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Autore: Lightheaded    03/12/2013    1 recensioni
Il mio sguardo andò allo specchio, partiva dal terreno e arrivava a superarmi di poco la testa.
Mi specchiai con curiosità, ma anche con paura e quello che vidi mi lasciò strabiliata.

Dilemmi, domande, inganni e risposte. Un universo sconosciuto e una protagonista atipica.. Spero vivamente vi piaccia, mi raccomando non siate parchi di commenti!
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Vi posto il diciassettesimo capitolo sperando sia di vostro gradimento!
Buona lettura!






Continuavo a lambiccarmi il cervello mentre il fumo dell'acqua bollente nella tinozza in cui ero seduta aveva riscaldato la piccola stanza da bagno.
Mi stavo rilassando dopo tutti gli avvenimenti dal mio arrivo a Ryel.
Per la prima volta mi fermai a pensare. Ripensai al mio arrivo, chiedendomi da dove arrivassi.
Poi pensai ai duri mesi di addestramento alle armi con gli elfi, e con Narilion che solo ogni tanto era davvero se stesso.
Ripensai all'uccisione di Kanish, i cui occhi tormentavano ogni mio sonno, al viaggio verso il Villaggio dei succhia sangue.
Ripensai a Sayna, Sevyol e Selishan; credevo sarebbero stati miei amici.
E poi all'incontro con Alaish.
Continuavo a pensare che cosa doveva esserci stato tra noi, ma forse mi dovevo interessare di più a sapere che cosa ci avrebbe riservato il futuro.


"Shaila tutto bene?" Chiese Alaish dall'altra parte della porta quasi in tono preoccupato.
Mi riscossi dal sonno improvvisamente.
L'acqua era ancora piuttosto calda, probabilmente era dovuto al bel tepore che si era conservato nella stanza. Mi guardai attorno e vidi che stava albeggiando.
La calda luce solare, ancora rossiccia, entrava fioca dalla piccola finestrella posta proprio sopra la vasca. Diedi un'occhiata fuori.
Il ghiaccio del lago, su cui il bagno e l'intera stanza si affacciavano, era accecante illuminato dal sole.
"Sono ore che sei dentro, stai male?" Chiese ancora.
"Tutto bene arrivo, mi ero addormentata" risposi dandomi della scema.
Lo sentii ridere sommessamente, ma non fece commenti.
Mi alzai e uscii dal bagno rivestita con abiti puliti che avevo trovato piegati vicino agli asciugamani nell'unico mobile in legno chiaro del bagno.
"Come ti senti?" Domandó subito quando uscii dal bagno tendendo i muscoli intorpiditi.
Scrollai le spalle.
"Pessimo posto per riposare" commentai divertita.
Lui scosse la testa e mi disse che le campane erano suonate e che l'attivitá delle ninfe era iniziata, ma lui non aveva sentito nulla e Fyreen era arrivata indispettita a svegliarlo.
"Stamattina con le ninfe impareremo qualcosa sui loro poteri di guarigione e poi nel pomeriggio i loro guerrieri ci aiuteranno a destreggiarci con l'arco." mi spiegó lui imitando il tono solenne che probabilmente aveva usato Fyreen poco prima.

