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Autore: vale 98    02/12/2013    1 recensioni
-Diana-
Un passato che non andava ricordato.
Un presente troppo confuso,troppo pieno di misteri.
Un futuro non scritto. ♥
Lui.
Lei.
Un'amicizia.
Un cambiamento.
Lacrime. ♥
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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CAPITOLO 8

SOTTOFONDO: 
http://youtu.be/mllXxyHTzfg

Sorrisi senza volere. Un sorriso non forzato. Voluto dal mio corpo,dal mio stesso cuore che pian piano aumentava con i battiti,raggiungendo una velocità pazzesca. Battiti che mi fecero pensare che il esso stesse uscendo dal petto con delle “spinte” troppo potenti. 
-Lo devo prendere come un si?- chiese lui,titubante della mia risposta. Con la testa feci sì,mentre con la mente pensavo. Mi chiedevo se era stata la cosa giusta,o una cosa troppo “affrettata”.
Ma i miei dubbi non si “risolvevano” mai. Era come un grande mistero. Un mistero troppo strano che girava intorno a quelle che erano le “domande” quotidiane,di una vita intera.
Pian piano cominciammo a camminare. Come se la fretta fosse svanita.Come se stessimo facendo una semplice passeggiata,senza nessun pensiero,senza nessuna meta.
-Da dove vieni di preciso?- chiese lui rompendo quel silenzio che era da sottofondo ai nostri respiri “affannati”. 
Mi lasciai per un minuto trasportare dal canto di piccole rondini. Mi lasciai trasportare dai ricordi di quella che era stata la mia prigione. Di quella che loro chiamavano “casa”. Boston era una bella città.
Boston era stata,però,la città di tutti quegli errori commessi. Quegli errori da cui avrei voluto scappare.
-Vengo…da Boston- pronunciai con sorriso sarcastico. Un sarcasmo che avevo “appreso” oramai,dopo tutti quei sorrisi falsi,dopo tutte quelle lacrime versate e nascoste al mondo. 
Lui mi sorrise. Già. Sorrideva sempre. Come se volesse prendere confidenza con me.Come se volesse davvero conoscermi. Ma io non volevo. Non riuscivo ancora ad aprirmi,a far si che le ferite che mi ero causata,sul corpo e nell’anima,potessero chiudersi per una buona volta. Di nuovo accadde. Quel silenzio si innalzò nuovamente facendo scattare in me,un senso di ansia.
“Puttana…” il mio pensiero nel vuoto. Nel buio della mia mente.
-Sei qui con i tuoi genitori?- chiese ignoto della grande domanda che mi aveva posto. Abbassai la testa.
Non avevo alcuna scusa pronta. Non potevo dirgli tutto.
“Pensa puttana”.
-No,con mia zia…i miei genitori sono rimasti a Boston per lavoro- dissi tutto ad un fiato. Come se volessi liberarmi di quella menzogna che dalle mie labbra era uscita.
-Ah…be sarà difficile vivere lontano da loro…io non riuscirei a vivere senza mia madre che mi prepara da mangiare ogni giorno- tra il sorriso disse. Ridacchiai un po’ prima di riflettere.
Già. Non poteva capire cosa significava vivere senza genitori. Non poteva capire,quanta sofferenza avevo passato. Quando nessuno si preoccupava di me. Quando stavo giorni,settimane,seduta in un angolo con i segni della mani di quelle “persone”. Anzi…animali senza cuore. Non poteva capire il dolore che provavo ogni giorno,quando pensavo che ero la causa della morte di mia madre. Non poteva capire cosa nella mia mente si stava celando. Quale era il realtà,il mio passato.
-Va tutto bene?- mi chiese. 
-Si- con fretta dissi. Una fretta che mi tolse il respiro.

