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Autore: istrice_riservato    03/12/2013    2 recensioni
I fatti descritti in questa storia sono immaginari. Ogni riferimento a cose o persone reali è puramente casuale. I personaggi sono ispirati a persone realmente esistite.
“[...] Esasperato da quella situazione, dalle risate dei tre e dai rombi delle loro moto, puntò i piedi a terra, con stizza.
« Dato che sembra abbiate benzina da sprecare, perché qualcuno di voi non mi porta a casa? » urlò rivolto ai tre, che subito si girarono nella sua direzione. Lo squadrarono per un brevissimo istante dalla testa ai piedi, prima di scoppiare a ridere. Stando alle loro espressioni, nemmeno avevano riconosciuto il ragazzo che aveva attratto la loro attenzione. Del resto, come potevano Malik, Styles e Tomlinson ricordarsi di lui, lo studente preferito di qualunque professore del loro vecchio liceo? [...]”

[Zayn Malik/Liam Payne non esplicito; se non piace il genere potete anche evitare di leggere]
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Liam Payne, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie '«Right next to you, Liam». (Ziam Mayne)'
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VI



Dopo aver indossato un maglietta a maniche corte ed un paio di pantaloni della tuta, aver preso il suo iPod e le chiavi di casa, Liam era uscito in strada ed aveva iniziato a correre. Aveva bisogno di una boccata d’aria dopo il risveglio alquanto traumatico di poco prima e di sfogare la rabbia e la frustrazione provata quando aveva scoperto che Zayn non c’era più. E cosa c’era di meglio di una corsa con la musica a palla nelle orecchie? Niente.
Le sue gambe, lunghe e muscolose, si muovevano autonomamente e chissà dove lo stavano portando. La sua testa, persa in chissà quale universo parallelo, non faceva altro che fargli ripensare a tutto quello che era accaduto quel pomeriggio. Il suo cuore, il quale non sembrava nemmeno più battere dopo gli ultimi avvenimenti, faceva male, malissimo, ed era continuamente attanagliato da una stretta che gli dava la sensazione di essere dilaniato dall’interno.
Come aveva potuto, Zayn, comportarsi in quella maniera nei suoi confronti? Come aveva potuto farlo, dopo che il castano l’aveva messo su di un piedistallo, per innalzarlo rispetto a tutti gli altri, per gli ultimi mesi della sua vita? Come aveva potuto farlo quando, anche il moro, gli aveva fatto credere di essere sul suo, di piedistallo? Ma forse, la domanda da porsi era un’altra: Liam, sul piedistallo di Zayn, c’era mai veramente stato, anche solo per un breve attimo? Perché il maggiore, su quello del piccolo, c’era stato e ancora c’era, nonostante l’accaduto. E forse, Liam avrebbe dovuto farlo scendere, avrebbe dovuto spingerlo e buttarlo giù perché non meritava più di starci, ma si sentiva quasi morire solo al pensiero di doverlo fare.
Arrestò la sua corsa, perché i polmoni bruciavano fino all’inverosimile a causa del poco ossigeno che stava loro giungendo, e si ripiegò su se stesso, poggiando le mani sulle ginocchia. Respirò a lungo, in modo da riprendere fiato e regolarizzare di nuovo i battiti del suo cuore – che ancora gli doleva insistentemente – e tornò a correre di nuovo solo quando sentì gli occhi pizzicare, perché non poteva permettersi di piangere per una persona del genere. Non poteva e non voleva – anche se una piccola parte del suo cervello stava insistendo perché lo facesse.
Ritornato a casa – quasi due ore dopo rispetto a quando l’aveva lasciata – fu costretto a subirsi anche la ramanzina di sua madre, come se non bastasse quello che gli era già capitato nel pomeriggio.
« Dove sei stato? Cos’è tutto quel casino in camera tua? » borbottò la donna, fermandolo sull’ingresso dell’abitazione.
Liam allargò le braccia, nella speranza che la visione della maglietta sudata ed appiccicata alla sua pelle, facesse capire all’altra che fosse andato a correre. « Sono andato a farmi una corsetta, niente di che » le rispose poi. « Ed il letto disfatto in camera mia non è sinonimo di disordine ».
« E di tutti i tuoi vestiti sparsi per il pavimento che mi dici, eh? » continuò Karen, le mani sui fianchi.
Il ragazzo si grattò la nuca, in imbarazzo. C’era un motivo specifico se i suoi vestiti si trovavano sparsi per il pavimento della sua stanza.
« E poi… » disse ancora la donna « … Non doveva venire Zayn oggi pomeriggio? Dov’è? »
Sentire quel nome, detto a voce alta, per Liam fu peggio di un colpo di pistola dritto al cuore, anzi. Un colpo di pistola avrebbe fatto sicuramente meno male di quanto ne stava provando in quel momento. Incassò la testa nelle spalle, sconfitto, prima di rispondere: « È venuto, infatti. Poi, quando se n’è andato, io sono andato a correre ». E, a quella risposta, avrebbe tanto voluto aggiungere “Perché rimanere qui, in casa, dopo quello che è successo tra me e Zayn, mi sembrava la peggiore delle prospettive possibili” o comunque qualcosa di molto simile ma, alla fine, restò in silenzio perché dire una cosa del genere implicava il dover dare spiegazioni alla propria madre su quando accaduto e lui non lo voleva fare. Non in quel momento, almeno.
« D’accordo » commentò Karen e lo lasciò libero di farsi gli affari suoi, sparendo per il corridoio.
Il castano, libero, andò in camera sua e, solo una volta chiusa la porta, si lasciò scappare un sospiro. Ammucchiò su di una sedia i vestiti – che Zayn gli aveva sfilato di dosso, uno dopo l’altro, solo poche ore prima – e si distese sul letto. Controllò il cellulare, nella speranza che il moro lo avesse cercato, oppure gli avesse mandato un SMS in cui spiegava i motivi della sua fuga – e si scusava anche per il suo comportamento, magari – , ma quello non dava alcun segno apparente di vita. Decise così lui di mandare un messaggio, ma a Niall.
 

