Lo smistamento
Il gigantesco uomo dall’ispida barba bruna guidò gli alunni del primo anno lungo un sentiero buio e dissestato fino ad un piccolo porticciolo che si affacciava su un lago dalle acque scure, alla cui estremità si poteva scorgere, arroccato su una scogliera, il castello di Hogwarts: era affascinante alla luce della luna quel groviglio di torri e bastioni.
Approdarono in quella che sembrava una grotta sotterranea. L’uomo li guidò per un passaggio nella roccia che li fece sbucare all’ombra dell’immenso castello.
Il custode bussò alla pesante porta principale, e pochi istanti dopo quella venne aperta da un uomo basso e tarchiato, con dei folti baffi brizzolati, come i pochi capelli che aveva sulla nuca.
In quel
momento un uomo magro e gobbo, con radi capelli grigio topo e guance infossate,
si avvicinò al professore: D’un tratto
uno dei nuovi alunni emise un soffocato: Il professor
Lumacorno condusse gli alunni lungo tutta la sala, fino a farli fermare davanti
al tavolo dei professori: di fronte a questo tavolo c’era una signora dallo
sguardo severo e capelli corvini raccolti in uno stretto chignon, e accanto a
lei uno sgabello sul quale era poggiato un vecchio cappello a punta, tutto
impolverato e logoro. Il professor
Lumacorno andò a sedersi al tavolo dei professori, e il vecchio cappello
cominciò ad intonare una canzone che parlava delle quattro case di Hogwarts,
elogiandone le qualità. Finita la canzone, la signora dai capelli neri prese un
lungo rotolo di pergamena e disse: < Sono la professoressa Minerva McGranitt.
Quando dirò il vostro nome, voi verrete qui, vi accomoderete sullo sgabello e
indosserete il Cappello Parlante, che vi smisterà nelle vostre Case. Bene… Avery
Waelon > Un ragazzo
biondo cenere si avvicinò titubante allo sgabello e, pochi secondi dopo aver
indossato il cappello, questo urlò < SERPEVERDE! >. Da uno dei tavoli più
esterno si alzò un gran frastuono di applausi e grida di acclamazione. Il
ragazzo poggiò il cappello sullo sgabello e andò a sedersi al tavolo della sua
Casa. Poi la
professoressa McGranitt chiamò: < Birds Claire > la quale fu invece
smistata in < CORVONERO! >. Il terzo
ragazzo ad essere chiamato fu < Black Sirius >. Sirius, con tutta calma,
si sedette sullo sgabello e si mise in testa il cappello. Già certo di quale
sarebbe stato il responso, si mise ad osservare il tavolo dei Serpeverde. Sua
cugina Narcissa lo stava salutando con la mano. Mamma, che faccia antipatica che ha quello
lì, pensò Sirius sotto il pesante cappello, osservando il ragazzo seduto
accanto a Narcissa: un ragazzo dai capelli biondissimi e occhi di ghiaccio. Che pizza, ma non sarebbe meglio se venissi
smistato in… <
GRIFONDORO! > gridò il cappello sopra la sua testa, e dal tavolo dalla parte
opposta a quello in cui era seduta sua cugina giunse un boato di grida
entusiaste. Per qualche secondo, Sirius non riuscì a focalizzare bene ciò che
era successo. Lentamente si tolse il cappello e cominciò a scendere le scale
verso il tavolo da cui venivano gli applausi. Si voltò dall’altra parte e scorse
il viso di sua cugina completamente inespressivo, incredulo. Poi sentì una pacca
sulla spalla. < Cavolo!
Sei finito in Grifondoro! Grande! > gli fece James Potter, e lui gli sorrise
in risposta. Infine si sedette al tavolo, e fu sommerso da pacche sulla spalla,
strette di mano, sorrisi calorosi e complimenti. Lentamente
cominciò a rendersi finalmente conto di ciò che era appena successo: aveva rotto
gli schemi. Per anni la sua famiglia era stata legata alla Casa di Serpeverde.
