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Autore: thedragontosaphira    01/12/2013    16 recensioni
Una mini long natalizia
Ispirata dal film Nine month, e rivisitata per l'occasione
Draco ed Hermione sono una coppia ben affiatata
Ma qualcosa arriva inaspettata a sconvolgere la loro routine
Dal prologo:
....
Il mio cuore perse un battito, non ero brava a mentire e, mordendomi il labbro mentre scomparivo veloce nel bagno, cercai di recuperare.
- Si, si .. Tutto bene, nessun problema, sono solo un po' stanca. -
Lo sentii rispondere
- Potevi dirmelo, avrei rimandato la cena. -
Dentro di me un tumulto, poi continuò con tono preoccupato
- In effetti ho notato che da qualche giorno hai delle occhiaie profonde e sei un po' pallida, magari sarebbe utile ti facessi vedere. -
Per poco non m strozzai con la mia stessa saliva.
" Si era accorto? E da quando era così attento, che sospettasse qualcosa? "
Mentre rieccomi sintonizzata sul canale della " Granger picture ", sentii delle voci provenire da basso, sicuramente gli ospiti erano arrivati.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Narcissa Malfoy | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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cap 2 Maggio-giugno                                                                            Maggio - Giugno
                                                            cap 2





















Ero delusa, amareggiata, chissà perché avevo immaginato una reazione diversa, avrei dovuto saperlo, eppure ci avevo sperato.
Nei miei sogni lo avevo visto sbigottito indietreggiare, poi sorridermi con tutto l'amore che credevo chiuso nel suo cuore, e abbracciarmi.

Non era accaduto, solo illusione ed un cuore in frantumi, il mio.

Amore? Come avevo potuto sbagliarmi tanto? Lui non mi amava, non mi aveva mai amato.
E per la prima volta mi chiesi cosa rappresentassi per lui.

Distrutta attraversai il salone, non salutai nessuno, non ne avevo la forza, mi trascinai con le gambe di piombo, l'animo lacerato, e mi chiusi in camera, dove gettandomi sul letto piansi tutte le mie lacrime.

Me la presi con il cuscino, e sobbalzai quando una voce mi richiamò con dolcezza dall'abisso in cui ero sprofondata.

- Herm, che succede? - Era Ginny che ora si stava sedendo accanto a me e mi carezzava i capelli.

Scossi il capo, senza riuscire a dire una parola.

- Hai litigato con Draco? -

Mentre tiravo sul con il naso, mormorai

- Sono nei guai e grossi. -

Lei corrugò la fronte perplessa.

- Hai problemi al lavoro? -

Scossi nuovamente il capo.

- Hermione, ti prego parla, mi ritengo abbastanza sveglia, ma giuro non capisco a cosa ti riferisci. -

Presi nuovamente fiato e finalmente sputai fuori

- Tra me e Draco è finita, sono incinta.. -

Lei sorrise incapace di comprendere.

- E' finita perché sei incinta? Ma non dire scemenze, voi siete come un pisello nel baccello, non ci credo neanche se lo vedo. - Disse scuotendo la testa.

- E' così, non ne vuole sapere. - Sussurrai con un filo di voce.

- Stai scherzando vero? - Chiese fissandomi basita.

Scossi il capo ancora una volta, un altro po' e si sarebbe svitato dal collo, poi mi alzai e dissi

- Mi ospiti finché non trovo un altra sistemazione? Vivere sotto lo stesso tetto con lui, vista la situazione, non è possibile. -

Era spaesata, glielo lessi in viso, ma come sempre mi offrì il suo aiuto.

- Certo, ma voglio che comunque pensi a quello che stai facendo, gli stai negando la paternità. - Cercò di convincermi, non avendo ancora colto il nocciolo della questione.

- Forse non hai capito, non ne vuole sapere. Mi ha chiesto a chiare lettere che penso di fare, come se la faccenda non riguardasse minimamente, e poi che non si sente pronto. -

Ginny aprì la bocca, poi la richiuse. Nella mente aveva un solo desiderio, scendere schiantarlo, aprirgli quella zucca vuota ed inculcargli un po' di sale.

