Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: BerdisDatronat    29/11/2013    3 recensioni
Avete presente quando una cosa viene definita brutta, orribile ed ingiusta? Quando tutto sembra che faccia schifo, che sia arrivato all'apice dell’orrore e poi succede qualcosa che ti dimostra che tutto può andare peggio? Che si può sempre cadere più in basso, come un pozzo senza fondo? Quando tutto e tutti ti hanno girato le spalle? Ecco, questa è sicuramente la definizione esatta della mia stupida vita.
Grazie Lou. Sei sempre stato fantastico, e questo lo sappiamo entrambi.
Scusami Lou se mi sono ridotta così, scusami se sono scappata e ti ho lasciato andare. Mi hai protetta dalle cose più cattive in questi mesi, mi hai protetta da tutte le persone che mi facevano del male. Mi proteggevi da tutti, tranne da me. Ma ti ringrazio di tutto, Louis.
Il rating non è stato scelto del tutto. Quasi sicuramente resterà arancione, in caso di variazioni lo scriverò qualche capitolo prima.
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sesto Capitolo.


 
“Ora mi spieghi cosa cazzo sta succedendo.” Disse lapidario Louis con occhi sconvolti.
Avevo iniziato a piangere silenziosamente.

Papà era tornato, ora avevo seriamente paura. Quando lui ritornava i primi giorni erano sempre quelli più difficili da affrontare. Non si dimostrava mai pentito per quello che ci faceva ogni giorno, ma si impegnava a farci credere che fosse colpa nostra e ci ripeteva sempre quando noi fossimo sbagliati, quanto noi lo avessimo tradito, quanto noi fossimo inutili, quanto principalmente noi avessimo sbagliato. Sottolineando un noi che non sapeva di noi, perché c’era nessun noi nella nostra famiglia, non esisteva un noi.

“Lou, papà, lui” Singhiozzai per poi gettarmi sul suo petto. Louis mi strinse a se con una forza inaudita, sentivo che tra un po’ sarei diventata tutt’uno col suo petto. La cosa non mi dispiaceva, mi sentivo incredibilmente protetta fra le sue braccia muscolose.
Lo sentii digrignare i denti per poi parlare con un tono basso ed incredibilmente spaventoso. “Amore mio cosa hai, ti prego. Tu non hai sentito l’urlo che ha dato Ed prima di staccare. Juliet!” Iniziò a tremare, era molto spaventato. Il suo petto si alzava ed abbassava seguendo un ritmo tutto suo. L’affanno aumentava e gli occhi erano iniettati di sangue e paura.

Sentii dei passi, Angel ed Justin ci avevano raggiunti. Louis aveva alzato il capo per poi guardare disperatamente i suoi genitori, stava chiedendo silenziosamente soccorso.

Justin si avvicinò a noi e mi stacco delicatamente dalle braccia di Lou per poi abbracciarmi dolcemente. “Ehy va tutto bene, ok? Risolveremo tutto. Ora non piangere e dicci cosa succede. Parlarne ti farà solo bene piccola, ok?” Prese il mio viso fra le mani ed iniziò a sfregarmi i pollici sotto gli occhi. “Centra tuo padre? E per lui piangi?” Mi fissava negli occhi dolcemente. Mi accarezzò delicatamente la schiena e subito mi calmai. Presi a respirare normalmente. Annuii fissando i suoi occhi dolci. “Allora, ti va di sederci tutti e quattro sul divano e parlarne? Se non spieghi a Louis cosa sta succedendo impazzirà.” Sorrise dolcemente per poi accompagnarmi sul divano.
Mi sistemai vicino Louis.
“Papà è tornato a casa. Era andato via quasi un mese fa. La mamma aveva avuto nuovamente il coraggio di cacciarlo di casa, ma ora lo ha fatto rientrare.
Non ho detto la verità a Louis o a voi prima perché non volevo trascinarvi nei miei drammi familiari.” Presi una pausa per voltarmi verso Louis e guardarlo negli occhi. Mi aspettavo che mi guardasse con disprezzo per la bugia detta, mi aspettavo che si fosse arrabbiato con me, invece stava lì con uno sguardo curioso e dolce. Mi sorrise dolcemente intimandomi di andare avanti.
Justin poggiò una mano sul mio viso per far in modo che lo guardassi in faccia. “Guarda che sia io che Angel avevamo capito che quella era una bugia. Per questo prima lui mi ha ripreso. Non avevi neanche nominato tuo padre, non lo avevi considerato. Si vedeva che non volevi parlarne.” Disse spossandomi un ciuffo dal viso. Li guardai con profonda ammirazione, avevano capito già tutto, senza che io parlassi. “Ti va di dirci ora cosa stava accadendo a casa tua? Cosa stava succedendo a tuo fratello? Dobbiamo andare da lui? Juliet se gli serve aiuto lo devi dire ora, altrimenti non sapremo cosa fare.”
“Io… non so cosa dire”
“Allora parti dall’inizio, da perché tuo padre si comporta così, come si comporta e quel che sta accadendo.”