Lui era il primo di una infinita sfilza di Black ad essere stato smistato in una
casa che non fosse quella; e inoltre era finito in Grifondoro, da sempre in
contrasto con Nel
frattempo, la professoressa McGranitt continuava a chiamare i nomi. Fu il turno
di Cameron Alyson, Cottrel Benjamin, Doves Judith, Evans Lily. La ragazzina
sgranò gli occhi, si avviò lentamente allo sgabello, incerta sulle gambe che
tremavano, e si mise in testa il cappello. Un secondo dopo aver sfiorato i suoi
capelli, il cappello disse < GRIFONDORO! > e di nuovo un coro di
acclamazioni si alzò dal tavolo della sua nuova Casa. Lily si alzò, si tolse il
cappello e corse verso il suo tavolo. A metà strada, però, si voltò a cercare
gli occhi del suo amico Severus, che la guardavano rattristati. Lei gli lanciò
di rimando un sorriso rattristato, e finalmente raggiunse il suo tavolo. Lì un
ragazzino le fece spazio sulla panca accanto a sé. Lily lo guardò stizzita: era
l’antipatico ragazzo dai capelli neri che aveva insultato, insieme al suo amico
con gli occhiali, Severus durante il viaggio in treno. Girò lo sguardo da
un’altra parte e si sedette dal lato opposto. Poi toccò a
Flint (Serpeverde), Hooks (Tassorosso), Jhonson (Corvonero), Lovegood
(Corvonero). E arrivò il turno di Lupin Remus, che dopo diversi secondi di
attesa, fu spedito dal cappello nella Casa di Grifondoro. Al tavolo, tra le
acclamazioni generali dei nuovi compagni, si sedette accanto a Lily, che gli
sorrideva calorosamente. < Che bello! Siamo finiti nella stessa casa! Meno
male! Credevo ce ci sarebbe finita solo la gente più antipatica! > disse Lily
a voce alta, e Remus vide il ragazzo dagli occhi chiari seduto dall’altra parte
sorridere sotto i baffi. Lentamente
furono smistati più della metà dei ragazzi: Miller Jordan finì in Tassorosso. Ci
furono altri tre Grifondoro: Minus Peter, Nelson Mary e Olives Pauline. Mulciber
Steven fu smistato in Serpeverde, mentre Owstin Jason invece finì in Tassorosso.
Poi toccò a Piton Severus. Il ragazzo si sedette e come tutti gli altri si mise
il cappello in testa. Ci volle un po’ prima che il cappello gridasse <
SERPEVERDE! >, e Severus andò al tavolo della Casa, che esultava a gran voce.
Era la prima volta che riceveva delle acclamazioni. La gioia per quella
sensazione gli colorì le guance pallide di rosa. Tutti si congratulavano con lui
e gli stringevano la mano. Un ragazzo biondo che aveva circa sedici anni gli
diede una pacca sulla spalla e lo fece sedere accanto a lui. Una bella ragazza
bionda che sedeva accanto a lui gli strinse la mano calorosamente. Si sentiva
accettato per il semplice fatto di essere se stesso, per essere un mago. Nel frattempo
la professoressa McGranitt chiamò Potter James, che andò a sedersi sullo
sgabello quasi di corsa e si pigiò il cappello sulla testa; questo non fece in
tempo a sfiorargli i capelli scarmigliati che gridò < GRIFONDORO! >. Il
ragazzo se lo tolse e si diresse al tavolo in subbuglio. Sirius gli strinse la
mano e gli fece posto accanto a sé. < A quanto
pare, siamo nella stessa Casa… > gli disse, con un sorriso sghembo. < Già. Per
fortuna che dovevi finire in Serpeverde > rispose James. < Bèh,
sono troppo in gamba per loro > fece, sorridendo. Erano ormai
rimasti pochi ragazzi da smistare: tre finirono in Tassorosso, due in
Serpeverde, e tre in Corvonero. L’ultima fu Zabini Crystal che fu smistata in
Serpeverde. Quando la
cerimonia fu finita, <
Benvenuti al nuovo anno scolastico di Hogwarts! Prima di dare inizio al nostro
banchetto alcuni annunci. Gli studenti del primo anno si ricordino che l’accesso
alla foresta intorno al castello è proibito. Inoltre è vietato fare gare di
magia nei corridoi, o cose di questo genere. < Le prove
di Quidditch si terranno la seconda settimana dell’anno scolastico; chiunque
voglia giocare per la squadra della sua Casa deve contattare il professor Woods.