Arrivammo dopo non molto davanti la scuola. La campanella doveva essere già suonata,nonostante il casino che da fuori si sentiva.
-Grazie per aver camminato con me- mugugnai.
Mi sorrise e poi prese a camminare. Lo guardavo mentre le labbra si arcuarono dando vita ad un sorriso.
Si girò e mi guardò. Uno sguardo che mi invocava a seguirlo. Così feci.
Passo dopo passo. Metro dopo metro. Sorriso dopo sorriso. Mi sentii pronta per incominciare un'altra giornata in mezzo alla gente. La folla si precipitava nelle classi. Altre persone invece si appoggiavano agli armadietti. Sembrava tutto un enorme buffonata e quella cosa mi sembrava al quanto strana. Anche perché…io non ero mai stata in una scuola “normale”.
-Io devo andare. Ci vediamo dopo?- chiese Niall. Sorrisi e cercai di far capire che per me andava bene. 

-Smettetela- urlò il professore prima che un'altra pallina di carta volò in aria. Sorridevo mentre assistevo al menefreghismo di quei ragazzi.
“perché non posso essere come loro” chiesi a me stessa. Una domanda su cui riflessi molto prima che una pallina di carta arrivò sul mio banco. Mi girai.
-Leggila- bisbigliò un ragazzo seduto all’ultima fila. Era un ragazzo dalla folta chioma bruna. Sul naso,piccole lentiggini che gli davano l’aria più sbarazzina. Mi rigirai a guardare quella cartaccia arrotolata. Mi decisi ad “aprirla”. In nero la sua calligrafia ricalcata due o più volte. 
-Sei amica di Denti Storti vero?-. Pensai su quelle parole. Mi girai e lo guardai nuovamente. 
“Si sta riferendo a Niall?” pensai in me. Presi la penna dopo aver pensato abbastanza sulla risposta da dare. Avrei voluto dirgliene di tutti i colori. Ma mi limitai a scrivere un “Si”. 
Mi alzai dal mio posto senza fare rumore,senza che nessuno si accorgesse dei miei passi. Mi guardai intorno. Tutti erano “impegnati” a guardare altrove. Chi trovava interessante anche una parete sporca,un bianco rovinato dal tempo. Poi…ripresi a guardare quel ragazzo tanto sfacciato. Gli misi il foglietto aperto sul banco. Anche da lontano si vedeva quel “si” scritto in stampatello grande. Sorrisi poi,come per fargli vedere che ero abituata a tutto,anche a quelli come lui,che non riuscivano a guardare i propri enormi difetti,concentrandosi solo su quelli banali delle persone. Pian piano,con la stessa lentezza di poco fa,mi andai a sedere di nuovo al mio banco,ripensando all’azione che avevo fatto.

La campanella dell’ultima ora suonò. Un grande baccano si fece sentire. Seduta ancora al mio banco mi limitai ad annullare tutti quei pensieri negativi che avevo. Quel giorno volevo essere libera da tutto e tutti. Mi alzai e con lentezza preparai lo zaino. Tutti erano usciti. Tutti tranne io. Tutti erano scappati. Tutti tranne io.Guardai la lavagna nera,con qualche impronta di gesso. Tutto era iniziato nella maniera giusta.
“Oh …e se non ci riuscirai stronza” pensai. Un pensiero passato in secondo piano dopo l’ascolto di parole.
-Diana…-. Guardai l’uscio sulla quale c’era una sagoma maschile. Era Niall. 
-Senti…domani sera ci sarà la festa del mio compleanno.Ti va di venire?- mi chiese. Sorrisi. 
-Si…però dovrai dirmi dove abiti se no…sbaglio casa- ironicamente dissi. Quell’ironia che lo fece scoppiare a ridere. Una risata che per un minuto mi fece “vibrare l’anima”.


-CONTINUA <3
    
Ecco qui il nuopvo capitolo, spero vi piaccia.
Allora in questo capitolo mi stavano uscendo istinti omicidi epr quel ragazzo che ha chiamato denti storti Niall. ahahahhahahah
Cosa ne pensate?
Lasciatemi una recensione :-)
  
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