Quando scese di sotto con i bagagli, nessuno fiatò, nemmeno la ciarliera Parkinson. Tutti la fissavano in silenzio, Draco sicuramente li aveva messi al corrente.

Lui mi fissava senza espressione, non disse nulla, non tentò di fermarmi e questa in definitiva fu la cosa che mi fece più male.

Non ero nulla per lui. Era chiaro. Nulla io, nulla il mio bambino.

Senza parlare gli passai davanti, nessuna scenata, sarebbe stata di cattivo gusto e del tutto inutile. Quindi perché umiliarmi ulteriormente, mi sentivo già abbastanza male.

Richiudendomi la porta alle spalle, avevo dato una nuova impronta al mio futuro, sarei stata una madre single, solo io e mio figlio.

Avevo l'animo pesante, il cuore affranto, la mente in subbuglio, gli occhi lucidi per le lacrime trattenute, e giurai a me stessa che non mi sarei mai più fatta coinvolgere, che nessun uomo avrebbe avuto accesso al mio cuore, non vi era posto per un altro essere di quella “specie” nella mia vita.

Sarei stata da sola, e mi chiedevo se ero in grado di giocare i due ruoli in contemporanea, essere madre e padre non sarebbe stato facile, ma ci avrei provato. Era tutto quello che potevo fare, e non ero una che si tirava indietro.
Mi accarezzai il ventre quasi a chiedere la sua approvazione


***

Per ora ero nella fase di metabolizzazione, quella in cui analizzi tutto.

Dove cerchi falle, vuoi colpevoli, e non vedi oltre la disperazione.

Era uscita dalla mia vita, e con lei mio figlio.

Nessuno aveva detto nulla, nemmeno Zabini, che da sempre era la mia coscienza.
L'amico fraterno pronto a correggere i miei errori.

La notizia era giunta come un fulmine al ciel sereno. Tuttavia il modo in cui mi aveva guardato, come tutti mi avevano guardato, era stato eloquente. L'accusa nei loro occhi era palese come lo schierarsi a favore di Hermione.
Solo Pansy osò fiatare e andandosene mi sussurrò – Sei solo un coglione! -

Non me ne curai, né di lei né degli altri.

Ero arrabbiato, ma solo con me stesso.

Nei giorni a seguire non la cercai, e quando Miles perplesso mi chiese che fine avesse fatto, risposi con un escamotage

- Ci siamo presi una pausa di riflessione. - Che frase banale per dire che era finita.
Non fiatò, ma il suo sguardo di disapprovazione parlava da solo.

Mi aggiravo per casa come un ombra, era vuota, senza di lei sembrava fredda ed impersonale.

Quando rientravo speravo di vedere la sua borsetta sul tavolino dell'ingresso, e la sua giacca buttata sulla spalliera del divano. Mi mancavano le piccole cose, i gesti quotidiani, la sua presenza, persino i suoi trucchi sparsi in bagno.

Ero troppo stupido per rendermi conto che l'avevo ferita.

Troppo orgoglioso per chiedere scusa.

A volte essere idioti fa parte del corredo genetico di noi uomini, ma questo l'avrei capito solo in seguito.
Per ora mi auto giustificavo.

E poi sapevo che fisicamente stava bene, avevo le mie fonti.

Era una di quelle leggi solidali non scritte fra noi uomini, Potter era la mia gola profonda.

Sapevo tutto su come procedeva, frasi gettate lì, come fossero casuali.

Ed io mentalmente lo ringraziavo, ma non lo avrei mai ammesso, come non avrei mai ammesso che mi mancava da morire.
In ogni caso il venire a sapere questi frammenti di notizie su di lei mi tranquillizzava in qualche modo.
Mettendo a tacere la mia coscienza, sempre se ne avevo una.

Era quasi passato un mese da quando se ne era andata, ed oggi avrebbe fatto la prima visita, quella dove ti fanno sentire il cuore di tuo figlio.

Come facevo a saperlo?

