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Autore: EriTommo    01/12/2013    4 recensioni
Avete presente il figo della scuola? Quel tipico ragazzo bello da far paura, viso da angelo e corpo da Dio greco, ma allo stesso tempo un perfetto stronzo strafottente?
Bene, lui era Louis, Louis William Tomlinson. Capelli castano scuro, spesso portati disordinati, occhi di ghiaccio, azzurri come il mare, sorriso mozzafiato, corpo perfetto, muscoloso, forte e scolpito, sempre con la battuta pronta, amato da tutte le ragazze e ammirato e invidiato da qualsiasi ragazzo, o quasi, sebbene fosse il ragazzo più sfacciato, irrispettoso, arrogante e presuntuoso che purtroppo conoscevo.
Capitano della squadra di football della scuola e eccellente in tutte le discipline sportive, un atleta perfetto insomma.
Io?Selena, Selena Gray, questo è il mio nome.
Diciottenne, capelli biondi, lisci, occhi azzurri, altezza media, non troppo magra, anzi, ora stavo anche bene, fino a un mese e mezzo fa ero una mezza balena. Il mio aspetto fisico non era stato un grandissimo problema fino all’inizio delle scuole superiori. Non mi piacevo, ovvio, ma non ero mai stata presa in giro o esclusa per quei chili di troppo.
Chi era Louis per me? L’inferno, da lui erano partiti tutti i miei problemi, grazie a lui erano iniziati i miei complessi.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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VI SCRIVO UN ATTIMO QUI PRIMA CHE INIZIATE A LEGGERE: ci sono delle scene un po' rudi in questo capitolo, forse sarebbe da ratings rosso, ma non sto li a modificare tutto per un capitolo, io vi ho avvisato.
Ci vediamo giù:)


Dopo una buona mezzora persa nei miei pensieri mi addormentai per svegliarmi a Brighton quaranta minuti dopo.
Erano anni che andavamo in quell’appartamento, l’avevano comprato mio padre e il padre di Louis per andare a pesca e spesso lo usavamo nelle vacanze estive.
Da piccoli io e Louis condividevamo la stessa camera e stessa cosa valeva per le nostre sorelline.

Aiutai mia madre a disfare i bagagli e sistemare la casa, finché il mio telefono non squillò.
- pronto?- risposi senza guardare chi era.
- Lenaa- rispose entusiasta Summer dall’altro capo, era l’unica che mi chiamava così, ormai sebbbene lo odiassi c’avevo fatto l’abitudine.
- ehi Summer, come sei presa?- domandai entusiasta.
- sto facendo la valigia, oddio ancora non ci credo che fra due giorni potrò riabbracciarti-
-non vedo l’ora- continuai sognante.
- ti lascio che così finisco questa santa valigia, non so te ma sembra che mi trasferisca- rise divertita.
- va bene, ci sentiamo- chiusi la telefonata.
Due giorni e poi sarebbe arrivata, dovevo resistere solo due giorni.

Il pomeriggio passò velocemente, con Lottie e Linette eravamo andate in spiaggia e la sera dopo cena facemmo una veloce passeggiata per il centro.
Stessa cosa il giorno successivo, spiaggia, centro e letto.
Fortunatamente ero riuscita a prendere un po’ di sole e il mio colorito si era leggermente ravvivato.
Non ero mai stata una ragazza molto pallida ma preferivo la mia pelle in estate, non diventavo troppo scura, prendevo un color olivastro molto particolare e sinceramente non mi dispiaceva affatto.

La mattina seguente mi svegliai esuberante, la sera precedente mi ero accordata con Summer che sarei andata a prenderla verso le due dalla stazione.
Quel giorno non andai nemmeno in spiaggia, tanto ero eccitata che preparai la mia camera e saltai pure il pranzo.

