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Autore: Strekon    23/06/2003    1 recensioni
Un oscuro incantesimo ha colpito Hogwarts. Chi sarà in grado di ripristinare l'ordine? Una storia Dark con un fondo di romanticismo....
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le automobili del ministero arrivarono tutte puntuali

Nuvole in cielo lo macchiavano e lo incupivano. Un vento pungente sferzava per tutta Londra, come un fiume di aria che senza tregua sferza cose e persone.

Le automobili del ministero arrivarono tutte puntuali. Alle dieci e mezza erano già tutti al binario 9 ¾  della stazione di King’s Cross. Una trentina di uomini in divisa era, chi seduto chi in piedi, in attesa. Un’attesa snervante. Il vecchio espresso per Hogsmade era immobile sui binari freddi. Sembrava un treno fantasma da quanto era sporco e buio. In quegli anni i suoi bei colori brillanti erano stati coperti da strati di fango, polvere e sporcizia di vario genere.

Piton sembrava stranamente euforico. Era eccitato all’idea di tornare ad Hogwarts. Camminava avanti e indietro lungo la banchina ripetendo fra se e se parole a bassa voce. Ogni tanto controllava qualcosa nella sacca che portava a tracolla. Annuiva e riprendeva la sua marcia.

Lupin, invece, era preoccupato. Preoccupato per la sera. La luna quella notte sarebbe stata piena. Non sapeva bene quando sarebbero usciti di lì, ma voleva evitare di rischiare di “trasformarsi”, quello era il termine più giusto, in un problema invece che rimanere un valido alleato. Era difficile non pensarci, anche se Sirius gli aveva assicurato che avrebbe protetto lui gli altri nel caso la mutazione in licantropo lo mandasse fuori di testa. Il cane nero stava seduto come una sfinge con la testa poggiata sulle zampe anteriori. Ogni tanto sbadigliava annoiato.

Anche Draco pareva agitato. Stava seduto su una panchina al centro della banchina. Le sue gambe si muovevano convulsamente come quando veniva interrogato ad Hogwarts da qualche professore. Pensava a Ginny. E ad Eve. Ora che era lì, pronto per partire, non se la sentiva di lasciarle sole. Quello era il suo più grande terrore. Lasciarle, abbandonarle. Per sempre. Non era una missione facile. Per niente. Dentro il castello di Hogwarts si nascondeva Voldemort. Non un mago qualsiasi, il Signore Oscuro. Se non tornava dalla sua famiglia, se non le vedeva di nuovo… era terrorizzato all’idea. Non voleva perdere tutto questo proprio ora. Non ora che lo aveva guadagnato così faticosamente. Non voleva andarsene così presto, voleva vivere ancora con le sue “ragazze”. Sentì un tocco leggero sulla spalla. Hermione gli si era seduta accanto e lo aveva circondato con un braccio. Sembrava aver capito il suo complicato stato d’animo.

“Non ti preoccupare Draco. Pensala così, domani sarà tutto finito. E’ solo per un giorno”

“Grazie Hermione. Vedrò di pensarci il meno possibile” gli disse Draco con un sorriso spontaneo. Di rimando anche la ragazza sorrise e gli diede una pacca sulla spalla. Si alzò e lo guardò dall’alto in basso.

“Forza Malfoy. Non vorrai rimanere a piangere su te stesso. Si torna a scuola, hai fatto tutti i compiti?” chiese sarcasticamente Hermione. Draco si mise in piedi di fronte a lei.

“Perché Granger? Credi che una come te possa superare la bravura e abilità di un Malfoy?” disse un tono pomposo Draco prendendosi  in giro da solo. Gli sembrava di tornare indietro nel tempo quando durante il viaggio di andata ad Hogwarts andava a punzecchiare Ron, Hermione ed Harry.

“Ehi, Malfoy, lasciala stare! Vedi di tornare nella tua carrozza!” intervenne Ron mettendosi fra la ragazza e Draco.

“Certo Weasley. Io tutti i pezzenti li lascio da soli, non ti pr…Ah ah ah! Non ce la faccio! E’ ridicolo! Ma davvero dicevo queste cose?” anche gli altri due si misero a ridere. Incredibile come era cambiato Draco. Dall’odioso Draco scolastico era uscito un ragazzo che sembrava il suo esatto alter ego. Era normale che Ginny si fosse innamorata di lui.

