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Autore: Necromance_theatre    30/11/2013    4 recensioni
Che cosa succederebbe se agli avenged sevenfold proponessero una stramba sfida, per esempio... fare un tour mondiale in ottanta giorni? Certo, con gli odierni mezzi questa non sembra una cosa così difficile, ma...
Genere: Avventura, Comico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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....okay, sono in ritardo. 
Sono MOLTO in ritardo... Chiedo venia mie amate, so che potrei stare qua a snocciolare scuse per ore, ma suvvia, vi chiedo solo pazienza ♥
non uccidetemi, vi prego u_u
Su su, che per farmi perdonare ho anche scritto un capitolo lungo eterno ai limiti della ragione umana...
sul serio, è un nonsense unico... Io mi sono spanzata dal ridere a scriverlo, spero vi piaccia *^*
Vi lascio alla lettura, mie care... E recensite, mi raccomando!
Adieu ♥
necromance_theatre

P.S.
il ringraziamento a Easter S. è d'obbligo... Se non ci fosse lei ad aiutarmi col blocco dello scrittore non so cosa farei! ♥



Dopo quasi una notte di ragionamenti e un gran mal di testa, i nostri eroi vennero a capo del fatto che erano al dodicesimo giorno di viaggio.

 
“Quindi, se sono passati solo dodici giorni… bè, cavolo, ce ne rimangono un sacco!”

 
Esclamò Zacky tutto contento.

 
“Non direi..” Borbottò Matthew. “Dobbiamo finire l’Europa, andare in Cina, Giappone, Australia… E questi posti sono abbastanza distanti tra loro!”

 
“Tsk, guastafeste… Insomma, ce la faremo sicuramente in sessantotto giorni, no?” insistette il chitarrista.

 
Johnny rise. “Mah, forse solo se pregate il vostro unico e solo Dio…”

 
I quattro, come in preda ad un’illuminazione divina, si inginocchiarono prontamente ai piedi del bassista.

 
“Oh grande Christ” iniziò Jimmy, concedendosi una risatina sulla parola “grande”.

 
“Accogli la nostra supplica” continuò Zacky.

 
“Facci tornare in tempo a casa” borbottò Matthew assorto.

 
“E in cambio avrai… Ehm… Avrai tanta… Cosa fa rima con casa?" Chiese Gates pensieroso.

 
“Mufasa!” Esclamò Jimmy tutto contento.

 
I sevenfold si girarono di scatto verso di lui, con la più grande espressione sconvolta/rassegnata del mondo.

 
“Beh… Non fate quelle facce! A chi è che non piace il Re Leone?” Chiese, cercando complicità negli altri.

 
Zacky, Matthew e Brian scoppiarono a ridere, cercando di trovare un senso logico in tutto ciò.

 
“Lasciamo stare” sospirò Johnny con fare drammatico. “Mi accontenterò di un paio di birre.”

 
[…]

 
Quel pomeriggio, i cinque trovarono un volo last minute diretto a Milano per pura fortuna.
 Fatti i biglietti in quattro e quattr’otto, in meno di un’ora erano già comodamente seduti su un aereo in fase di decollo.

 
“Ma dite che a Milano la sapranno fare bene la pizza?” Chiese Zacky elettrizzato.

 
“Penso proprio di si, amico! Insomma, è sempre Italia, no?" Sorrise James, sfogliando con curiosità un depliant su “L’Italia e i suoi sapori”.

 
“Guardate qua gente, fanno anche il formaggio con i vermi!" Porse il volantino a Matthew e Brian, seduti dietro di loro, che lo spinsero via disgustati.

 
“Ti prego Jim, già soffro il mal d’aria nonostante non siamo ancora partiti, se poi tu mi fai vedere ’ste schifezze io qua ci muoio!” Borbottò Brian rabbrividendo.

 
“Vedi di non vomitarmi addosso allora!” Rise Matt, tamburellando nervosamente con le sita sul tavolino del sedile.

 
Dietro di loro, Johnny cercava di ricavarsi un po’ di spazio tutto suo sul sedile, occupto per metà da bagagli e valigioni di uno strambo ragazzo tedesco.

 
Doveva essere alto qualche centimetro più di Jimmy, un colosso vicino al povero bassista, magro con un chiodo, tipicamente biondo e occhi azzuri.
 Insomma, all’appernza un bravo ragazzo, ma c’era qualcosa di inquietante nel suo sguardo, una strana luce malata che trasmetteva a Johnny un insolito senso di disagio.
 Inoltre mormorava tra se e se una specie di mantra, incomprensibile al bassista che si sa, ai tempi della scuola superiore preferiva andare in giro in cerca di birra e ragazze piuttosto che partecipare alle lezioni di lingua straniera.