Ero arrivata con dieci minuti di anticipo, l’ansia era troppa. Chissà se l’avrei riconosciuta, in questi anni era cambiata e cresciuta un sacco, magari non la riconoscevo nemmeno.
Ad un certo punto vidi venirmi in contro una ragazza  mora, con dei boccoli che scendevano lungo le spalle, elegante nella sua semplicità, con un viso dolce e simpatico, come me lo ricordavo tanti anni fa.
Appena si accorse di me inizio a correre e appena mi raggiunse ci abbracciamo come in uno di quei film romantici.
- Selena, quanto sei bella- sussurrò non staccandosi dal mio abbraccio.
- ti sei vista?- mi complimentai a mia volta.
Rimanemmo così qualche minuto per poi incamminarci verso casa.
Mi raccontò moltissime cose.
Era stata assieme a un ragazzo per più di un anno e mezzo ma non era finita molto bene e ora voleva solo divertirsi, i suoi stavano bene e suo padre con il nuovo lavoro aveva fatto fortuna, era nato un fratellino più piccolo, ormai aveva cinque anni, Marc.
Stessa osa feci io, le raccontai di Louis, di Niall e Zayn, dell’ospedale e ogni cosa che successe, tralasciando solo il bacio di qualche giorno prima; era una cosa troppo strana anche per me, figurarsi raccontarla.
Nel frattempo decidemmo che quella sera saremmo uscite, c’erano moltissime feste in quella città e ne avevamo vista una che faceva proprio al caso nostro.

Sia mia madre che la Theresa erano entusiaste di vederla, un tempo era di casa per entrambe.
La portai in camera e continuammo a spettegolare per un pezzo.
Verso le iniziamo a prepararci, ci facemmo una doccia e afrontammo il problema più grande, come vestirci.
Summer si era davvero portata via l’intero guardaroba e mi obbligò a mettere uno dei suoi mini-abiti ‘dove pensi di andare con quel vestitino da prima comunione’ esclamò appena vide il mio.
Optai per un vestito bordeaux, stretto, un po’ particolare sulla collatura e un paio di sandali vertiginosi oro, mentre lei indossò un abito nero, semplice ma sensuale con delle scarpe sempre nere con qualche decorazione bianca.
Lei raccolse i capelli mentre io li lasciai sciolti, trucco leggero e eravamo pronte.
Solo in quel momento mi resi conto di quanto mi era mancata quella ragazza in tutti quei anni.


 
Molo 69, era questo il nome del locale dove si svolgeva la festa. Io e Summer arrivammo verso le dieci e trovammo già parecchia gente.
La spiaggia era piena di ragazzi che ballavano con dei drink in mano. A detta della mia amica era prevista un sacco di gente perché il dj che avrebbe suonato era parecchio bravo e lo sarebbero venute a vedere persone da tutta l’Inghilterra.
Per quel poco che avevo sentito non mi lamentavo, anzi. Non ero mai andata matta per quel genere di musica, ma quando c’era da ballare non mi tiravo in dietro, era una cosa che mi divertiva molto, con Summer poi non ci sarebbe stato certo pericolo di annoiarsi.
- andiamo a prendere qualcosa da bere?- propose la mia amica dirigendosi al bancone senza aspettare una mia risposta.

- ciao piccola, cosa ti porto?- ammiccò il barista verso Summer. Era un tipo molto carino, alto capelli scuri e occhi verdi.
- per me un  vodka lemon, grazie- sorrise lei.
- e alla tua amica cosa faccio?- chiese poi a me.
- Sex on the beach, grazie- risposi io.
Summer prese il portamonete per pagare ma lui prontamente la fermò.
- baby, questo ve lo offro io, a patto che entro fine serata torni a salutarmi- disse il barista facendo l’occhiolino alla mia amica.
- con molto piacere- rispose pronta lei afferrando i due bicchieri e dirigendosi fuori dalla massa.

- era carino, no?- chiese la mia amica.
- eh? Chi?- domandai io tornando alla realtà. Mi ero nuovamente persa nei miei pensieri, quel bacio mi avrebbe tormentato per molto tempo.
- Sel, ma ci sei? Il barista, hai visto come ammiccava?- rise spensierata.
- ah, sisi. Beh si è davvero un bel tipo- approvai io.
- non ti dispiace vero se più tardi passo a salutarlo vero?-
- ma figurati, ora però andiamo in pista- la trascinai verso il centro del locale iniziando a muoverci  ritmo di musica.