Otto anni prima

“Ehy, July a chi arriva prima a casa! Chi vince sceglie cosa vedere in TV!”
“Eh? Ma non è giusto, Ed! Tu sei più veloce di me, lo sai!”
Partì la corsa per chi arrivava prima a casa. Inutile dirlo che a vincere fu Ed, a soli dieci anni era già velocissimo, ed io, misera bambina di sette anni, non potevo molto contro lui.
“Guarderemo i Power Rengers! Papà, mamma siamo a casa!” Annunciò Ed col fiatone mentre si dirigeva già verso il salotto a grandi passi.
“Filate in camera vostra. Non voglio sentire dei ma o dei perché.” Disse papà con un tono che lasciava intendere che non voleva proteste.
Perché era stato così scontroso con noi? Lui solitamente non lo era mai con noi.
“Ma papà! Non abbiamo fatto qualcosa, facci vedere la TV, per piacere.” Disse Ed mettendo su un piccolo adorabile broncio.

Se solo avessimo capito cosa stava succedendo, cosa veramente si celava dietro quella voce. Se solo avessimo avuto l’età di ora, forse le cose sarebbero andate diversamente.

“Amore di papà – disse inginocchiandosi per raggiungere la nostra altezza – la mamma ed il papà devono parlare di cose serie ora. Dopo vedrete la TV, ma andate in camera vostra ora. Dopo vedrete tutti i cartoni animati che volete voi.” Parlò con dolcezza mentre accarezzava la guancia del più grande.
Ed annuii in silenzio per poi prendermi per mano ed andare in camera sua.

“Shh, July tra cinque minuti scendiamo e guardiamo i cartoni. Papà non dirà di nuovo no, vedrai. Metterò su il mio broncio speciale, nessuno dice di no a quello.”

Ed esattamente dopo cinque minuti scendemmo in salotto.

“Papà urla, perché?” Chiesi curiosa ad Ed. Stava urlando degli insulti e delle parole che per noi erano sconnesse, ma che col tempo per noi assunsero un significato ben preciso ed orribile.

Sei solo una stronza! Una troia! Cosa aveva lui più di me? Dimmelo! Ti scopava in modo diverso per questo sei andata con lui? Anche lui aveva famiglia?
“No” Disse flebile mia madre “Non ha famiglia lui.”
Bene, almeno hai distrutto solo la nostra famiglia, perché hai distrutto una famiglia. Basta, io vado me ne vado da questa casa. Non ci vivo sotto lo stesso tetto di una troia come te.” Urlò più forte papà.

Io ed Eddy ci guardammo in faccia e corremmo vicino alla porta. Ci sedemmo ai piedi della porta. Vedemmo papà avanzare verso la porta e poi ci notò.

“Cosa ci fate qui? Avevo detto in
Camera Vostra. Correte subito in camera vostra e lasciatemi uscire. Non fate i bambini cattivi!” Sputò con una cattiveria assurda. Non avevo mai sentito un tono più cattivo di quello.
“Non andiamo, altrimenti tu te ne vai da qui. Papà non andartene” Disse piangendo Eddy. Lui capii più di me la situazione in cui ci trovavamo.
“Non andartene” Feci eco io ed iniziai a piangere senza un perché. Lo feci perché anche Ed piangeva, ma se mi avessero chiesto un motivo non sapevo che dire, sarei rimasta in silenzio.
Toglietevi dai coglioni.” E ci spinse con violenza dalla porta per poi uscire. Sentimmo la macchina partire e poi solo i singhiozzi di mamma. Nulla. Il tempo sembrava fermo su quel momento, congelato. Come se Freeze
1 fosse passato di lì ed avesse deciso di congelare tutto, per dispetto.
Mi alzai da terra ed abbracciai Edward con tutta la forza che avevo nel mio gracile corpo.

