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Autore: KlauriciaShipper    03/12/2013    0 recensioni
Hunter!Klytia Angel!Mauricia. Kly sta per rimanere uccisa in uno scontro contro un demone. Ma il suo angelo custode non permetterà che questo accasa
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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-Am I an Angel, Am I a Moster?-

 

Mauricia dovette fare i conti con l'essere diventata umana senza preavviso. Non capiva perché tutto quello che prima era così ordinario, così insensato di colpo iniziasse a ferirla.

Il tempo non era più dalla sua parte, la debilitava. Le faceva sentire la fame, la stanchezza, il freddo ed ogni altra singola sensazione. Ogni singola, minuscola emozione la dilaniava come se la stessero aprendo lentamente.

Aveva ucciso un uomo, infranto gli ordini, disubbidito al suo creatore ed aveva perso la grazia.di conseguenza, nel preciso momento in cui il cuore del ragazzo si era fermato.

Ma dire che Mauricia era dispiaciuta era dire troppo.

Era terrorizzata, certo, ma non aveva rimpianti. Aveva indagato, in quei giorni.

Klytia era fidanzata con quell'uomo da anni. Non tutti i cacciatori si scelgono un compagno, ma loro avevano deciso di condividere il rischio, nonostante preferissero lavorare da soli.

La morte del ragazzo era stata veloce. Le era bastato entrare nella sua camera in silenzio mentre lui era nella doccia e presentarsi come se niente fosse.

Gli aveva detto di essere un angelo un solo istante prima di frantumargli la testa contro il muro, sentendo le ossa del cranio incrinarsi fino a rompersi.

Gli umani erano così fragili. Del resto anche alla sua cacciatrice bastava solo che qualcuno staccasse una spina per un po' per farla morire. Una spina e niente di più. La piccola flessione di un polso e la sua vita sarebbe stata spezzata.

Ma Mauricia non lo avrebbe permesso. Mai.

Nessuno più avrebbe toccato la sua cacciatrice.

 

-

 

Il giorno in cui la ragazza aprì gli occhi Mauricia era nella mensa dell'ospedale con il suo blocco da disegno su cui giocava ancora con i tratti del volto della giovane.

Aveva gli occhi aperti ed un sorriso che sapeva non le avrebbe mai rivolto sulle labbra.

L'ex angelo ne accarezzò i contorni una volta terminato, prima che un dottore giovane, con degli occhi verdi da far male la andasse a chiamare e le dicesse quello che aspettava di sentire da settimane. Klytia si era finalmente svegliata.

Entrando nella stanza vide gli occhi della cacciatrice sondare la stanza e rivolgersi a lei, bruciavano sulla pelle quegli occhi da tanto che erano incerti, e belli e spaventati.

Mauricia si avvicinò a lei e le disse che andava tutto bene, le raccontò la storia, le disse di averla salvata, che era un angelo e che non doveva preoccuparsi di niente. Tergiversò sul fatto di essere umana in realtà, negò che chiunque altro fosse venuto a trovarla e vide una speranza morire negli occhi di quella cacciatrice.

Le baciò la fronte, la ascoltò piangere, troppo stremata per contenersi, le accarezzò i capelli che erano appena allungati e molto scompigliati. Si prese cura di lei finché non fu in grado di uscire dall'ospedale sulle sue gambe. Il giorno in cui Klytia venne dimessa sul suo comodino c'era un blocco da disegno pieno di immagini di lei, del suo viso, del suo corpo, immagini che andavano migliorando, che erano sempre più vicine.

Prima di andarsene la cacciatrice si sedette sul letto a guardare quei disegni e si osservò sorridere, si osservò così immortalata dalla mano di qualcuno che doveva ammirarla davvero. Si accorse che all'incirca a metà del blocco c'era una macchia di sangue e guardò il cellulare con le ultime ventisette chiamate al proprio ragazzo, tutte senza risposta. Nemmeno un messaggio.

Klytia non ci stava ad essere abbandonata così e senza l'angelo al seguito andò a cercare il suo ragazzo.

 

Lo trovò due giorni dopo, sottoterra in un cimitero. La foto sulla tomba era vecchia di anni, il nome brillava troppo e non c'erano fiori.

Klytia non pianse. Rimase solo a guardare quella lapide tremando dal freddo e di rabbia.

Iniziava a nevicare.

 

 

Quando Klytia si voltò sentì un fruscio e riconobbe anche solo l'ombra di Mauricia, l'angelo che non era più un angelo. La guardò negli occhi stringendosi nella giacca. Gli occhi della ragazza sembravano aver visto migliaia di morti, guerre e nascite, sembravano vecchi di anni, di millenni avrebbe osato dire l'altra.

