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Autore: radioactive    28/11/2013    5 recensioni
CAP. 1 La presentatrice lo guardò dal basso verso l’alto, stupita da tanto impeto, lo invitò a sedersi, appoggiandogli una mano sul braccio, «siamo davvero felici di avere tributi così entusiasti di partecipare ai Giochi, Narek» si complimentò allora, appoggiando tutto il peso sul gomito affondato nel braccio della poltrona su cui era seduta, «ci aspettiamo grandi cose da te».
«Anche io mi aspetto grandi cose da me stesso» sorrise in risposta.
L’allarme scandì la conclusione dei tre minuti e i due si alzarono, Candysse prese la mano di Narek e la portò in alto, «signori e signore, Narek Yakir dal Distretto 4» esultò.

[...] Si addormentò poco dopo, sognando gli occhi inquisitori del padre che lo guardavano nella folla, facendo rabbrividire come la visione di un fulmine su un mare in tempesta.
Siamo tutti sulla stessa barca, pensò, abbandonandosi al sonno, ed io sono il capitano.

| 19esimi Hunger Games ● Narek Yakir ● DISTRETTO 4 |
→ avvertimenti e rating cambieranno.
Genere: Azione, Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mags, Nuovi Tributi, Nuovo personaggio, Tributi edizioni passate
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Praefatio (in data 8/12/13)

A cura di yingsu

Come è nata e cresciuta questa fan fiction.

 

Verso la fine di Die on the front page, just like the starsradioactive si è presentata da me con un problema: «Cosa farò quando avrò finito di scrivere di Lyosha ed Ariel?». Problema di una importanza rilevante, devo dire, in più mi ha confessato di avere il recondito e profondo desiderio di fare un’Arena sott’acqua, e così abbiamo pensato di creare altre due Edizioni Fantasma strettamente collegate, già. In realtà potrei concludere così la Prefazione, ma non lo farò, vi dirò perché vale la pena leggere questa storia – anche se nessuno me lo ha chiesto. Potrei dire che il primo motivo sono i pettorali di Narek, (per le donne e gli omosessuali latenti e non) e la presenza di uomini veri in cui immedesimarsi (appunto per gli uomini veri). Ma no, non è questo la prima vera motivazione. L’Arena è magica, particolare e dettagliata, il tema principale sono le apparenze, perché miei cari, nulla è mai come ci sembra, e tutto si rivela sempre un qualcosa che non è, un qualcosa di appunto diverso da ciò che noi ci aspettavamo. La parte migliore – o forse peggiore – si trova sempre al disotto, nascosta e celata. Cogliere la reale essenza delle cose e delle persone è complesso, e questa Arena ce lo mostra alla perfezione.

Siamo in un contesto ancora molto lontano dalla Rivolta, in una situazione di resa, diciamo, in cui la popolazione sta ancora tentando di metabolizzare questi nuovi Giochi della Fame, di piangere i primi morti. Ma tutti gli Hunger Games sono cruenti uguali e sofferti allo stesso modo, e questo non fa differenza. Tutti i Tributi Vincitori soffrono, per un motivo o per un altro: è così fin dal principio. Perché tutto quello che Capitol City dona ai Vincitori non potrà mai rimpiazzare e coprire il sangue dei cadaveri che questi si portano sulle mani, gli incubi e le grida dei morti – non si coprono ventitré omicidi con una bella casa e dei soldi. Insomma, posso andare avanti a parlare per delle ore ed elencare un sacco di valide motivazione, ma spero che queste bastino a convincervi nel continuare la lettura. Immergetevi in questo mare di parole assieme ai personaggi che prendono vita e si muovono da sé, uscendo dalla penna – e dalla testa – della nostra radioactive. Ricordatevi che niente è come sembra. Niente è come vogliono farci credere, e la sofferenza si nasconde dietro al pallido sorriso che si è costretti ad indossare.






CAPITOLO I

Siamo tutti sulla stessa barca, ed io sono il capitano.

 

 

 

 

 

Mags gli aggiustò teneramente il colletto della camicia semitrasparente azzurra, ricevendo uno sbuffo dal ragazzo che decise di guardare altrove per non fissare negli occhi la propria mentore. Di fianco a lui, la sua compagna di distretto di diciassette anni si lisciava la gonna a tubino rimanendo in equilibro sui tacchi delle scarpe mentre aspettava silenziosamente il suo turno per l’intervista. I loro due stilisti – entrambi maschi, e la cosa gli faceva un po’ impressione parlavano fittamente tra loro, lanciando sfuggenti occhiate ai due tributi.

«Perché te la lisci se è già liscia?» commentò Narek Yakir, riprendendo a respirare dopo che la mentore si allontanò da lui – nella sua voce non c’era interesse, solamente una leggera nota di sarcasmo per passare il tempo.