“Mi sono perso qualcosa di divertente?” la voce matura del vecchio preside li riportò alla realtà e li fece smettere di ridere a crepapelle. Silente si avvicinò ai tre con le labbra increspate in un sorriso, appena visibile sotto la sua folta barba.

“Parlavamo dei vecchi tempi. Quando eravamo ancora studenti” disse Ron asciugandosi le lacrime agli occhi.

“Vecchi tempi? Ma avete appena diciotto anni! Se voi parlate dei vecchi tempi io di che dovrei parlare?” chiese Silente. Ron boccheggiò indeciso se chiedere scusa per avere usato certi termini con uno che avrà avuto sicuramente più di cento anni. Il suo boccheggiare non fece altro che far esplodere un’altra risata generale a cui si accodò quando vide che anche Silente rideva di gusto.

“Siete preoccupati?” chiese d’un tratto il preside riportando la discussione nella serietà. I tre annuirono con la testa.

“Sì. Sono… non lo so. Ma tornare ad Hogwarts dopo quello che è successo… non lo so, davvero. Sicuramente non lo faccio con gioia, ma qualcuno deve pur farlo, no?”

“Sono d’accordo con Ron” disse Hermione “Credo che la paura per noi tutti sia di perdere quello che finalmente ora abbiamo” lanciò un’occhiata al marito, che rispose di rimando con lo stesso sguardo. Paura di perdersi.

“E tu Draco?” Silente si voltò verso il ragazzo biondo.

“Io ho paura, signore” gli altri lo guardarono sorpresi “Ho paura. Paura per Ginny. Paura per Eve. Paura di morire e non vederle mai più. La sola idea mi terrorizza,  mi fa tremare, mi distrugge il cervello. Ed ho paura perché io… non ho mai paura. Non ne ho mai avuta così tanta in vita mia”

Il sentire dire da Draco stesso quelle parole lasciò i tre sbalorditi. Draco Malfoy aveva paura. Non l’aveva mai dato a vedere, ma ora l’aveva ammesso su due piedi. Così, come se fosse la cosa più normale del mondo. Draco era davvero cambiato. Era maturato molto ed aveva fatto le sue scelte di vita. Ed aveva scelto bene, per fortuna.

Hermione gli si avvicinò e lo abbracciò forte. Non era un abbraccio d’amore. Era l’abbraccio di una mamma. Qualcosa che Draco non aveva mai avuto realmente. Pur avendo gli occhi lucidi, si svegliò da quel suo stato d’animo. Sorrise flebilmente.

“D’accordo, adesso basta pensare a cose negative. Torniamo a scuola!” quasi gridò ed alzò le braccia i tono entusiasta. Come se tutto fosse stato programmato come nel copione di un film, il treno accese le sue luci ed emise uno sbuffo di vapore seguito da una suono acuto. L’espresso stava per partire.

In fretta gli uomini salirono sul treno assieme agli altri soldati ed al preside Silente. Presero posizione in varie carrozze. A causa del lungo tempo di inutilizzo anche gli interni lasciavano molto a desiderare. Oltre a polvere ovunque, erano anche danneggiati in alcuni punti. Poco attenti a questi dettagli, dopo circa un quarto d’ora il treno partì. Alle undici in punto.

*****

I vagoni correvano pigri sui binari umidi e freddi. Pioggia che scendeva, ormai, da qualche ora, senza tregua. L’acqua rigava i vetri dei finestrini del treno, come fiumi disegnati distrattamente sulle cartine geografiche. Correvano uniformi, per poi incresparsi nelle curve più strette del convoglio di acciaio. Ma erano tristi. In quel giorno, anche il cielo piangeva. Un panico silenzioso, letale come un fumo tossico, aveva avvolto tutti i vagoni dell’espresso. Se la morte avesse fatto visita, si sarebbe ritirata impaurita dalla freddezza di quel luogo. Hogwarts era sempre più vicina. Il momento di combattere si stava inesorabilmente avvicinando.

