28/11/2013
3 recensioni
XXIII – Arguing
“Stranger I've known you for so long.
I found you lost with a compass in the fog.
Stranger you know me too much.
Illusionary-self had not be touched, until you”.
Stranger you know me too much.
Illusionary-self had not be touched, until you”.
(Katie Costello - Stranger)
Wendy aveva completamente perso la cognizione del tempo da quanto le labbra di Peter si erano avventate sulle sue, baciandola con trasporto, come non aveva mai fatto prima di allora.
Per entrambi, lasciarsi andare a quel modo era stata forse la cosa più bella che fosse mai capitata ma qualcosa stava cominciando a prendere forma fra loro: una crepa che si sarebbe mostrata a breve. Perchè si sapeva che con Peter ogni momento di gioia o spensieratezza era seguito da un momento carico di rabbia, odio e accuse, come fosse una sentenza improvvisata.
Infatti, fu proprio quello che avvenne: la crepa si fece sempre più strada nei loro petti, fino a rompere completamente quello di Wendy, al cui interno fremeva un cuore rattoppato che rischiava di frantumarsi in mille pezzi ad ogni battito un po' più accelerato, per colpa di Peter.
La ragazza lo allontanò immediatamente, rendendosi conto di ciò che era accaduto in quella stanza, a troppe miglia di distanza da Storybrooke che sembrava solo un ricordo lontano.
“Tu”, disse lei, volgendo lo sguardo verso il pavimento e alzando la mano a mezz'aria, come se stesse cercando di stabilire una debita distanza fra i loro corpi.
“Io”, affermò Peter, incurvando leggermente gli angolo delle labbra.
“Tu”, ripetè Wendy, chiudendo gli occhi, mentre Peter le sfiorava i polsi.
“Non è un sogno”, la rassicurò Peter, spostando le mani ai lati del suo viso.
“No, non lo è”, rispose Wendy con un sorriso amaro. “E' un incubo”.
Lo spinse via, più forte di prima, camminando nervosamente per la stanza.
Cosa diamine ci faceva Peter in quella casa che si era procurata con le sue forze, in quella città che le era sembrata l'unico porto sicuro in cui rifugiarsi, lontana dalla magia e da tutto ciò che le ricordasse lui? L'ultima volta che lo aveva visto, era soltanto un ragazzino capriccioso, con il collo lungo e sottile, il corpo snello e tipico di un fanciullo.
In quel momento, invece, davanti ai suoi occhi increduli, c'era un ragazzo, quasi un uomo a dire il vero, con i capelli più scuri di come li ricordava, il corpo leggermente più muscoloso e gli stessi occhi chiari, che erano capaci anche allora di farle diventare le gambe molli come gelatina.
“Cosa diavolo ci fai qui?”, domandò lei, furente.
“Sono qui per te”, rispose Peter, cercando di avvicinarsi. “Sono andato via dall'Isola, sacrificando quel minimo di magia che mi era rimasto e sono arrivato a Storybrooke, solo per cercarti. Nessuno voleva aiutarmi all'inizio, né dirmi dove fossi...non credevano che potessi mentire”.
“E come dargli torto?”, chiese Wendy con una smorfia di disappunto che rese il viso di Peter fin troppo simile a come lo ricordava: ombroso, infastidito e con un pizzico di rabbia negli occhi.
“Eppure mi hanno aiutato”, abbaiò lui, allargando le braccia. “Guardami, Wendy! Sono cresciuto, solo per stare con te...ho perso ogni cosa. Non mi importa più di nulla, voglio solo stare con te”.
“Hai la minima idea di quello che mi hai causato?”, urlò la ragazza, esasperata. “Ho perso la mia famiglia, per colpa tua Bae non ha potuto farne parte, ho perso la mia infanzia a causa tua. I miei fratelli sono cresciuti mentre io ero in una gabbia di legno per tuo puro divertimento”.
“Non era divertimento”, ribattè Peter, stringendo quasi i pugno.
“Per te sì!”, lo rimbeccò lei con gli occhi lucidi. “Per te era tutto un gioco. Ti diverti a giocare con la vita delle persone, maneggiandola fra le tue mani e distruggendola, come hai fatto con me. Cosa ti fa pensare che dopo tutto quello che sei stato in grado di fare per salvarti io ti voglia con me? Ho desiderato di smettere di sognare il tuo viso in questi anni e poi ti presenti qui?”.
Era strano vedere Peter Pan completamente inerme dinanzi alle parole di una ragazza: sembrava che i suoi giochetti e le sue frecciatine fossero andate perse insieme alla sua magia, perchè sul viso del ragazzo non c'era nulla, se non un mero dispiacere negli occhi.
“Voglio che te ne vada”, aggiunse Wendy, dandogli le spalle.
“Non puoi dire sul serio”, tentò lui, provando a nascondere il groppo in gola.
“Sono seria”, sbraitò Wendy con un tono così furioso che fece fatica a riconoscersi e senza trovare il coraggio di voltarsi, mentre udiva dei leggeri passi verso la sua figura.
Sentì il respiro caldo di Peter contro la nuca e il suo cuore perse un battito, dopodiché il vento freddo sulla sua schiena le permise di capire che si era allontanato.
Wendy rimase lì ferma per un tempo indefinito, e quando finalmente trovò la forza di voltarsi, vide soltanto la finestra aperta con le tende smosse leggermente dal vento.
Di Peter non c'era nemmeno l'0mbra.
Angolo dell'autrice
Eccomi anche oggi con il prompt “Arguing” :)
La flash si riallaccia al prompt “Kissing”, nel quale avevo scritto che secondo la mia testolina bacata Wendy è andata via da Storybrooke (dopo la sconfitta di Peter che è rimasto sull'Isola) per rifarsi una vita in completa solitudine. Tuttavia, Peter riesce a tornare dall'Isola, sacrificando appunto quel briciolo di magia che gli è rimasto, e approda a Storybrooke come semplice umano. Cresce, si mette alla ricerca di Wendy e la trova. Ma ovviamente, dopo tutto ciò che Peter ha combinato, Wendy poteva mai fargliela passare con un semplice bacio? Assolutamente no u.u
Direi che questo è quanto, spero tanto che vi sia piaciuta :)
Alla prossima e grazie a tutti quelli che seguono la raccolta, un abbraccio <3