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Autore: zainsmoon    29/11/2013    3 recensioni
"Non chiamarmi bambola." Ringhiai.
“Aggressiva la ragazza.” Disse sollevandomi il mento con due dita.
Assottigliai gli occhi, per poi allontanarmi da lui infastidita. Girai i tacchi e mi avviai verso Abbie, che mi guardava confusa. Prima di entrare nell’aula di filosofia però, sentii chiaramente Liam urlare.
“Bel culo Hemmings!”
Prima o poi gli avrei spaccato la faccia, poco ma sicuro.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La campanella suonò, segnando la fine delle prime tre ore. Uscii a passo svelto con Abbie dall’aula e, presi i cappotti dagli armadietti, ci dirigemmo fuori dall’edificio, nel cortile della scuola. Con un colpo di reni, mi eressi su un muretto di pietra non molto alto, e scartai la mia merenda. Addentai un morso del mio pezzo di torta che avevo preparato ieri sera io stessa e ne offrii un po’ alla mia migliore amica, che non se lo fece ripetere due volte. Quando Liam se n’era andato da casa mia, ieri sera, decisi di non rimanere con le mani in mano essendo fin troppo su di giri, e decisi così di preparare qualcosa. Era un mio piccolo vizio, quando ero agitata o in tensione cucinavo dei dolci.
La scena che si presentava davanti a me era più che esilarante: Abbie si era riempita completamente la bocca della mia merenda, a momenti si soffocava da sola. Strabuzzava gli occhi e tentava in tutti i modi di mandar giù il malloppo che, ci avrei giurato, stava diventando man mano appiccicaticcio a causa del cioccolato e quindi più difficile da ingoiare, ma fortunatamente, con un colpo di lingua riuscì a mandar tutto giù, iniziando a tossicchiare subito dopo. Ridacchiai coprendomi la bocca.
“Sei così stupida, non potevi mangiarla con calma, pezzo per pezzo?” A volte pensavo che la mia migliore amica fosse un maiale, più che una persona.

Si leccò le dita ancora sporche di cioccolato, e alzò le spalle in segno di indifferenza. Le porsi quello che rimaneva della mia merenda, ancora divertita da tutta quella situazione.

“Non ho più fame, mangiala tu.” Dichiarai. L’afferrò e ricominciò a mangiare, con più energia ed enfasi di prima, rischiando seriamente di strozzarsi. Sospirai sorridendo, non sarebbe mai cambiata sotto questo punto di vista.

“Liz devo andare un attimo dal prof di ginnastica per chiedergli una cosa, se suona prima che torni da te ci ritroviamo in classe, okay?” Mi informò dolcemente. Annuii con la testa e la vidi trotterellare fino alla porta dell’edificio, fino a scomparire del tutto.

Adiacente al muretto dove ero seduta, vi era un vicolo cieco dove si ritrovavano tutti i giocatori di football della scuola, per chiacchierare e fare gli stupidi, ma soprattutto per chiacchierare, di ragazze per essere precisi. Una volta mi dissero che ad ogni intervallo quel gruppetto faceva scommesse per accaparrarsi le studentesse più carine, e il mio cuore si fermò per un attimo. E se anche Liam avesse scommesso su di me? Questo spiegava tutto. Tutto quell’ improvviso interessamento nei miei confronti, tutti quei baci e quegli sguardi languidi che mi lanciava ogni volta che il mio occhio cadeva su di lui. Scossi la testa, visibilmente innervosita. Sapevo anche però che Liam poteva essere di tutto, tranne che un approfittatore. Era risaputo, nella nostra scuola. Certo, amava le ragazze e, come ogni ragazzo, non si preoccupava di stare con più di una, soprattutto se quelle che sceglieva erano delle sgualdrine da quattro soldi. Ma no, non era così meschino. Non fino a quel punto, comunque. Vidi il gruppetto di ragazzi pian piano sciogliersi e ognuno di essi di diresse nella sua aula con riluttanza. Tutti, tranne uno. Sospirai e abbassai lo sguardo quando incontrai nuovamente quelle due pozze color caramello e con un salto scesi dal muretto, notando con la coda dell’occhio che anche lui si stava muovendo, verso di me. Mi prese dolcemente per le spalle e mi fece girare verso di lui, alzandomi poi il mento con due dita. Le mie narici percepirono quasi subito quel caratteristico odore acre che tanto odiavo impregnarsi nell’aria gelida che ci circondava. Fumo. Di sigaretta. Mi scostai leggermente, guardandolo curiosa.