Hermione era stretta fra le possenti braccia di Ron, la testa poggiata contro il suo petto. L’abbraccio del ragazzo la proteggeva e la avvolgeva con amore e dolcezza, mentre affondava il viso nei suoi capelli bruni. Il dondolare del treno li cullava in quell’unione silenziosa. Sospiri. Respiri. Fruscii di vestiti, l’uno contro l’altro. Piccoli movimenti, impercettibili, per non rovinare quel momento quasi sacro. La mano del cuore di ognuno si intrecciò con l’altra. Le dita sottili di lei avvolsero quelle decise di lui, unite in una cosa sola. Lo sguardo rilassato ma nello stesso tempo sofferente dei due si perse nel cielo plumbeo carico di pioggia che severa bagnava senza distinzione alcuna terra, acqua, persone.

Hermione si strinse di più all’amato. Ron le baciò affettuosamente la nuca e la cinse più vicino a se, con il braccio attorno alla vita. Entrambi avrebbero voluto che il tempo si fermasse in quel momento. In quel secondo. In quel minuscolo ed insignificante attimo di eternità. Un sogno irrealizzabile. Impossibile, quasi impensabile. La voce di Morfeo ebbe la meglio su i due giovani sposi. Un sonno senza sogni. O troppo complicati da ricordare. Troppo… sognanti. Troppo vaghi, incerti, insicuri. Non era il momento dei sogni. Era il momento della verità. E quel momento era appena arrivato.

Una scossa energica svegliò Ron dal suo riposo. Dopo un primo momento di disorientamento, ricordò dov’era e perché era lì. Draco aveva ancora la mano sulla sua spalla.

“Siamo arrivati. E’ ora di scendere”

Ron annuì con il capo e sbatté un po’ gli occhi per abituarli alla, seppur scarsa, luce. Il tempo non era migliorato. La pioggia scendeva meno fitta ma continuava a flagellare la terra.

Svegliò Hermione con un bacio sulla guancia. Lei sorrise con ancora gli occhi chiusi. Sapeva chi l’aveva svegliata ed era contenta di trovarsi fra le sue braccia. Furono gli ultimi a scendere dall’espresso. Ad Hermione mancò il saluto di Hagrid che era abituata a ricevere al suo arrivo ad Hogwarts. Chissà come stava il mezzogigante, ora. Era da anni che non lo vedeva. Probabilmente era ancora in giro per le montagne scozzesi con Madame Maxime a cercare di allearsi con quanti più giganti possibili. Anche se Voldemort non era più presente, il problema dei mangiamorte lo era eccome. Ed era un problema serio. Soprattutto se avevano dalla loro parte giganti, dissennatori ed altri mostri terrificanti. Con la scomparsa definitiva di Lucius Malfoy, però, il problema dei seguaci di Voldemort si era notevolmente ridotto. La paura di finire come quest’ultimo, con l’anima strappata e fatto a pezzi da uno spirito della morte aveva spinto molti maghi oscuri a defilarsi per un po’ di tempo. Al momento la situazione era tranquilla. Ma solo al momento.

Il vento sferzava i volti dei presenti sulla banchina della fermata del treno. Bene o male si coprirono tutti con mantelli con cappuccio o semplici tabarri di lana. Trovato un punto coperto Lupin parlò alla truppa.

“Bene, ci siamo. Se tutto va come deve andare le carrozze trainate da cavalli invisibili ci scorteranno dentro il perimetro di Hogwarts. Avremo tempo fino a mezzanotte per ispezionare il castello. Non voglio rischiare che la barriera si chiuda intrappolando qualcuno di noi, piuttosto usciamo prima anche se la missione non è terminata. Ora sono le ore…sette e dieci, abbiamo meno di cinque ore per svolgere al meglio il Piano H. Il nostro lavoro dovrà essere preciso ma rapido. Mi raccomando” si schiarì ancora la voce e continuò “Ora, sappiate che siete sotto silenzio militare. Quello che vedrete e che succederà non dovrà mai, e dico mai, essere riferito a nessun altro, salvo mia autorizzazione. Quindi, Sirius, procedi pure”

A quelle parole molti soldati si allontanarono spaventati da Lupin. Il cane nero ai suoi piedi si trasformò fino ad assumere forma umana. Un grosso ed alto uomo dai capelli ed il pizzetto neri. Aveva indosso una coreana dal collo alto e dei pantaloni di pelle in abbinamento con gli stivali alti fino al ginocchio. Un bel mantello dall’ampio collo completavano l’insieme. Tutti i capi erano rigorosamente neri.

