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Autore: Allyn    04/12/2013    6 recensioni
Per la vita o per la morte è una long che vede protagonisti Sasuke e Naruto, in un universo alternativo sono due ragazzi dell'ultimo anno di superiori, Sasuke con il suo passato ricco di dolore, tessuto in una trama di sangue e follia, Naruto invece con molta sofferenza alle spalle eppure carico di una voglia di vivere contagiosa. Le loro vite si incroceranno, scatenando così una serie di eventi e di cambiamenti in entrambi... fino all'epilogo di questa storia, con una corsa disperata contro il tempo, con il cuore pronto a esplodere nel petto, nel tentativo di uno di raggiungere l'altro, che sia per la vita, o per la morte.
Nella speranza che vi piaccia!
***
Sasuke mi guardò, senza dir niente, fissò il rosso che tingeva la mia pelle, guardò dentro i miei occhi, scrutò, forse alla ricerca di qualcosa per cui urlarmi contro.
Provò a ritrarre la mano, ma la trattenni a me, stringendola, facendogli male là dove la ferita pulsava.
“Non mandarmi via” Pregai.
Le lacrime vicino ai suoi occhi non si erano ancora asciugate.
“Non mandarmi via” Lo abbracciai, tenendo ancora stretta la sua mano nella mia, sporcandomi di rosso la maglietta.
***
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun contesto, Contesto generale/vago
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Eccomi, prestissimo! Sono stupita di me stessa.

Capitolo un po’ violento, mi dispiace ma ultimamente è così (Come la nuova FIC su HASHIRAMA E MADARA <3). Per chi temeva la rabbia del nostro temepapera...beh, ci avete azzeccato, diciamo che la sua reazione è esagerata...Sasuke, una corda tesa, un ragazzo pieno di dolore...Naruto, come sempre...lì a sorbirsi le sue manie da psicopatico...ok, bando alle scemate... Si spera di poter leggere un qualcosa di profondo in questi pg, la rabbia di un ragazzo che si sente finito, pieno d’odio, rovinato dal fratello, dal destino di follia che ha macchiato la sua famiglia...Naruto arriva, tutto allegro e pimpante, pretende di salvarlo, di regalargli, gioia, compagnia, affetto(amore...aahaha anche se lo nega a se stesso)...Ok, basta, smettiamola!

 

Capitolo 5

Sasuke mi guardava in silenzio, avvolto in un accappatoio chiaro, gli occhi fissi su di me, poi sulla foto rovinata a terra.

Non sapevo cosa dire, mille pensieri, scuse, mi turbinavano in testa e poi il ricordo ancora freschissimo del suo corpo nudo sotto la doccia.

Pessimo, schifoso...ecco come mi sentivo, avevo tradito la sua fiducia, la muta richiesta di rimaner fuori dai suoi affari, a meno che non fosse stato lui a volermi far entrare.

“Io...” Balbettai, con una strana sensazione di bruciore agli occhi, la stessa che da piccolo mi obbligava a mordermi a sangue le labbra per non scoppiare a piangere.

Sasuke non disse niente, si avvicinò senza degnarmi di uno sguardo, raccolse i vetri da terra, con un lieve sussulto, due soli frammenti che non avrebbe potuto incollare più. Li poggiò sul comò assieme alla cornice di legno da cui estrasse la foto, che non guardò, ma che infilò velocemente in un cassetto.

“Mi...” Provai a dire, ma mi ammonì con un’occhiata, sistemandosi l’accappatoio e infilando le mani nelle tasche

“Non fare altri danni, ti prego” Sussurrò, mentre una chiazza rossa impregnava la spugna dell’indumento.

Mi precipitai verso di lui.

“Ti sei ferito” Mormorai, tirandolo per il braccio, costringendolo a mostrarmi il taglio.

Ritrasse di scatto la mano.

“Mi dispiace” Dissi.

Ma lui aveva occhi solo per il pavimento e per i suoi piedi nudi.

“Ormai il danno è fatto” Mugolò a bassa voce.

“Sasuke...io volevo solo conoscerti, poterti aiut-“

“Basta, basta! Volermi aiutare, volete tutti conoscermi, aiutarmi! Non c’è niente, non c’è nessuno da aiutare!” Gridò, le braccia che gli tremavano, gli occhi arrossati, eppure immobile.

“Mi dispiace” Dissi ancora.

“Sono stanco della gente come te...che aiuta gli altri per aiutarsi...tutti così gentili, mi avete stancato!” Lo disse in un sussurro che mi ferì più di mille grida.

Lo aiutavo, gli stavo vicino per aiutarmi? Era realmente così? Mi chiesi se fosse questa la verità, o se come me avesse creato mura impenetrabili di astio e di diffidenza.

Mi avvicinai, alzò lo sguardo, il volto pallido rigato dalle lacrime.

“Non volevo romperla...” Bisbigliai, con gli occhi che bruciavano forte. Gli presi la mano dalla tasca, sporcandomi le dita del suo sangue, sfiorai il taglio con i polpastrelli, il calore di quella ferita aperta, così simile a tutte quelle che collezionavo nel cuore.

Sasuke mi guardò, senza dir niente, fissò il rosso che tingeva la mia pelle, guardò dentro i miei occhi, scrutò, forse alla ricerca di qualcosa per cui urlarmi contro.

