CAPITOLO 8: NELLA FORESTA (I PARTE)
Clary riconobbe quella voce ancor prima di voltarsi: Magnus Bane era arrivato, seguito da Isabelle.
«Vi rendete conto di cosa avete appena fatto?».
Il
tono dello Stregone era di un’ottava più alto di quanto
fosse normalmente. Cominciò a massaggiarsi le tempie come preso
da un terribile mal di testa e passò i suoi occhi da gatto su
ognuno dei presenti.
«Era esattamente questo che cercavo di impedire».
«Quindi avresti dovuto avvertirci, Magnus»
Jace aveva un’espressione dura quando parlò.
«Come
potevo immaginare che voi… combriccola di disagiati mentali,
avreste avuto voglia di farvi una partitina a quel maledetto gioco nel
cuore della notte?».
«Non è… non è iniziata esattamente così», intervenne Harry.
«E
com’è cominciata allora?», lo sguardo di Magnus
avrebbe potuto uccidere in quel momento; sembrava che da un momento
all’altro avrebbe potuto iniziare a sputare fuoco.
Così, i ragazzi ricostruirono gli avvenimenti di quelle ultime settimane.
«Dannazione».
«Non c’è niente che tu possa fare per fermarlo?».
«No.
Non ora che già tutto è in atto. Dovete andare avanti con
la partita e… sperare vivamente di finirla, altrimenti ci
saranno conseguenze che non potreste neanche immaginarvi. Io
starò con voi, vi posso guidare, ma i miei poteri non hanno
effetto su ciò che uscirà dal gioco. Cacciatori,
maghi… a voi la prossima mossa».
Il discorso di Magnus era stato piuttosto incisivo.
«D’accordo… tiro io adesso», si offrì Harry.
Il
gruppo si dispose seduto in cerchio attorno al gioco, con il Sommo
Stregone di Brooklyn che torreggiava sopra di loro e fissava
dall’alto il tabellone, con occhi alienati.
Poi, Harry lanciò.
La sua pedina si mosse di sette caselle e sul cerchio apparve una scritta: “Qualcosa dal vostro passato sta per tornare, attenti… farete meglio a non indugiare”.
«Qualcosa
dal vostro passato? Che cosa c’è stato esattamente nel
vostro passato?», chiese Jace, scattando in piedi.
Clary poteva vederlo benissimo nel suo volto: era allarmato, i muscoli tesi, una spada angelica in mano.
«Credimi…
qualunque cosa stia per uscire da quel gioco, non vi piacerà.
Nel nostro passato ci sono troppe cose che vorremmo dimenticare»,
rispose il moro.
Una sorta di basso grugnito però, li fece voltare tutti, simultaneamente.
Clary alzò la testa e sentì il sangue fluire via dal suo volto in modo pericolosamente veloce, tanto che per un momento le girò la testa.
Hermione gridò, Alec, il calmo, posato Alec, imprecò e Isabelle fece scattare la sua frusta prima di tutti.
«Che
diavolo è quella cosa?», chiese la mora, puntando gli
occhi sulla creatura alta almeno tre metri e mezzo e che emanava un
odore a dir poco sgradevole.
«Un
troll! Attenti!», esclamò Harry mentre la bestia calava la
sua clava verso i due fratelli Lightwood, che però si scostarono
senza grosse difficoltà.
Il
troll si guardò attorno con aria piuttosto stupida; era risaputo
infatti, che quelle creature non fossero poi così intelligenti,
e questo fu un punto a loro favore perché, mentre Alec ed
Isabelle attirarono la sua attenzione, i quattro maghi, Clary e Jace lo
attaccarono.
Il
combattimento si risolse velocemente: i due Cacciatori lo ferirono alle
caviglie con le loro spade angeliche, facendolo crollare a terra,
mentre e i maghi gli scagliarono contro degli incantesimi per
disorientarlo.
Infine, Alec, gli piantò una lama dritta nel petto, uccidendolo.
Per
diversi secondi regnò il silenzio tra i presenti, poi Jace
parlò: «Esattamente… di cos’altro ci dovremmo
preoccupare che potrebbe sputare fuori dal vostro passato?».
Clary
vide Ron sbuffare divertito: «Amico… abbiamo una lista
lunga sei anni e davvero… sarebbe meglio non perdere
tempo».
«Io devo avvertire il vostro preside».
«No, Magnus, non puoi andare via!», esclamò Clary.
«Deve
essere messo al corrente di una cosa del genere e devo dirgli che
cerchi di tenere tutti il più lontano possibile da qui mentre la
partita è in corso. Torno presto, tanto ho visto che per ora ve
la cavate piuttosto bene».