Ed ora, senza porre altri indugi, che le portate vengano servite in tavola!
>. Detto questo sulle tavole apparvero pietanze di ogni tipo. Tutti gli
alunni si fiondarono sui piatti principali e iniziarono a mangiare con voracità.
Al tavolo di
Grifondoro i nuovi alunni cominciavano a fare conoscenza. Lily chiacchierava con
tutti, ma evitava accuratamente di rivolgere domande a Sirius e James. Era del
tutto intenzionata a non stringere amicizia con chi aveva bistrattato senza
alcun motivo il suo migliore amico. < Allora,
io sono l’unica a provenire da una famiglia di non maghi? > chiese. < Bèh >
rispose Pauline Olives, con un forte accento francese, < mia mamma è una
babbana, quindi anche la mia famiglia non è di soli maghi >. < Mia nonna era babbana > disse
Remus. < Credete
che le lezioni saranno complicate? > chiese Mary Nelson. < Cavolo,
speriamo di no! > aggiunse Peter Minus. < Io credo
che dipenderà da quanta abilità hai già con la magia. Per quanto mi riguarda
sono avvantaggiato; è una vita che faccio incantesimi > disse James pavoneggiandosi. < Quindi
io sarò la peggiore della classe… I miei sono molto rigidi; non mi hanno
praticamente mai fatto fare esercizi di magia. Non facevano che dire “finché non
comincerai le scuole niente incantesimi!”. Che rabbia >. < Ah,
rossa: come mai non sei finita insieme al tuo amichetto nella casa delle serpi?
> fece James a Lily. La ragazza lo
fulminò con lo sguardo. < Guarda che dispiace più a me che a te essere finita
nella tua stessa casa! > rispose con arroganza, e girò la testa da un’altra
parte. James rimase
impietrito a fissarla, mentre Sirius rideva di gusto. < Ti ha proprio
polverizzato, Potter! > gli disse, e di tutta risposta si beccò un calcio
sullo stinco da James. Dall’altra
parte della sala, al tavolo di Serpeverde, anche Severus chiacchierava con i
compagni. < Quindi,
tu fai parte della famiglia Prince, giusto? > gli stava chiedendo Waelon
Avery. < Già, mia
mamma è Elieen Prince >. Rispose Severus, orgoglioso. < Ho
sentito dire che ha sposato un Babbano, non è vero? > chiese Lucius Malfoy,
il ragazzo pallido che lo aveva fatto sedere accanto a lui, con tono
inquisitorio. < Si… è
vero… > rispose lui. < Ah… >
fu l’unica risposta di Lucius. A giudicare dalla sua espressione stizzita, il
fatto di avere parentele con persone che non avevano poteri magici non era
gradito a quel ragazzo. Severus si sentì tremendamente in imbarazzo per suo
padre. Ci furono
alcuni attimi di silenzio, che venne spezzato da Crystal Zabini. < Hai già
fatto qualche magia? > gli chiese. < Bèh, ho
provato a fare qualche incantesimo e qualche pozione. Mi sono riuscite bene.
