusciva più a sentire suo.
Avrebbe voluto capire cos'era che una volta lo spingeva a ritrarla con una tale frequenza, in situazioni che non avevano nulla di interessante né di particolare. Lo aveva chiesto a Delly, e lei, con la sua cauta franchezza, gli aveva detto che era stato l'amore. Erano lui e l'amore che provava a trovare interessanti quelle scene, a trovarle particolari.
E così, a quanto pareva, il vecchio Peeta ritraeva Katniss, quando voleva esprimere il proprio amore.
Il nuovo Peeta aveva pensato a lungo a questa cosa, e alla fine si era chiuso a chiave in una stanza e aveva tirato fuori una tela immacolata. Non sapeva dove l'avrebbe portato questo tentativo, ma era una cosa che doveva provare.
Aveva iniziato con qualcosa di semplice, anche dal punto di vista emotivo. Aveva scelto la cosa più rilassante a cui riusciva a pensare, un tramonto, e aveva deciso di ritrarlo alle spalle di Katniss. Pensava che l'idea di aggiungere questo particolare al quadro potesse mitigare eventuali influssi negativi e pensieri indesiderati, e lo lasciasse dipingere in pace.
Aveva cominciato a ritrarre Katniss con poche, decise pennellate.
Questo l'aveva stupito. Non aveva ancora recuperato il suo tocco, la sua abilità. Tutti i suoi tentativi prima di quel giorno avevano mostrato una certa dose di insicurezza, un lieve tremore nella mano che impugnava il pennello, dei tentennamenti che prima non c'erano.
Questa volta, invece, Peeta si era ritrovato a tracciare con una linea pulita l'ovale definito del suo volto, senza indugiare nemmeno nella scelta della giusta tonalità per la pelle. Sentiva che la sua mano sapeva perfettamente cosa stava facendo.
Da qualche parte, sepolta da strati di pensieri che Peeta non se la sentiva di affrontare, era ancora nascosta la sua indole artistica. Il pensiero aveva fatto affiorare un piccolo sorriso sul suo volto, e nel rilassarsi si era reso conto di quanto effettivamente fosse teso, lì seduto sul ciglio del suo sgabello, rigido come una lastra di pietra.
Aveva mosso di nuovo il pennello sulla tela, ascoltando il leggerissimo fruscio delle setole sul cotone bianco. Lo strumento si era lasciato dietro una scia di colore, e lui era rimasto a fissarla come affascinato. Il dottor Aurelius gli aveva consigliato di tornare a dipingere non appena se la fosse sentita, perché avrebbe potuto fargli solamente bene.
Segui il pennello con gli occhi, Peeta, gli aveva detto un giorno a Capitol City, mostrandogli lui stesso il movimento. Solo con gli occhi, non muovere la testa. Non ti senti meglio? Più tranquillo?
A quanto pareva era una tecnica terapeutica, e lui poteva utilizzarla in ogni momento di ansia o panico per provare a calmarsi.
Peeta aveva osservato la sua mano aggiungere al dipinto la prima traccia dei capelli scuri di Katniss, raccolti nella solita treccia. Le linee del suo pennello erano quelle di una mano che conosceva bene il volto che stava ritraendo.
Per ultimi aveva lasciato gli occhi e la bocca, per un motivo che gli era oscuro. Di solito una delle prime cose che raffigurava era proprio lo sguardo del soggetto, sul quale poi costruiva l'intero volto.
Questa volta però Peeta era restato a guardare la sua mano definire due occhi che non conosceva. Erano scuri, maligni, con una luce freddamente spietata congelata al loro interno. Poi aveva tracciato la bocca, piegata in una crudele curva rossa come il sangue, e improvvisamente Katniss si era trasformata nell'immagine che affiorava sempre troppo spesso nei suoi pensieri di ibridi e nei ricordi violenti.
Nonostante tutto, grazie alla tecnica di rilassamento Peeta era più calmo del solito, ed era in grado di osservare con animo più distaccato quello che riempiva la parte oscura della sua mente. L'ibrido Katniss lo fissava diabolico, immortalato sulla tela.
Era entrato nella propria camera ed aveva aperto il cassetto del comodino di sinistra. Sul fondo, come sempre, era appoggiata una foto solitaria. Peeta l'aveva presa ed era tornato nello studio, sullo sgabello davanti alla tela.
I ragazzi nella foto erano lui e Katniss. Era stata scattata al tempo del Tour della Vittoria, da uno dei tanti fotografi che si aggiravano intorno a loro come avvoltoi ad ogni occasione pubblica. Peeta non riusciva a ricordare in che Distretto fossero, e la cosa gli aveva fatto sentire un sapore amaro in bocca, quello del rimorso. Avrebbe voluto ricordare quell'occasione.
La foto era scura e un po' storta, come se fosse stata scattata di nascosto in un luogo e momento privi delle condizioni ideali. E probabilmente era proprio così.