Non so quanto tempo ballammo ma quando ci dirigemmo verso il bagnasciuga eravamo esauste e con i piedi dolenti.
- non mi ricordavo che far festa fosse così faticoso- rise la mia amica su di giri, contagiandomi.
La mia risata però cessò poco tempo dopo, lasciando spazio ha un’espressione pietrificata nel mio viso.
Non poteva essere, non qui, non lui, non così.
C’era una ragazza che ballava convulsamente e strusciandosi esageratamente addosso a un ragazzo che conoscevo fin troppo bene.
Summer seguì il mio sguardo e la scena che si trovò davanti fu quella di Alexia che ballava molto affiatatamene, se così potevamo definirlo, con Louis, lo stesso ragazzo che pochi giorni prima mi aveva baciata.
Mi irrigidii non lasciando tralasciare tutta la delusione che mi stava esplodendo dentro e sentii la mia amica prendermi le mani. Lei non sapeva del bacio, ma aveva capito subito che il modo con cui io tenevo a quel ragazzo era molto ambiguo, fin troppo per due amici, figurati noi che non ci parlavamo da anni.
- ehi- sussurrò accarezzandomi una spalla.
Abbassai lo sguardo ma non me la sentii di guardarla, sarei potuta scoppiare a piangere da un momento all’altro e non mi andava proprio di rovinare la serata anche a lei.
- Selena tutto bene?- chiese poi Summer.
Alzai la testa e le rivolsi un sorriso, o quello che più si avvicinava.
- si, sto bene- dissi decisa, non mi sarei fatta rovinare la vita da quel coglione.


Proposi a Summer di andare a prendere qualcos’altro da bere e ovviamente accettò più che volentieri.
- Ehi, ti secca se mi fermo un po’ a parlare con il barista?- domandò lei dopo essersi assicurata che stessi bene.
- ma figurati, vai e conquistalo, scrivimi se ci dovessero essere cambi di programma per il ritorno- ammiccai facendola ridere.
Io mi avviai verso la pista mentre finivo la mia bibita.
Ora potevo sentire l’alcol scorrere nelle mie vene, il secondo drink era parecchio forte e la testa mi girava un po’, niente di esagerato, ma non ero proprio completamente lucida e iniziai a ballare sola.
Non so come mi ritrovai a ballare sopra un tavolo, circondata da ragazzi allupati.

LOUIS:

Alexia era una cosa impossibile, me l’ero trovata pure quella sera e non aveva intenzione di scollarsi dal mio cazzo.
Harry aveva insistito tanto per uscire, forse aveva ragione, mi stavo rammollendo negli ultimi tre giorni, ma la fa facile lui che non sa cosa vuol dire desiderare così tanto delle labbra da star male, le sue labbra.
- ehi amico, ma quella è la Gray?-  disse Harry cercando di sovrastare la musica.
Alzai lo sguardo seguendo il suo e posso giurare che il cuore mi si fermò.
- porca puttana, che pezzo di figa- sentii borbottare Liam accanto al riccio.
Ero inerme, non riuscivo a muovermi, a malapena respiravo.
Selena stava ballando sopra un tavolino, stretta in un abito bordeaux che le fasciava il sedere e si apriva in un abbondante scollatura nel seno, a stento la riconoscevo.
Si muoveva a ritmo di musica in una danza innocente ma proprio per questo talmente sensuale da mandare a puttane qualsiasi ormone maschile. E gli effetti si vedevano eccome, era circondata da ragazzi eccitati che bramavano per toccare quel corpo così appagante.

