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Autore: niky999    03/12/2013    2 recensioni
"Sai, la prima volta che mi hai guardata ho creduto che mi ritenessi un'aliena."
"Che cosa stupida.."
"Non potevo immaginare."
"Non dovevi immaginare."
"Ma ormai ci sono dentro."
"Fino al collo, piccola aliena."
La storia di un amore impossibile, aldilà dei confini, "ultraterreno".
L'eterna lotta fra due fazioni.
Anime di Luce, gli Erien, abitano da secoli la Terra, e nessuno di loro può immaginare che l'arrivo di una terrestre, di una semplice umana, cambierà totalmente le loro vite, entrandone a far parte..
"Come farò a difendermi? Sono troppo forti per me!"
"Non permetterò che ti facciano del male Hope. Non lo farò."
Genere: Fantasy, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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" ANIME DI LUCE"

2.NIENTE DI BUONO

 









La sera stessa aiutai mia madre a sistemare gli scatoloni e a organizzarli meglio secondo il contenuto. Incominciammo a svuotare quelli in ambito “culinario” e abbandonammo il resto in fondo al corridoio, con la schiena completamente a pezzi. Ogni tanto mia madre rimproverava il fatto che non sapessi fare altro che far cadere ciò che tenevo in mano. In verità lei non poteva ancora immaginare ciò che era accaduto poche ore fa; la mia testa invece, sembrava che si fosse paralizzata su Dan. Fino a quel momento non aveva fatto altro che ripetere tutto, come un registratore, senza fare accenno ad arrendersi. E naturalmente dentro me maturava sempre più il desiderio di rivederlo, anche se ancora non riuscivo, né potevo capire il motivo di tutta quell’attrazione nei suoi confronti. Nei confronti di un ragazzo che aveva conosciuto da veramente pochissimo tempo.
L’unica cosa che allora riuscivo a comprendere, era che in lui c’era qualcosa di strano e profondamente misterioso. “Mistero”… avevo ripetuto per ore quella parola, e credevo sempre più che potessi attribuire tutto ciò a lui.
Cosa nascondeva? Quel viso pallido, inespressivo, le iridi così.. anormali. Cosa c’era dietro a tutto questo?
Se voleva fare il misterioso aveva scelto proprio il tipo sbagliato. La curiosità era sempre stata la mia caratteristica principale. Avevo sempre questo desiderio di conoscere, capire, sapere. Non c’era nulla che potesse allontanare il mio interesse, e in quel caso ero sicura che avrei fatto luce su tutto.
Ormai però si era fatto decisamente tardi.
Mi misi in fretta un vecchio pigiama bianco che mi aveva passato mamma; riordinai la stanza almeno per fare due passi e sdraiarmi sul letto, poi feci per chiudere la finestra e notai un ragazzo, in lontananza.
Lì per lì credetti proprio che fosse Dan. Strizzai gli occhi e non appena li riaprii non vidi altro che il buio della Tynson notturna. Li spalancai perplessa, ma di lui nessuna traccia.
Che me lo fossi semplicemente immaginato? Forse dovevo staccare un po’ la spina e smetterla di pensare a tutti i suoi “misteri”. Dovevo assolutamente convincermi che fosse un normale ragazzo che mi aveva proposto di fare un giro. Nient’altro. Forse ero solamente troppo paranoica.
Smisi di fissare il vuoto e socchiusi leggermente la finestra, affinché entrasse un po’ d’aria e non morissi soffocata nel sonno. Poi mi buttai sul letto, inerte, e spensi la luce dell’abatjour.
Quella fu sicuramente la nottata più lunga di tutta la mia vita.
Cercare di non pensare a Dan e tutto quanto era chiedere troppo per la mia testa?
---
Mi svegliai il giorno seguente, travolta dai micidiali raggi del sole di primo mattino.