“Ma…è Sirius Black!” gridò una voce fra la folla. Lo sgomento e la paura si fecero breccia fra i cuori coraggiosi di quei battlemage.

“So che è difficile crederlo con le voci che girano sul suo conto, e troppo lungo e complicato da spiegare, ma vi prego di fidarvi di lui come si fidano di lui i soldati Granger, Malfoy e Weasley. E come ci fidiamo Silente, Piton e io stesso. Lui non è colpevole dei crimini di cui è accusato. E’ dura da credere, ma vi prego di trattare Sirius Black come trattereste me. Se la missione verrà compromessa da un vostro comportamento scorretto, pagherete in prima persona tutte le conseguenze del caso. E per mano mia” con questo Remus zittì tutti i mormorii ed ottenne la completa attenzione “E’ chiaro?”

“Sissignore!” risposero come un sol uomo i battlemage facendo battere i tacchi degli stivali. Velocemente si defilarono tutti verso le carrozze, ma Sirius trattenne i suoi amici ancora un attimo.

“Grazie ragazzi, per me vuol dire molto partecipare a questa missione. Io e Voldemort abbiamo ancora un conto in sospeso. Mi sono allenato per questo mi sono preparato allo scontro da quando è morto Harry. Ho vagato per il mondo per più di un anno… ed infine ce l’ho fatta. Ho scoperto un nuovo potere da sfruttare. Ed ora lo voglio condividere con voi. Draco, passami il tuo chackram” Draco sfoderò l’arma con un guizzò della mano e la porse all’uomo in nero. Sirius la afferrò e lo mise fra le sue mani unite come in preghiera. Cominciò a cantilenare parole incomprensibili. D’incanto il chackram si mise a levitare e roteare a mezz’aria. Con gli occhi chiusi, Sirius continuava a parlare in quella strana lingua.. Poi si fermò. L’arma volante si illuminò e fu percorsa da scariche elettriche. Con un gesto veloce Sirius la afferrò e la passò al biondo, ancora con gli occhi spalancati.

“Starei attento a maneggiare quel cerchio ora. Potrebbe essere elettrizzante” ridacchio sommessamente “Ha appena ricevuto la benedizione di Quetzalcoatl. Fanne buon uso” detto ciò ripeté lo stesso rito sulla spada di Ron. Era una spada molto bella e maneggevole. Un regalo di matrimonio da parte di un certo “Felpato”. Anche la piccola balestra a due colpi di Hermione venne colpita dallo spirito elettrico dell’uccello del tuono. Neanche da dire chi gliela regalò. Remus si avvicinò al gruppetto appena Sirius consegnò la balestra ad Hermione.

“Sirius Black, chi sei tu?”

“Sono sempre io, amico mio. Diciamo che ho scelto un’altra specializzazione” e strizzò l’occhio al amico d’infanzia. Remus gli sorrise e lo colpì con una manata sulla spalla.

“D’accordo, ma un giorno dovrai raccontarmi del tuo viaggio. Certo che potevi vestirti in modo un po’ più, come dire, allegro. Il nero, nonostante ti stia bene, non ha contribuito al discorso che ho fatto alla truppa”

“Mi spiace Lunastorta, ma questa è la mia divisa. Non combatto mai una battaglia seria senza questa addosso”

Insieme seguirono gli altri verso le carrozze.