“Tu fumi?” Chiesi stupita. Non avevo mai sentito quell’odore sui suoi vestiti, di solito profumava sempre. Di menta.
Annuì, sfilando poi dalla sua giacca di pelle un accendino e un pacchetto di malboro da dieci.

“Vuoi provare?” Mi sfidò con un sorrisetto strafottente, facendo poi fumare una sigaretta.

Di solito non ero un tipo molto competitivo, anzi, tutto il contrario. Ero molto tranquilla, non mi immischiavo quasi mai nelle vicende degli altri, salvo in casi estremi, e non mi piacevano le sfide. Ma con lui diventavo praticamente un’altra persona. Lo guardai truce, togliendogli di mano la sigaretta e aspirando subito dopo. I miei polmoni imprecarono con fin troppa enfasi quando buttai giù del fumo che mi raschiò e bruciò la gola, fino ad arrivare nello stomaco. Sentii i miei occhi pizzicare e un odore nauseante mi percosse fino alle ossa. Iniziai a tossire violentemente, abbassandomi poi pian piano sul terreno, fino a toccare l’erba umida con le ginocchia. Sentii due braccia forti afferrarmi e la sua voce chiamarmi, per poi cadere nel buio più totale.
***
 
Socchiusi gli occhi, scrutando delle immagini informi e sfocate intorno a me. Mossi le dita lentamente, sentendo un tessuto morbido coprirmi fino al collo. Ma dove diavolo mi trovavo? Mi alzai col busto di scatto, toccandomi subito dopo la fronte con il palmo della mano, presa da un dolore alla testa violentissimo.

“Merda.” Imprecai confusa e dolorante. Mi guardai intorno, scoprendo solo adesso che Liam era seduto vicino a me, e mi osservava divertito.

“Cosa diavolo mi è successo? Abbie? Dov’è?” Gli chiesi forse fin troppo rudemente.

“Per la tua amica stai tranquilla, l’ha avvisata il preside. Per cosa ti è successo, beh , sei svenuta perché ti avevo fatto provare una sigaretta. Ma per fortuna ti sei svegliata.” Mi rispose tranquillo e notai, anche sollevato. Per poco la mia mascella non toccò il pavimento dallo stupore.

“Ma come è successo? Come ho fatto a svenire?” Domandai confusa.

“Probabilmente hai avuto anche un calo di zuccheri.” Continuò accarezzandomi poi la mano. Rabbrividii a quel contatto. Perché stavo reagendo così? Avrò avuto la febbre, sicuro. Mi scostai dal suo tocco come scottata e lo guardai inespressiva.

“Dove sono?” Chiesi nuovamente, non riuscendo a stare zitta ne ferma, poiché continuavo a far tamburellare le dita sul materasso dal nervoso.

“All’ospedale, dovrai fare un esame del sangue e passare la notte qui.” Mi informò. Lo guardai terrorizzata. Allora non erano solo dei semplici cali di zuccheri!

“Ma non ti preoccupare, sono solo dei controlli.” Si affrettò a rassicurarmi, gentilmente.

Annuii, tirando un sospiro di sollievo. Mi guardai intorno: la camera non era molto grande, vi erano due letti, uno occupato da me, e davanti alla mia branda vi era un televisore, posto su un comò di legno grigio. Nessuna finestra. Opprimente. Iniziai a sentire caldo, avevo ancora la giacca addosso. Mossi il braccio sinistro per togliermela, ma venni bloccata da Liam che mi guardò severamente.