Sentimmo la mamma avvicinarsi verso di noi mentre piangeva. Sembrava che nei suoi occhi ci fosse una tempesta. Un fiume in piena o qualcosa del genere, non avevo mai visto tante lacrime sgorgare dagli occhi di qualcuno.
Anche se con gli anni avvenire scoprii che degli occhi potevano contenere anche il doppio delle lacrime che ora mia madre stava versando.

“Mamma, papà tornerà, vero? Era solo un po’ arrabbiato, ma tornerà!” Disse con voce infantile Ed.
“Amori miei, papà tornerà, non preoccupatevi. Vogliamo guardare un bel film ora? Basta che smettete di piangere amori miei.” La mamma iniziò ad asciugarci le lacrime per poi andare tutti insieme in salotto.
“Mamma ma tu non piangere più, ok? Papà tornerà.” Disse Edward mentre le baciava una guancia.

La mamma ci prese fra le sue braccia mentre mise un film per me ed Edward. Ci addormentammo lì tutt’e tre.

 
*^*^*^*

Erano verso le quattro di notte sentimmo un tonfo proveniente dall’ingresso. La mamma si svegliò di scatto svegliando, di conseguenza, anche noi. La vedemmo correre verso l’ingresso per controllare chi era.

“Amore mio sei tornato. Ma... tu barcolli… Sei ubriaco? Tesoro.”

Papà iniziò a colpire la mamma. Io ed Edward rimanemmo basiti. Riuscimmo a scappare quando lui avanzò verso di noi.





“È così dall’ora. Non è mai cambiato. La mamma l’ha cacciato varie volte di casa, ma poi lui ritorna e lei come una demente lo apre sempre la porta di casa. Non se ne va mai definitivamente. Se la prende con noi, ci picchia ogni qualvolta che si ubriaca, praticamente ogni sera. È lui che sceglie di ritornare a casa, però. Lui bussa sempre alla nostra porta, non lo obblighiamo noi a ritornare a casa, se volesse, potrebbe anche andarsene a casa.”

Avevo parlato per tantissimo tempo. Non mi ero mai fermata, nemmeno per prendere fiato. Avevo lasciato che i ricordi mi inondassero la mente, trascinandomi in un posto fatto solo di memorie, mi ero totalmente dimenticata del mondo esterno, ero chiusa nella mia mente. Ricordi che avevo seppellito da anni, ormai, erano riemerse più limpide di prima. Ma dopotutto erano sempre state lì. Non avevo mai pensato seriamente di gettarle vie per sempre, dimenticarle, le volevo con me, perché in fondo avevo bisogno di rivederle, forse per masochismo, forse per creare una richiesta d’aiuto, forse per ricordare e basta. Mi servivano per ricordare che tutte le cose brutte hanno un inizio ma difficilmente una fine. Che non si deve mai dare troppa fiducia a qualcuno, e ciò Louis me lo aveva dimostrato anche prima a tavola, quando una delle gemelle aveva innocentemente detto della storia che c’era stata fra Louis ed Jessy.

Ci misi un po’ di tempo a realizzare che delle braccia mi stringevano. Delle braccia forti mi stringevano le spalle, un petto comodo ospitava il mio capo, un petto che emanava un profumo bellissimo, profumo di buono, di gentile. Justin mi stava abbracciando dolcemente.

“So che ti sembra tutto difficile ora, cucciola, lo so, ma si risolverà tutto, te lo prometto. Se volete che si risolva il tutto potete farlo, senza temere. Dovete denunciarlo, non potete sopportare tutto ciò!” Disse con voce rotta. Alzai lo sguardo e costatai che stava piangendo. Si preoccupava per me? Mi sembrò di vedere lo sguardo di Edward in quello di Justin. Lo stesso blu in quel momento. Gli stessi occhi sofferenti. Che vorrebbero aiutare chiunque. Gli stessi occhi con un passato crudele. Vedevo solo una differenza in quei occhi, e la notai solo quando Justin si voltò verso Angel per chiedere conferma per il discorso che aveva fatto precedentemente. C’era una luce che sapeva tanto di speranza. Angel era la sua ancora di salvezza. 