«Perché ti fai aggiustare il colletto da Mags se hai già diciott’anni?» rispose acida Cyndi, i capelli ricci erano appoggiati sulle spalle con cura, anche lei indossava una camicia semitrasparente, ma sul seno avevano cucite due conchiglie a mo’ di reggiseno – quel tipo di pudicizia che non faceva altro che rendere più sensuale il sensuale.

«Mi piace essere coccolato» ribatté, passandosi una mano tra i capelli, scoprendoli leggeri e privi di gel, lacca, o qualunque altra diavoleria del genere. Erano stati clementi, con lui.

Cyndi ridacchiò, e in quel momento Mags ritornò dai due indicandogli gentilmente la fila indiana che si stava creando per condurre i tributi sul palco, «forza e coraggio» disse quasi affettuosamente, prima di guardare i due ragazzi allontanarsi l’uno di fianco all’altro.

 

 

Narek ricordava bene che cosa gli aveva detto Mags, sul treno, subito dopo la Mietitura – come ricordava bene anche cosa si era escogitato per sopravvivere dentro l’Arena. La presentatrice, il cui vestito sembrava fatto di batuffoli di cotone rosa così come i capelli a caschetto parlava allegramente con Cyndi del più o del meno, grossomodo le stesse domande che aveva fatto ai favoriti dell’1 e del 2. Gli sembrava di ricordare si chiamasse Candysse o qualcosa del genere.

Il segnale acustico che indicava il termine dei tre minuti dipinse il volto della Capitolina di qualcosa di vagamente simile al dispiacere, dopodiché augurò buona fortuna a Cyndi e la fece ritornare al suo posto sulle sedie posizionate a semicerchio sullo sfondo, annunciando con voce altisonante Narek Yakir, dal Distretto 4.

Il pubblico lo accolse con un sonoro applauso e di sicuro qualcuna delle donne presenti stava commentando il fisico che si intravedeva dal tessuto semitrasparente dalla camicia, Narek raggiunse Candysse alta più di lui grazie ai vertiginosi tacchi in vernice azzurra, coperta di polvere brillante, si strinsero la mano e si accomodarono entrambi sui rispettivi posti, il ragazzo era completamente abbagliato dalla luce che brillava sul palco – quasi non riusciva a vedere il pubblico.

«Allora, Narek» l’accento di Capitol City rendeva il suo nome quasi una barzelletta, e in qualche modo questo lo fece quasi arrabbiare, ma non ci fece caso e lasciò che la donna proseguisse, «iniziamo con il farti i nostri più sinceri complimenti: un nove!» una veloce scia di esaltazioni riempì l’Anfiteatro, facendo sorridere il ragazzo, «è sempre splendido vedere dei Tributi così preparati ed agguerriti – come ti sei sentito nel vedere un nove sullo schermo?».

«Beh…» si grattò la guancia, sfilandosi poi il fastidioso orologio dal polso che in un modo o nell’altro faceva parte del suo abbigliamento, si sforzò di sembrare seducente, come gli aveva proposto il suo accompagnatore, ed era una cosa che gli riusciva davvero male, «magari poteva essere un sei rovesciato, ho pensato anche a quello» con il pollice indicò la sua compagna di Distretto, seduta dietro di lui, «è quello che ha detto Cyndi: “è sicuramente un sei, sei troppo stupido per prendere nove!”» concluse, imitando la sua voce con un tono evidentemente troppo stridulo, le telecamere inquadrarono la ragazza del 4 mentre rideva.

«Non ha molto da lamentarsi, la nostra Cyndi, ha preso un otto…» suggerì Candysse, incrociando le caviglie alternando lo sguardo da Narek alla ragazza.

L’altro annuì, passandosi una mano tra i capelli, «appunto, ha preso otto, è da quando siamo saliti sul treno che va blaterando che lei è migliore di tutti».

Cyndi rise afflosciandosi sulla sedia e con lei il pubblico, la ragazza del 4 continuò a scuotere la mano in segno di dissenso. La presentatrice tossicchiò per riprendere in mano la situazione e si concentrò su Narek, procedendo con le domande.

«Narek, siamo stati tutti molto colpiti dalla fierezza con cui sei salito sul palco, alla Mietitura. Pensavi di offrirti volontario per questa diciannovesima edizione?».

«No, in realtà no» la risposta, arrivata così velocemente, lasciò tutti senza fiato, «mio padre è un uomo molto fiero e, insomma, non potevo fare la parte del fifone, ti pare?» sorrise.

Candysse annuì, trovandosi d’accordo con lui, «certo… un atteggiamento fiero, poi, aiuta molto agli Hunger Games» constatò, incrociando le gambe in modo suadente. Narek tentò di guardare il pubblico, scovando tra i Capitolini i due stilisti del Distretto 4 che lo guardavano con aria accusatoria a causa dell’orologio sfilato dal polso, senza dire nulla, il ragazzo se lo rimise, sorridendo sornione.