“Cosa stai facendo?” Mi chiese serio.

“Uh emh...mi tolgo la giacca?” Chiesi retoricamente. Il suo sguardo mi faceva venire i brividi.

“I medici mi hanno ordinato che qualunque cosa tu volessi fare, io ti aiutavo. Lascia fare a me.”

E detto questo si mise davanti a me, sbottonandomi con una lentezza disarmante la giacca. Lo guardai con il respiro lievemente accelerato, con una mano gli accarezzai la base dei capelli. Mi guardò dolcemente. Me la sfilò del tutto, facendomi così rimanere con il mio maglione di lana. Mi baciò la fronte.

“Scusami. E’ stata tutta colpa mia, non avrei dovuto.” Mi confessò a bassa voce.
Sgranai gli occhi e spalancai la bocca. No gente, fermi tutti. Liam Payne si stava scusando? Con me? Non ci potevo credere. Richiusi la bocca, mandando giù il groppo di saliva che si era bloccato a metà gola, riprendendo così l’uso della parola.

“No, tranquillo. E’ stata colpa mia invece, non dovevo accettare. Mi spiace di averti messo nei casini.” Mi scusai. No, aspetta. Perché mi scusavo? Infondo aveva ragione, era stata tutta colpa sua se ero finita all’ospedale! E allora perché avevo detto tutto ciò? Imprecai mentalmente, stupida, stupida, stupida!
L’atmosfera in quella stanza si faceva alquanto imbarazzante. Lui aveva abbassato lo sguardo, e, cosa mai vista, aveva più colorito sulle guance, mentre io mi torturavo il labbro inferiore con i denti, con i nervi tesi al massimo.

“Scusa.” Parlammo all’unisono. Ci guardammo. Scossi la testa, sorridendo. Lo sentii ridacchiare.

“Forte.” Scherzò lui. L’atmosfera si era alleggerita. I miei nervi si distesero, e, visibilmente più tranquilla, mi sdraiai sulla brandina, guardandolo.

Guardava fuori dalla finestra la pioggia cadere a catinelle. Il ciuffo di capelli castano chiaro era puntato verso l’altro, gli occhi color caramello risplendevano alla fioca luce della abatjour posta sul comodino vicino al mio letto. I muscoli delle spalle e delle braccia erano messi in evidenza da una maglietta aderente e alquanto trasparente. E le labbra rosse e carnose erano semi aperte, colte dallo stupore di quel temporale così violento. Non si poteva dire che era un brutto ragazzo. Anzi, tutto il contrario. Era davvero bellissimo. Deglutii a vuoto. Certi pensieri in certe situazioni che mi andavo a fare! Come potevo pensare a lui mentre ero in un ospedale, in attesa che mi facessero le analisi del sangue?
Neanche a farlo apposta, entrò in stanza un uomo sulla quarantina di bell’aspetto, con un camice bianco a coprirgli fino alle caviglie.

“Lei è la signorina Hemmings?” Mi chiese sorridendomi cordialmente. Annuii subito, tornando ad avere l’ansia che mi attanagliava lo stomaco di poco prima.

“Venga, facciamo dei semplici controlli. Il suo amico rimane qui, le dispiace?” Domandò a Liam, che scosse la testa e mi sorrise, incoraggiandomi. Sospirai e seguii il dottore, il quale mi portò in un’altra stanza, più grande e più arieggiata.

***
 
Tornai nella mia stanza sorridente. Avevo sempre avuto una grande paura degli aghi, ma grazie a un’infermiera gentilissima non me n’ero neanche accorta delle punture che mi avevano fatto. Mi avevano incerottata verso la metà del braccio, sopra al gomito, dove avevano prelevato il sangue. Liam si alzò di scatto, ricambiandomi il sorriso subito dopo. Per la prima volta gli vidi un vero sorriso, non uno dei suoi soliti ghigni o ammiccamenti, un semplice sorriso. Che mi faceva venire la pelle d’oca.