Uscimmo nel giardino sul retro del castello.
Continuavo a chiedermi come potesse crescere qualcosa con tutto quel freddo e quel ghiaccio.
Davanti a noi si aprí un porticato quadrato immenso
La temperatura mite doveva essere garantita dalle tante lanterne appese a ogni angolo e alle innumerevoli candele che veleggiavano pigramente nel giardino, come adagiate su una nuvole trasparente e mosse da un lieve brezza.
Il porticato in legno chiarissimo portava ad un numero incredibile di stanze diverse, anch'esse con le porte in legno chiaro a fare da entrata.
Alzai lo sguardo su invito di Alaish mentre la ninfa che ci guidava decantava i nomi sconosciuti di grandi personaggi di Ryel che avevano studiato presso le ninfe, o anche solo varcato quella soglia in veste di ospiti.
Il soffitto era costituito da un'immensa bolla trasparente, venata da luccicanti arabeschi azzurrini che scintillavano come piccoli rivoli di acqua ghiacciata.
Chissà quale immensa forza alimentava quello spettacolo.
La risposta arrivò con ovvietá, quando il mio sguardo si soffermò quasi con imbarazzo sull'enorme albero dalle venature azzurrine che si stagliava al centro del porticato.
Le fronde rade permettevano alla luce di entrare con prepotenza e rendere quel luogo ben illuminato.
"Egolyn è il nome di questo albero sacro" mi confessò Alaish.
"È il terzo albero sacro che vedo eppure è come se non ne avessi mai visto uno" risposi ancora ammaliata.
Alaish fece un mezzo sorriso.
"Li ho visti tutti e quattro eppure ogni volta ne rimango affascinato".
"Dov'è il quarto?" Domandai curiosa.
"Nella città Esagonale" rispose lui facendosi improvvisamente scuro.
Probabilmente anche lui, al menzionare quel luogo, aveva ripensato alle parole della Veggente; alla sensazione di urgenza, di paura e all'odore di guerra che avevano destato le parole della donna.
Dovevamo proteggere anche l'albero sacro, quindi.
"Buongiorno Prescelti" ci accolse una bellissima ninfa dagli occhi di ghiaccio, alzandosi da una delle immense radici di Egolyn con eleganza.
La salutammo con un gesto formale, avvicinandoci.
"Io mi chiamo Salet. Sono la Rettrice della scuola delle ninfe e, per questi dieci giorni, sarò la vostra insegnante"
si presentó la ninfa con un profondo inchino.
"Mi mostrerete i vostri poteri e io vi insegneró tutte le tecniche e i nostri segreti curativi. La nostra salvezza dipende da voi, l'unica cosa che possiamo fare è insegnarvi ció che sappiamo." Affermó la donna prendendo le nostre mani e unendole.
"Sfidatevi, prescelti" concluse Salet lasciandomi di stucco.
Guardai Alaish.
"Fammi vedere cosa sai fare" mi sfidò lui lasciando la mia mano e allontanandosi di un paio di metri.
Scossi la testa con convinzione.
"Non distruggeremo il vostro splendido giardino, Maestra Salet" dissi senza muovermi di un centimetro.
La ninfa sorrise.
"Il tuo rispetto mi piace, Giovane Shaila" rispose la donna fulminando con lo sguardo Alaish. Le ninfe non lo sopportavano, ed ero certa fosse reciproco, ma non avevo idea del perchè.
"Per questo ora possiamo iniziare la vera lezione" aggiunse invitandoci a sedere per terra, sulla fresca erba del giardino. < br> Ci spiegó come le ninfe si servivano della natura, chiedendo con lente litanie di preghiera in cosa la natura potesse aiutarle.
Sottolineó che a noi le litanie non servivano, ma ci insegnó a chiedere chiaramente alla Natura di cosa avevamo bisogno, in modo da poter controllare con precisione le energie da utilizzare.
Il pomeriggio invece lavorammo con Narilion e la Regina, Capo dell'Esercito di Galilia, per imparare a usare l'arco, l'unica arma delle ninfe insieme alla magia.
La Regina ci condusse nei sotterranei, dove un'enorme sala si aprí davanti a noi.
Gli scaffali con gli archi erano bassi e cosí pieni di archi e faretre di ogni genere e dimensione che mi chiesi come facevano a scegliere quale usare.
La Regina fece un'attenta valutazione delle nostre qualitá e dopo due ore ci diede un arco.
A me ne diede uno grande, anche se molto leggero.
Era di frassino, con una corda di liana resistente e straordinariamente elastica.
La magia di cui era permeato, segreto delle antiche magie delle ninfe, lo rendeva pressoché indistruttibile. Lo sentii mio non appena lo impugnai.
Alaish invece trovó la sua arma in un arco piccolo e maneggevole, adatto anche per i combattimenti ravvicinati.
A Narilion invece venne dato un arco bianco, grosso piú del mio, ma sottile a tal punto da sembrare sempre sul punto di spezzarsi, invece la sua resistenza era, a detta della Regina, insuperabile.
Lui contempló l'arma quasi emozionato.
Il vampiro era davvero un tiratore eccelso, e lo fece vedere sin dalla prima lezione.
"Onori il grande talento di tua madre" disse la Regina, sembrava avesse gli occhi lucidi.
Narilion si aprí in un sorriso, cosa molto rara per lui e in quel momento mi resi conto di quante cose non sapevo sui miei amici piú cari oltre che su me stessa.
