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Autore: _Trixie_    03/12/2013    15 recensioni
Quando un cuore si spezza, il mondo crolla lentamente in mille, piccoli pezzi, che non sei più in grado di mettere insieme.
Quando un cuore si spezza, non c’è nulla, che possa aiutarti a sopravvivere.
Quando un cuore si spezza, ogni speranza scivola via, lasciandoti impotente e sconfitta.
Ma, forse, quando un cuore si spezza, hai solo bisogno di ritrovarne l’altra metà, anche se questo dovesse significare attraversare quella sottile linea che divide la vita dalla morte.
[SwanQueen, lievi lievi spoiler terza stagione, seguito di “Quattro volte in cui Emma e Regina furono felici e la quinta in cui non lo furono”].
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Daniel, Emma Swan, Henry Mills, Regina Mills, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'This is your heart, can you feel it?'
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Personaggi: Emma Swan, Regina Mills, Henry Mills, Daniel (Biancaneve | Mary Margaret Blachard, Tremotino | Signor Gold, Principe Azzurro | David Nolan, Belle)
Pairing: Swan Queen (Rumbelle, Snowing, Oneside!StableQueen)
Tipo di coppia: Femslash (Het)
Rating: Arancione
Generi: Triste, sentimentale, romantico
Note: What if?
Avvertimenti: Spoiler!
Introduzione: [SwanQueen,  lievi lievi spoiler terza stagione, seguito di “Quattro volte in cui Emma e Regina furono felici e la quinta in cui non lo furono”].
Quando un cuore si spezza, il mondo crolla lentamente in mille, piccoli pezzi, che non sei più in grado di mettere insieme.
Quando un cuore si spezza, non c’è nulla, che possa aiutarti a sopravvivere.
Quando un cuore si spezza, ogni speranza scivola via, lasciandoti impotente e sconfitta.
Ma, forse, quando un cuore si spezza, hai solo bisogno di ritrovarne l’altra metà, anche se questo dovesse significare attraversare quella sottile linea che divide la vita dalla morte.

 
 
Quando un cuore si spezza
 
  
 
I. La morte di Regina
 
 
 

Era ormai notte fonda e Henry si trovava da solo in casa. Dove erano Emma e Regina?
Il giovane guardò ancora l’orologio, la paura gli attanagliava le viscere, un cupo presentimento serpeggiava nel suo animo. Emma e Regina non sarebbero mai sparite senza nemmeno avvisare, lo avrebbero chiamato, avrebbero lasciato un biglietto. A meno che non fosse successo qualcosa di spaventoso. E poi c’erano quei cocci di vaso a terra…
Henry, il cuore nel petto che batteva all’impazzata, compose il numero di casa dei nonni. Non sapeva a chi altro chiedere aiuto.
«Pronto?» rispose la voce assonnata e confusa di David.
«Nonno, sono Henry».
«Henry?» urlò l’uomo e il ragazzino riuscì ad udire l’eco spaventato della voce di Mary Margaret attraverso il telefono. «Tesoro, stai bene?»
«Io sì, nonno, ma credo sia successo qualcosa alle mie mamme. Non sono in casa e c’è un vaso rotto a terra. Non so cosa fare, nonno, per favore-»
«Henry, chiuditi in casa. Stiamo arrivando».
 
«David, cosa credi che possa essere successo?» domandò Mary Margaret salendo in auto.
«Non lo so. Avvisa Neal. Digli di chiamare Gold» rispose l’uomo, lanciando il proprio cellulare alla moglie. La donna lo prese al volo, ma le sue mani tremavano.
«Credi che Gold ci aiuterà?» chiese poi, scorrendo la rubrica alla ricerca del numero di Neal.
«Da quando siamo tornati dall’Isola sembra che la sua famiglia gli stia a cuore più di ogni altra cosa al mondo» annuì David. Aveva messo in moto l’auto, senza nemmeno allacciarsi la cintura. Ma non c’era tempo.
«Vedrai che Emma e Regina stanno bene, tesoro, Emma se la sa cavare».
«Se Gold non ci aiuta… è l’unico che sappia usare la magia oltre a- Oh, Neal, grazie al cielo!» Mary Margaret interruppe brutalmente la frase a metà, sentendo la voce di Neal che rispondeva assonnato all’altro capo del telefono.
David la sentì spiegare la situazione in modo concitato, ma non distolse mai gli occhi dalla strada. Non aveva mai guidato tanto velocemente in vita sua e aveva il terrore di commettere qualche sciocchezza e causare un incidente. Ma quel terrore non era nulla in confronto a quello che provava per Henry e Emma.
«Neal, per favore, manda tuo padre alla ricerca di Emma e Regina» disse Mary Margaret, mentre la casa del sindaco, con ogni singola luce accesa, compariva in lontananza, stagliandosi contro il cielo buio di Storybrooke.
 