«Comunque» continuò il ragazzo, osservando la lancetta dei minuti spostarsi in senso antiorario, «voglio sperare che l’Arena, quest’anno, sia qualcosa di favoloso» l’aggettivo usato da Narek fece sorridere il pubblico, «anche io ho in mente delle sorprese» per voi.

Una serie di “ooh” si levarono in tutta la stanza e anche Candysse si allungò verso di lui, come incuriosita, «suppongo che non possiamo sapere nulla, vero?».

«Assolutamente no!» esclamò il tributo, alzandosi in piedi tanto era stata la foga utilizzata per negare un qualsiasi tipo di anticipazione sulle sue idee – perché era vero, Narek aveva delle sorprese in serbo per Capitol City, voleva fare qualcosa di diverso, dopotutto i Vincitori si erano sempre distinti per le loro tecniche particolari, no?

La presentatrice lo guarda dal basso verso l’alto, stupita da tanto impeto, lo invitò a sedersi, appoggiandogli una mano sul braccio, «siamo davvero felici di avere tributi così entusiasti di partecipare ai Giochi, Narek» si complimentò allora, appoggiando tutto il peso sul gomito affondato nel braccio della poltrona su cui era seduta, «ci aspettiamo grandi cose da te».

«Anche io mi aspetto grandi cose da me stesso» sorrise in risposta.

L’allarme scandì la conclusione dei tre minuti e i due si alzarono, Candysse prese la mano di Narek e la portò in alto, «signori e signore, Narek Yakir dal Distretto 4» esultò. Prima che la donna lasciasse le dita dell’altro, il ragazzo si chinò lievemente portandosi il dorso di quella sulle labbra, lasciandoci un lieve contatto di labbra che fece ridacchiare la presentatrice.

Il tributo ritornò al posto, seguito dagli applausi di tutta Capitol City, Cyndi lo guardava quasi con rabbia per tutto il successo che era riuscito ad avere con un semplice gesto: quel nove me lo merito tutto – le disse silenziosamente in risposta.

 

 

Narek provò davvero a seguire le interviste successive, ritrovandosi a sbadigliare di nascosto oppure a muovere le dita dei piedi dentro le scarpe per evitare che si addormentassero.

Non successe nulla di eclatante fino al maschio del Distretto 7, il quale non si presentò vicino a Candysse fino a quando non lo chiamarono Cane Pazzo – suggerito dal mentore dietro le quinte. Il ragazzo – con muscoli sviluppati ma lo sguardo perso nel vuoto, avrà avuto diciotto anni – decisamente si sentiva perso, fuori luogo, si guardava attorno confuso e puntualmente non rispondeva alle frequenti domande che la Capitolina gli poneva.

Un brusio stizzito riempì l’anfiteatro e il suono per il tributo successivo suonò in anticipo per il sollievo di tutti, dovette intervenire il mentore da dietro le quinte che, urlando un «rimani lì e non tornare al tuo posto!» fece alzare di scatto il tributo, il quale attraversò di fretta il palco e ritornò sulla sedia che gli aspettava, accanto alla sua compagna.

Entrambi i ragazzi del Distretto 8 sembravano spaventati, come altri, non avevano ancora un Mentore e in loro c’era una rabbia alimentata dalla paura che lo fece rabbrividire, poteva immaginare quanto fosse pericolosa l’ira di una persona che si sente svantaggiata, e i suoi timori furono fondati dal ricordo dei due ragazzi che si impegnavano oltremodo durante gli allenamenti, strappando entrambi un sei dagli Strateghi, forse dato per buonismo.

Si scoprì totalmente disinteressato alle interviste dei tributi successivi, dopotutto aveva già deciso con chi allearsi e cosa fare – e di certo questo non comprendevano quelli del Distretto 1, che – non molto lontano da lui – lanciavano intense occhiate di superiorità agli altri tributi, a tenergli testa vi erano solo Cassius e Iyn del Distretto 2, i quali, sebbene fossero consapevoli di essere più addestrati e preparati degli altri, mantenevano una sorta di rispetto verso i compagni di Giochi.

Era, a parere di Narek, un comportamento corretto e professionale. La prova, insomma, che erano stati addestrati anche all’educazione – a differenza di quelli dell’1.