Guardai Alaish e lui mi fece un piccolo gesto con la testa di diniego, come a invitarmi a non fare domande.
Cosí mi concentrai sulla lezione pensando che doveva essere qualcosa di molto privato, e quasi sicuramente molto doloroso per Narilion.
Scoprii di essere portata con l'arco, molto piú che con le armi per la lotta corpo a corpo, e la cosa piacque particolarmente alla Regina visti i numerosi complimenti in cui si profuse nel corso della lezione.
Nel tardo pomeriggio la Regina si congedó e Narilion ci consiglió di seguirlo all'esterno della fortezza, sulle rive del Mare del Nord.
"Stamattina sono stato nella biblioteca del castello. Leggendo libri su di voi che non ho mai letto ho potuto constatare che dovete esercitarvi a combinare i vostri poteri, cercheremo di capire insieme su cosa si potrebbe lavorare.
Essendo costruiti in coppia, siete creati per lavorare in perfetta armonia insieme."
Ci spiegó il succhiasangue conciso.
Alaish annuí e riflettemmo per un attimo entrambi.
"Quando ci siamo liberati da Kvaén" Proruppi in tono neutro, senza guardare Narilion.
"Tu mi hai "accolto" nella tua mente, forse potremmo farlo anche da coscienti." Proposi senza troppa convinzione.
Narilion assunse un aria cosí colpevole che Alaish, riflettendo sulle mie parole, non riuscí neanche a guardarlo.
"Di cosa state parlando?" Chiese dopo diversi attimi il vampiro, facendosi vincere la curiositá.
"Ho come percepito che lei era vicina, come se si fosse "schiantata" contro le mie difese, non mi sono sentito minacciato ed ero pertanto certo che fosse lei.
Ho lasciato che le mie difese scendessero e l'ho fatta entrare nella mia testa. Abbiamo parlato e di lei distinguevo solo il viso."
raccontó Alaish con la sua voce calda.
"Mai sentita una cosa simile" confessó Narilion stupito.
"L'unico problema potrebbe essere che abbassando le difese per lei potresti far entrare anche qualcun altro." Aggiunse in vampiro in tono dubbioso.
Proposi con convinzione di provare.
In fondo eravamo in una landa ghiacciata e le ninfe non potevano sapere cosa stessimo facendo.
Mi concentrai su Alaish, escludendo ogni pensiero.
Cercai le sue difese, espandendo senza sforzo i miei poteri verso di lui, e le trovai con una facilitá che mi lasció di stucco.
Venni avvolta da quel turbine di colori sgargianti e brillanti.
"Ciao" mi disse Alaish, anche se la voce rimbombava era forte chiara.
Si mise a ridere, e pensai che non avrei potuto confondere quella risata con nessun altra.
"Ciao" risposi io sorridendo sommessamente.
Poi uscii dalla sua testa e mi concentrai su me stessa. Quando riaprii gli occhi ero a terra, a pancia in su.
"'Comunicheranno in un modo tutto loro' Come predetto dalla Veggente." disse solo Narilion aiutandomi a rimettermi in piedi.
Ero molto soddisfatta.
"Direi che possiamo rientrare" aggiunse stringendomi le spalle con le sue mani e muovendole in fretta per scaldarmi.
Si staccó scusandosi imbarazzato della sua irruenza e facendoci strada per tornare al castello.
La cena, unico pasto delle ninfe, era un banchetto enorme.
Si svolgeva in una Sala da Pranzo che, da dentro, sembrava occupare l'intera ala est del castello, ma naturalmente era solo un'impressione.
Mi limitai ad assaggiare della frutta, io e Alaish necessitavamo solo di acqua.
Potei riabbracciare la piccola Leyla e Fyreen, ne fui molto contenta.
"Stai bene qui?" Chiesi alla bambina sottovoce, quando la madre si allontanó per prendere da mangiare.
La bambina annuí, ma non sembrava del tutto sincera.
"So che tra dieci giorni andrai via" aggiunse, con un tono triste che la faceva sembrare già una giovane donna.
Annuii.
"Sono piuttosto spaventata, sai?" Rivelai con un mezzo sorriso.
"Non andare" fu la risposta, senza cambiare tono.
Dov era la bambina spensierata di Effort?
Nei durissimi giorni di viaggio si era chiusa in un ostinato silenzio, tutta la fatica accumulata, l'incertezza e la paura di essere seguiti era esplosa in lei facendola crescere troppo in fretta.
Forse era quello che il suo corpo e la sua mente aspettavano per crescere. Me ne sentii negativamente responsabile. "Devo, ma tu sarai sempre con me" risposi guardandola con forza e toccandomi la gemma, come se parte del suo spirito fosse con me lí dentro.
Lei fece un mezzo sorriso, mentre Fyreen tornava entusiasta con un piatto di frutta.
Fu una serata tranquilla, e si concluse presto dato che "la routine sarebbe ripresa puntualmente all'alba dell'indomani e bisognava rispettare i tempi del proprio corpo", come aveva detto la Regina congedandosi. Quella sera osai sdraiarmi di fianco ad Alaish.
Ero sul bordo del giaciglio, imbarazzata.
E continuavo a non capire quale strana situazione ci fosse tra di noi.
Eravamo costruiti in coppie, e quindi?
Non eravamo solo amici?
Sbuffai sonoramente, prima di cadere nel mio oblìo di riposo.