Sto da schifo.

 
Digitò velocemente e poi premette il tasto ‘invia’. Qualche istante più tardi, come poteva ben immaginare, arrivò la risposta del suo migliore amico.
 

Il tempo di prepararmi e sono da te.

 
Dieci minuti dopo, nemmeno a dirlo, il biondo era a casa di Liam, pronto per sentire quello che l’altro aveva da dirli e per spendere parole non proprio carine e gentili nei confronti di Zayn.
 

* * *

 
Era passato un mese intero. In tutto quel tempo, Liam aveva provato a mettersi in contatto con Zayn – seppure lui non lo meritasse nemmeno un po’ – , senza però ottenere nemmeno lontanamente un risultato positivo. Per il resto, il ragazzo aveva cercato di tornare ad essere quello che era prima che Malik e la sua moto entrassero nella sua vita in quella sera d’estate. C’erano sporadici momenti in cui sembrava che avesse superato al meglio tutto quello che era successo ma, per la maggior parte delle volte, non era così. E quando sentiva quel peso opprimente gravargli sulle spalle e sul cuore, si chiudeva in se stesso e si isolava dal mondo intero per ore, finché non passava tutto quanto.
Quel pomeriggio, dietro al bancone della fumetteria, stava accadendo proprio quello: Liam, che fino ad una decina di minuti prima stava leggendo una copia degli ultimi arrivi in negozio, era improvvisamente caduto in uno stato di trance, dal quale né il tonfo del fumetto contro il pavimento, né lo scampanellio dello scacciapensieri attaccato alla porta d’ingresso, erano riusciti a salvarlo. Stessa cosa valeva per quel paio di occhi azzurri dall’altra parte del banco, i quali lo stavano fissando sempre più con insistenza.
« Liam! » urlò quasi Louis, sbattendo i palmi sul bancone.
L’altro sbatté più volte le palpebre, poi si girò verso il ragazzo che, per fortuna, l’aveva ripescato da chissà dove. « Oh, Louis… Ciao » disse, accennando un lieve sorriso. « Ero perso nei miei… Pensieri e non ti ho nemmeno sentito entrare in negozio ».
« Tranquillo ». Louis inclinò appena la testa verso destra e poi chiese informazioni al castano riguardo al nuovo numero di una serie di fumetti che doveva essere uscito da appena qualche giorno.
« Sì, lo avevamo… Ma è andato completamente a ruba. Però – Liam si guardò intorno, finché non ritrovò a terra il piccolo libricino che ormai da parecchi minuti non aveva più tra le mani – è rimasta questa copia. Sarebbe la mia, visto che la stavo leggendo, ma ne abbiamo già ordinate di nuove. Puoi prenderla, se vuoi ».
« Liam, io non… » provò a dire Louis, ma venne interrotto dal lieve grattare della copertina del fumetto contro il legno.
« Non mi stava coinvolgendo particolarmente e posso, senza alcuna fatica, aspettare l’arrivo del nuovo ordine per leggere il resto » lo rassicurò.
« Beh, allora grazie ».
Louis tirò fuori, dalla tasca posteriore dei jeans chiari che indossava quel pomeriggio, il portafoglio di pelle nera tutto consumato – avrebbe dovuto comprarne uno nuovo il prima possibile – , mentre l’altro ragazzo si alzava dallo scomodissimo sgabello su cui si trovava e si muoveva dietro al bancone, in direzione del registratore di cassa. Subito dopo il pagamento e l’emissione dello scontrino fiscale, nella testa di Liam si fece largo una domanda che impiegò decisamente poco ad arrivare alle sue labbra.
« Da quanto in qua ti dedichi alla lettura dei fumetti? » chiese infatti. Si appoggiò con un braccio al bancone, in attesa di ricevere una risposta.
Il ragazzo dagli occhi azzurri si grattò il naso, portando lo sguardo altrove. Liam, grazie a quel gesto, comprese che quella copia che l’altro aveva appena acquistato non era nemmeno lontanamente destinata a lui e frenò giusto all’ultimo l’istinto di riprendersela e restituirgli i soldi.
« Io gliel’avevo detto che non sei stupido e che mi avresti fatto una domanda del genere, ma lui non ha voluto ascoltarmi » si discolpò subito Louis.
« Non ha nemmeno le palle di venirsi a comprare un fumetto per paura di vedermi. Bella persona con cui ho sprecato il mio tempo » fu il commento, amareggiato, di Liam.
« Io… Mi dispiace. Sul serio. E dispiace anche a lui ».
« Allora perché non viene a dirmelo di persona? Perché?! » e sospirò, prima di aggiungere: « Ed ora vattene da qui, Louis, prima che io cambi idea e mi riprenda il fumetto solo per fare un dispetto a Zayn ».
L’altro non se lo fece ripetere due volte e con il libricino tra le mani si avviò verso l’uscita del negozio.
« Liam? » lo richiamò, una volta sulla porta.
Quello alzò la testa, aspettando che continuasse a parlare.
« Zayn non è quella persona a cui ti sei abituato nell'ultimo mese. Zayn è altro. Zayn è tutt'altro. E sono certo che tu lo sappia meglio di me » sussurrò, per poi uscire fuori dal negozio e lasciarsi alle spalle nient'altro che un singhiozzo sommesso e lo scampanellio dello scacciapensieri.
 