Quelli di Klytia invece erano furenti, giovani, inconsapevoli quasi, ma quando l'angelo abbassò lo sguardo sul nome dietro alla castana, lei capì, e ricollegò la piccola goccia di sangue su quel disegno troppo bello per essere tracciato da mani umane.

Un tremito di rabbia scosse la cacciatrice che rimase stoica al suo posto mentre Mauricia si sfilava lentamente la giacca, posandogliela sulle spalle.

“Prenderai freddo, cacciatrice” Sussurrò mentre una lieve nuvola di condensa le usciva dalle labbra

“Voi angeli siete tutti dei figli di puttana o tu sei un'eccezione?” Rispose l'altra con voce sicura, lasciando cadere a terra la giacca che le era stata posata sulle spalle.

Mauricia non rispose, sorrise soltanto finalmente consapevole di come sarebbe andata a finire. Certo, le aveva salvato la vita, ma quante altre ne aveva spezzate? Non solo quella di quel ragazzo colpevole solo di amare la cacciatrice, ma anche quella dei loro possibili figli, del futuro che non avrebbero avuto insieme, di tutto quello che lei, in un momento di gelosia, di rabbia, di cecità le aveva tolto come se non ne portasse nemmeno la responsabilità.

Klytia tirò fuori una pistola dalla propria giacca e la puntò alla tempia dell'altra, continuando a tremare senza controllo.

“Quello che mi fa davvero incazzare è che anche volendo, non posso ucciderti.” sussurrò guardandola negli occhi con odio. Mauricia sorrise e scosse appena la testa. Non aveva paura di morire, anche se ormai era una mortale. Alzò lentamente una mano e la posò sul viso pallido ed infreddolito della cacciatrice, non fece caso alla pistola, non le importava più di niente ormai.

Colse un bacio dalle sue labbra come si coglie un fiore, mentre lei restava immobile, come paralizzata. Poi l'angelo seguì la sua guancia, la sua spalla, il suo braccio, arrivò all'impugnatura della pistola, sempre puntata dritta contro la propria fronte.

Sorrise alla cacciatrice.

“Noi angeli siamo stupidi a volte. Lasciamo che voi umani ci rendiate fragili. Perdonami.” sussurrò un attimo prima di premere il grilletto.

 

La ragazza dai capelli biondo cenere cadde a terra, il viso orribilmente squarciato da quell'esplosione così a bruciapelo. La cacciatrice rimase solo in silenzio a guardare, in stato di shock, senza riuscire a credere ai propri occhi.

Aveva ucciso la sola persona che sembrava amarla, anzi, l'aveva vista suicidarsi senza un motivo preciso.

Forse mauricia non se l'era sentita di restare umana, di vivere soggiogata al tempo, alle malattie, alla vita ed alla morte. Forse l'angelo che aveva perso la grazia per amore si era sentito schiacciato da tutto quello che stava sentendo, forse era solo senso di colpa, vigliaccheria. Forse non voleva costringere Klytia a scegliere tra il ricordo di un ragazzo morto ed una ragazza folle d'amore.

Tutto ciò che Mauricia sapeva, nell'istante prima di morire, era che capiva Jimmy. Capiva perché era morta con il sorriso sulle labbra pensando a quella donna che la aspettava a casa. Capiva perché anche la morte che era lo spettro più grande degli essere umani impallidiva davanti alla forza di quello che chiamavano amore. L'angelo aveva capito tutte quelle cose in quell'istante in cui sapeva di poter morire, che non avrebbe visto Klytia invecchiare ed andarsene senza poter far niente, che era mortale. Mauricia aveva capito che non gli importava vivere o morire, non gli importava di essere diventata umana. Adesso Kly sapeva la verità,. Aveva assaggiato le labbra dell'angelo almeno una volta, ed avrebbe voluto riassaggiarle, mentre si inginocchiava nella neve con gli occhi pieni di lacrime di fronte al cadavere di quello che un tempo era stato un essere immortale. E mentre la neve si tingeva di rosso, mentre quel candore che sembrava divino provava a riaggiustare una scena così tragica, ma così indiscutibilmente poetica, la cacciatrice iniziò a piangere davvero, sola.

 

 










N.d.A.
Non ho idea di come effettivamente gli angeli diventino umani quindi sorry. -NON- mi dispiace per l'angst.
Lista ILYSFM and may the disagio be always by our side
  
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