hearing ~ le diverse gradazioni di una voce (già) amica
Alexis
Castle non ha mai avuto particolari problemi nel
prendere in mano le situazioni. Ci è stata abituata fin da piccola, più o meno
da quando è stata consapevole che né sua madre né suo padre ne sarebbero mai
stati in grado al suo posto; e anche più tardi, quando la nonna è venuta a
insediarsi tranquillamente in casa come un piccolo terremoto colorato, in un
certo senso è rimasta lei l’adulta della famiglia. Ha imparato a friggere le
uova per la colazione a sei anni, ad allacciarsi le scarpe a cinque e a
comporre il 911 a tre – eppure, una cosa del genere non si è mai ritrovata a
fronteggiarla prima: perché per quanto incostante, inaffidabile e
potenzialmente pericoloso lui c’è
sempre stato.
Attraverso la porta del bagno la nonna
canticchia che è tutto a posto, che sicuramente in centrale ci sarà stato un
qualche «contrattempo da poliziotto» – sanno benissimo entrambe che lo fa per
rassicurare soprattutto se stessa – ma Alexis non riesce a smettere di
rigirarsi tra le mani un foglio di taccuino che non si era aspettata di dover ripescare
così presto dall’ultimo cassetto a sinistra, anche se, in effetti, è passato
più di un anno...
Non sa bene come, ma all’improvviso si ritrova
il telefono in mano. Allora sospira e compone il numero del detective Ryan.
Solo un paio di squilli, e lui risponde. Il tono
è quello veloce e impersonale dell’investigatore alle prese con il suo caso del
giorno.
Lei quasi rimpiange di aver ceduto all’impulso.
«Oh, mi scusi, non voglio disturbare...»
«Alexis?»
Confusa, si lascia investire dal suono di
quell’unica parola che di colpo trasforma la voce in un porto familiare. Non ha
davvero idea di come abbia fatto a riconoscerla subito, dopo un unico incontro
di così tanto tempo fa – ma l’ha fatto,
e questo basta a schiarirle le idee.
«Sì, sono io. Buonasera, detective. Ecco, non
riesco a rintracciare mio padre...» Si accorge di aver stretto così forte il
foglio tra le dita da averlo ridotto a una misera pallina stropicciata. Cerca
di rilassarsi; probabilmente la nonna ha ragione, probabilmente lui è soltanto così impegnato con il
detective Beckett che gli sarà del tutto passata di mente l’idea di
avvertire... «Crede che ne avrà ancora per molto? Si sta facendo tardi. Di
solito a quest’ora so se devo aspettarlo sveglia o no.»
Ryan non risponde subito e, quando lo fa, Alexis
non vorrebbe sentirlo così serio. «Non è qui. Non abbiamo notizie di lui né di
Beckett da ore... A dirti la verità, io e il mio collega iniziavamo a chiederci
dove...»
Lascia cadere il senso nel vuoto, e Alexis si
sente crollare il mondo addosso. Si sforza di non lasciar trasparire in
superficie alcuna traccia di paura, ma è ben consapevole della voce che le
trema.
«Mio padre mi cerca sempre. A volte devo
pensarci prima io, sì, ma mi cerca sempre.
Ma adesso... Non... Non è da lui.»
«Ascoltami, Alexis.» Ora Ryan è fermo, sicuro;
lei si chiede se in questo momento sia più simile a un amico che ti rassicura o
solo a un poliziotto che fa il suo lavoro. «Li troveremo. Tutti e due. Tu sta’
tranquilla, e aspetta la mia chiamata.»
Decide che non le importa.
«Per favore, quando lo trova gli dica che questa
volta lo ammazzo.»
È di sicuro un sorriso, quello che sente
distintamente prima che lui riagganci.
Alexis Castle è sempre
stata brava a prendere in mano le situazioni; ma oggi, riflette passandosi le
dita ancora un po’ tremanti tra i capelli, oggi è grata di avere avuto quel
biglietto, scritto così, quasi per scherzo, all’ombra di un archivio e uno
scambio di battute, a salvarla proprio nel momento in cui non sapeva cosa fare.
E poi guarda il display e vede che anche questo secondo colloquio è durato meno
di un minuto – e si chiede come faccia, il detective Ryan con la sua voce
buona, a farti sentire meglio nell’arco di un così breve tempo.
[ 663 parole ]
Spazio
dell’autrice
D’accordo, sì, c’è un secondo capitolo. Suppongo che
adesso possiamo parlare ufficialmente di RACCOLTA. /O/
Questo nuovo breve episodio
è ambientato nella puntata 3x17, la stessa in cui Richard e Kate restano
rinchiusi a congelare e Kevin riceve una chiamata da Alexis – I CAN SEE THE
CANON HERE – che lo mobilita per cercare entrambi. Insomma, vorrebbe essere
un vero missing moment, fangirling
a parte.
Lasciatevi ringraziare per
l’accoglienza generalmente entusiasta: siete delle persone adorabili e grazie a
voi il mio ingresso nel fandom è molto meno
traumatico di quanto pensassi. :*
A un prossimo aggiornamento,
spero!
Aya ~