Sempre Harry, lei e sua moglie oramai sembravano fare le stesse cose. E questo era il mio vantaggio, monitoravo le sue mosse.
A che pro poi? In fondo l'avevo respinta, avevo dichiarato che non ne volevo sapere nulla.La contraddizione era ormai la mia dimensione, ma quelle pillole di notizie le bramavo ed Harry pareva percepirlo, accontentandomi.

Piangere a suo dire era colpa degli ormoni, vomitare era normale nel primo trimestre e dormire, anche questo era normale.

Avrei dovuto fare domande, ma spesso cambiavo discorso. Ero offeso, alla fine era lei che se ne era andata, non ero io ad averla cacciata, non mi aveva dato diritto di replica, aveva deciso per entrambi, aveva fatto la sua scelta ed io non ero quest'ultima. Nella mia mente la realtà si era ribaltata, io non avevo fatto nulla di tanto grave da giustificare il suo comportamento eccessivo. Mi aveva escluso senza nemmeno un attimo di esitazione. Era questo tutto l'amore che aveva per me? Allora in fondo non avevo perso nulla.
E poi arrivò la voce di chi osserva dal di fuori, soppesa e valuta perchè non coinvolto.
Ore ed ore si se e ma, di forse e potresti, ma io chiuso nel mio bozzolo rifiutai a priori.
Sconfitto se ne andò lasciandomi solo a leccare le mie ferite.
Convinto di essere nel giusto, ero stato giudicato e condannato senza appello.
Lo vidi scuotere il capo, ero una causa senza speranza a suo dire.

Neanche la paternale di Zabini mi fece cambiare idea, troppo cieco e stupido per ammettere i miei errori.

E cominciai e farne sempre di più grossi.

Mi accompagnai a donne prorompenti, mi lasciai fotografare in loro compagnia, la mia attuale “occupazione” doveva esserle chiara. Volevo che sapesse che quella  che aveva perso era lei, io sopravvivevo lo stesso e benissimo senza averla accanto.
Ma non mi rendevo conto che per me erano donne senza volto, era sesso senza fine, se non quello di sfogare le mie frustrazioni che unite alla rabbia a volte ti portano su  un sentiero sbagliato. Così come non tenni conto di quanto Hermione avrebbe sofferto al sapere di ogni relazione o presunta tale, o ogni uscita con questa o quella prontamente strombazzata dai media. Eppure la conoscevo bene, sapevo perfettamente che le stavo rigirando un pugnale nel cuore, ma stupidamente arrivai a gioirne.
Lei mi aveva abbandonato, escluso, non io, quindi che stesse pure male, era quello che meritava. Ah, la stoltezza degli uomini quante stupidaggini induce a fare.

E non cambiai neanche quando Pansy senza preamboli mi schiantò in un locale, mentre mi stavo scopando nel bagno delle donne la cameriera. Un attimo prima ero abbarbicato alla donnetta di turno, un attimo dopo ero a terra senza sapere come, mentre la mia compagna improvvisata, urlante e terrorizzata, se la dava ignominiosamente a gambe.

- Sei un vero porco, mi fai schifo Draco! Ha fatto proprio bene a mollarti!- Mi urlò un attimo prima di darmi le spalle e lasciarmi lì come un imbecille con la patta aperta.

Rimasi basito, era la prima volta che prendeva le parti di una donna, ed era la prima volta che che mi diceva in faccia quello che pensava. Certo lo aveva già espresso alla cena seguita dall'abbandono di Hermione, ma stavolta mi fece male e non tanto per lo schiantesimo, quanto interiormente. Era da anni la mia migliore amica, un tempo avevamo anche filato insieme per un po', non aveva funzionato, l'amicizia era rimasta. Mi chiesi se sarebbe sopravvissuta a questo.

Mi alzai riordinandomi in fretta, per poi abbandonare rapidamente il locale. Cominciai a fare un esame di coscienza o almeno ci provai.

Ma spesso non è facile ritrovarla, specie per uno come me.
Il tormento, può essere l'inizio, ma di cosa?

   
 
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