 
“Ragazzi!” Bisbigliò agli amici, certo che il suo vicino non capisse l’inglese. “Questo tipo mi spaventa!” Continuò.

 
I quattro si sporsero verso di lui, curiosi, ma subito il tedesco sfoderò il più gioviale dei sorrisi che il suo volto potesse mostrare, dando l’idea di un perfetto ebete che non capiva una parola di quello che i cinque stavano dicendo.

 
“Nano, qual’è il tuo problema?” Chiese Brian ridacchiando.

 
“Già… Ti spaventa la sua altezza, ammettilo!” Continuò Zacky facendoli scoppiare a ridere.

 
Johnny sospirò, frustrato, lasciandoli ridacchiare.

 
Tuttavia, si spiaccicò ancora più verso il suo finestrino, cercando di fare finta di niente.

 
Dopo qualche minuto, l’aereo decollò, e Johnny, cullato dal rombo dei motori, si addormentò.

 
[…]

 
“Mmmnnn ancora cinque minuti…” Mormorò Johnny Christ, con la voce impastata.

 
Qualcosa di freddo gli stava premendo sul collo, ma il dolce sonno lo reclamava. “Ho detto di svegliarti!” Sibilò aggressivamente una voce con un pesante accento tedesco.

 
Il bassista aprì gli occhi di colpo, spaventato.

 
“Finalmente!” Sibilò ancora la voce. Johnny lo mise a fuoco, e subito rimpianse di non aver fatto finta di essere ancora addormentato.

 
Ebbene si, signori e signore! L’inquietante ragazzo tedesco che aveva tanto turbato il nostro povero bassista, ora gli stava puntando una pistola alla gola!

 
Il ragazzo cercò di trovare aiuto sui sedili davanti a lui, ma Brian e Matthew stavano discutendo come se nulla fosse su qualcosa che riguardava un certo tipo di locale nei sobborghi di Huntington Beach.

 
“Idioti!” Pensò. “Io son qua che rischio di morire e voi nemmeno ve ne accorgete!”

 
Il tutto avvenne in una frazione di secondo, e subito il fetido alito del tedesco lo sommerse.

 
“Ascoltami bene, bambino. Io sono Felix von Krapfen e adesso dirotterò questo aereo. Tu sarai il mio ostaggio, na ja?!” Sussurrò minaccioso.

 
Johnny deglutì.

 
“Ehm… Suppongo di non avere molte alternative… Quindi sì, ja.”

 
“Benissimo. Ci tengo a precisare che questa pistola non è ASSOLUTAMENTE un giocattolo, quindi non esiterei nemmeno un momento a spararti con dei VERI proiettili se non fai quello che ti dico…”

 
Il bassista lo squadrò confuso. “Sì, fin là ci ero arrivato anche io…”

 
“BENE!” Sibilò il tedesco, isterico. “Al mio tre ti alzerai in piedi. Uno… Due… Tre!”

 
Johnny si spolverò i pantaloni, posò il giornalino di cucito che poco prima aveva iniziato a leggere, e in tutta calma si alzò.

 
“Ci devi mettere così tanto?!” Borbottò Felix nervoso.

 
Il bassista fece spallucce. “La calma è la virtù dei forti.” Disse convinto.

 
Dal sedile davanti, Matthew si stava dilungando con Brian su argomenti che costerebbero a questa fanfic il raiting rosso, e che per questo motivo l’autrice si rifiuta di trascrivere, lasciando spazio alla vostra perversa immaginazione.

 
Felix si portò una mano davanti agli occhi.

 
“Possibile che debba essere circondato da ostaggi completamente stupidi?!” Borbottò tra se e se.

 
Johnny ormai stava in piedi da un bel po’ di secondi, ma a quanto pare, nascosto dalla mole del tedesco, sembrava ancora seduto agli occhi delle hostess.

 
“Okay, bambino. Adesso io urlerò che questo è un attentato, capito?!” Chiese Felix, sempre tenendo puntata la pistola sul bassista.

 
Lui sospirò. “Sì, sì, ho capito, ma ti prego spostami quella cosa di dosso.” Borbottò, indicando la pistola.