*****

Dopo meno di un quarto d’ora, Hogwarts comparve all’orizzonte. Le carrozze correvano verso il castello in rovina. Dopo tutti quegli anni senza visite il tempo aveva fatto del suo meglio per rovinarlo. Silente deglutì per l’emozione. Stava per tornare. Quella era la sua casa. La sua scuola. Ne era ancora il preside, dopotutto. La carrozza in testa ospitava Draco, Ron, Hermione e il vecchio preside. Avevano raggiunto l’inizio dell’ultimo tratto di strada che li separava dal cancello di Hogwarts e quindi dalla barriera. La cupola scura e semitrasparente era ben visibile. Copriva tutta Hogwarts ed anche un buon pezzo del parco vicino. Ed era sempre più vicina. Le ruote delle carrozze sollevavano schizzi di fango. E l’entrata era sempre più vicina. La vegetazione cresciuta di parecchio in quegli anni strisciava i rami lungo la carovana di carrozze. E il cancello era ormai a due passi. Un passo. Eccolo. L’impatto non fu terribile come lo avevano immaginato. La barriera si comportò come una grande parete elastica. All’impatto si piegò verso l’interno, finché, finalmente, cedette. Con lo squarcio fatto dalla prima, tutte le altre carrozze raggiunsero il giardino davanti all’entrata e si fermarono a semicerchio.

Lupin scese in religioso silenzio, subito seguito da Silente.

“E’ fatta. Ha funzionato…”

“Certo che ha funzionato, ne dubitavi forse?” chiese acido Piton. Superò il gruppo di soldati e salì i primi gradini della scala che conduceva al portone del castello.

“Aspetta Severus. Marceremo compatti. Non vogliamo rischiare che nessuno di noi si ferisca o peggio” intervenne il preside per fermare il professore non-morto. Seppur con poca voglia, Piton si fermò e tornò sui suoi passi. Lupin osservava lo squarcio assieme a Sirius.

“Credo che resterà aperto per molto?”

“No, non credo. Ma penso che possa venire forzato di nuovo. Credo che solo oggi possa essere forzato”

“Eppure Piton per uscire ha detto di aver fatto un buco nella barriera…” disse piano Lupin. Sirius scosse la testa rassegnato.

“Non lo so. A me sembra pulito. Ti ho raccontato della Torre di Londra”

“Sì, sì, mi hai detto quello che è successo. Speriamo di non aver preso un granchio colossale” si allontanò dall’amico e radunò gli uomini.

Draco, Ron ed Hermione stavano vagando con lo sguardo per tutto il castello e per le serre poco distanti. Il parco, il lago, la vecchia capanna di Hagrid. La voce di Sirius li svegliò da quello stato di paresi. Subiti il trio si accodò agli altri. Era tempo di entrare.

*****

“Tu mi hai chiamato con un nome! Tu sai chi sono!” l’ombra aveva sollevato da terra il mago oscuro davanti a se. Attorno ai due una decina di statue di pietra immobili e con espressioni terrorizzati sul volto assistevano allo spettacolo. L’enorme basilisco strisciava minaccioso fra le persone che aveva appena pietrificato. Sibilava soddisfatto del suo lavoro.

“Parla stupido esempio di mago o preferisci finire fra le fauci della mia bestiolina…” il mangiamorte negò con il capo energicamente

“E allora parla feccia di essere vivente! Parla!” gli piantò la bacchetta sotto il mento con fare minaccioso. Il mago oscuro sfruttò la posizione della bacchetta dell’ombra. Troppo distante per difenderla da un attacco preciso. Con un colpo secco della mano disarmò l’ombra e si staccò dalla presa d’acciaio della sua mano. L’ombra non fece in tempo a sorprendersi per l’accaduto che la stessa mano lo colpì duramente nello stomaco. Si piegò in due e si accasciò a terra. Cadde sulle ginocchia, tossendo. Senza esitare il mangiamorte corse via, il più lontano possibile da quell’essere. Girò per molti angoli e per altrettanti corridoi, infine si fermò, contro la parete a riprendere fiato. L’aveva scampata. L’aveva scampata davvero. Non ci poteva credere. Aveva visto in faccia l’ombra ed era riuscito a scamparla. Per un attimo si era tradito chiamandola per nome. Si lasciò andare ad un sospiro di sollievo. Errore imperdonabile. Il muro alle sue spalle si sbriciolò ed una mano di acciaio gli cinse il collo strozzandolo. Le punte di quella mano gli avevano aperto numerose ferite. Sollevato a mezz’aria annaspava per respirare. Stringeva con la poca forza rimasta il polso dell’ombra che lo teneva sollevato il più possibile.