Mamma dice che ho un talento naturale per le pozioni > rispose lui,
orgoglioso. Al termine
della cena il preside si alzò di nuovo in piedi per intonare con gli alunni
l’inno della scuola. Le parole erano per tutti uguali, ma ognuno degli alunni
scelse un motivo diverso. Alcuni cantarono a ritmo veloce, altri come un’area di
lirica, altri ancora come un canto da messa solenne. Poi, i piatti sparirono
dalle tavole e tutti gli alunni si alzarono dalle loro sedie. I prefetti che
erano incaricati di scortare i nuovi arrivati fino alle loro camere chiamarono
intorno a loro gli alunni del primo anno delle loro Case. Il primo gruppo ad
uscire dalla Sala Grande fu quello di Serpeverde, con Lucius Malfoy alla guida,
seguito a ruota da Severus. Prima di uscire dalla sala, il ragazzo si voltò
verso il tavolo di Grifondoro, ma non poté salutare l’amica, che era impegnata a
chiacchierare con le sue compagne. Lily si voltò
verso il gruppo dei nuovi alunni di Serpeverde che stava uscendo dalla Sala
Grande. Avrebbe voluto salutare con la mano Severus, prima che se ne andasse, ma
il ragazzo era già uscito dalla sala. Era triste separarsi dalla persona con la
quale si sentiva più legata nell’ultimo periodo; aveva sperato che sarebbero
finiti nella stessa Casa, ed ora si ritrovava con le due persone più antipatiche
e fanatiche mai incontrate sulla faccia della terra. Per sua fortuna, almeno gli
altri ragazzi sembravano simpatici. Prima che il
gruppo di Grifondoro potesse uscire dalla sala, la professoressa McGranitt si
avvicinò alla prefetto incaricata di scortarli. < Scusami,
signorina Moovery, ma ho bisogno del signor Lupin. Lo accompagnerò dopo io al
dormitorio >. La prefetto e
gli altri alunni rimasero un po’ attoniti dallo strano fatto, ma Remus, che
sapeva già ciò che lo aspettava, con molta tranquillità si allontanò dal resto
dei ragazzi e seguì la professoressa, che lo condusse per una fitta rete di
corridoi, fino ad arrivare di fronte ad una grossa statua di un gargoyle. A quel
punto la donna disse: < Api Frizzole > e la statua prese vita e si spostò
da un lato. dietro c’era una scala a chiocciole che conduceva ad un grosso
portone di legno scuro. La professoressa varcò la soglia, seguita a ruota da
Remus, ed entrò in una grande stanza circolare: c’erano mobili pieni zeppi di
strani oggetti che avevano tutta l’aria di essere delicati e preziosi. Tutte le
pareti erano ricoperte da quadri raffiguranti anziani signori e signore, che in
quel momento sornacchiavano pesantemente. Su degli scaffali erano riposti
antichi e consumati libri dalle copertine di pelle rovinata e le lettere dei
nomi quasi del tutto cancellate. Da un lato, accanto ad una finestra, c’era un
trespolo in cui stava appollaiato un magnifico uccello dal piumaggio rosso ed
arancione. Dalla parte opposta, dietro un’imponente scrivania stipata di
pergamene, libri e piume, era seduto il preside Albus Silente. < Prego,
Remus, siediti > fece al ragazzo, indicandogli una bella sedia imbottita di
fronte alla scrivania < Come di certo avrai capito, sei stato condotto qui
perché ti possa essere illustrato il modo in cui verrà tutelata la sicurezza
durante la luna piena >. ef <
Seguitemi, primo anno, e tenete il passo > Gli alunni
del primo anno di Serpeverde seguivano il prefetto Lucius Malfoy lungo degli
scuri corridoi. Di sicuro si stavano avvicinano alle fondamenta del castello.
L’aria era sempre più fredda e umida. Ad un tratto, il prefetto si fermò di
fronte ad un muro del tutto spoglio. < La parola d’ordine per questo primo
semestre è astuzia >. Appena
pronunciò quella parola, si aprì un varco attraverso il muro, e gli alunni
seguirono Lucius nella loro sala comune. Era un ambiente dalle pareti di pietra,
lungo e dal soffitto non molto alto. Delle grosse lampade che scendevano
dall’alto illuminavano la stanza, e un fuoco scoppiettante riscaldava da un
camino di pietra con delle sculture elaborate. C’erano dei grossi tavoli di
legno scuro e dei divani ricoperti di stoffa verde ed argento; seduta ad uno dei
tavoli c’era la bella ragazza bionda che aveva visto a cena, intenta a scrivere
una lettera con aria furente. Alle pareti erano appese foto di vecchie classi di
studenti e arazzi raffiguranti lo stemma della casa. Infondo alla
stanza c’erano due porte. Lucius li guidò fin davanti ad esse, poi disse: <
Bene, questa è la sala comune della vostra Casa. Da queste porte si accede ai
