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Autore: _elanor_    04/05/2008    3 recensioni
La mia prima storia è dedicata a Lily, James, Severus, Sirius e Remus: delle loro vite ai tempi di Hogwarts. Questo è il primo capitolo, in cui vengono presentati i personaggi nell'arco della serata che precede la loro partenza per Hogwarts. Spero che vi piaccia quanto a me è piaciuto scriverla
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Severus Piton, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Lo smistamento

 

Il gigantesco uomo dall’ispida barba bruna guidò gli alunni del primo anno lungo un sentiero buio e dissestato fino ad un piccolo porticciolo che si affacciava su un lago dalle acque scure, alla cui estremità si poteva scorgere, arroccato su una scogliera, il castello di Hogwarts: era affascinante alla luce della luna quel groviglio di torri e bastioni.

disse ad alta voce l’uomo, ed ognuno dei ragazzi prese posto in un’imbarcazione. James e Sirius, ormai in sintonia perfetta, si sedettero nella stessa barca assieme a Jordan Miller, il ragazzino che aveva fatto il viaggio in treno con loro, e una ragazzina dalle trecce bionde che si chiamava Audry Steevel. Lily si accomodò insieme a Severus, Remus e una ragazza mora. Per tutta la durata del viaggio, James e Sirius non fecero che sghignazzare indicando la barca in cui era seduto Severus, ma il ragazzo era troppo nervoso per curarsi degli altri due.

Approdarono in quella che sembrava una grotta sotterranea. L’uomo li guidò per un passaggio nella roccia che li fece sbucare all’ombra dell’immenso castello.

Il custode bussò alla pesante porta principale, e pochi istanti dopo quella venne aperta da un uomo basso e tarchiato, con dei folti baffi brizzolati, come i pochi capelli che aveva sulla nuca.

disse l’uomo che li aveva scortati.

disse il professore, facendo cenno ai ragazzi di entrare nell’immensa sala d’ingresso. Dopo che tutti furono entrati si rivolse a loro dicendo:

la Coppa delle Case>.

In quel momento un uomo magro e gobbo, con radi capelli grigio topo e guance infossate, si avvicinò al professore: .

gli rispose il paffuto professore. e detto questo li guidò fino ad una sala immensa e maestose: al suo interno erano sistemati quattro lunghi tavoli, intorno ai quali erano seduti tutti gli alunni della scuola, e sopra ad essi fluttuavano sospese in aria centinaia di candele. In fondo alla stanza era sistemato un altro tavolo, che ospitava i professori.

D’un tratto uno dei nuovi alunni emise un soffocato: e tutti i volti si levarono ad osservare quello che era un fantastico cielo stellato, del tutto identico a quello esterno.

Il professor Lumacorno condusse gli alunni lungo tutta la sala, fino a farli fermare davanti al tavolo dei professori: di fronte a questo tavolo c’era una signora dallo sguardo severo e capelli corvini raccolti in uno stretto chignon, e accanto a lei uno sgabello sul quale era poggiato un vecchio cappello a punta, tutto impolverato e logoro.

Il professor Lumacorno andò a sedersi al tavolo dei professori, e il vecchio cappello cominciò ad intonare una canzone che parlava delle quattro case di Hogwarts, elogiandone le qualità. Finita la canzone, la signora dai capelli neri prese un lungo rotolo di pergamena e disse: < Sono la professoressa Minerva McGranitt. Quando dirò il vostro nome, voi verrete qui, vi accomoderete sullo sgabello e indosserete il Cappello Parlante, che vi smisterà nelle vostre Case. Bene… Avery Waelon >

Un ragazzo biondo cenere si avvicinò titubante allo sgabello e, pochi secondi dopo aver indossato il cappello, questo urlò < SERPEVERDE! >. Da uno dei tavoli più esterno si alzò un gran frastuono di applausi e grida di acclamazione. Il ragazzo poggiò il cappello sullo sgabello e andò a sedersi al tavolo della sua Casa.