“Quindi tu mi hai visto in faccia. Mesi fa, alle serre. Il cappuccio mi era sceso di testa per un attimo. Per questo mi hai chiamato per nome… sai chi sono. Credo che terrai il segreto tutto per te. Io non voglio più sapere chi sono. Io so chi sono!” estrasse il pugnale cesellato e lo passò rapido sugli occhi del mago oscuro. Se avesse avuto aria probabilmente avrebbe urlato per il dolore.

*****

In stretto contatto fra di loro e con le armi estratte il gruppo di battlemage salì le rampe di scale per raggiungere la sala dei banchetti. Non avevano ancora incontrato nessuno, e questo era un bene. Dovevano solo scoprire cosa era successo lì tre anni fa e come rimediare alla cosa. E poi c’era Voldemort. Non era uno degli obiettivi incontrarlo, ma se fosse capitato… sarebbe stato necessario eliminarlo. Il livello di abilità in combattimento dei maghi si era molto alzato da quando il signore oscuro era risorto. E lì era radunato il fior fiore dei battlemage. Senza contare che c’era anche Silente, l’unico in grado di fronteggiare Voldemort anche nella sua prima venuta. Silente era davvero potente.

Arrivarono alle grandi porte della sala da pranzo. I soldati contarono fino a tre e le spalancarono di scatto. Quello che videro fu impressionante. La bellezza di quel salone era stata annientata. Piccole baracche e tende erano sparse ovunque come in un accampamento. Gli stendardi delle quattro casate erano a brandelli, o ancora appesi, o usati come materiale per costruire amache lenzuoli, coperte e altri utensili. Un paio di fuochi erano accesi e illuminavano l’ambiente. Silente si fece strada fra quel campo di profughi e, per la prima volta che i presenti ricordassero, si tolse gli occhiali.

“Mio Dio…” sospirò senza fiato. Una figura sbucò da una tenda e corse verso un’uscita laterale.

“Fermatelo!” gridò Lupin e subito tre battlemage gli furono addosso. Lo presero con forza e lo portarono davanti al loro capo. Remus lo fissò da capo a piedi. Era un uomo magro e basso. Aveva la barba incolta lunga e le vesti quasi a pezzi. I suoi occhi erano… sfregiati, da un taglio recente. Quell’uomo era stato accecato con una ferita sugli occhi. I suoi lunghi e arruffati capelli grigi gli coprivano il resto del volto. L’uomo mugugnò. Lupin gli spostò i capelli dal volto e vide i segni sul collo. Altre ferite fresche.

“Dimmi il tuo nome” ordinò Remus. L’omino mugugnò ancora impaurito.

“Ho detto dimmi il tuo nome. Hai un nome, vero?” l’uomo scosse il capo ciondolando e si accasciò a terra ansimante. Aprì la bocca nella sua direzione. Non aveva la lingua.

“Oh santo Dio…” Remus si chinò e gli afferrò il capo per aiutarlo a non svenire dal dolore. Anche la lingua aveva lasciato il suo posto da poco tempo “Chi ha potuto fare…mio Dio, Severus, vieni qua” Piton si avvicinò a esamino l’uomo come aveva appena fatto Lupin.

“Non può essere che lui. I mangiamorte non trattano così i loro compagni. O vivi o morti. Questa è crudeltà allo stato puro”

“Mettetelo in un letto, o la cosa più simile ad un letto che trovate. Vedete che non stia male. Ci serve vivo e comunque e meglio che lo rimanga, lui l’ha visto” cinque battlemage si allontanarono per prendersi cura del mangiamorte. Era talmente mal messo che non avrebbe potuto arrecare danno. Più che paura faceva pena, in quelle condizioni.

Ron cercava ricordi del suo passato. Il tavolo dei Grinfondoro era ribaltato di lato, usato come muro di una casupola. Non poteva credere a tutto ciò. Il male che si distruggeva da solo. Voldemort che eliminava i suoi alleati. Impensabile…

“Attenzione! E’ un orco, no sono tre!” un battlemage alla porta diede l’allarme appena in tempo. Tre grossi orchi armati di asce bipenni entrarono di prepotenza nella sala e si scagliarono sul piccolo esercito del ministero, sbavando e gridando.

“Usate meno incantesimi possibili! Non rischiate ma non sprecatene!” gridò Lupin prima di prepararsi per la battaglia. Un orco prese di mira Hermione e la caricò con forza. Lei subito reagì.

