I miei occhi si aprirono ancora non abituati alla luce si strinsero e strizzarono contemporaneamente, mi passai una mano sul destro come per accarezzarlo e alzai il braccio destro stiracchiandomi tutto l’addome feci un ghigno di benessere dovevo ammettere che quel divano era proprio comodo ‘Ah ecco ti sei risvegliata.’ Era la stessa voce calda che sentii poco prima, feci un sobbalzo con un urlo ingoiato e senza accorgermene caddi sul pavimento freddo ‘Cazzo.’ Imprecai ‘Hey cerca di stare più attenta quando cadi sul pavimento di casa mia.’ Disse il ragazzo con un tono divertito e ironico. Alzai la testa e vidi la sua mano tesa verso di me, la presi senza pensarci e fui trasportata dalla sua presa così potente verso il suo addome mi ritrovai faccia a faccia con i suoi occhi miele nocciola, alzai un sopracciglio e respirai a tratti vidi i suoi denti splendenti uscire dalla sua bocca sotto forma di sorriso ‘Mh..vuoi bere?’ disse ironico, aveva nella mano sinistra un bicchiere d’acqua e con l’altra mano mi teneva stretta al suo addome caldo. ‘Devo andare.’ Esclamai fredda. ‘Dove vuoi andare?’ rise mentre afferrava il mio polso mi fermò ed io rivolsi di scatto lo sguardo al suo viso scuro e ai suoi occhi che mi fissavano maliziosamente. ‘A casa mia se permetti.’ Feci un cenno riferendomi al polso che mi stringeva. ‘No non ti lascio per ora.’ Sorrise di nuovo posò il bicchiere d’acqua che ancora teneva stretto a se e mi portò di nuovo alla posizione di prima, torace contro torace, occhi contro occhi, la sua altezza era equilibrata era poco più alto di me ma non riuscivo a gestire le sue mosse, forse perché non conoscevo i suoi punti deboli in quanto ero a casa di un perfetto sconosciuto. ‘Comunque io mi chiamo..’ feci una piccola esitazione e poi ripresi ‘mi chiamo Gamie.’ Mi sorrise e mi disse quasi sussurrò ‘Io sono Zayn, e ti ho salvata.’ Disse scherzosamente era piuttosto divertito, lo guardai con freddezza il mio sopracciglio sinistro si alzò e le mie palpebre sbatterono veloci. ‘Non ho bisogno di nessuno io.’ M’innervosiva il fatto che qualcuno potesse essere responsabile di me o peggio che io dovessi essere debitrice a qualcuno per qualcosa. ‘Poco modesta la piccola Gamie.’ Disse balzando all’indietro con la testa. Non risposi a quell’affermazione così francamente comune. ‘Dai ti riporto a casa.’ Continuò con un sorrisino ‘maturo’ sul suo volto. ‘Sì abito qui, fermati.’ Il solo pensiero di dire grazie mi disgustava. ‘Cosa si dice in questi casi tesoro?’ chiese mentre io avevo già un piede fuori dal veicolo nero. ‘Scordatelo.’ Feci un sorriso finto e scesi dall’auto.