Fu il signor Gold a trovarla, accasciata sul corpo di Regina, che sembrava divenire sempre più freddo ad ogni istante che passava. Emma non si accorse nemmeno della sua presenza se non quando l’uomo si chinò di fronte a lei, mettendole una mano sulla spalla.
La ragazza alzò gli occhi, arrossati dal pianto, calde lacrime scendevano lungo la curva delle guance, un linea sottile di acqua salata che le bruciava la pelle come se fosse fuoco.
«Emma». 
L’aveva chiamata il signor Gold, ma lei a stento lo sentiva, non aveva nemmeno capito che cosa avesse detto, la sua voce sembrava giungere da lontano, distorta dalla sofferenza che stava provando.
«Emma».
Tentò di nuovo il signor Gold, ma lo sceriffo ormai si era già dimenticata della sua presenza.
Quel dolore la stava divorando dall’interno, quel dolore stava facendo a pezzi la sua anima, senza pietà, e non lasciava posto ad altro che non fosse nuova sofferenza, non lasciava posto ad altro che non fossero le labbra esangui di Regina, quelle stesse labbra che aveva baciato e amato, di cui aveva tracciato il contorno con le dita. E quel sorriso, quella curva che la bocca di Regina conservava, faceva infuriare Emma. Lo odiava quel sorriso, perché non c’era motivo di essere felice, non c’era davvero alcun motivo. Regina era morta, dannazione, morta!
«Emma».
Il signor Gold si spostò, le mise le mani attorno alle spalle, il bastone schiacciato tra il braccio e il fianco, facendo pressione perché lei si alzasse.
«Emma, non puoi rimanere qui, fa troppo male».
«Farà sempre male».
Gold trattenne il respiro, non si aspettava una risposta dalla ragazza e, di certo, non si aspettava quel tono. La sola voce di Emma aveva il potere di fare male, il dolore che quella ragazza stava attraversando, il dolore che quel cuore stava cercando di sopportare, era un dolore che Gold conosceva fin troppo bene. Era una voce che aveva sentito sfuggire da molte labbra tremanti. L’aveva sentita dalla giovane Regina, l’aveva sentita da Biancaneve, dal Principe, da Milah, da Uncino e soprattutto l’aveva sentita da sé stesso.
Quella voce proveniva dall’abisso in cui si cade nel momento in cui credi di aver perduto il tuo Vero Amore. E, sfortunatamente per Emma, la sua era una certezza.
«Lo so. Ma adesso lasciala andare, Emma» disse Gold, quando riuscì a controllare la voce a sufficienza perché le sue parole non tremassero, come gli tremava il cuore al ricordo di quando credeva di aver perso Belle.
«Emma, lasciala andare, vieni con me. Henry ti sta aspettando».
Nuovi singhiozzi scossero il corpo della ragazza, nuove lacrime bagnarono il suo viso e il petto senza vita, ma innocente, di Regina.
Henry.
Emma gemette.
«Maledizione, Regina, maledizione» singhiozzò Emma, stringendo con forza la camicia della donna. «Sei una dannata egoista. L’hai reso orfano, Regina, l’hai reso come noi. Orfano, Regina, orfano» continuava a ripetere, senza sosta, senza che il signor Gold trovasse il modo di calmarla.
Orfano.
Sembrava che tutti, in quella maledettissima città e in particolar modo in quella che era diventata la loro famiglia, fossero destinati a perdere la madre, in un modo o nell’altro.
Il signor Gold lasciò la presa sul corpo di Emma, la cui voce chiamava il nome di Regina senza sosta, accompagnato dalla parola orfano.
L’uomo sospirò, le braccia rassegnate lungo i fianchi, le spalle abbassate, in segno di resa.
Gold non avrebbe mai voluto arrivare a quel punto, ma chiaramente non c’era altro modo per risolvere la faccenda. Stesa una mano sopra il capo di Emma, mormorò una frase breve e coincisa, la magia, che in quel posto sembrava ristagnare in attesa di essere sfruttata, fluì dalla sua mano alla mente della donna.
Emma sentì un calore improvviso irradiarsi dal suo cervello al resto del corpo, un torpore che le invase le membra, appannandole la vista, lasciandola stordita.
Regina è morta, Regina è morta, martellava il suo cervello, mentre il signor Gold la aiutò ad alzarsi e la guidò lontano dal suo Vero Amore.
Emma non voleva, perché Regina è morta, ma non trovava la forza di opporsi a tutto quello.
Regina è morta.
 
