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Autore: bjpolarr    02/12/2013    4 recensioni
Annuì, ma non cambiai espressione.
Venne verso di me e si sedette sulla che stava di fronte al mio letto.
Si asciugò le lacrime che calavano dai suoi occhi e prese fiato.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ed era come se tutto fosse tornato come prima, come se il vero e proprio problema fossi io. O forse lo ero davvero, il problema ero io. Non sapevo più cosa e come fare.
Harry non mi parlava ormai da un mese, dopo quella sera, dopo quelle lacrime, non mi ha più rivolto la parola, non mi ha più guardato ed io non facevo altro che morire dentro, non facevo altro che piangere, ogni sera, quando tutti andavano a dormire, quando nessuno poteva sentirmi. Ero così fragile, ero così incompleto. Cosa poteva completarmi? Io sapevo cosa, ma non volevo ammetterlo, non volevo rispondermi. Faceva tutto troppo male, tutto. Sorridevo, perché dovevo, ma non perché volevo, sorridevo per Liam, Louis, Zayn.. Ma il mio vero sorriso dipendeva da Harry, ma lui non sorrideva più. Lui aveva sempre le lacrime agli occhi o soltanto gli occhi rossi, aveva sempre il naso rosso, aveva sempre la bocca chiusa, mai un sorriso, mai una risata, mai una parola. Apriva quella bocca solo per cantare, ma perché doveva e non perché voleva. Aveva perso la voglia di fare tutto, come me. Ai concerti stonava, non si concentrava e quando ne aveva abbastanza, porgeva il microfono al pubblico e lasciava che fossero loro a completare il suo assolo. Mentre io, stavo dall'altra parte del palco, a fissarlo, a morire dentro. Io stavo dall'altra parte del palco a cantare senza voglia. Capitavano quelle volte in cui i nostri sguardi si incontravano, ma io abbassavo il capo, trattenendo quelle dannate lacrime. Lacrime che, al momento di canzoni d'amore, scendevano a fiumi. La mia giustificazione era che mi ero semplicemente commosso, che ero commosso del fatto che tutte quelle fan erano lì per me. Già, era una valida giustificazione, quella. Harry piangeva, si commuoveva pure ed io stavo male. Malissimo.
Quando arrivavamo a casa, ognuno andava nella propria camera, io mi chiudevo nella mia e prima di cominciare a versare fiumi di lacrime, chiamavo Nataline al cellulare, parlavo un po' con lei, per distarmi, come al solito. Volevo a tutti i costi convincermi che lei mi piacesse, ma chi volevo prendere in giro? Io non provavo proprio nulla per lei, se non semplice simpatia.
 
Quella era una sera di quelle solite sere. Ero stanco morto, quella era solo la terza tappa del tour, ne avevamo ancora moltissime ma io già non ce la facevo più. Mi sentivo stanco, irritato, confuso, stanco, stanco ed ancora stanco, ma nonostante ciò, ero sdraiato sul letto a parlare con Nataline. Le avevo chiesto di come si fosse svolta la giornata e lei mi aveva risposto che era un po' triste perché le era andato male un compito.. Le dissi che poteva recuperare e che doveva impegnarsi di più, dopo di ché, chiedendole scusa, riattaccai. Ero davvero troppo stanco. Dovevo andare in bagno, così mi alzai, aprì la porta della mia camera e pian piano, cercando di non fare alcun rumore, mi diressi verso il bagno. Quando uscì, decisi di passare dalla cucina per prendere un bicchiere d'acqua e così feci. Harry era seduto sul divano, piangeva. Avevo voglia di ignorarlo, di mandarlo a fanculo e di farlo stare peggio, ma infondo, come potevo? Lui era tutto per me, lui era molto e ripeto, molto di più di un amico, di un fratello, per me. Mi diressi verso il divano e mi sedetti affianco a lui. Lo fissai per parecchi minuti, era bellissimo, nonostante avesse gli occhi gonfi e rossi, nonostante avesse quel naso rosso. Era perfetto. Sentì quella sensazione, sentì il cuore agitarsi, sentì lo zoo nello stomaco. Gli misi una mano sulla spalla, lui si voltò verso di me. Non stava bene, per niente. Le parole mi morivano in gola, non riuscivo a dire nulla. Lui continuava a guardarmi negli occhi, mentre le lacrime gli rigavano il viso ed io ero lì, impotente, non sapevo cosa fare o cosa dire, cominciai a sentirmi una nullità, male.
 
