Due dicembre: arriva il Natale anche nella sanità e nella demenza.
(-23)
“Ti ho portato una ghirlanda, nonno”
“Ah. E perché?”
“Tra poco è Natale, nonno, io e mamma abbiamo pensato che sarebbe stato carino portare qualc-”
“Dov’è mia sorella?”
“Lei… è morta quattro anni fa, nonno…”
“Ah. E perché?”
“Tra poco è Natale, nonno, io e mamma abbiamo pensato che sarebbe stato carino portare qualc-”
“Dov’è mia sorella?”
“Lei… è morta quattro anni fa, nonno…”
Persino nella stanza stantia
di malattia e pazzia,
giacciono monconi natalizi
appesi alle finestre appannate
e alle travi dell’ingresso:
fiocchi rossi; angeli dai capelli candidi e occhi cerulei;
dorati campanellini privi di suono.
E’ in quella stanza privata,
dall’intonaco sbriciolato e
il lezzo di follia violenta,
che siede l’uomo dalle memorie gravide
e massacrate, sanguinanti.
E urla; e freme; e piange; e ride;
e non è più in lui. Di nuovo.
“Ehi, tu chi sei?”
“Nonno, stai bene?”
“Chi sei tu?”
“Sono tua nipote, nonno, Giulia, ricordi?”
“Fuori da casa mia. Fuori!”
“Ma-”
“Polizia! Polizia! Vogliono uccidermi!”
*