dormitori: a sinistra le femmine, a destra i maschi. Le vostre camere sono al
primo piano. E, mi raccomando, non dimenticate la parola d’ordine, altrimenti
non potrete rientrare > detto questo, si allontanò e raggiunse i suoi amici
che erano seduti sui divani. Severus,
stremato per il viaggio e per lo stress della cerimonia, si diresse subito verso
la stanza, seguito a ruota dai suoi compagni. Nella camera quadrangolare, in cui
erano già stati sistemati i bagagli dei ragazzi, c’erano quattro letti a
baldacchino, con bellissimi finimenti verde smeraldo. Severus non aveva mai
visto una camera tanto bella ed elegante: abituato com’era alla sua piccola
cameretta e al suo lettino scomodo, quel posto sembrava quasi un sogno. I
ragazzi indossarono in silenzio i pigiami e si infilarono nei comodi letti,
troppo stanchi per chiacchierare. Nel giro di pochi minuti erano tutti piombati
nel sonno. ef < Allora,
è tutto chiaro Remus? > chiese il preside Silente al ragazzo che lo fissava
dall’altra parte della scrivania. < Si,
signore > rispose il ragazzo. < Molto
bene, dunque. Qualcuno del corpo insegnante verrà a prenderti al prossimo
plenilunio prima che cali il sole e ti accompagnerà alla Stamberga Strillante
> disse il preside. < Ora, Minerva, conduci questo ragazzo al suo
dormitorio; sarà certamente stanco. E in bocca al lupo a te per il tuo primo
giorno di scuola, Remus. Eh eh… >. < Grazie,
signore > ed uscì dall’ufficio al seguito della professoressa McGranitt. Mentre
seguiva in silenzio la professoressa attraverso i corridoi del castello,
ricapitolava mentalmente ciò che gli aveva detto il preside. Egli aveva fatto
installare una rara qualità di pianta, un Platano Picchiatore, sopra ad un
passaggio che collegava il cortile della scuola con una casetta diroccata a
qualche chilometro di distanza. Il Platano Picchiatore avrebbe assicurato la
copertura, in quanto era un albero che amava picchiare chiunque si avvicinasse
troppo; e in questo modo, nessun ragazzo con un po’ di buon senso si sarebbe
avvicinato ad esso. Inoltre, alcune storie paesane dicevano che Era
straordinario quanto si fosse dato da fare il Preside per permettere a lui, un
semplice ragazzo, di frequentare Hogwarts. Il rispetto che provava per quello
straordinario ed eccentrico uomo cresceva ogni secondo di più. La
professoressa si fermò di fronte ad un quadro che raffigurava una signora
grassottella, che chiese < Parola d’ordine? >. < Caput Draconis > disse
Remus
attraversò lo stretto passaggio sul muro e sbucò nella sala. La stanza era
circolare, con soffitti alti e piena di soffici poltrone ricoperte da stoffe
rosse ed oro. Alle pareti erano appese una bacheca e vari stemmi di Grifondoro.
da un lato, davanti ad un grosso caminetto, un gruppo di ragazzi del quarto anno
chiacchieravano allegramente spaparanzati su un divano. Dalla parte opposta
c’erano grossi tavoli color nocciola. Remus attraversò la sala ed entrò nella
porta a destra. Salì una rampa di scale a chiocciole ed entrò nel dormitorio.
Era una stanza anch’essa rotonda, in cui erano stati sistemati quattro letti a
baldacchino con coperte e tende rosso-oro. Gli altri tre ragazzi che come lui
facevano il primo anno erano lì dentro. Peter Minus, un ragazzo piccolo e
gracilino dai capelli biondi e un visetto aguzzo da topolino, era già infilato
sotto le coperte del suo letto, mentre James Potter e Sirius Black stavano
finendo di indossare i loro pigiami. < Ehi! Ma
che hai combinato per finire di già nell’ufficio del preside? > chiese James
con un mezzo sorriso. < Oh,
niente… > rispose timidamente Remus, che non aveva minimamente pensato a
dover giustificare quella cosa con i nuovi compagni. < il fatto è… che… mi
ero dimenticato a casa alcuni libri… > disse istintivamente < e mamma me
li ha spediti. Il preside mi ha informato di questo >. < Ah.
Vabbè, pensavo chissà che fosse successo. Che delusione… > rispose James
infilandosi la maglia del pigiama, mentre il volto di Remus, che era diventato
rosso fino alla punta delle orecchie, riprendeva il suo colorito naturale. Solo in quel
momento realizzò che ogni mese avrebbe dovuto giustificare in qualche modo il
fatto di passare tre notti lontano dal dormitorio. L’ansia lo invase
all’improvviso; come avrebbe potuto inventare tante scuse? E come avrebbero
potuto i suoi compagni crederci ogni volta, senza mai farsi venire dei
dubbi?
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