* * *

 
Zayn appallottolò l’ennesimo foglio di carta e lo gettò per terra, frustrato. Era il decimo, che nel giro di una ventina di minuti circa, faceva quella fine. E, quella stessa solfa, si ripeteva ogni giorno ormai, da un mese a quella parte. Da quando era scappato da casa di Liam, dopo essersi concesso a lui, non funzionava più niente e ne era più che consapevole. Del resto, come poteva funzionare anche solo una piccola cosa, quando la parte migliore di Zayn era sempre stato Liam?
Harry, seduto sul letto del moro, si alzò in piedi e si avvicinò a lui, seduto alla scrivania. Sospirò quando fu alle sue spalle e lo vide tirare fuori dal blocco da disegno un foglio nuovo, bianco ed immacolato.
« Tra esattamente due minuti avrà fatto la stessa fine di tutti gli altri » commentò il riccio.
L’altro, colto alla sprovvista, sobbalzò, prima di afferrare la matita e mettersi di nuovo a tracciare linee grigie ed indefinite sul foglio. Come il minore aveva ben previsto, anche quello finì sul pavimento, accartocciato.
« Perché ti ostini a fingere che vada tutto bene? » sbottò allora Harry.
Zayn si ripiegò ancora di più su se stesso di quanto non lo fosse già, come se fosse stato un riccio, a quel rimprovero.
« Niente funziona più da quando l’hai lasciato andare e lo sai meglio di me. Sei solo troppo stupido, troppo orgoglioso per ammetterlo ».
Il moro rimase zitto e, quel suo modo di porsi, fece andare completamente fuori dai gangheri il povero ragazzo dagli occhi verdi, il quale gettò a terra tutto quello che l’altro aveva sul ripiano della scrivania e che stava utilizzando per distrarsi da quella conversazione alquanto scomoda. Quando il grande comprese quello che era appena successo, si affrettò a provare a raccogliere il suo materiale, ma venne ostacolato da Harry, che lo prese per le spalle magre.
« Basta, Zayn. Basta » mormorò diretto, scuotendolo appena. « Non puoi continuare così. Né io, né Louis possiamo più vederti in queste condizioni… Non ti riconosciamo più ».
Le palpebre del moro calarono per un attimo sui suoi occhi, coprendoli, e poi li lasciarono di nuovo liberi, con un sottile velo di lacrime a fare loro compagnia.
« Era bello vederti allegro, spensierato, felice. Anche quel sorriso idiota – da persona innamorata, forse? – che avevi sempre sulle labbra, e per il quale ti ho più volte preso in giro, mi manca. Liam è riuscito a tirare fuori una parte di te di cui io e Louis non eravamo minimamente a conoscenza e… » ma si interruppe quando Zayn, facendo un passo indietro, si liberò dalla sua presa sulle spalle.
Il riccio osservò il moro togliersi gli occhiali da vista ed adagiarli sul comodino, nascondere i suoi capelli neri – quel giorno senza alcun verso – sotto uno snapback verde e mettersi addosso la giacca di pelle.
« Dove vai? » gli domandò.
« A fare un giro, ho bisogno di pensare ».
« Spero solo che tu prenda la decisione giusta » si lasciò sfuggire Harry a voce non troppo alta, ma abbastanza perché Zayn riuscisse a sentirlo, nell’esatto momento in cui quest’ultimo superava in uscita la porta della sua stanza.
Una volta fuori di casa, il ragazzo s’imbatté in Louis. L’amico stava facendo ritorno giusto in quel momento dalla fumetteria in cui lavorava Liam, dove lui stesso l’aveva mandato per prendergli il nuovo numero di una serie di fumetti uscito da qualche giorno. L’aveva pregato purché ci andasse, perché Zayn era troppo vigliacco per farsi rivedere da quello che era stato il suo ragazzo. Senza che i due si dicessero nulla, il ragazzo dagli occhi azzurri gli porse il fumetto acquistato appena mezz’ora prima.
« Grazie, Lou. Ho un altro favore per cui sdebitarmi con te » disse veloce e poi riprese a camminare.
« Dove stai andando? »
« A farmi un giro, ho bisogno di pensare » ripeté per la seconda volta nel giro di pochi minuti. Poi, date le spalle all’altro, fermo davanti alla porta di casa sua, mosse qualche passo verso una meta ancora sconosciuta.
« Era la sua copia, quella. E l’ha data a te » gli fece sapere Louis.
E Zayn, dopo aver scoperto quel particolare, sorrise felice, come ormai non lo era più da un mese. Forse aveva una minima idea riguardo la meta che le sue gambe avrebbero presto scelto per lui.
 