« Harry »
 
Quanto potevo sentirmi stupido? Lui stava male ed io ero riuscito a pronunciare solo il suo nome!
Harry si asciugò le lacrime con la manica della felpa che indossava e poi si rivolse a me emettendo un suono, un semplice 'mmh?' Perfetto, si aspettava chissà quali parole da me, ma io ero lì immobile senza sapere cosa fare, dannazione!
 
« Mi manchi » Dissi tutto d'un fiato.
 
Comparì un breve sorriso sul volto di Harry, non capì perché.. Magari mi stava prendendo in giro, magari gli mancavo anch'io.
Si voltò verso la TV spenta, davanti a noi, prese fiato.
 
« Come va con Nataline? » Mi chiese.
 
Mi aspettavo di mancargli anch'io, lo devo ammettere, ci rimasi male, ma non ci feci caso.. Prestai molta più attenzione alla domanda che Harry mi aveva fatto.. Perché? Cosa gli importava? Cosa voleva sapere?
 
« In che senso? » Chiesi.
 
Lui sbuffò e si voltò verso di me, per poi leccarsi le labbra e girarsi nuovamente verso la TV.
 
« La domanda era chiara, mi sembra. » Disse abbassando lo sguardo.
 
Abbassai il capo e cominciai a fissarmi le mani.
 
« Cosa ti prende, Harry? »
« Perché me lo chiedi? » Si voltò verso di me.
« Cosa ti prende? » Alzai il capo e cominciai a fissarlo. Ero irritato. Ero triste.
« Non ho niente. » Abbassò il capo.
« Harry, vedi di sparare meno cazzate! Un mese che non mi parli, piangi tutte le sere, mangi poco, non mi degni nemmeno un fottutissimo sguardo, non hai più voglia di fare niente, fai finta che per te io sia morto e poi mi vieni a dire che non hai niente? Che cazzo ti prende? Ho fatto qualcosa di sbagliato? Ho detto qualcosa di sbagliato? Per favore, parliamone, questa tua assenza mi sta uccidendo! » Dissi io, irritato.
« Mi chiedi se hai fatto qualcosa di sbagliato? Cristo, no, tu stai vivendo la tua vita, cazzo! Hai tutto no? Una ragazza, degli amici, una famiglia, sei felice, che cazzo t'importa di me? L'errore sono io, sono io quello sbagliato, qui! » Disse mettendosi le mani sulla testa.
« Ma cosa stai dicendo? Chi sarebbe la mia ragazza? Harry, ma sei serio?! Di cosa stai parlando? Io non ti capisco! Di te m'importa e come, come cazzo devo fartelo entrare in testa?! » Risposi.
« Sto parlando di Nataline, cazzo! Hai lei no? Fatti una vita con lei, lasciami in pace! » Disse, per poi scoppiare in lacrime.
« Ma perché dici questo? Cosa ti sta prendendo? Harry non ti capisco! » Dissi, dando un pugno sul divano. Ero infuriato, volevo solo mandarlo a quel paese, ma non ci riuscivo.
 
Harry singhiozzava, teneva il capo con le mani, io ero seduto sul divano, accanto a lui, nervoso. Avevamo urlato, infatti dopo poco scese Liam a controllare cosa stava succedendo.. Cercò di capire cosa stava succedendo, ma Harry non gli diede risposta e se ne tornò in camera, io rimasi seduto sul divano, in preda ad un attacco di nervi, forse il più assurdo che avevo mai avuto in tutta la mia vita, mi stavo praticamente sbranando le mani, dovevo, in qualche modo, sfogare la rabbia che avevo dentro. Liam si avvicinò a me, si sedette sul tavolino che stava di fronte al divano e cominciò a fissarmi.
 