“Dobbiamo andare da tuo fratello ora. Dobbiamo aiutarlo. Quell'uomo lo farà solo del male.” Continuò poi.
Scossi la testa con voracità. “È inutile andarci. Non aprirebbero mai la porta di casa. Dovrei essere a casa ora, vicino Edward. Non dovevo lasciarlo solo. Mi sento così vile nei suoi confronti. Torno a casa da lui, ho deciso.” Mi alzai dal divano ed iniziai ad incamminarmi verso la porta, ma una mano mi blocco il polso, costringendomi a rimanere fissa sul posto. Solo all'ora notai che Lottie era sulla porta della cucina e ci fissava mentre, in silenzio, ascoltava il tutto che io stavo dicendo.
“Non andrai via da qui. L’ho promesso ad Ed. Non puoi andartene via da qui, stanotte dormi qui. Per piacere Ju non protestare e non guardarmi con quegli occhi. Vorrei andare io per primo da quel vile, ma non possiamo. Dai cucciola, ritorna qui sul divano. Per questa notte tu resterai qui, l’ho promesso ad Edward.” Disse Louis guardandomi fisso negli occhi. Che meschino, sapeva che io a quei occhi color del ghiaccio non avrei mai detto di no. Infatti la risposta che soffiai subito dopo mi costò tutta la forza che avevo nel mio corpo.
Ma cosa ne potete sapere voi? Cosa ne potete sapere voi? Non potete capire cosa significhi avere una vita come la mia! Cosa ne potete sapere voi cosa voglia dire avere una famiglia che cade a pezzi? Vedere due genitori che urlano e si menano ogni giorno? Qui la vostra famiglia sembra la copia esatta di Modern Family, se non migliore! La vostra vita è perfetta, per ognuno di voi.
Louis, tu non sai cosa vuol dire essere completamente soli, aver nessuno al proprio fianco. Non essere appoggiato nei propri sogni ed ambizioni, non essere ascoltati o considerati. Non sai che vuol dire essere rinnegato dai propri genitori. Non hai nessuno che ti urli in faccia che sei un aborto non portato a fine, nessuno che ti dice che avrebbe fatto meglio ad abbandonarti. Nessuno che ti picchia solo perché sei nato, che ti ritiene responsabile del fatto che la sua vita va a rotoli. Hai una vera famiglia alle tue spalle.
Tu non sai che vuol dire non avere amici? Che vuol dire doversi alzare la mattina senza un apparente motivo? Ed ora, finalmente ne avevo trovato uno, tu, scopro che neanche sei sincero con me. Neanche tu! Louis, dio mio, tu non sai neanche come sia difficile sopravvivere ormai.
Se due ore fa mi avessi chiesto perché la mattina mi alzo dal mio letto ti avrei risposto che mi alzo solo per vedere le gemme di calcedonio che hai al posto degli occhi. Se un mese e mezzo fa mi avessi chiesto perché la mattina mi alzo dal mio letto ti avrei risposto che non c’è un motivo. Mi alzo perché va fatto, ma preferirei mille volte non alzarmi. Ora, sono di nuovo di quell’opinione. Ora Lou, per piacere, fammi andare da mio fratello. Non voglio più stare qui.” Dissi tra un urlo ed un sussurro. Avevo urlato tutto quello che avevo nascosto in questi anni a Ed, a mia mamma, mio padre e me. Avevo voglia di scalciare tutto, di picchiare tutti, di trasferire il mio dolore sulla pelle di altri.

Allontanai il mio polso dalla mano di Louis come scottata e sentii le lacrime ritornare e scendere calde sulle mie guance.
Lui arretrò come spaventato dalle mie parole taglienti e cattive.

Ancora una volta delle braccia forti mi strinsero in un abbraccio dolcissimo.