Poi la professoressa McGranitt chiamò: < Birds Claire > la quale fu invece smistata in < CORVONERO! >.

Il terzo ragazzo ad essere chiamato fu < Black Sirius >. Sirius, con tutta calma, si sedette sullo sgabello e si mise in testa il cappello. Già certo di quale sarebbe stato il responso, si mise ad osservare il tavolo dei Serpeverde. Sua cugina Narcissa lo stava salutando con la mano. Mamma, che faccia antipatica che ha quello lì, pensò Sirius sotto il pesante cappello, osservando il ragazzo seduto accanto a Narcissa: un ragazzo dai capelli biondissimi e occhi di ghiaccio. Che pizza, ma non sarebbe meglio se venissi smistato in…

< GRIFONDORO! > gridò il cappello sopra la sua testa, e dal tavolo dalla parte opposta a quello in cui era seduta sua cugina giunse un boato di grida entusiaste. Per qualche secondo, Sirius non riuscì a focalizzare bene ciò che era successo. Lentamente si tolse il cappello e cominciò a scendere le scale verso il tavolo da cui venivano gli applausi. Si voltò dall’altra parte e scorse il viso di sua cugina completamente inespressivo, incredulo. Poi sentì una pacca sulla spalla.

< Cavolo! Sei finito in Grifondoro! Grande! > gli fece James Potter, e lui gli sorrise in risposta. Infine si sedette al tavolo, e fu sommerso da pacche sulla spalla, strette di mano, sorrisi calorosi e complimenti.

Lentamente cominciò a rendersi finalmente conto di ciò che era appena successo: aveva rotto gli schemi. Per anni la sua famiglia era stata legata alla Casa di Serpeverde. Lui era il primo di una infinita sfilza di Black ad essere stato smistato in una casa che non fosse quella; e inoltre era finito in Grifondoro, da sempre in contrasto con la Casa verde-argento. I suoi genitori sarebbero di certo andati su tutte le furie: ai loro occhi quello sarebbe stato un insulto, un oltraggio, un’onta sul buon nome della famiglia. Era la riprova di quanto non fosse degno di quel cognome, e la cosa lo eccitava tantissimo…

Nel frattempo, la professoressa McGranitt continuava a chiamare i nomi. Fu il turno di Cameron Alyson, Cottrel Benjamin, Doves Judith, Evans Lily.

La ragazzina sgranò gli occhi, si avviò lentamente allo sgabello, incerta sulle gambe che tremavano, e si mise in testa il cappello. Un secondo dopo aver sfiorato i suoi capelli, il cappello disse < GRIFONDORO! > e di nuovo un coro di acclamazioni si alzò dal tavolo della sua nuova Casa. Lily si alzò, si tolse il cappello e corse verso il suo tavolo. A metà strada, però, si voltò a cercare gli occhi del suo amico Severus, che la guardavano rattristati. Lei gli lanciò di rimando un sorriso rattristato, e finalmente raggiunse il suo tavolo. Lì un ragazzino le fece spazio sulla panca accanto a sé. Lily lo guardò stizzita: era l’antipatico ragazzo dai capelli neri che aveva insultato, insieme al suo amico con gli occhiali, Severus durante il viaggio in treno. Girò lo sguardo da un’altra parte e si sedette dal lato opposto.

Poi toccò a Flint (Serpeverde), Hooks (Tassorosso), Jhonson (Corvonero), Lovegood (Corvonero). E arrivò il turno di Lupin Remus, che dopo diversi secondi di attesa, fu spedito dal cappello nella Casa di Grifondoro. Al tavolo, tra le acclamazioni generali dei nuovi compagni, si sedette accanto a Lily, che gli sorrideva calorosamente. < Che bello! Siamo finiti nella stessa casa! Meno male! Credevo ce ci sarebbe finita solo la gente più antipatica! > disse Lily a voce alta, e Remus vide il ragazzo dagli occhi chiari seduto dall’altra parte sorridere sotto i baffi.