Voco Lupus!” una nube di fumo e in un attimo davanti alla ragazza stava un lupo inferocito grande quanto una motocicletta. Subito il lupo si gettò contro l’orco e lo azzannò ad un polpaccio. Quello ringhiò per il dolore e diede un calcio alla bestia. Ron lo affiancò subito con la spada in pugno.

“Pronto a combattere orco schifoso. Avanti…” Ron partì all’assalto con una carica. Capite le intenzioni del mostro, si abbassò appena in tempo per evitare un fendente dell’ascia. Avvantaggiato dalla posizione rotolò fra le sue gambe e gli fu alle spalle ancor prima che l’orrenda creatura terminasse il fendente iniziale. Sollevò la spada pronto a colpire, ma una mazzata lo schiantò al fiancò mandandolo a terra parecchi metri più in là. Ora anche un troll si era unito al combattimento. Non uno solo a dire la verità, ben cinque, tutti impegnati con il grosso dell’esercito. L’orco grugnì in segno di vittoria e caricò Ron, ancora a terra. Il rosso si rese conto tropo tardi dell’ascia che pendeva sulla sua testa. Il biondo invece no. Il suo chackram fulminò il manico in legno e lo tagliò di netto. La lama cadde a terra con un rumore sordo. In contemporanea il lupo evocato morse il posteriore del mostro giallognolo, e Ron, ripresosi dal brutto colpo almeno in parte, trafiggeva il suo petto scoperto. La carne sfrigolo fritta dall’elettricità dell’arma. Presto il puzzo di carne bruciata coprì il fetore dell’orco. Sputando sangue nero, cadde sulle ginocchia e poi a terra, morto. Ma il troll non era certo stato a guardare. Aveva già pestato un paio di lupi che Hermione aveva invocato in difesa, ed ora era arrivato alla ragazza. Anche l’ultimo lupo tentò un disperato assalto, ma finì schiantato al volo dalla mazza pesante del mostro. Hermione non era fatta per il corpo a corpo. Indietreggiò e puntò, assai poco convinta, la balestra verso il troll. Ron aveva ancora la spada conficcata nel petto dell’orco. Non sarebbe mai arrivato in tempo, a meno che… aveva funzionato una volta, perché non riprovare ora?

Wingardiun Leviosa!” la mazza del troll rimase sospesa a mezz’aria. Dopo un attimo di sorpresa il troll ricevette la sua mazza sulla testa un paio di volte, giusto per stare sul sicuro. Ron raggiunse Hermione.

“Tutto bene tesoro?” chiese lui tenendosi il fianco.

“Sì, grazie, ma tu sei ferito”

“Naa, è stato solo un colpetto. Nulla confronto agli allenamenti con Draco. Vero Dra…” Ron vide qualcosa di spaventoso. Un dissennatore stava sospeso sopra Draco e da sotto il cappuccio stava allungando una specie di proboscide nera. Draco era in ginocchio e lo fissava ad occhi spalancati. Lacrime di dolore scorrevano lungo il suo volto. Stava per ricevere il bacio della morte.

“Herm, presto!” la ragazza annuì. Si misero di schiena l’un l’altra e puntarono la bacchetta verso il dissennatore.

Expecto Patronum!” gridarono ad una sola voce. Le due scie d’argento scivolarono attorno al corpo del dissennatore trascinandolo lontano da Draco. Lo sbatterono a terra e presero forma davanti al ragazzo biondo. Ron ed Hermione. In versione argentata a causa dell’incantesimo. Come un sol essere gli saltarono addosso e scacciarono il mostro succhia anime lontano da lì.

Il tempo di raggiungere Draco, e le loro copie magiche sparirono in un guizzo di fumo.

“Draco? Ehi Draco, come va? Tutto bene?” chiese Ron chinato davanti a lui. Draco aveva ancora gli occhi azzurri spalancati ed il volto terrorizzato. Le lacrime non accennavano a smettere.