«Ma non possiamo sapere cosa uscirà da quel gioco al prossimo turno!», intervenne Hermione.
«Volete
mettere in pericolo le vite dei vostri compagni e professori? Io non
credo, perciò devo lanciare un allarme. Ora continuate,
sarò di ritorno prima di quanto immaginiate».
Detto questo, lo Stregone voltò le spalle al gruppo e tornò a grandi passi verso il castello.
«D’accordo allora… chi gioca adesso?», chiese Clary.
«Vado io», rispose Jace.
Il
ragazzo prese in mano i dadi e li tirò sul tabellone, facendo
scattare un’altra pedina, che si mosse di dodici caselle.
Sul
cerchio di vetro apparve un altro simbolo demoniaco e, tenendo gli
occhi fissi sul ragazzo, Clary lo vide scambiarsi un’occhiata
allarmata con Alec, poi entrambi scattarono in piedi, imitati dagli
altri.
«Cosa dobbiamo aspettarci?», chiese Malfoy, con la bacchetta stretta bene in pugno.
«Quelli!», esclamò Isabelle puntando il dito davanti a sé.
Clary conosceva quei demoni, li aveva già visti ad Alicante.
Esseri disgustosi, enormi, viscidi e informi, con una doppia fila di denti che correva per tutta la lunghezza del loro corpo.
La
ragazza ricordava diverse cose di quei demoni: potevano
teletrasportarsi e il loro muco era letale. Si nutrivano di qualunque
cosa, inclusi esseri umani ed erano semicorporei, quindi difficili da
uccidere. Riuscivano a rigenerare le loro ferite, ma questo costava
loro energia, quindi era fondamentale colpirli ripetutamente per
ucciderli.
Si chiamavano demoni Behemoth.
«Ok, dobbiamo restare uniti e agire tutti insieme, d’accordo?», disse Isabelle.
«Aspettate ancora un secondo e… adesso!».
Dalle
bacchette dei quattro maghi partirono scintille rosse e verdi, mentre
gli Shadowhunters si avventavano sui demoni con le loro armi.
Clary
cercò di evitare il muco di quelle creature il più
possibile, ma non c’era molto da fare… era impossibile non
essere schizzati da quella sostanza ustionante.
Nonostante
tutto, la ragazza continuò a colpire più e più
volte quella creatura che la attaccava e si contorceva, tornando poi a
riformarsi.
Purtroppo
erano almeno in quattro e per ucciderne uno si perdeva parecchio tempo,
dando così modo agli altri di avvicinarsi.
I
maghi ne stavano mettendo alle strette uno, ma per loro era più
semplice dato che con le bacchette non c’era bisogno di
avvicinarsi.
Loro
riuscirono ad ucciderne uno piuttosto in fretta, passando così
al successivo, mentre i Cacciatori dovettero infilzare il loro ancora
parecchie volte prima che questo morisse, dissolvendosi in una pozza di
fluido verde e bollente.
A
quel punto, i quattro si avventarono sull’altro, che però
sparò contro di loro un getto di muco che andò a colpire
in pieno Isabelle, che urlò dal dolore.
«Izzy!», gridò Alec, correndo vicino alla sorella.
«Allontanala da qui e falle l’iratze; di questo ci occupiamo io e Clary!», esclamò Jace.
«D’accordo».
Clary
poté udire i lamenti di Isabelle mentre il fratello la sollevava
da terra per portarla distante da quei demoni e curarla.
«Ce
la farà, vero?», chiese Clary a Jace, mentre affondava
nuovamente la sua spada angelica nel corpo del demone.
«Certo che ce la farà! Stiamo parlando di Isabelle».
La ragazza fu un po’ rassicurata da quelle parole e nel giro di altri due minuti, i Cacciatori ebbero ucciso il demone.
Quando si voltarono, trovarono i maghi seduti per terra, provati e con il fiatone.
«Accidenti… erano brutti quelli», disse Ron.
«Vanno da così a peggio, credimi».
In quel momento arrivò Alec, sorreggendo una Isabelle un po’ traballante, ma comunque in piedi.
«Credo che dovremmo fermarci un momento e riprendere fiato».
Propose Hermione.
«Va bene. Intanto pensate a chi vuole tirare il prossimo turno».
«No, tocca di nuovo a Jace, è uscito dodici, un doppio. Deve tirare un’altra volta».
«Cerca di non fare troppi danni, Jace. I demoni Behemoth non mi sono piaciuti molto», disse Isabelle.