Lentamente furono smistati più della metà dei ragazzi: Miller Jordan finì in Tassorosso. Ci furono altri tre Grifondoro: Minus Peter, Nelson Mary e Olives Pauline. Mulciber Steven fu smistato in Serpeverde, mentre Owstin Jason invece finì in Tassorosso. Poi toccò a Piton Severus. Il ragazzo si sedette e come tutti gli altri si mise il cappello in testa. Ci volle un po’ prima che il cappello gridasse < SERPEVERDE! >, e Severus andò al tavolo della Casa, che esultava a gran voce. Era la prima volta che riceveva delle acclamazioni. La gioia per quella sensazione gli colorì le guance pallide di rosa. Tutti si congratulavano con lui e gli stringevano la mano. Un ragazzo biondo che aveva circa sedici anni gli diede una pacca sulla spalla e lo fece sedere accanto a lui. Una bella ragazza bionda che sedeva accanto a lui gli strinse la mano calorosamente. Si sentiva accettato per il semplice fatto di essere se stesso, per essere un mago.

Nel frattempo la professoressa McGranitt chiamò Potter James, che andò a sedersi sullo sgabello quasi di corsa e si pigiò il cappello sulla testa; questo non fece in tempo a sfiorargli i capelli scarmigliati che gridò < GRIFONDORO! >. Il ragazzo se lo tolse e si diresse al tavolo in subbuglio. Sirius gli strinse la mano e gli fece posto accanto a sé.

< A quanto pare, siamo nella stessa Casa… > gli disse, con un sorriso sghembo.

< Già. Per fortuna che dovevi finire in Serpeverde > rispose James.

< Bèh, sono troppo in gamba per loro > fece, sorridendo.

Erano ormai rimasti pochi ragazzi da smistare: tre finirono in Tassorosso, due in Serpeverde, e tre in Corvonero. L’ultima fu Zabini Crystal che fu smistata in Serpeverde.

Quando la cerimonia fu finita, la Professoressa McGranitt fece sparire con un colpo di bacchetta sgabello e cappello. A questo punto il preside Albus Silente si alzò dalla sua sedia al centro della tavolata dei professori. Tutta la scolaresca si zittì all’istante e fissò l’anziano uomo dalla lunga barba candida, che prese a parlare:

< Benvenuti al nuovo anno scolastico di Hogwarts! Prima di dare inizio al nostro banchetto alcuni annunci. Gli studenti del primo anno si ricordino che l’accesso alla foresta intorno al castello è proibito. Inoltre è vietato fare gare di magia nei corridoi, o cose di questo genere.

< Le prove di Quidditch si terranno la seconda settimana dell’anno scolastico; chiunque voglia giocare per la squadra della sua Casa deve contattare il professor Woods. Ed ora, senza porre altri indugi, che le portate vengano servite in tavola! >. Detto questo sulle tavole apparvero pietanze di ogni tipo. Tutti gli alunni si fiondarono sui piatti principali e iniziarono a mangiare con voracità.

Al tavolo di Grifondoro i nuovi alunni cominciavano a fare conoscenza. Lily chiacchierava con tutti, ma evitava accuratamente di rivolgere domande a Sirius e James. Era del tutto intenzionata a non stringere amicizia con chi aveva bistrattato senza alcun motivo il suo migliore amico.

< Allora, io sono l’unica a provenire da una famiglia di non maghi? > chiese.

< Bèh > rispose Pauline Olives, con un forte accento francese, < mia mamma è una babbana, quindi anche la mia famiglia non è di soli maghi >.

 < Mia nonna era babbana > disse Remus.

< Credete che le lezioni saranno complicate? > chiese Mary Nelson.

< Cavolo, speriamo di no! > aggiunse Peter Minus.

< Io credo che dipenderà da quanta abilità hai già con la magia. Per quanto mi riguarda sono avvantaggiato; è una vita che faccio incantesimi  > disse James pavoneggiandosi.