* * *

 
Il cuore di Liam smise di battere di punto in bianco, quando riconobbe Zayn nel ragazzo seduto sul piccolo muretto che si trovava dalla parte opposta della strada che stava percorrendo per tornare a casa dopo il suo turno alla fumetteria. Poi, quello strano organo al centro del suo petto, riprese a pompare sangue a velocità sempre più sostenuta, tanto che aveva quasi l’impressione che quello gli battesse nelle orecchie, piuttosto che nel torace.
Affrettò il passo, in modo da arrivare a casa il prima possibile, e quando passò davanti al moro, quest’ultimo scese dal muretto e lo seguì, mantenendo tra loro qualche passo di distanza. Il castano non si sentiva per niente a suo agio in quella stramba situazione, anzi. Non vedeva l’ora che finisse tutto quanto. E sperava che quello si verificasse il prima possibile, perché il lieve calpestio dei piedi di Zayn sull’asfalto dietro di lui iniziava a dargli sui nervi. Compreso che il ragazzo non si sarebbe dato per vinto tanto facilmente – lo stava infatti seguendo da cinque minuti buoni – , arrestò la sua camminata e si voltò verso di lui.
« Te la vuoi piantare? » domandò irritato.
« Mmh… No » gli rispose quello. Si strinse impercettibilmente nelle spalle, come a dirgli che non aveva altra alternativa, e fece due passi avanti.
« Non ti avvicinare » lo ammonì Liam. Era terribilmente serio.
« Credo di doverti qualche spiegazione ».
« Non voglio ascoltare nessuna delle stronzate che hai intenzione di propinarmi. Ne ho già sentite troppe nel periodo in cui siamo stati insieme ». Il castano, con gli occhi ed il tono più freddo di quanto anche lui stesso si aspettasse, lo aveva inchiodato sul marciapiede a qualche metro di distanza. « Anzi… Perché non te ne vai? Sembra che, se non ricordo male, tu sia piuttosto bravo a farlo ».
Zayn abbassò la testa, a quella frecciatina alquanto palese. « Non volevo farlo » mormorò pianissimo.
« Ma l’hai fatto… » si prese la briga di ricordargli Liam « … E non ti avvicinare, altrimenti giuro che ti faccio male » aggiunse poi, quando lo vide muovere un ulteriore passo verso di lui.
Il moro prese quell’avvertimento come una sfida e fece l’esatto contrario di quello che gli era appena stato detto.
« Zayn, ti prego… Non costringermi a farti male, perché non voglio farlo » gli ripeté, ma l’altro finse di non aver sentito e continuò quello che stava facendo.
Accadde tutto in una frazione di secondo: la mano del moro si poggiò sull’avambraccio del piccolo ed il pugno di quest’ultimo s’infranse contro lo stomaco del maggiore. Liam sentì il cuore accartocciarsi quando il respirò regolare di Zayn venne mozzato dal colpo che gli aveva appena rifilato. In fondo, però, lui l’aveva avvertito.
Il grande, ripiegato, su di sé, boccheggiò per una manciata di minuti buoni. Poi, una volta che si fu ripreso, raddrizzò la schiena e disse: « Ora che ti sei sfogato – anche se io avrei alternative migliori, credimi – spero che tu voglia ascoltare quello che ho da dirti ».