« Adesso ti calmi. » Mi disse tranquillo.
« Cazzo, non lo capisco! Che cazzo gli prende a quel mongoloide? » Dissi lanciando un cuscino a terra.
« Niall, calmati. Vi è sfuggita di mano la situazione. Senti, io non so cos'abbia Harry, ne so quanto te, se non di meno.. Non so il motivo per cui lui stia così e nemmeno il perché non ti parli, però non dobbiamo litigare, dobbiamo essere una famiglia, uniti. » Disse.
« Uniti? Ma scherzi? Lo stai vedendo? Lo vedi? Cazzo, mi rifiuta e tu parli di unità? Ma vaffanculo! » Diedi un altro pugno al divano.
« E' un periodo un po' così, passerà. »
« Liam, ascolta, sono stanco di sentirmi dire 'passerà', so che non passerà mai tutto ciò, quindi evitate di dirmi questa cazzata, perché lo è, e lasciatemi in pace. Sono stanco, va bene? E cazzo, io non posso vivere così, no, non posso, stare qui mi sta uccidendo, quel coglione non mi calcola ed invece di fregarmene io ci sto male, questo dannato tour contribuisce alla mia distruzione, basta, BASTA! » Urlai.
 
Mi alzai, me ne tornai in camera mia e di nuovo, avevo voglia di spaccare tutto, voglia di buttare tutto giù, di prendere a pugni qualcosa, ma mi limitai a buttarmi sul letto e respirare, fissando il soffitto e cercando di calmarmi. Ne avevo abbastanza di quella situazione. Il dolore interiore, il dolore che mi provocava Harry e la stanchezza del tour, mi stavano davvero uccidendo. Sentivo di essere al limite, sentivo che ben presto ci sarebbe stato un 'THE END' e non un 'TO BE CONTINUED'.
E di nuovo, mi venne quella voglia di scappare via da quel posto, di isolarmi, di abbandonare tutto e tutti, ero davvero stanco.
Quella non era più vita ed io non vivevo più, semplicemente, sopravvivevo.
Non riuscivo a piangere, o magari non volevo, io non sapevo cosa volevo.
 
Altro giorno, stessa merda. Mi alzai, feci colazione, tutti stavano in silenzio, tutti mi fissavano ed io non dissi nemmeno una parola per tutto il tempo. Chiamai Nataline, sapevo che quel giorno lei non era andata a scuola perché aveva la febbre e le chiesi se potevo raggiungerla, magari per farle visita. Lei mi disse che andava bene e mi disse anche dove viveva, non troppo lontano da casa mia. Riattaccai e tornai in camera mia per prepararmi. Stavo davanti l'armadio e stavo scegliendo quel che dovevo mettermi.
 
« Vai da lei? »
 
Mi voltai di scatto, Harry era dietro di me, occhi gonfi, naso rosso, bocca serrata.
 
« Si. »
« Capisco. » Abbassò il capo.
 
Io mi voltai di nuovo verso l'armadio e presi una maglia nera, una felpa e dei pantaloni, Harry era ancora in camera mia, col capo abbassato, continuava ad annuire. Io cercavo di ignorarlo, ma dovetti spostare lo sguardo su di lui.
 
« Devo vestirmi. » Gli dissi freddamente.
 
Harry capì ed uscì dalla mia camera, chiudendosi alle spalle la porta. Mi sedetti sul letto e mi passai una mano fra i capelli, sospirai e poi cominciai a vestirmi.
Quando fui pronto, uscì di casa, ma prima che entrassi in auto, vidi Harry correre verso di me, era sul punto di piangere e quando lo vidi il cuore mi stava esplodendo. Cosa voleva ancora? Basta, ne avevo abbastanza di lui e dei suoi scleri, di lui e di tutti.
..O magari no. Non ne avevo abbastanza. Magari tutto ciò che volevo davvero, era lui, i suoi abbracci ed il suo sorriso.
Si.
 
« Niall » urlò.
 
Alzai lo sguardo e cominciai a fissarlo mentre si avvicinava sempre di più a me. Stava camminando adesso, aveva il fiatone ed i capelli scompigliati, ma nonostante ciò, non riuscivo a vedere una parte imperfetta in lui, qualcosa di sbagliato in lui.
Adesso era davanti a me, io avevo chiuso la portiera ed ero appoggiato ad essa, fissavo Harry imbambolato.
 