“Hanno portato la cena.” Ridacchiò indicandomi il cibo che avrei dovuto mangiare. Pastina, prosciutto cotto con purèe di patate e mela cotta. Tirai fuori la lingua, schifata.

“Meglio di niente.” Sospirai alzando le spalle, avvilita.

Incominciai a mangiare, mentre chiacchieravo con Liam. Avevamo avuto una conversazione per la prima volta decente, forse la migliore di sempre fino a quel momento, senza battutine, ammiccamenti o insulti da parte di nessuno dei due.

“Tu non mangi?” gli domandai offrendogli un po’ di mela cotta. Infondo non era poi così male. Era calda e dolce.

“Non ho fame, ma grazie lo stesso.” Scosse la testa e mi sorrise.
Alzai le spalle e continuai a mangiare, finendo del tutto. Mi rintanai un po’ sotto alle coperte, chiudendo gli occhi subito dopo.

“Liam?” La mia voce risultava un po’ ovattata, dovuto al fatto che mi ero praticamente immersa nelle lenzuola.

“Mmh?”

“Dormi con me.” Arrossii inevitabilmente subito dopo. Per fortuna che non mi poteva vedere. Era una richiesta stupida e assolutamente spontanea, mi sentivo un’emerita idiota. Liam mi tolse le coperte dalla testa, guardandomi.

“Ogni tuo desiderio è un ordine.” Dichiarò sensualmente.

Arrossii ancora di più, ma perché non riuscivo a stare calma quando mi provocava in quel modo?
Lo vidi sfilarsi i jeans scoloriti e la maglia, rimanendo così a petto nudo e boxer. Deglutii a vuoto.

“N-non hai freddo?” Balbettai imbarazzata.

“C’è la coperta che mi copre, e anche il tuo corpo.” Continuò scrutandomi con quello sguardo bruciante.

Gli feci spazio nel letto già piccolo di suo, scostando le lenzuola di lana. Scivolò sul materasso e sotto alle coperte, posizionandosi poi su di un lato, guardandomi maliziosamente. Mi girai dall’altra parte, in imbarazzo totale. Sentii un braccio fare leva col materasso e tirarmi indietro, verso di lui. Mi scappò un urletto per la sorpresa.

“Perché ti allontani? Stai con me.” Mi sussurrò all’orecchio, accoccolandosi poi con il mento sulla mia spalla. Il suo respiro mi soffiava sul collo. Rabbrividii.

“Hai freddo?” Mi chiese ironicamente. Ridacchiò sentendomi sbuffare, divertita.
Mi baciò il collo e mise un braccio sulla mia pancia, accarezzandomi il ventre. Chiusi gli occhi, beata dalle sue coccole.

“Buonanotte Liam.” Sussurrai già mezza addormentata.

“Buonanotte piccola.” Sentii la sua voce chiamarmi lievemente, senza capire totalmente le sue parole, cadendo poi in un sonno profondo.


Eeeee buonaseraaaa papapaaa lol
no okay ewe allora, premetto che mi devo scusare con tutte voi, perchè ho pubblicato il capitolo dopo quasi un mese lol ma ho avuto molti imepgni, scusatemi tanto :(
Anyway, questo capitolo a me piace un pò di più rispetto agli altri. I rapporti tra Elizabeth e Liam stanno cambiando, a quanto pare in meglio.
Inoltre Liam sta diventando sempre più dolce, anche se la sua indole da seduttore ancora rimane eheh ouo lol
se vi piace, come sempre, recensite e magari se volete consigliatela ad amici e amiche :)
Prometto che aggiornerò appena possibile <3
un bacio, Valentina. x
  
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