< Quindi io sarò la peggiore della classe… I miei sono molto rigidi; non mi hanno praticamente mai fatto fare esercizi di magia. Non facevano che dire “finché non comincerai le scuole niente incantesimi!”. Che rabbia >.

< Ah, rossa: come mai non sei finita insieme al tuo amichetto nella casa delle serpi? > fece James a Lily.

La ragazza lo fulminò con lo sguardo. < Guarda che dispiace più a me che a te essere finita nella tua stessa casa! > rispose con arroganza, e girò la testa da un’altra parte.

James rimase impietrito a fissarla, mentre Sirius rideva di gusto. < Ti ha proprio polverizzato, Potter! > gli disse, e di tutta risposta si beccò un calcio sullo stinco da James.

Dall’altra parte della sala, al tavolo di Serpeverde, anche Severus chiacchierava con i compagni.

< Quindi, tu fai parte della famiglia Prince, giusto? > gli stava chiedendo Waelon Avery.

< Già, mia mamma è Elieen Prince >. Rispose Severus, orgoglioso.

< Ho sentito dire che ha sposato un Babbano, non è vero? > chiese Lucius Malfoy, il ragazzo pallido che lo aveva fatto sedere accanto a lui, con tono inquisitorio.

< Si… è vero… > rispose lui.

< Ah… > fu l’unica risposta di Lucius. A giudicare dalla sua espressione stizzita, il fatto di avere parentele con persone che non avevano poteri magici non era gradito a quel ragazzo. Severus si sentì tremendamente in imbarazzo per suo padre.

Ci furono alcuni attimi di silenzio, che venne spezzato da Crystal Zabini. < Hai già fatto qualche magia? > gli chiese.

< Bèh, ho provato a fare qualche incantesimo e qualche pozione. Mi sono riuscite bene. Mamma dice che ho un talento naturale per le pozioni > rispose lui, orgoglioso.

Al termine della cena il preside si alzò di nuovo in piedi per intonare con gli alunni l’inno della scuola. Le parole erano per tutti uguali, ma ognuno degli alunni scelse un motivo diverso. Alcuni cantarono a ritmo veloce, altri come un’area di lirica, altri ancora come un canto da messa solenne. Poi, i piatti sparirono dalle tavole e tutti gli alunni si alzarono dalle loro sedie. I prefetti che erano incaricati di scortare i nuovi arrivati fino alle loro camere chiamarono intorno a loro gli alunni del primo anno delle loro Case. Il primo gruppo ad uscire dalla Sala Grande fu quello di Serpeverde, con Lucius Malfoy alla guida, seguito a ruota da Severus. Prima di uscire dalla sala, il ragazzo si voltò verso il tavolo di Grifondoro, ma non poté salutare l’amica, che era impegnata a chiacchierare con le sue compagne.

 

 

 

 

Lily si voltò verso il gruppo dei nuovi alunni di Serpeverde che stava uscendo dalla Sala Grande. Avrebbe voluto salutare con la mano Severus, prima che se ne andasse, ma il ragazzo era già uscito dalla sala. Era triste separarsi dalla persona con la quale si sentiva più legata nell’ultimo periodo; aveva sperato che sarebbero finiti nella stessa Casa, ed ora si ritrovava con le due persone più antipatiche e fanatiche mai incontrate sulla faccia della terra. Per sua fortuna, almeno gli altri ragazzi sembravano simpatici.

Prima che il gruppo di Grifondoro potesse uscire dalla sala, la professoressa McGranitt si avvicinò alla prefetto incaricata di scortarli.

< Scusami, signorina Moovery, ma ho bisogno del signor Lupin. Lo accompagnerò dopo io al dormitorio >.