«Pronto?»
Mary Margaret rispose immediatamente al telefono.
«Emma è con me» rispose Gold, che stava guidando verso Storybrooke. Sentì un sospiro di sollievo sfuggire alle labbra della donna.
«Come sta? È ferita? E dove è-?»
«Regina è morta, Biancaneve» disse il signor Gold con voce dura. Accanto a lui, Emma, abbandonata sul sedile del passeggero, ripeté le sue parole in un sussurro.
«Regina è morta».
Dall’altro capo del telefono nessuno rispose.
«Dove devo portare la ragazza?» chiese infine Gold.
«A casa sua, Tremotino» rispose la donna.
L’uomo annuì e chiuse la chiamata, poi svoltò in una stradina laterale. Una piccola scorciatoia verso la casa di Regina, Emma e Henry. Beh, ormai, solo di Henry e Emma.
 
«Allora?» chiese David, non appena la moglie chiuse la telefonata.
Erano tutti seduti attorno al tavolo della cucina, con tazze di fumante cioccolata tra le mani che nessuno si era sentito in grado di bere. Henry giocherellava distrattamente con il cucchiaio, appoggiato a Belle che lo stringeva a sé maternamente, accarezzandogli i capelli e ripetendogli che sicuramente non c’era motivo di spaventarsi.
Neal si teneva la testa tra le mani e la alzò solo per sentire la risposta di Mary Margaret, la quale non riusciva a fare altro se non guardare gli occhi di David e stringerne la mano.
Non poteva, semplicemente non poteva dirlo, non riusciva nemmeno a pensarlo, doveva aver capito male perché, davvero, Regina non poteva-, lei non-.
Le sue labbra iniziarono a tremare, così prese un respiro profondo, il panico nei suoi occhi dovette essere evidente, perché David rafforzò la presa.
«Nonna» la chiamò Henry e Biancaneve scoppiò a piangere. Non poteva dire a suo nipote che sua madre era morta, non ne aveva la forza, lei non poteva.
Neal si alzò in piedi di scatto, lanciando a terra la sua tazza e macchiando pavimenti e mobili di cioccolata.
Belle strinse più forte a sé Henry, in un gesto di protezione.
Il ragazzino non si accorse nemmeno di quello che stava accadendo intorno a lui, perché la sua attenzione era completamente concentrata su Mary Margaret.
«Nonna. Cosa è successo alle mie mamme?»
Biancaneve fece un gesto di diniego la testa, i singhiozzi continuavano a scuoterne l’esile figura.
Il terrore aveva invaso l’animo di tutti loro, i muscoli di Neal tremavano, nell’evidente sforzo di non prendere a pugni qualsiasi cosa o persona gli capitasse sotto tiro.
«Giuro che se quella strega ha fatto qualcosa a Emma, io-».
«Non mi ha fatto niente».
La voce innaturale di Emma, che era entrata in casa accompagnata dal signor Gold, richiamò l’attenzione del piccolo gruppo. Belle lasciò la presa su Henry, che corse immediatamente a rifugiarsi tra le braccia di Emma, seguito a ruota da Mary Margaret e David.
Neal rimase paralizzato, mentre Belle cercava l’abbraccio di Tremotino. Gliel’aveva letto nello sguardo, che qualcosa non andava. Dove era Regina?
Emma sembrava prestare attenzione solo ed esclusivamente a Henry, del tutto insensibile alle dimostrazioni di affetto dei suoi genitori. L’incantesimo che Gold le aveva fatto stava svanendo lentamente.
«Dove è la mia mamma?»
Domandò infine Henry. Emma chiuse gli occhi, il viso divenne pallido e David la sostenne, temendo che potesse avere un mancamento, fino a farla sedere su una sedia attorno al tavolo. Henry la seguì, senza mai lasciarne la mano e si fermò accanto a lei.
Mary Margaret continuava a piangere, le braccia forti di David si avvolsero attorno a lei, che immerse il viso nel suo petto.
Emma rimase in silenzio a fissare Henry e il bambino ripeté la domanda.
«Dove è la mia mamma?»
Ancora silenzio.
«Emma, se…» tentò Tremotino, ma lo Sceriffo fece segno di no con la testa, una nuova ondata di dolore si stava riversando nel suo animo, nuove lacrime stavano per sfuggire dai suoi occhi.
Ma doveva essere lei a dire al loro bambino che aveva perso un genitore, forse il più importante della sua vita.
«La tua mamma ha fatto una cosa molto coraggiosa, Henry, la cosa più altruista che potesse fare» iniziò Emma, la voce rotta del pianto. «Ma questo le è costato molto, tesoro, lei…»
La voce di Emma tremò. Dirlo ad alta voce l’avrebbe reso talmente reale… dirlo ad alta voce l’avrebbe annienta. E con lei Henry.
Il bambino si lasciò cadere tra le braccia della madre, singhiozzi a scuoterne il giovane corpo, disperazione e dolore iniziarono a scorrere nelle sue vene. L’aveva capito, aveva capito che cosa era successo, ma non voleva crederci.
«Dove è la mia mamma?» continuava a ripetere tra i singhiozzi, soffocando il respiro nel collo di Emma.
«La tua mamma è morta, Henry» disse Emma e il mondo crollò.
 
