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Autore: Agaphantus    01/12/2013    0 recensioni
Così chiuse gli occhi, che le pesavano così tanto… e immerse ogni pensiero nel nulla più totale. Dalla posizione che aveva assunto sembrava quasi che volesse sentire ciò che il banco verde mela aveva da dirle. Chiuse gli occhi…è strano come in una situazione affolata sia proprio la staticità a dare un brivido di libertà, una scossa di immensa tranquillità.
Ogni tanto apriva lentamente le palpebre e osservava i compagni. In quel momento si trovava in un luogo del tutto sconosciuto, nessuno avrebbe potuto distaccarla dal suo vuoto…o forse chiunque.
Una sua compagna le stava chiedendo i compiti:il nastro si riavvolge, tutto riprende forma e il banco verde mela torna ad essere un pezzo di legno pieno di scarabocchi.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3.
 

Il vortice del tempo ci confonde e ci ritroviamo allo stesso banco verde mela. Lei lo fissa e questa volta ha troppa voglia di pensare, più di quanta normalmente dovrebbe averne:voglia di pensare agli episodi della sua bizzarra estate. Bizzara, solo perché questa volta non era stata uguale alle altre.
L’estate è una scatola:quando la riapri ci ritrovi sempre le medesime cose dell’anno precedente, con la differenza che ogni tanto il tempo le muta o le deforma, le fa invecchiare o semplicemente crescere.
Nel suo cervello filtrano immagini di mani, occhi…immagini di sussurri, odore di alcol, profumo di cipria e rumore di sabbia.
Un’impulso irrazionale la porta a prendere il cellulare e rileggere sempre lo stesso messaggio… Lo ha salvato in bozze, prima o poi lo cancellerà, sì, prima o poi.
 
I lunghi capelli color del vino le cadevano sulle pagine del vocabolario di greco. Il tempo disponibile per terminare la versione non era molto, ma nonostante tutto, le strane sensazioni che le erano rimaste addosso pendevano dagli occhi nocciola e ogni tanto apparivano nei suoi pensieri ricolmi mi paradigmi e declinazioni.
“Driiiiiiiiiiiiinnnn!!!”
Un urlo straziante la avrebbe scossa di meno.
Chissà se le campanelle avevano lo stesso suono anche nel 1950, quando i suoi nonni si conobbero.
Solo in quella bizzarra estate aveva conosciuto la storia, chissà perché le domande sorgono solo in un determinato giorno della propria esistenza. “Gian pensava ai fatti, non alle parole” così diceva nonna. Ecco perché se avesse vissuto gli anni ’50 probabilmente sarebbe stata lei ad innamorarsi di nonno Giancarlo, di un uomo che ti si presenta di fronte alla porta di casa e che non ha bisogno di un messaggio per esprimere i propri sentimenti.
Quel clima in bianco e nero, ricco di corpose bellezze in tacchi a spillo la avrebbe accolt  a con gioia se avesse potuto.
Avrebbe circondato i suoi fianchi curvilinei, il seno abbondante e le labbra rosse a forma di cuore.
Ma nel suo tempo la bellezza è altra.

 
  
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