Prese un respiro profondo, per quanto il dolore fisico al torace glielo permettesse.
« Mi manca tutto ciò che eravamo, Liam; mi manca tutto quello che eravamo. E da quando me ne sono andato da casa tua, quel pomeriggio dopo aver fatto l’amore con te, non sto combinando più nulla di buono, perché manca la mia metà di me, la mia parte migliore. Sono la metà di me stesso senza te, sono la metà di un cuore senza te. Sono stato un deficiente ad andarmene così e a sparire per un intero mese ma, quando ti ho visto dormire tranquillo al mio fianco, ho sentito che il mio cuore batteva ad un ritmo strano, che non avevo mai sentito prima… Ed ho avuto paura, Liam. Per questo me ne sono andato: avevo paura di quello che provavo – e ancora provo – per te ».
« Zayn… »
« E niente, la verità è che sono perso senza di te e… »
« … Zayn, ascoltami un attimo, per favore » lo interruppe Liam, mettendogli le mani sulle braccia. « Avremmo potuto parlarne insieme, se fossi rimasto fino al mio risveglio. Avremmo potuto affrontarlo insieme ».
« Io… Mi dispiace, Liam. Mi dispiace da morire. Ho sprecato un mese intero, che invece avrei potuto passare al tuo fianco, a fare finta che tutto fosse come prima, che tutto andasse bene senza di te. L’unico problema è che io non posso essere più di quello che sono senza averti accanto e che nemmeno con nessun altro posso farlo. Zaynie non può essere più grande, senza il suo Leeyum accanto a lui. Perciò, se mi vuoi… Beh, io sono qui ».
Il moro si strinse nelle spalle, terminato il suo monologo. Aveva gli occhi lucidi, così come erano lucidi quelli del castano.
« Certo che ti voglio ancora, seppure tu mi abbia fatto stare da schifo per l’intero mese » e, a quel punto, fu Liam a muovere un passo verso Zayn, per stringerlo tra le proprie braccia. L’altro lo lasciò fare, in principio, in maniera da godere a pieno di quel loro contatto fisico ritrovato e ricambiò solo successivamente l’abbraccio.
« Ah, questo credo che ti appartenga » fece il grande, quando si separarono, porgendogli il fumetto che, ormai da ore, alloggiava tra le sue mani.
« Te l’ho venduto – o meglio, l’ho venduto a Louis – quindi è tuo… Tienilo puro. Magari me lo presterai quando l’avrai finito, che dici? »
« Direi che può andare » acconsentì Zayn.
Arrivati a quel punto, anche Liam tornò a sorridere, finalmente felice. « Mi prometti che non te ne andrai mai più in quel modo, Zaynie? »
« Te lo prometto, Leeyum ».
No, Zayn non sarebbe potuto diventare più grande di quello che già era, senza Liam al suo fianco. Perché Liam, da quando gli aveva chiesto quel passaggio per tornare a casa, era sempre stato la sua parte migliore, la sua esatta metà, quella senza cui non avrebbe mai fatto nulla di buono. Liam era il suo specchio, il suo riflesso che lo avrebbe sempre fissato dall’altra parte.