La prefetto e gli altri alunni rimasero un po’ attoniti dallo strano fatto, ma Remus, che sapeva già ciò che lo aspettava, con molta tranquillità si allontanò dal resto dei ragazzi e seguì la professoressa, che lo condusse per una fitta rete di corridoi, fino ad arrivare di fronte ad una grossa statua di un gargoyle. A quel punto la donna disse: < Api Frizzole > e la statua prese vita e si spostò da un lato. dietro c’era una scala a chiocciole che conduceva ad un grosso portone di legno scuro. La professoressa varcò la soglia, seguita a ruota da Remus, ed entrò in una grande stanza circolare: c’erano mobili pieni zeppi di strani oggetti che avevano tutta l’aria di essere delicati e preziosi. Tutte le pareti erano ricoperte da quadri raffiguranti anziani signori e signore, che in quel momento sornacchiavano pesantemente. Su degli scaffali erano riposti antichi e consumati libri dalle copertine di pelle rovinata e le lettere dei nomi quasi del tutto cancellate. Da un lato, accanto ad una finestra, c’era un trespolo in cui stava appollaiato un magnifico uccello dal piumaggio rosso ed arancione. Dalla parte opposta, dietro un’imponente scrivania stipata di pergamene, libri e piume, era seduto il preside Albus Silente.

< Prego, Remus, siediti > fece al ragazzo, indicandogli una bella sedia imbottita di fronte alla scrivania < Come di certo avrai capito, sei stato condotto qui perché ti possa essere illustrato il modo in cui verrà tutelata la sicurezza durante la luna piena >.

 

 

ef

 

 

< Seguitemi, primo anno, e tenete il passo >

Gli alunni del primo anno di Serpeverde seguivano il prefetto Lucius Malfoy lungo degli scuri corridoi. Di sicuro si stavano avvicinano alle fondamenta del castello. L’aria era sempre più fredda e umida. Ad un tratto, il prefetto si fermò di fronte ad un muro del tutto spoglio. < La parola d’ordine per questo primo semestre è astuzia >. Appena pronunciò quella parola, si aprì un varco attraverso il muro, e gli alunni seguirono Lucius nella loro sala comune. Era un ambiente dalle pareti di pietra, lungo e dal soffitto non molto alto. Delle grosse lampade che scendevano dall’alto illuminavano la stanza, e un fuoco scoppiettante riscaldava da un camino di pietra con delle sculture elaborate. C’erano dei grossi tavoli di legno scuro e dei divani ricoperti di stoffa verde ed argento; seduta ad uno dei tavoli c’era la bella ragazza bionda che aveva visto a cena, intenta a scrivere una lettera con aria furente. Alle pareti erano appese foto di vecchie classi di studenti e arazzi raffiguranti lo stemma della casa.

Infondo alla stanza c’erano due porte. Lucius li guidò fin davanti ad esse, poi disse: < Bene, questa è la sala comune della vostra Casa. Da queste porte si accede ai dormitori: a sinistra le femmine, a destra i maschi. Le vostre camere sono al primo piano. E, mi raccomando, non dimenticate la parola d’ordine, altrimenti non potrete rientrare > detto questo, si allontanò e raggiunse i suoi amici che erano seduti sui divani.

Severus, stremato per il viaggio e per lo stress della cerimonia, si diresse subito verso la stanza, seguito a ruota dai suoi compagni. Nella camera quadrangolare, in cui erano già stati sistemati i bagagli dei ragazzi, c’erano quattro letti a baldacchino, con bellissimi finimenti verde smeraldo. Severus non aveva mai visto una camera tanto bella ed elegante: abituato com’era alla sua piccola cameretta e al suo lettino scomodo, quel posto sembrava quasi un sogno. I ragazzi indossarono in silenzio i pigiami e si infilarono nei comodi letti, troppo stanchi per chiacchierare. Nel giro di pochi minuti erano tutti piombati nel sonno.

 

 

ef

 

 

< Allora, è tutto chiaro Remus? > chiese il preside Silente al ragazzo che lo fissava dall’altra parte della scrivania.

< Si, signore > rispose il ragazzo.