« Cosa vuoi? »
« Niall.. »
« Dimmi. »
 
Harry abbassò il capo per qualche secondo, fissando l'asfalto sospirando, poi alzò lo sguardo e mordendosi il labbro prese fiato.
 
« Niall, lei non è me. » Disse tutto d'un fiato.
 
E avevo una tempesta dentro, avevo uragani nella mente, non riuscivo a pensare e nemmeno a capire, cosa volesse significare quella frase? Non ebbi il tempo di chiedergli il perché di quella domanda perché lui, abbassando il capo, si voltò ed allontanandosi entrò in casa, lasciandomi lì, sconvolto, confuso e amareggiato.
'Niall, lei non è me'  Cosa significa? Perché? Ovvio che lei non è te!
Non ebbi la forza di rientrare in casa e chiedergli spiegazioni, semplicemente, aprì la portiera dell'auto ed entrai, misi a moto e partì, ripensando a quella frase, quella frase che, sicuramente, mi avrebbe sconvolto l'intera giornata. Continuavo a non capire, come potevo, infondo? Dovevo fargli delle domande, dovevo capire, ma era così difficile.. Cazzo.
Arrivai a casa di Nataline, cercai di calmarmi, di attivare la modalità 'sorriso-tranquillità' ed uscì dalla macchina. Quando fui davanti casa di Nataline, suonai, per circa dieci secondi ci fu silenzio, poi venne ad aprirmi Nataline stesso, non era in ottima forma, era pallida, aveva le occhiaie e, come al solito, aveva un enorme sorriso stampato in faccia. L'abbracciai, le chiesi come stava e lei mi rispose che si sentiva un po' meglio, aveva preso delle medicine. Mi fece accomodare e mi portò una tazza di cioccolata calda con dei biscotti, era sempre così accogliente quella ragazza.. Cominciò a raccontarmi quello che le era successo il giorno prima ed io le davo consigli.. Infondo, mi piaceva parlare con lei. Pensavo di meno a quella frase.
Passai una bella mattinata con Nataline, lei mi invitò a rimanere a pranzo ed io accettai, di pomeriggio decidemmo di vedere un film comico, ma ci addormentammo entrambi. Quando mi svegliai erano le sette e quarantacinque, era davvero tardi e fuori era buio.. Cercai di svegliare Nataline, ma notai che era bollente. Andai a prendere il termometro e le misurai la febbre: 39,7 lineette. La presi in braccio e la portai in camera sua, poi corsi in bagno, bagnai un'asciugamani e tornato in camera sua gliel'appoggiai sulla fronte. Aspettai che almeno sua madre tornasse per andarmene.
Quando tornai a casa, erano già le dieci di sera passate, tutti erano a dormire, ma mi avevano lasciato la cena nel forno, così, riscaldandola, mi sedetti a tavola e cominciai a mangiare, ripensando alla frase che quel pomeriggio Harry mi aveva detto. All'improvviso, mi sentì sperduto, confuso, di nuovo. Ebbi un senso di nausea ed allontanai il piatto da me, sospirai e mi guardai intorno. Sgomberai il tavolo e prendendo foglio e penna cominciai a scrivere delle frasi, scrivevo quello che sentivo..
’Mi sento così strano, mi sento innamorato della persona sbagliata, mi sento vuoto e so per certo che se avessi quella persona con me, non mi sentirei così. Avrei voglia di andare da quella persona, in questo preciso istante, urlare in faccia ad essa quanto amore provo, quanta voglio ho di toccare quelle labbra carnose.. Ma non posso, mi respingerebbe e non voglio stare peggio di come sto adesso.’
Già. Ero innamorato, era inutile mentire a me stesso, lo ero e basta, non potevo farci nulla anche se stavo già cominciando a distrarmi ed a fare in modo che quello che provavo verso quella persona fosse semplice amicizia. Ma era difficile.
Alzai lo sguardo verso l’orologio, erano già le 11:30pm, era tardi, troppo. Sospirai e decisi di tornare in camera, stropicciando quel foglio e gettandolo nella spazzatura.
Mi addormentai dopo poco, fortunatamente.
  
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