Mi strofinai gli occhi con tale forza da avere la vista annebbiata per diversi secondi, poi mi tirai su e mi stiracchiai. Cercai inutilmente di sistemare un po’ la montagna di capelli scuri che mi ritrovavo, raccogliendoli in una coda, poi mi alzai in piedi e raggiunsi la finestra.
Feci per aprirla, ma rimasi sorpresa notando che questa era già spalancata, ed io avevo afferrato solamente il vuoto.
Com’era possibile? La sera prima avevo lasciato solamente una fessura!
Forse era stata la mamma, ma ne dubitavo.
Avevo lasciato tutti gli scatoloni più pesanti davanti alla porta e lì erano rimasti.
Iniziai a valutare l’idea di soffrire di sonnambulismo, ma la rimossi subito dai miei pensieri.
Come al solito, anche appena sveglia, non sapevo fare altro che essere paranoica.
Mi misi una canotta rossa e degli shorts scuri, poi aprii la porta scavalcando a malapena tutto il disordine che avevo lasciato.
Stranamente quella mattina non avevo fame, né avevo voglia di mangiare qualcosa.
Meglio così: avrei alleggerito un po’ quei fianchi che, a dirla tutta, erano un po’ troppo formosi.
“ Hope, aspetta! “ mamma mi fermò appena in tempo prima che uscissi di casa. “ Già che sei fuori va’ a comprare un po’ di piante. Il giardino è davvero un disastro. “ confessò, schioccandomi un piccolo bacio sulla fronte.
“ Certo mamma, torno più tardi. “ e così finì la nostra conversazione.
Dopo la morte di papà, qualcosa in noi era palesemente cambiato. Prima il nostro rapporto era molto saldo; eravamo una vera famiglia. Quel tipo di famiglia dove riesci a percepire il caldo che infonde nel tuo cuore. Tutta quella sicurezza, quell’amore, che onestamente rimpiangevo da anni.
Poi tutto era cambiato.
I nostri dialoghi erano formati da un semplice:
“ Ciao. “; “ Come stai. “, e nient’altro di rilevante.
Eravamo molto distanti, in tutti gli aspetti. Ormai ci avevo fatto l’abitudine, ma se avessi potuto esprimere un parere, tornare alle origini sarebbe stato molto più fortificante.
Aprii la porta e la sbattei rumorosamente, come ogni volta.
Scesi le scale della veranda e iniziai a camminare verso la via principale della città, a qualche metro dalla mia.
Il giorno prima Dan mi aveva mostrato tutti i negozi di Tynson ( che presto avrei visitato ), e tra questi avevo notato un piccolo negozio di botanica all’angolo.
Mentre camminavo, osservai che alcuni ragazzi mi rivolgevano sguardi perplessi, forse straniti, squadrandomi poi da capo a piedi e scuotendo la testa dall’altra parte.
Io cercavo di non farci caso, ma era praticamente impossibile resistere alla tentazione di prenderli a calci uno per uno! Che avevo di strano? Credevo che in quella città ci fossero ben altri individui misteriosi rispetto a un tipo come me.
Allungai il passo e abbassai lo sguardo, un po’ in soggezione. Dopo di che, per il resto del tragitto, nessuno mi rivolse più alcuno sguardo.
---
Stavo tornando a casa.
Non ci avevo messo molto a trovare ciò che mi serviva.
Ormai ero a metà strada; avrei solo dovuto svoltare a destra dalla via principale, quando all’improvviso tutto attorno a me si bloccò.
I passanti, le macchine, le onde del mare, tutto. Persino le foglie, ora non più mosse dal vento.
Ogni cosa, in ogni dove, ora era completamente paralizzata.
Sgranai gli occhi sbalordita, li richiusi e li riaprii, senza alcun risultato.
Avrei tanto sperato che funzionasse, proprio come nei film, ma lì, in quel momento, era tutto reale. Stava accadendo davvero. O meglio: cosa stava accadendo?
La testa iniziò a dolermi terribilmente, un rumore sordo nelle mie orecchie. Il fiato mi si bloccò nei polmoni, le palpebre paralizzate.
I miei muscoli non rispondevano più ai comandi.
Il cuore stava rallentando i battiti in maniera disumana.
Panico.
Stavo soffocando; l’ultimo respiro mi si mozzò in gola, poi fu come se mi catapultassero in un altro mondo. Come se qualcuno mi avesse dato un gran spintone.