 
Il tedesco lo ignorò, tutto preso dal suo piano.

 
“QUESTO È UN ATTENTATO!” Urlò, richiamando l’attenzione dell’aereo.

 
La maggior parte della gente stava ascoltando musica dal nuovissimo prodotto di casa apple, l’ipod di prima generazione, così Felix dovette ripetere il concetto due volte.

 
“Siete vittima di un attentato! Adesso farete tutto quello che vi dirò altrimenti il bambino qui vicino a me morirà!”

 
Farfugliò, rosso in volto.

 
Nell’aereo si diffuse il panico: urla, imprecazioni, pianti di adulti e bambini, richieste d’aiuto…

 
“Ommioddiojohnny!” Esclamarono in coro i Sevenfold, dopo essersi accorti a scoppio ritardato che il “bambino” preso in ostaggio era il loro diciottenne bassista.

 
“Alla buon’ora!” Borbottò lui.

 
“Ti salveremo noi Johnny, non temere!” Urlò Jimmy terrorizzato.

 
“No, sul serio ragazzi, sto bene…” Continuò il bassista, cercando di fare l’eroe.

 
“Insomma, Christ, hai una pistola puntata alla testa, se anche urli di avere paura non muori mica eh!” Borbottò Brian.

 
“Beh, sì, in effetti… Aiutooo! Non voglio morire! Pietà! Farò tutto ciò che vuoi se risparmierai la mia misera esistenza!” Iniziò ad urlare Johnny, piagnucolando.

 
“Quasi quasi ti preferivo prima…” Mormorò il chitarrista portandosi le mani alle orecchie per coprire le urla dell’amico.

 
“Insomma Brian, non fare lo stronzo! Johnny potrebbe morire! Facciamogli vivere bene i suoi ultimi minuti!” Sussurrò Zacky cercando di non farsi sentire dal bassista.

 
“Non voglio morireee!” Continuò lui.

 
“E non morirai, mio piccolo amico, non morirai!” Esclamò Jimmy commosso.

 
“Ma insomma, sentite che cavolo di casino state facendo?!” Urlò Matthew cercando di riportare la calma.

 
“Chiedo scusa per l’interruzione…” Mormorò Felix, che da una trentina di secondi osservava basito lo spettacolo da circo che i sevenfold avevano messo su, con tanto di spettatori tra i passeggeri, che filmavano la scena concentrati.

 
“Non vorrei dire, ma io stavo cercando di fare un attentato.” Continuò.

 
Detto questo trascinò Johnny di peso attraverso lo stretto corridoio dell’aereo.

 
“Johnnyyy!” Esclamarono i Sevenfold.

 
“Ragazziii!” Urlò lui, con le lacrime agli occhi.

 
Spinte via le hostess in malo modo, il tedesco spalancò la porta della cabina di pilotaggio.

 
“Chi cavolo osa entrare così bruscamente mentre io sto pilotando?!” Sbottò il pilota, scazzato, senza nemmeno spostare lo sguardo dai suoi strumenti.

 
“Ehm… Capo…” Mormorò il copilota, con tono spaventato.

 
“Che c’è?!”

 
“Ha… ha una pistola!”

 
Felix sorrise malignamente, mentre l’uomo si voltava di colpo verso di loro.

 
“Salve!” Borbottò Johnny cercando di allontanare con la manina la pistola dalla sua tempia.

 
Il piota e il suo assistente deglutirono, mentre alle loro spalle le hostess cercavano di riportare la calma tra i passeggeri.

 
“Okay. Cosa vuoi?” Chiese il pilota, che, a quanto sosteneva la sua targhetta, si chiamava Hermann Schmidt.

 
“Voglio…” Felix si deliziò del fatto che finalmente qualcuno si interessasse alla sua giusta causa al posto di quello stupido bambino che gli era capitato come ostaggio. “Voglio che questo aereo atterri ad Inculandia del Nord invece che a Milano.”

 
Herman e il suo copilota rabbrividirono. “Impossibile!” Urlò Schmidt.

 
“Utopico!” Esclamò l’altro.

 
“Inculandia?!” Chiese Johnny confuso.

 
“Dovrete farlo! Altrimenti vi faccio esplodere tutti! Basta un mio semplice gesto e la mia valigia esploderà, e addio aereo!” Sbraitò Von Krapfen.

 
“Ma insomma, lei conosce le regole di Inculandia del Nord! Passeremo dei grossi guai!” Borbottò Herman stizzito.