“C’è la sensazione che ogni sguardo cattivo sia su di te? E quella che tutti stiano parlando male e ridendo sotto voce di te? L’ansia si alza sempre di più quando le persone ti circondano, vero? Il tappo alla gola e la morsa nello stomaco? E quella voglia inespugnabile di voler cacciare via ogni dolore? Casomai prendendo a pugni qualcosa – e qui prese la mia mano, quella con cui avevo colpitolo specchio quella mattina – solo per scacciare via un po’ di rabbia. La felicità di quando qualcuno ti parla e poi l’angoscia quando quel qualcuno se ne va? Rimane per sempre quella brutta sensazione che ti provoca la solitudine. È peggio di un pugno nello stomaco, peggio di mille schiaffi e mille pugni. Poi quando inizi a chiedere aiuto sembra che subito parti la gara per chi sta peggio, quando tu, invece, vuoi solo sfogarti con qualcuno per far in modo che ti aiuta.
Per non parlare dei pensieri. Quelli sono ancora più spietati. Sono sempre lì a ripeterti quanto tu ti senta inutile, quanto tu ti senta inadatto, quanto tu ti senta vulnerabile per questo mondo. Ma non ti ricordano mai che sono solo tue paranoie.
Tesoro, c’è anche la sensazione di vomito, vero? Sono sicuro che in questo istante la stai provando – ed era vero. E mi lasciò dei baci sulla nuca – So che ti stai sentendo malissimo ora. Lo so benissimo. Lo so perché ci sono passato io per prima. So che ora ti senti sola e credi che nessuno ti possa capire. Sono sicuro che il tuo pensiero principale è se non ci sei dentro non puoi capire, anche io lo pensavo. Ma credimi, verrà quel giorno che qualcuno ti tenderà la mano e tu – ridacchiò – magari la rifiuterai un paio di volte quella mano, ma col tempo noterai che quella mano, nonostante tutto, è ancora lì che vuole aiutarti. Vedrai sempre quel sorriso che splende solo per te. Vedrai sempre quegli occhi che guardano solo te e capirai che n’è valsa la pena. Non dico che scorderai tutte queste sensazioni, le ricorderai per sempre, ma, alla fine di quella gigantesca montagna, troverai la vetta, e potrai solo ammirare il panorama. Sarai sempre cauto nel non cadere giù, perché avrai paura di rotolare giù per la montagna, ma nel frattempo ti goderai la bellissima vista.

Juliet, smettila di singhiozzare ora. Non sei sola, ci siamo noi. E non ti lasceremo sola. July, so che hai mille dubbi che ti ballano per la mente, ma non far vincere loro. Cerca di andare avanti nonostante tutto. Ricorda cosa diceva Shakespeare ‘I nostri dubbi sono i nostri peggiori nemici’ non dimenticarlo mai.”

Rimasi lì, cullata dall'abbraccio di Justin per tantissimo tempo. Non so quanto tempo restammo lì, ma era un‘infinità di tempo. Quando sciogliemmo l’abbraccio vidi che anche lui aveva smesso di piangere. Sentii improvvisamente una voglia pazzesca di scoprire cosa era accaduto in passato a Justin, ma sapevo che non era ancora il momento.

“Amore, ora saliamo in camera mia, ti spiegherò tutto.” Disse Louis riprendendomi per mano.
Mi guidò lentamente nella sua camera. Mi fece sedere sul suo letto e poi mi abbracciò di getto.

La giornata passò subito, tra un bacio, un abbraccio ed una carezza.

Cenai ancora una volta con la famiglia di Louis e notai che Lottie mi fissava sempre.

Louis mi prestò un suo maglione ed un suo pantalone vecchio per usalo come pigiama. Non chiese a Lottie perché sapeva che la risposta sarebbe stata negativa. Disse che indossare i suoi abiti era una cosa romantica e carina. Mi promise anche che la mattina dopo mi avrebbe parlato di Jessy, era un argomento molto complicato e voleva prima dormirci su per darmi una spiegazione razionale. Acconsentì solo perché capivo che quella briciola della mia storia lo aveva totalmente sconvolto.

1Uno dei cattivi in Bat-man Begins.
Commenti D'Autore.
Eccomi! Ho aggiornato dopo anni, lo so, ma davvero, è stato un parto!
Ho descritto la situazione di tutte. Chi sono si sente come Juliet? O come Justin? Io sempre.
Justin sarà un pilastro fondamentale per ora, lui è l'esempio da seguire. Anche Angel.
Il passato di Juliet si fa vivo, delle memorie che non voleva rivelare sono state rivelate.
Tra un po' capirete anche la funzionalità di Ed. E taante altre cose.
Ho paura di aver fatto degli errori grammaticali, ultimamente la mia grammatica se ne andata a quel paese! Quindi se ne trovate vi pregerei di segnalarmeli così posso aggiustare il tutto. Ve ne sarei veramente grata.
Gradirei una vostra recensione.
Vi lascio con questa giff.



Un bacio, Berdis.



 
Banner by: hjsdjmples
Se mi volete, contattatemi su Twitter: Berdis Datronat
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: BerdisDatronat