< Molto bene, dunque. Qualcuno del corpo insegnante verrà a prenderti al prossimo plenilunio prima che cali il sole e ti accompagnerà alla Stamberga Strillante > disse il preside. < Ora, Minerva, conduci questo ragazzo al suo dormitorio; sarà certamente stanco. E in bocca al lupo a te per il tuo primo giorno di scuola, Remus. Eh eh… >.

< Grazie, signore > ed uscì dall’ufficio al seguito della professoressa McGranitt.

Mentre seguiva in silenzio la professoressa attraverso i corridoi del castello, ricapitolava mentalmente ciò che gli aveva detto il preside. Egli aveva fatto installare una rara qualità di pianta, un Platano Picchiatore, sopra ad un passaggio che collegava il cortile della scuola con una casetta diroccata a qualche chilometro di distanza. Il Platano Picchiatore avrebbe assicurato la copertura, in quanto era un albero che amava picchiare chiunque si avvicinasse troppo; e in questo modo, nessun ragazzo con un po’ di buon senso si sarebbe avvicinato ad esso. Inoltre, alcune storie paesane dicevano che la Stamberga Strillante fosse la casa più infestata dagli spettri di tutta la Gran Bretagna , onde per cui nessuno sarebbe mai andato a visitarla.

Era straordinario quanto si fosse dato da fare il Preside per permettere a lui, un semplice ragazzo, di frequentare Hogwarts. Il rispetto che provava per quello straordinario ed eccentrico uomo cresceva ogni secondo di più.

La professoressa si fermò di fronte ad un quadro che raffigurava una signora grassottella, che chiese < Parola d’ordine? >.

< Caput Draconis > disse la McGranitt, e il quadro si scostò di lato mostrando un’apertura nel muro. < Bene, signor Lupin > continuò la professoressa rivolta al ragazzo, < Da questa apertura si accede alla sala comune della sua Casa. La stanza per accedere ai dormitori è la porta a destra. Buona notte, e buona fortuna >. Poi girò i tacchi, e sparì dietro la prima curva.

Remus attraversò lo stretto passaggio sul muro e sbucò nella sala. La stanza era circolare, con soffitti alti e piena di soffici poltrone ricoperte da stoffe rosse ed oro. Alle pareti erano appese una bacheca e vari stemmi di Grifondoro. da un lato, davanti ad un grosso caminetto, un gruppo di ragazzi del quarto anno chiacchieravano allegramente spaparanzati su un divano. Dalla parte opposta c’erano grossi tavoli color nocciola. Remus attraversò la sala ed entrò nella porta a destra. Salì una rampa di scale a chiocciole ed entrò nel dormitorio. Era una stanza anch’essa rotonda, in cui erano stati sistemati quattro letti a baldacchino con coperte e tende rosso-oro. Gli altri tre ragazzi che come lui facevano il primo anno erano lì dentro. Peter Minus, un ragazzo piccolo e gracilino dai capelli biondi e un visetto aguzzo da topolino, era già infilato sotto le coperte del suo letto, mentre James Potter e Sirius Black stavano finendo di indossare i loro pigiami.

< Ehi! Ma che hai combinato per finire di già nell’ufficio del preside? > chiese James con un mezzo sorriso.

< Oh, niente… > rispose timidamente Remus, che non aveva minimamente pensato a dover giustificare quella cosa con i nuovi compagni. < il fatto è… che… mi ero dimenticato a casa alcuni libri… > disse istintivamente < e mamma me li ha spediti. Il preside mi ha informato di questo >.

< Ah. Vabbè, pensavo chissà che fosse successo. Che delusione… > rispose James infilandosi la maglia del pigiama, mentre il volto di Remus, che era diventato rosso fino alla punta delle orecchie, riprendeva il suo colorito naturale.

Solo in quel momento realizzò che ogni mese avrebbe dovuto giustificare in qualche modo il fatto di passare tre notti lontano dal dormitorio. L’ansia lo invase all’improvviso; come avrebbe potuto inventare tante scuse? E come avrebbero potuto i suoi compagni crederci ogni volta, senza mai farsi venire dei dubbi?

 

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