Il decimo giorno, l'alba trovó me e Alaish più vicini del solito, ma essendo la prima a svegliarmi potei far finta di non farci caso e andare in bagno.
Quando ne uscii pulita e cambiata, Alaish si stava svogliatamente finendo di vestire.
"Tutte queste comodità stasera ce le sognamo" fece notare ironico lanciandomi un cuscino.
Lo rilanciai sul letto annuendo pensierosa.
Ero molto preoccupata per cosa ci aspettava.
Lasciare quella stanza accogliente mi sembrava come andare incontro a un elfo arrabbiato per dargli un buffetto.
Un suicidio.
Ma andava fatto, avevo ancora molto da imparare.
"Andiamo, oggi dobbiamo fare le valigie" lo esortai piuttosto ansiosa.
Non volevo incontrare per nessun motivo gli emissari dei vampiri.
Poco dopo bussó Narilion.
"Se siete pronti, la Regina voleva salutarci." Disse con voce piatta.
Sembrava molto triste.
Certamente per lui scappare da dei suoi simili come un animale braccato non doveva essere facile.
Uscimmo dopo pochi istanti con i nostri due zaini e Narilion ci guidó dall'entrata principale, dove la Regina, Leyla, Fyreen e molte altre ninfe ci aspettavano.
La Regina ci consegnò gli archi con cui ci eravamo allenati in quei dieci giorni con un sorriso soddisfatto e orgoglioso. Ad ognuno consegnò arco e faretra raccomandandoci di seguire sempre tutto ció che avevamo appreso. "Quando arriverà la guerra io sarò al vostro fianco" concluse poi la Regina facendo un breve inchino in segno di rispetto.
Noi tre rispondemmo onorati e iniziammo a salutare i presenti.
Ci salutammo tutti in modo molto formale. A parte io e Leyla, che ci scambiammo un abbraccio sincero.
La guardai negli occhi, come al banchetto del primo giorno notai che non aveva piú lo sguardo di una bambina.
"Sii forte. Ci rivedremo presto" le dissi in un orecchio durante il nostro breve abbraccio.
"Sarò al tuo fianco il piú presto possibile, ora che la Veggente non c'è piú" rispose lei con voce rotta prima di staccarsi dalla stretta dl nostro breve abbraccio.
Guardai Alaish come in trance.
La Veggente era morta?





Eccoci alla fine di questo capitolo!
Spero sia di vostro gradimento, perdonate il ritardo ma sono capitoli piuttosto delicati! A presto!
  
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