 

 

Si sforzò di seguire l’intervista della ragazza del Distretto 10, Crydee Aage, sedici anni, anche lei senza Mentore. La ragazza – incredibilmente magra e  con indosso un vestito lungo sopra le ginocchia di un bianco splendente, la parte superiore dell’abito era ricamata e grossi buchi lasciavo intravedere considerevoli porzioni di pelle qua e là, i piccoli seni erano censurati da un motivo floreale al centro dell’abito, la gonna fluttuava di qua e di là mentre la ragazza si avvicinava a Candysse, stringendole la mano e portandosi un ciuffo invisibile dietro l’orecchio ornato da un grosso orecchino a perla, ai piedi indossava degli stivaletti di pelle con un tacco che la rendevano veramente alta – e quindi molto più longilinea di quanto non fosse già.

Per quanto trucco le avesse messo addosso il suo staff di preparatori, c’erano cose di lei che non si potevano nascondere: Crydee Aage era una poveraccia, che sicuramente aveva fatto richiesta per le tessere. Ricordava la sua Mietitura: lei che si avvicinava al palco mentre si teneva i gomiti con lo sguardo basso e gli occhi di tutti puntati su di lei.

«Sai, quelli del mio Distretto sono stati felicissimi di vedermi estratta per gli Hunger Games, e nessuno si sarebbe offerto per me, lo sapevo» la sua voce riscosse Narek dai pensieri e dalle supposizioni in cui si era assopito, assottigliò lo sguardo come per mettere a fuoco la sua figura.

«Perché dici questo, casa?».

«Mio padre allevava delle mucche, un giorno queste mucche si sono ammalate e la loro carne è stata venduta a cinque o sei famiglie del Distretto, risultato queste famiglie, a loro volta, si sono ammalate. In sostanza, mio padre cadde in rovina, mia madre ci abbandonò e io ho dovuto iniziare a rubare per sopravvivere, perché non ci bastava quello che prendevo con le tessere» alzò le spalle, come se non le importasse, «il vecchio è un gran mangione».

Il silenzio regnò sovrano, prima che la ragazza continuasse, «ma non m’importa, sai? Sono felice di essere qui, posso dimostrare a tutti quelli del 10 di poter ritornare a casa. Dopotutto ho preso un sette agli allenamenti, no?» il suo sorriso sembrò illuminare il volto di Candysse, che inarcò le labbra a sua volta.

«A quanto pare, quest’anno abbiamo dei tributi veramente agguerriti, prevedo un’ottima edizione!» il commento della Capitolina strappò un applauso agli spettatori.

Crydee sorrise, aspettando il momento per poter continuare, «e quando vincerò, voglio dedicare la mia vittoria a Roi», lo disse in un modo così affabile e pungente da mettere i brividi.

Candysse si illuminò, quasi rizzando in piedi, «il tuo fidanzato? Oh, cara questo è merav―».

«Fidanzato?» la ragazza accennò ad una risata, «Roi è quello stronzo che mi denuncia anche quando cammino sull’erba del suo giardino». Si rivolse verso il pubblico, sicura di avere una telecamera che le registrava il primo piano del viso, «Quando vincerò, Roi, prenderò con le mie mani quel tuo fottuto Winfred e lo mangerò per cena».

E’ davvero arrabbiata con questo Roi.

 

 

Le interviste si conclusero in fretta e in breve Narek si ritrovò circondato dal suo staff che lo struccava, in modo che potesse andare a dormire.

Aveva lo stomaco pieno di un ottimo cibo, la mente rilassata perché ormai era tutto pronto: sapeva con chi allearsi, cosa fare e aveva in mente già qualche piano alternativo nel caso qualcosa andasse storto.

Un po’ gli dispiaceva per persone come Cane Pazzo e Crydee, a cui avrebbe dato una mano fino a dove gli sarebbe stato possibile. Ma lui, esattamente come tutti i ventitré, era disposto a scavalcare chiunque per tornare a casa.

Si addormentò poco dopo, sognando gli occhi inquisitori del padre che lo guardavano nella folla, facendo rabbrividire come la visione di un fulmine su un mare in tempesta.

Siamo tutti sulla stessa barca, pensò, abbandonandosi al sonno, ed io sono il capitano.

 

 

 

 

 

 

 

 




«Partimmo in mille per la stessa guerra, questo ricordo non vi consoli,

quando si muore si muore si muore soli.»

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTE D’AUTRICE «viviamo e respiriamo parole»

 

Ebbene, eccoci a questo primo capitolo con la grafica nuova, yay :D

Non ho molto da dire – ultimamente non ho proprio niente da dire, lol – solo che: spero vi sia piaciuto perché, come anticipato a yingsu, a me non è piaciuto neanche un po’ questo capitolo. Sarà perché l’ho scritto a pezzi e… insomma, ecco. Però lei ha detto che è divertente e carino, quindi lascio a voi il tutto e incrocio le dita. ♥

→ la citazione finale è Fabrizio de André; il Testamento. (che da il titolo anche alla fan fiction)

 

Alla prossima~

radioactive,

 

   
 
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