“So-sono morte, Ron… le hanno uccise… e non ero lì per proteggerle… è colpa mia Ron… sono morte a causa mia… Ginny… Eve… non ci sono più a causa mia…”

“Oh Cristo…No Draco! No! Ascoltami, guardami! Non era reale, guardami e ripeti con me! Non era reale, non era reale!” Hermione gli prese il volto fra le mani e lo fissò negli occhi “Ripeti Draco! Non era reale! Era un dissennatore, non era reale!” Draco sbatté le palpebre e afferrò le spalle di Hermione.

“Non era reale…non era reale…sì, non era reale… Non era reale…” Draco si accasciò al suolo e respirò profondamente. Dopo poco si riprese e si sollevò da terra.

“Grazie ragazzi. Le mie paure… non mi sono accorto che si avvicinava, per fortuna l’avete visto in tempo. Grazie” Ron gli batté una mano sulla spalla.

“Ehi, siamo una squadra. A proposito, il tuo chackram, e grazie per la prontezza di riflessi”

Dopo essersi sistemati il trio raggiunse il resto del gruppo, dove solo due battlemage erano rimasi feriti.

*****

Chi sono questi qua? Non li ho mai visti prima…sono forti, e tanti. Una brutta accoppiata…

L’ombra aveva osservato tutto il combattimento da sotto il mantello dell’invisibilità. Aveva pensato di mandare un po’ di mostri per stanare qualche altro mago. Non avrebbe mai pensato che…

Poco male. Li prenderò in piccoli gruppi. Li eliminerò con calma, non ho fretta.

L’ombra si eclissò così come era arrivata. Soltanto Piton ebbe come una sensazione di…

Alè alè! L’assalto è iniziato. Ed il meglio deve ancora venire!!!!!! Ringraziamo e pubblichiamo: Sunny, ciao o mia musa del sole (perché il tuo nick è sunny…) ti prego torna ascrivere perché senno mi ammazzo… non è vero ma grazie per continuare a seguire la fic di questo indegno vecchio pazzo!!!!J; Ice, ok il matrimonio è venuto male, ma adesso è chiaro no? Sì lo so sono bastardo….EehehehehehehJ; Sorti, non è un romanzo rosa!!! Un po' di pace a st 4!!! Ti assicuro che gli ultimi capitoli.... bwahahahahah Terribili!!!!!; Yuechan, new recensionist!!!!!! Ehhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh (come il pagliaccio Baraldi.…). Draco e Ginny stanno troppo bene insieme! Harry e Ginny invece per me non troppo. E poi qui Harry non c’è più! Chi ci mettevo, Neville?????J; Ci, il tocco alla Strekon. Sembra una roba che si mangia. Lo dirò alla mia prof di ita….J; Alexis, ma noooooooooooo! E’ il basilisco del 2 libro di Harry!!! Un gran bel mostro, per meJ; Kiak (e meio), le français? C’est superbe! Mais je prefere l’anglais. Kiak mia! Per piccina che tu sia! Ma che cosa ti è successo che non ho ben capito?(moto, infermiere…. Bho?) allora scrivo la fic!!! L’ho già scritta mano!!!!JJJJJJJ; Mikisainkieiko, la mia beta tester preferita!!!!!! Ho corretto come mi hai detto e devo dire che è migliorato molto il capitolo!! Zenchiù!!!!J; Maichy, i serpenti non ti gustano? Ti sarà piaciuto l’episodio di Lucius demone!!!!!!!JJ; Giuggy, a me sto capitolo mi è piaciuto una cifra!!!!!! E a te? È abbastanza interessante????; Keijei, Ron il geloso…. È una questione d’onore…. (tanto Ron si comporta come farei io….J); Mikan, ok organizzo l’incontro del secolo i biglietti sono già in prevendita in tutta Bologna!!!; Ladyofshadows, zenchiù! Ma tu continua la tua fic! Ho deciso che inizierò a seguirla!!!!; Ale-chan, ho scritto il procedimento in una recensione per pubblicare le fic. E’ una crossover fra Harry potter e….????? me curioso!!!; Serena, Ah, il magicuoco! Ma sei l’unica (insieme a Kiak) che legge senza trama? Avanti raga, leggetela anche voi!!!!; Enika, degno del miglior show del sabato sera. L’ombra ha bisogno di alleati….

 

E sto giro niente Eli e Kia….fatevi sentire…..

Ah, vabbè ore 00:20

 

See you again!!!!

   
 
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