«Oh, scusami, la prossima volta farò uscire degli agnellini impauriti».
La sorella adottiva lo fulminò con un’occhiataccia e Alec fece un mezzo sorriso.
«Smettetela voi due e cercate di riposare. Prendiamoci un quarto d’ora, poi ricominciamo», propose Alec.
«D’accordo».
Clary guardò Jace.
All’apparenza sembrava calmo, ma in realtà era nervoso, lo si capiva da ogni suo movimento.
Si era allontanato dal gruppo e Clary non riusciva quasi più a vederlo.
In un momento, scattò in piedi e lo seguì a passo svelto.
Si
addentrò ancor di più nella foresta per stargli dietro e
alla fine lo trovò in una piccola radura, seduto su una roccia.
Si era tolto la maglietta e solo guardarlo a Clary fece venire i brividi di freddo, ma non solo.
Vederlo
lì, a torso nudo, illuminato dall’argentea luce della
luna, provocò in lei un lungo fremito che le percorse tutta la
spina dorsale.
Lui aveva in mano lo stilo e si stava tracciando delle rune.
«Jace… », lo chiamò piano Clary.
Lui
si voltò e puntò i suoi occhi da un impossibile colore
che si fondeva tra l’oro e l’argento, a causa di quella
luce, nei suoi.
«Clary… cosa ci fai qui?».
«Ti
ho seguito. Non dobbiamo dividerci dal gruppo, non è sicuro. Va
bene che per adesso il gioco è fermo, ma la Foresta rappresenta
ugualmente un pericolo. Torniamo dagli altri, ok?».
Il ragazzo, che intanto si era rimesso la maglietta, le si avvicinò.
«Aspetta ancora un momento».
«Cosa c’è?».
Lui
distese il suo braccio, che in quel momento le parve bianco come quella
stessa luna che in quel momento risplendeva su di loro, porgendole una
mano che, dopo un istante di esitazione, la ragazza afferrò.
«Jace… ».
Ma
inaspettatamente, lui la tirò a sé, e Clary sentì
il proprio corpo irrigidirsi contro quello del ragazzo.
«Sssh», sussurrò lui stringendola forte tra le sue braccia.
Clary era immobile come una statua.
Quello non era decisamente un comportamento da Jace.
«Mi dispiace. Mi dispiace averti messa in pericolo».
«Jace… non dipende da te; ogni volta che tiriamo i dadi… ».
«Non
mi riferivo a stasera… al gioco. Da quando sono entrato nella
tua vita… », ma a quel punto Clary si staccò e lo
guardò negli occhi.
«Tu
mi hai salvato la vita. Se non fosse stato per te, quel giorno, nel mio
appartamento a New York, quel Divoratore mi avrebbe uccisa. Tu mi hai
solo aperto gli occhi, mi hai fatto capire chi sono».
A quelle parole, il ragazzo la strinse forte per le spalle e poggiò la sua fronte a quella della ragazza, chiudendo gli occhi.
«Comunque andrà stasera, sappi che… ».
Ma
Clary non seppe mai cosa Jace stesse per dirle, perché in quel
momento arrivò Harry ad avvertirli che dovevano riprendere il
gioco e i due si staccarono bruscamente l’uno dall’altra.
Tornando
dagli altri, i due ragazzi si accorsero della presenza di Magnus, che
aveva avvertito il preside, che in quel momento stava già
ergendo delle misure di sicurezza per fare in modo che nessuno,
studente o insegnante che fosse, si avvicinasse alla Foresta.
La cosa però era rimasta segreta; nessuno era stato avvertito al di fuori del professor Silente.
Meno persone ne erano a conoscenza, meno il pericolo era esteso.
«Allora tocca di nuovo a te, Jace… », disse Hermione porgendogli i dadi.
Lui li prese, lanciando un ultimo sguardo a Clary e tirò.
Stavolta la pedina si spostò di cinque caselle.
Il gruppo aspettò che comparisse il simbolo demoniaco e, quando apparve, subito i ragazzi sentirono degli strani rumori.
«Demoni Moloch», disse Isabelle, che si era quasi ripresa.
«Combattono in gruppo, hanno artigli affilatissimi e occhi vuoti da cui gettano fiamme. State attenti».
Tutti
si prepararono e quando i demoni furono vicini, scattarono in avanti e
cominciarono a colpirli con incantesimi e spade angeliche.
I
demoni però erano troppi, Clary sentì una fitta
lancinante quando uno di loro le dilaniò il braccio sinistro con
uno dei suoi artigli.