 
“Non so se ha recepito il messaggio: se lei non lo fa, moriremo tutti, eccheccazzo!” Si intromise Christ, che si stava iniziando a scocciare della situazione.

 
“E va bene, e va bene, allora atterraggio d’emergenza ad Inculandia del Nord… Ma guarda un po’ che tutte a me capitano… Un attentato… Tsk… Che poi che ci vuole andare a fare in quel buco di posto, mi chiedo io!” Continuò il pilota, trafficando con il navigatore dell’aereo.

 
“Oh, è molto semplice…” Iniziò a raccontare Felix.

 
Nel resto dell’aereo calò il silenzio, tutti i passeggeri e le hostess che si sporgevano emozionati verso la cabina di pilotaggio, curiosi di sentire la classica storia strappalacrime che spinge l’attentatore a dirottare un aereo. Qualcuno tirò addirittura fuori dei pop corn, mentre i Sevenfold stavano già pensando ad organizzare il funerale per Johnny, dandolo già per morto.

 
“Vedete… Nel mio paesino, nel nord della Germania, pochi supermercati vendono le rinomate Salty Nuts… Cavolo, sono le noccioline più buone del mondo…” Mormorò Felix emozionato.

 
“E si dà il caso che le producano solo in Inculandia del Nord… Purtroppo, questo paese è molto restrittivo con i commerci con il resto dell’Europa, e ha deciso di non esportarle più… E io devo ASSOLUTAMENTE farne scorta!” Continuò euforico.

 
In quel momento, Johnny iniziò a chiedersi quale grave colpa dovesse estirpare per meritarsi tutto ciò.

 
“Okay, molto interessante…” Borbottò Herman Schmidt annoiato. “Iniziamo le procedure di atterraggio allora. Lei scende e noi ripartiamo, atterreremo in un campo… Facciamo così: noi non raccontiamo a nessuno di questo dirottamento se lei non dice a nessuno che siamo atterrati in Inculandia… Va bene?”

 
“Mh, si si, può andare…” Rispose Felix compiaciuto.

 
“Se non vi dispiace… Mi sono un po’ rotto di stare in piedi… Potrei andare a sedermi?”
 Chiese Johnny lagnandosi.

 
“Mah sì, mah sì, vai!” Sbottò il tedesco massaggiandosi le tempie.
 “Non ci son più gli ostaggi di una volta!” Borbottò tra se e se.

 
Il bassista corse fuori da quella gabbia di matti che era diventata la cabina di pilotaggio per andare in contro agli amici.

 
“No no no, secondo me è meglio la bara bianca… È molto più IN del classico legno lucido… E le candele devono stare davanti ad ogni bancata, cavolo, faremo un figurone!” Farfugliò Gates in preda al suo “Funeral Planner time”.

 
“Ehm… Ragazzi…” Iniziò Johnny, ignorato dai quattro.

 
“Mannò! Le candele fanno troppo… Setta!” Esclamò Zacky indignato.

 
“Ragazzi…” Riprovò il bassista.

 
“Figo!” Esclamarono Matt e Jimmy in coro.

 
“RAGAZZIIII!” Urlò Christ, frustrato.

 
James si voltò di scatto. “Ommioddio Johnny! Sei ancora vivo!” Urlò euforico, stritolandolo a se.

 
“Si… Se mi lasci andare, magari sopravvivo ancora qualche annetto.” Borbottò lui, sottraendosi all’abbraccio del batterista.

 
“Sei vivo?!” Chiese Brian, appallottolando con disinvoltura il foglietto su cui stava prendendo appunti per la cerimonia funebre.

 
“Così pare… Non stavate organizzando il mio funerale… Vero?!” Chiese il bassista sconvolto.

 
Matt rise nervosamente. “No, certo che no, cosa ti salta in mente?!”

 
Christ si accontentò di quella risposta, sedendosi finalmente al suo posto.

 
“Ah, giusto… Atterreremo ad Inculandia del nord… Per favore, possiamo scendere là e prendere il primo treno per Milano? Non ce la faccio più di questo cavolo di aereo…” Borbottò sfinito.

 
“Ma certo, tutto quello che vuoi, mio piccolo amico…” Esclamò Jimmy ancora commosso.

 
Zacky si guardò intorno dubbiosamente.
 “Aspettate un secondo… Non sarò un genio in geografia… Ma si può sapere che cavolo di posto è Inculandia del Nord?!”

 
  
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