Regina Mills giaceva sdraiata, con gli occhi chiusi e la bocca lievemente incrinata in un sorriso. Il volto era pallido, le labbra rosee si distinguevano appena. Il vestito che indossava, di quel rosso scuro che sembrava piacerle tanto, era stato incantato perché conservasse intatto il corpo di chi lo indossava. Le mani, intrecciate, stringevano una fine catena d’argento, in cui erano infilati due sottili anelli, identici, ciascuno dei due con un volto che sembrava materializzarsi all’interno, come riflesso in uno specchio. Henry e Emma sorridevano, ciascuno nel proprio cerchio d’argento, tra le mani di Regina.
Attorno, quello che era stato il suo rifugio segreto era stato sistemato e riadattato, un complesso intrigo di specchi e cristalli, che moltiplicavano il volto e la figura di Regina all’infinito.
Il funerale della donna si era appena concluso. Non c’erano stati molti partecipanti e questo aveva riempito di rabbia l’animo di Emma.
Regina meritava di essere pianta, maledizione, e anche se lei ormai aveva pianto ogni singola lacrima in nome di quella donna e se anche lo aveva fatto Henry, le loro lacrime non bastavano per Regina Mills e non sarebbero mai bastate tutte le lacrime di questo e di ogni altro singolo mondo.
Aveva causato molto male, è vero, ma la colpa era davvero stata sua?
Provate voi a voler amare, avrebbe voluto gridare Emma, provate, per poi scoprire che non potete farlo.
I pochi partecipanti al funerale si congedarono ad uno ad uno dopo la funzione, porgendo le loro condoglianze ad Emma e Henry. I due, immobili accanto al feretro di una donna che non riuscivano a smettere di amare, annuivano con aria assente, mentre Mary Margaret e David si preoccupavano di rispondere adeguatamente.
«Emma».
La ragazza sussultò. Dopo quella notte terribile, il suo corpo reagiva con orrore ogni volta che il signor Gold la chiamava con il semplice nome di battesimo.
Emma deglutì.
«Ti volevo solo dare questo. A te e a Henry» rispose Gold. «L’idea è di Belle» aggiunse, indicando con la mano la ragazza accanto a lui. Nonostante tutto quello che Regina le aveva fatto, Belle sembrava provare un dolore sincero per la morte della donna. Forse, dipendeva dal fatto di sentirsi tanto simile a Emma nell’amare una persona dal passato terribile.
Lo sceriffo non si mosse, ma Henry alzò gli occhi dal volto di sua madre per afferrare la scatolina di legno che il signor Gold gli porgeva.
Il ragazzino la aprì, tirando su con il naso e un debole sorriso gli illuminò il volto.
«Guarda, mamma» disse Henry.
Al suono della voce del figlio Emma reagì. Henry sembrava l’unica cosa in grado di tenerla ancorata alla vita.
Tra le mani, il bambino teneva due collane, ciascuna con un sottile cerchio d’argento come ciondolo. Erano collane identiche a quella che Regina stringeva tra le mani, ma all’interno non brillavano i volti di Emma e Henry, ma di Regina stessa.
«Grazie» disse Henry, guardando prima Belle e poi Gold. Entrambi annuirono e si mossero per allontanarsi, ma la voce di Emma li trattenne.
«Perché ti stai preoccupando tanto per lei, Gold?»
L’uomo abbassò lo sguardo, strinse la presa sul suo bastone.
«Se avessi avuto una figlia, avrei desiderato che fosse Regina».
 
 



NdA
E quindi eccoci qui, con il primo capitolo di questo seguito, il che è di per sé un evento, comunque… :D
Sì, riguarda completamente – o quasi – Emma, ma no, Regina non è scomparsa, perciò ritornerà ;D
E se ve lo state chiedendo, non sarà affatto tipo Ghost, diciamo piuttosto che né Emma né Regina amano andare tanto per il sottile ;D
Fatemi sapere se questo capitolo vi è piaciuto, ci vediamo la prossima settimana!
Trixie. 
   
 
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