Non avevo idea di che fare, io non ero nessuno e lo sapevo bene, ma mi rodeva il culo, lei era la mia piccola e tutti quegli sguardi sul suo corpo mi infastidivano parecchio.
Senza pensarci due volte mi avvicinai al cubo dove stava dando spettacolo e la trascinai giù, sorvolando sugli insulti che ricevei da tutti quei cazzoni che le stavano appresso.
Lei non si ribellò e così la portai in un posto  più isolato dove poter parlare.
- che stai facendo?- sbottai a pochi centimetri del suo viso.
Lei non rispose ma rimase a guardarmi con gli occhi spenti.
- Selena che cazzo stavi facendo?- domandai di nuovo al limite della pazienza.
- ballando- rispose lei innocente.
- no, non stavi ballando, te lo dico io cosa stavi facendo, tu stavi dando spettacolo, hai visto quanti maschi avevi appresso? Tutta quella gente era pronta a scoparti alla prima occasione- le urlai in faccia.
La visi esitare un attimo prima di parlare ma quello che disse fu più doloroso di una pugnalata.
- Louis, ma che cazzo vuoi da me? Chi sei mio padre? Non credo proprio e tantomeno il mio ragazzo. Sono libera di fare ciò che voglio della mia vita e non devo renderne conto a nessuno, nemmeno a te, e ora ti sarei grata se mi lasciassi tornare a ballare, se non te ne eri reso conto mi stavo divertendo- urlò lasciandomi li imbambolato e scioccato dalle sue parole.

Mi incamminai verso la spiaggia moralmente distrutto, avevo il cuore a pezzi, le sue parole mi avevano fatto male, sapevo che erano vere. Alla fine chi ero io per dirle quello che poteva fare o meno?
Raggiunsi la fine del pontile e mi sedei li accendendomi una sigaretta.


SELENA:

Lo odiavo. Lo odiavo perché la tristezza che avevo intravisto nei suoi occhi mentre gli urlavo tutte quelle stupidaggini mi aveva fatto male, ma cosa pretendeva? Pero quanto lo desiderassi lui non era nulla per me e io standogli dietro avrei sofferto e basta.
Tornai nel locale ma non passarono dieci minuti prima che un ragazzo sui 25 anni mi si avvicinasse.
Era molto robusto, sicuramente passava molto tempo in palestra e puzzava d’alcol.
- ehi piccola- disse con un tono superiore, facendo aderire il suo bacino al mio sedere.
Cercai di allontanarmi ma la stretta sui miei fianchi aumento non lasciandomi scelta.
- vieni ti porto in un posto- continuò iniziando a baciami il collo.
- lasciami- dissi fredda.
Non calcolò nemmeno le mie parole e tappandomi la bocca mi trascinò a forza verso la spiaggia.
Per quanto provai a divincolarmi dalla sua presa era cento volte più forte e io con il mio corpo gracile non avrei potuto fare nella.
Quanto avrei voluto che Louis fosse stato con me in quel momento.

Mi ritrovai stesa su un lettino da spiaggia con le mani di quel ragazzo che mi boccavano le spalle.
Provai a urlare ma nulla, era come se mi avessero tolto le corde vocali, la paura mi aveva tolto la voce.
Sentii le mani fredde dell’uomo mi alzarono il vestito quel poco che bastava e con un rapido gesto mi sfilò le mutandine.
Iniziai a piangere silenziosamente mentre il terrore mi avvolgeva.
Poi fu un attimo, un dolore brutale mi avvolse la parte bassa dello stomaco e non riuscii a trattenere le urla di dolore.
-oh, sei una verginella quindi- sentii sghignazzare l’uomo iniziando a muoversi dentro di me non curante delle mie grida.
Iniziai a piangere convulsamente non riuscendo a trattenere i singhiozzi.
Una volta che il ragazzo ebbe soddisfatto le sue voglie se ne andò lascandomi li sussurrando un –grazie piccola- ricco di disprezzo.

Il dolore era insopportabile e le lacrime non avevano intenzione di smettere di scendere.
Mi rannicchiai nello sdraio nascondendo il viso nelle ginocchia esausta ma non riuscendo allontanare il ricordo di quello che era successo poco prima.