Tutto tornò alla normalità, o quasi: di colpo si era fatta notte fonda; non mi trovavo più a pochi metri da casa mia, bensì in una sperduta foresta, che onestamente non avevo mai notato prima da quelle parti. Né Dan me ne aveva parlato. Non mi trovavo più a Tynson, questo era certo.
Iniziai a correre.
Non seppi perché lo facessi, ma le mie gambe mi spingevano a farlo.
Le “sue” gambe, mi spingevano a farlo.
Quella non ero io, cioè, era il mio corpo, ma qualcun altro lo stava comandando.
Cosa diavolo stava succedendo? Dove mi trovavo? Perché?
Poco a poco il terrore si inoltrò nella mia testa. Il “suo” terrore.
Sentii l’angoscia, il panico, l’enorme paura di non farcela, e di morire.
Non fare cosa? Perché dovevo morire?
Avvertii tanto dolore, troppo. In quel momento avrei voluto gridare, ma la mia bocca non accennava a farlo.
Mi sentivo ferita. D’animo e fisicamente.
Pian piano mi accorsi di quanto faceva male la mia gamba sinistra e la mia spalla.
Le sentivo tirare enormemente; sentivo la carne muoversi dentro e schiacciare sulla ossa.
Già, le ossa… dovevano essere la cosa ridotta peggio. Probabilmente erano rotte.
Cosa mi era successo? Chi mi aveva fatto questo? Perché?
Sentivo il fiato mozzarsi in gola, il cuore pronto a scoppiare. Io pronta a scoppiare. Avrei potuto piangere tanto da creare un’onda e spingere via il Titanic dall’iceberg a cui andava incontro. Ero perfettamente capace di farlo.
Ma perché dovevo piangere? Perché tutto quel terrore? Cosa stava succedendo? Perché stava succedendo?
Mentre quel corpo non accennava a fermarsi, tutte le domande mi si bloccarono nella testa.
Fu come se mi catapultassero in un altro mondo. Come se qualcuno mi avesse dato un gran spintone.
“ Hope! HOPE! Rispondimi ti prego! “
Aprii lentamente gli occhi.
Tutte le sensazioni di poco fa svanirono, lasciandomi finalmente padrona delle mie emozioni e dei miei muscoli.
Un’ondata di luce mi travolse, costringendomi a socchiudere leggermente le palpebre.
Fui attirata da dei bellissimi fari blu luminosi, proprio davanti a me.
Poco a poco mettei a fuoco la situazione e riconobbi Dan: “ Il ragazzo dagli occhi di luce. “
Il viso pallido e terrorizzato, naturalmente niente a che vedere con l’espressione che dovevo avere io in quel momento.
“ Hope! Finalmente! Che ti è successo? “ mi domandò preoccupato, aiutandomi ad alzarmi in piedi.
Per fortuna mi trovavo esattamente dietro l’angolo della via principale, dove di solito non passava mai nessuno.
“ Vorrei saperlo anch’io! “ fui sorpresa del poco tempo che ci misi per riprendere coscienza, tanto da poter gridare tutto il mio terrore. “ Ho… visto cose strane. “ mi limitai.
Dan mi rivolse un’espressione stranita:
“ Cose strane? Spiegati meglio… “ mi invitò. Il suo viso però tradiva qualcosa di più. Una sensazione che non riuscivo a cogliere.
Mi massaggiai le tempie, ancora un po’ doloranti dopo tutto quello che era successo.
“ Ho visto il tempo bloccarsi all’improvviso. Mi è sembrato di entrare in un altro corpo. Non so cosa sia successo, né perché, ma di sicuro niente di normale. E’ stato … strano. “ spiegai, senza soffermarmi troppo sui dettagli. Sicuramente mi avrebbe presa per una pazza, avrebbe potuto rinchiudermi in un manicomio, ma non lo fece:
“ Forse è stato il caldo. Di primo mattino non scherza. Magari sei svenuta e… “
“ Dan, era tutto vero! “ lo fermai, con l’espressione più convincente possibile.
Lo vidi mordersi il labbro inferiore e abbassare lo sguardo.
“ A cosa stai pensando? “
“ Ok, senti, forse so quello che è successo. E credimi, non ti piacerà. “
CONTINUO A 2 RECENSIONI!



 
  
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