La
ragazza gridò, assestandogli un potente calciò su quello
che avrebbe dovuto essere il muso, infilzandolo poi con la sua spada.
Era già la terza che usava e se andavano avanti di questo passo,
avrebbe finito le armi.
Per fortuna, Jace, Alec ed Isabelle ne avevano in abbondanza.
Tutti
loro stavano combattendo accanitamente, Magnus guardava preoccupato; i
suoi incantesimi non potevano essere usati sui demoni scaturiti dal
gioco e lo stregone si era reso invisibile per fare in modo di non
essere attaccato dalle creature.
La
situazione però stava peggiorando in fretta, sfuggendo di mano
agli Shadowhunters, tanto che ad un tratto Alec urlò:
«Dobbiamo separarci! Così divideremo anche loro!».
Clary
non se lo fece ripetere due volte; agguantò un braccio a caso
nella mischia e lo trascinò via, correndo all’impazzata
nel folto della Foresta Proibita.
Dopo
almeno un paio di minuti si voltò a guardare chi aveva
afferrato, trovandosi davanti il volto pallido di un Malfoy
dall’aria sconvolta.
«Corri più veloce!», disse la ragazza notando i due demoni alle loro spalle.
Erano grossi, ma incredibilmente rapidi.
«Andiamo!», lo incitò lei.
Il ragazzo però aveva il fiato grosso e gocce di sudore che gli colavano lungo le tempie.
Allora la rossa agì in fretta: spinse il mago da una parte dietro un albero e si voltò ad affrontare i due demoni.
Ognuna
delle sue mani era occupata da una spada angelica, ma si trovavano
nella quasi totale oscurità perché in quel punto della
Foresta, gli alberi erano talmente alti da non far filtrare la luce
lunare.
Dopo
un momento però, uno dei demoni le sputò contro del fuoco
dalle sue orbite vuote e Clary si scansò, rotolando da una parte.
Almeno le fiamme avevano bruciato una striscia di terreno che adesso rischiarava parzialmente la zona.
La
ragazza chiamò le due spade angeliche che si misero a brillare
e, con un movimento fluido, scattò in avanti e affondò
entrambe le lame ognuna in uno degli avversari, che continuavano ad
avvicinarsi.
La
ferita al braccio le provocava un dolore d’inferno, ma non poteva
certo abbassare la guardia, altrimenti sarebbe morta nel giro di un
minuto.
Continuò
a colpire i due demoni, riuscendo ad ucciderne uno, ma poi, perse
l’equilibrio mettendo un piede sopra una pietra e cadde
rovinosamente a terra, picchiando forte la testa contro un albero.
Per
un momento le passò davanti agli occhi una scintilla bianca e
tutto ciò che la ragazza riuscì a pensare fu “Sto
per morire”, ma poi venne distratta da parole che non aveva mai
udito in vita sua prima di allora.
«Avada Kedavra!».
Ci fu un lampo di luce verde ed ebbe la sensazione di scivolare nelle tenebre, poi tutto fu buio.
NOTE:
Eccomi qui! Ebbene, che dire? In questo capitolo il gioco prosegue, sempre tra spade angeliche e colpi di magia.
Come
avrete notato ho mantenuto tutto il capitolo dal punto di vista di
Clary; più che altro perché qui sono sempre stati tutti
insieme, perciò abbiamo potuto osservare ognuno di loro, ma dal
prossimo capitolo, “le strade si divideranno” nuovamente! XD
Spero
di non aver fatto errori di battitura o altro, in caso, perdonatemi, ma
sono esaltata perché tra un’oretta andrò a vedere
“Catching Fire”, quindi non ci sto con la testa!
Ad
ogni modo, volevo fare un piccolo annuncio: dato che non riesco molto a
rispettare la puntualità in questo periodo, non assicuro
più che gli aggiornamenti saranno di mercoledì.
Vi
garantisco che ce ne sarà almeno uno alla settimana, ma sul
giorno non mi pronuncio, soprattutto la settimana prossima che i miei
genitori mi trascinano a Bolzano per andare a vedere i mercatini di
Natale.
Un’altra
cosa: siccome sono un genio (-.-‘), la settimana scorsa avevo
detto che vi avrei lasciato il link della mio account FB, cosa che poi
ho dimenticato di fare, quindi ve lo lascio qui oggi.
Detto
ciò, ringrazio di cuore le persone che hanno aggiunto ItD alle
preferite/seguite o qualunque altra categoria e anche le meravigliose
persone che recensiscono!
Mi migliorate le giornate, davvero!
Ecco, insomma… metto il link e smetto di tediarvi; buona serata e un bacio a tutti!
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