LOUIS:
Una volta gettata la sigaretta gettai il mozzicone nel mare e mi incamminai nel lungo mare.
Sentii un urlo in lontananza e continuai il mio cammino perso nei miei pensieri.

Qualche centinaia di metri dal pontile dove stavo fumando scorsi una figura rannicchiata in un lettino da spiaggia, con il viso tra le ginocchia mentre singhiozzava.
Fui tentato dall’idea di passare avanti facendo finta di niente, ma quando la vidi vomitare dolorante il mio buon senso mi obbligò  a avvicinarmi.

La scena che trovai però mi stupì e non poco.
La ragazza che avevo davanti era la persona che nell’ultimo periodo aveva scombussolato il mio corpo, mente, cuore, stomaco e ormoni compresi. Era li, piccola e rannicchiata mentre piangeva tutte le lacrime che aveva in corpo e io mi sentii quasi svenire, pur non sapendo quello che le era successo.

-Selena- dissi avvicinandomi velocemente.
Lei alzò appena la testa fissandomi intensamente negli occhi, come se volesse dirmi tutto solo con uno sguardo.
Le lacrime non avevano smesso di scendere lungo le sue guance e io titubante mi avvicinai, posando una mano nella sua spalla.
La vidi sussultare e chiudere gli occhi al mio tocco, ma non si scostò, come se avesse paura che le potessi far del male.
Mi avvicinai ancora un po’ circondandola con le mie braccia e accorgendomi che stava tremando.
- ehi, Selena che ti è successo?- sussurrai.
Lei non rispose, si limitò a abbassare lo sguardo facendo una smorfia.
Provai a farla distendere e lei si lasciò sfuggire un gemito di dolore dalle labbra che mordeva convulsamente.
Feci passare lo sguardo lungo il suo corpo e solo in quel momento mi resi conto della gravità della situazione.
Le sue mutandine giacevano a terra e il vestito era strappato e macchiato di sangue nella parte inferiore. Sperai con tutto me stesso di aver frainteso ma il suo silenzio e i suoi singhiozzi andarono a confermare la mia teoria.
Avevano abusato di lei, qualcuno l’aveva violentata.
La rabbia mi invase, ma mi bastò vedere la gracile figura di Selena davanti a me per capire che quella di spaccare la faccia a quel pezzo di merda non era la mia priorità.
Mi sedetti accanto a lei senza turbarla in alcun modo e accarezzandole lo stomaco provai a farmi raccontare quello che era successo, non ottenendo molto più di sospiri e singhiozzi.

Decisi di portarla a casa, aveva bisogno di una doccia e così la presi in braccio incamminandomi verso l’auto. Lei allacciò le sue braccia attorno al mio collo e cercò di trattenere il più possibile gemiti di dolore, ma ero consapevole di quanto stesse soffrendo in quel momento.
Scrissi ai ragazzi che avevo preso io la loro auto e mi diressi verso l’appartamento che avevo condiviso con Selena le scorse vacanze.

Selena aveva preso sonno lungo il tragitto, me ne accorsi quando sentii cessare i suoi singhiozzi e una volta arrivati la presi in braccio per portarla dentro casa.
La adagiai nel letto e cercando di fare il meno rumore possibile le tolsi il vestito. Non riuscii a trattenermi e le posai un veloce bacio sulle labbra, riusciva a essere bella anche così stremata e debole.
Solo in quel momento mi accorsi dei lividi che aveva lungo il corpo e la corpi con il lenzuolo quasi per nascondere quel dolore ai miei occhi, dolore che stava distruggendo anche me.
A malincuore, una volta che a vasca fu pronta la svegliai. Lei non disse una parola e mi lascio fare, non completamente cosciente.
le tolsi anche il reggiseno immergendola poi nella vasca tiepida. Erano quasi trena gradi ma lei non aveva smesso di tremare neanche per un secondo.
Mi accorsi che a contatto con l’acqua il suo viso si rilassò leggermente e riuscii a sentire quel grazie che sussurrò appena.
- vuoi che esca? Ce la fai da sola?- chiesi sapendo che la mia presenza li la metteva in imbarazzo.
Annuì e dopo averle baciato la fronte mi diressi verso la sua stanza sedendomi nel suo letto ad aspettare.