 

FINE






 


N d A
Mmh… Sì, avete letto bene. Sopra queste note c’è scritta la parola “Fine”.
Beh, che dire se non che già sento la mancanza di questa storia? *si soffia il naso* In questi mesi mi sono affezionata da morire a questi miei personaggi – forse anche più del dovuto – e  l’idea di lasciarli andare, dato che non ho più nulla da scrivere su di loro, un po’ mi attanaglia il cuore. Ma tutte le cose belle finiscono, giusto? E questa sera è la volta di questa mia minilong, che ho iniziato a scrivere con un’idea in testa, che poi si è modificata del tutto, fino ad arrivare a quello che avete appena terminato di leggere.
Non mi dilungherò molto sul capitolo, anche perché non ho particolari commenti da fare su di esso, a parte il fatto che finisce bene – come poteva non essere così? <3 – e che sono presenti infinite citazioni tratte da diverse canzoni quali “Breakeven” dei The Script, “Half a heart” degli One Direction – aka i nostri ciccini preferiti – e “Mirrors” di Justin Timberlake.
Altra cosa: non ho detto lo scorso capitolo che questo sarebbe stato l'ultimo 
– anche se già lo sapevo – perché, per esperienza, quando so che un capitolo è l’ultimo di quella storia, non me lo godo mai a pieno... Quindi ho preferito puntare sull’effetto a sorpresa – per quanto fosse possibile.


Ed ora… *rullo di tamburi* … RINGRAZIAMENTI!

  • Grazie alle quattro persone a cui ho dedicato la storia all’inizio del primo capitolo, ovvero: ClaudiaSerenaMartina e Sara;

  • Grazie a Liam Payne e Zayn Malik, per essersi prestati – seppure inconsapevolmente – ad essere i protagonisti di questa mia storia;

  • Grazie anche a Harry StylesLouis Tomlinson e Niall Horan, per essere stati – anche loro inconsapevolmente – i personaggi secondari di questa mia storia;

  • Grazie – di nuovo! – a Liam Payne perché, grazie ad un suo tweet, ho scoperto l’esistenza di “Mirrors” mesi e mesi prima che arrivasse nelle radio qui in Italia;

  • Grazie – di nuovo! – a Zayn Malik perché, canticchiando la frase “I couldn’t get any bigger, with anyone else beside me” ha fatto sì che diventasse il titolo di questa storia;

  • Grazie a tutti i cantanti/le band che, con i loro CD, mi hanno tenuto compagnia mentre scrivevo, quindi: BastilleDemi LovatoEd SheeranLittle MixMacklemoreMiley CyrusOne Direction;

  • Grazie a Justin Timberlake, per avere scritto un capolavoro come “Mirrors”, che è entrata di diritto a fare parte delle mie canzoni preferite di sempre;

  • Grazie a tutti coloro che hanno recensito la storia, ovvero BlueWhatsernameSweetlove250513casstheliarintersect,99problemsannie jawesmczuniisphilophobic;

  • Grazie a chi ha inserito la storia tra le preferite, ovvero BlueWhatsernameEmyshkellinsqueenkissmeavrilloki_1D,marionetteValenzzwilliamslaughxwinnie pupu_Nameless;

  • Grazie a chi ha inserito la storia tra le ricordate, ovvero Elelele;

  • Grazie a chi ha inserito la storia tra le seguite, ovvero 28111992annie jawesApple_icecasstheliarciaozayDestiel95EleMalik,fe_deFirelight_flawziamgiulietta2303ilovezaynmalik_Jeanne95Ladydirection_larry 97marionetteMazzy,MuccaJamaicana17philophobicsara I love 1Dshesamessuniversodicolorivaligie per restarewoharryxlouisloveharry,xtomlindadYellow46Ziamsvoices_Forever Young__valentinaaa_;

  • Grazie a chi ha letto la storia, senza mai recensirla;

  • Grazie a tutti coloro che recensiranno quest’ultimo capitolo;

 

Ok, credo di aver finito il mio elenco per i ringraziamenti e, ovviamente, di non aver dimenticato nessuno. Sappiate che tornerò presto ad intasare questo fandom, soprattutto con storie riguardanti gli Ziam, perché lo Ziam è cosa buona e giusta.
Ancora grazie e… vi voglio bene. <3
Francesca.

   
 
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