Lui e Katniss erano appoggiati ad un muro, uno accanto all'altro, chini sulle mani che Peeta teneva distese. Sopra i suoi palmi c'erano un trionfo di dolcetti che si intravedevano appena, e loro due sembravano intenti ad assaggiarne il più possibile, come due normali adolescenti che fanno qualcosa di un po' fuori dalle regole e trovano proprio in quello il loro divertimento. Erano sicuramente sfuggiti ad una cena di gala, ad un banchetto, o ad un qualche festeggiamento in pompa magna. Lui indossava un completo scuro, o almeno così sembrava dal colore della foto, e in quell'istante sembrava, nonostante tutto, veramente felice.
Peeta aveva guardato con attenzione la foto che ormai studiava regolarmente. Katniss aveva i capelli raccolti, un lungo vestito chiaro e un piccolo sorriso sulle labbra.
Poi aveva alzato lo sguardo dalla fotografia, puntandolo sul dipinto di fronte a sé. Due occhi assetati del suo sangue, occhi di mostro, non di essere umano, lo guardavano fisso.
Come poteva una ragazza come quella nella foto, spaventata e nonostante tutto sorridente, essere la stessa che vedeva rappresentata nel quadro, nella sua testa? Era come guardare un'immagine riflessa sulla superficie di un lago e scoprirla orrendamente distorta.
La foto che aveva tra le mani era reale, forse l’unica certezza, ma non riusciva a ricordarla né a sentirla sua. Era la verità di un passato che aveva perso per sempre, andato distrutto in mille frammenti lucenti ricaduti chissà dove.
Il dipinto, invece, era frutto della sua mente: per quanto distorta e terribile fosse quella realtà, era l’unica con cui riusciva a relazionarsi. Aveva raffigurato il volto del proprio incubo.
Il tormento che lo soffocava era lì, come in uno specchio. E rimandata da quella stessa tela poteva vedere anche l’immagine del nuovo se stesso, il ragazzo che non era più e l'uomo che era diventato. Spezzato, incapace di distinguere il vero dal falso, violento, ossessionato.
Gli occhi freddi di Katniss ora lo fissavano sprezzanti e lo schernivano, ricordandogli l'abisso in cui era finito. Tutti i giudizi del mondo sembravano pesare su di lui direttamente da quello sguardo spietato, tutte le accuse delle persone che aveva conosciuto, le voci delle persone che aveva amato.
Peeta avrebbe voluto distruggere il dipinto e tutto ciò che rappresentava – il suo depistaggio, i suoi incubi, la sua debolezza – ma sapeva che non era la cosa giusta da fare.
Quel ritratto era la chiave per studiare se stesso, giorno dopo giorno, e uscire lentamente da quel tunnel di ricordi distorti. E alla fine, forse, tornare a dipingere Katniss.
Sapeva che uno dei punti fondamentali per ritrovarsi stava anche nel ritrovare lei. Perchè non avrebbe mai potuto dire di essere Peeta Mellark se non avesse riacquistato consapevolezza di ciò che aveva passato negli ultimi anni, e non avesse ricordato quanto di tutto questo aveva condiviso con lei.
Con calma e impegno per lui c'era la possibilità di capire di nuovo che cosa ci fosse di speciale in quei vecchi quadri, che ora sembravano così semplici, così ordinari.
Sarebbe stata una lotta, ma se avesse vinto forse sarebbe riuscito a ricominciare a ritrarla in dipinti del genere. E in quel caso, giorno dopo giorno, avrebbe provato ad accettare il nuovo se stesso, ed il modo inaspettato in cui l'avrebbe amata.


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Eccoci qua! Fandom, finalmente ci siamo! Oggi è uscito Catching Fire!
Per i fortunati tra voi che sono già andati a vederlo non vi azzardate a fare degli spoiler, perchè io andrò a vederlo sabato. Non mi va di spargere sangue, sono troppo stanca, quindi fate i bravi.
Bene, ritornando alla storia. Iniziata in data 6 ottobre, terminata 10 minuti fa. Il riassunto della mia vita di fanwriter, in sostanza. Spero davvero tanto che sia omogenea, che abbia un senso logico e soprattutto che Peeta non sia OOC.
Capisco che si tratta di un bel mattone, perchè è tutta introspettiva, ma era una sfida con la quale volevo misurarmi. In più, se non sbaglio, Deb ama Peeta e ama l'introspezione, quindi ho cercato di fonderle insieme ^^
A un certo punto nella storia il dottor Aurelius nomina una tecnica terapeutica. Non sono un'esperta, ma se non erro dovrebbe essere una cosa sensata e fondata. Se non fosse così, prendetela come medicina e psichiatria del futuro ^^
Un abbraccio a tutti i lettori e ancora auguri alla festeggiata!
wip
  
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