Selena fece capolino nella stanza quindici minuti dopo, con addosso l’intimo che le avevo preparato in bagno mentre lei ancora dormiva.
Si sedette accanto a me nel letto e prendendomi le mani iniziò a parlare.
- Quando mi sono accorta che c’eri anche tu alla festa la rabbia mi invase, eri tutto preso da Alexia che si strusciava convulsamente su di te. Non so come sono finita sopra quel tavolo, ma ti assicuro che non era mia intenzione dare spettacolo, io stavo solo ballando e non me ne poteva fregare di meno dei tipi che stavano sotto, se non me l’avessi fatto notare tu probabilmente neanche me ne sarei accorta. Poi quando sei venuto da me a dirmi quelle cose non c’ho più visto e ti ho urlato addosso tutte quelle cattiverie. Dieci minuti dopo la nostra discussione un ragazzo sui venticinque anni si avvicinò a me e senza tanti convenevoli mi portò dove mi hai trovato. Era molto più forte di me e io non ero in grado di oppormi.- sospirò mentre una lacrima silenziosa le scivolò lungo la guancia. Prontamente la raccolsi con il mio pollice lasciandole una carezza di conforto.
-Ha abusato di me senza un minimo di senso di colpa e quando si accorse che ero vergine ne fu quasi contento- qui le lacrime iniziarono a scendere senza modo di fermarle e la strinsi al mio petto cullandola appena.
Non avrei mai immaginato che il dolore di un'altra persona potesse farmi così tanto male, mi stava consumando lo stomaco.
-shh- sussurrai al suo orecchio –ci sono qui io ora- continuai cullandola tra le mie braccia.
- Selena- iniziai poi più deciso –tu non immagini neanche quanto male mi faccia vederti in questo stato, e per la seconda volta la colpa è mia- scosse la testa e mi posò un dito sulle labbra facendomi zittire.
- dormi con me, ti prego- sussurrò quasi supplicandomi.
Le accarezzai i capelli e accennando un sorriso dissi: -ora stenditi, vado un secondo in bagno e arrivo subito-

Pochi minuti dopo tornai da lei che mi fece spaio nel suo letto, trattenendo il dolore causato dai movimenti bruschi.
Mi sfilai pantaloni e maglietta e mi infilai sotto il lenzuolo sentendo Selena rilassarsi quando la sua schiena venne a contatto con il mio petto.
Si voltò appena per rivolgermi un sorriso si gratitudine e io mi avvicinai a lei baciandola dolcemente.
- Summer- bofonchiò una volta che ci fummo staccati e afferrò il cellulare per vedere se aveva sue notizie.
mi girò lo schermo facendomi leggere il messaggio che le aveva mandato la mora: ‘tesoro sta sera non torno, il barista si è rivelato proprio un bel tipo. Un bacio. Buonanotte. S xxx’
Sorrisi e una volta che lei spense la luce le circondai la vita con le braccia accarezzandole appena il basso ventre e lasciandole qualche bacio cui capelli.
- buonanotte Boo- sussurrò lei.
- notte stellina e non preoccuparti, supereremo anche questa- risposi io per poi essere avvolti entrambi tra le braccia di Morfeo.

SELENA:


SUMMER:


LOUIS:


SPAZIO AUTRICE:
Scusate per il ritardo, prima cosa.
Poi, con questo capitolo ho firmato la mia morte. non so neanche che dire.
Non doveva essere così ma questo è il risultato, spero di non aver scandalizzato nessuno ma nemmeno di aver banalizzato la situazione.
Avrei davvero bisogno di sentire il vostro parere perchè ho molta paura a posare questo capitolo.
Povera Selena.
Summer è stupenda, l'avete vista? che ne pensate?
grazie a tutte le persone che in qualche modo seguonpo la storia e a presto, un bacio.
Erika:)
  
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