Provò a ritrarre la mano, ma la trattenni a me, stringendola, facendogli male là dove la ferita pulsava.

Non ero lì per aiutarmi. Non ero lì per un misero bisogno di compagnia...io volevo solo conoscerlo, volevo solo diventare importante per lui, qualcuno con cui parlare, qualcuno che mai più l’avrebbe fatto sentire solo, triste, con gli occhi persi fuori da una finestra.

“Non mandarmi via” Pregai.

Le lacrime vicino ai suoi occhi non si erano ancora asciugate.

“Non mandarmi via” Lo abbracciai, tenendo ancora stretta la sua mano nella mia, sporcandomi di rosso la maglietta.

Non rispose inizialmente all’abbraccio, si limitò a poggiare la testa sulla mia spalla, i capelli bagnati a solleticarmi le guance, poi i suoi singhiozzi, trattenuti...

Sasuke era tanto fragile?

“Ti comprerò una cornice nuova...” Gli dissi piano, carezzandogli la schiena attraverso la spugna dell’accappatoio, ispirando segretamente l’odore della sua pelle dopo la doccia.

“Non..non importa, ora vattene” La sua voce era diventata durissima, mi allontanò con una spinta.

Non capivo, sentivo solamente un dolore fortissimo nel petto, una voragine che si allargava.

“Vattene, sparisci, come devo dirtelo! Non ti voglio intorno!” Infierì con cattiveria, prendendo in mano la cornice oramai rovinata.

“Ti prego Sasuke...è solo una cornice, io...perdonami” Mi tremava la voce.

“Vattene”

Strinsi forte i pugni, guardai un’ultima volta la sua figura esile, tanto fragile avvolta nell’accappatoio, sedersi ed osservare la foto ancora integra dei genitori.

“Ci sono cose che non si possono riparare, Naruto...ora vattene, ti supplico”

Scesi le scale, ogni gradino una nuova lacrima sul viso, afferrai la giacca, mi infilai le scarpe e bagnai il suo pavimento immacolato con il mio pianto.

Uscii in strada, il vento si era placato, pioveva, lentamente, come il mio camminare.

Barcollai verso casa, aprii la porta, stanco, gli occhi gonfi e ancora tanta voglia di piangere, di urlare, di maledire la mia curiosità, di imprecare contro il dolore che provavo.

Non feci nulla di tutto ciò. Mi buttai sul letto, quando mi tolsi la giacca ripresi a piangere, il suo sangue l’aveva macchiata, vicino al cuore. Me la sfilai, gettandola in un angolo della stanza.

“Ti odio, ti odio!” Sputai in un singhiozzo, con il respiro affannato e la solitudine che mi schiacciava contro il materasso.

Perché tenevo così tanto a lui? Perché la sola idea di averlo perso, allontanato da me mi distruggeva?

Mi addormentai poco dopo, con le ciglia incrostate di sale e lacrime asciutte.

Sognai il suo viso, piangeva, suo fratello lo abbracciava e lui continuava a piangere, e io non potevo aiutarlo, non potevo stringerlo, era lontano, dietro un vetro che non riuscivo a infrangere; poi un altro sogno si insinuò nella mia testa, c’era sempre lui, questa volta sotto la doccia, il suo corpo nudo, bellissimo, fragile, le mani sporche di sangue.

Mi avvicinai, entrai nella doccia con lui, lavai via il rosso dalle sue dita che mi portai al viso, chiudendo gli occhi, mi aveva perdonato, perché sulle sue labbra prese forma un sorriso nuovo, sereno.

“Oh, Sasuke, perdonami” Gli sussurrai, prima di premere le mie labbra sulle sue, pianissimo.

Mi svegliai di soprassalto.

La mano infilata nei pantaloni.

Assecondai quella follia, presi a muovere piano le dita sulla stoffa vergognosamente tesa dei boxer.

Erano sue le mani che immaginavo, che vedevo nella mia testa. Cercai la mia pelle, caldissima, il sangue mi pulsava sotto il palmo della mano, la stessa che aveva sfiorato la sua, che si era macchiata del suo sangue rosso.

Mi toccai lentamente, scivolando nel ricordo della sua schiena, del suo sedere tondo e bianco.

Le sue labbra sottili, mi chiesi che sapore avessero, quale calore accogliente nascondesse quella bocca.

Fu facile ritrovarmi ad ansimare e poi a piangere poco dopo, mentre le mani mi si sporcavano di quel piacere sbagliato.

“Ti voglio” Ammisi.

***

“Naru, hai dormito?” Mi chiese Sakura, guardando il mio viso quel Lunedì mattina.

Mi voltai dall’altra parte, le braccia stese sul banco, osservai il suo posto, vuoto.

“Uchiha non è ancora arrivato, di solito fate la strada insieme no? Sta male?” Mi chiese.

Un bruciore familiare mi tormentò gli occhi, già rossi per le poche ore di sonno di quegli ultimi due giorni.

“Non lo so” Risposi laconico, poi mi alzai, diretto verso il bagno.

Lo vidi, avanzare a passo veloce nel corridoio, i capelli neri tirati indietro da una fascia scura, il fiatone, la tracolla sotto il braccio.

Mi mancò il respiro. Avevo passato gli ultimi due giorni a pensarlo, a preoccuparmi per lui, a desiderarlo segretamente, a desiderare di poter tornare indietro e limitarmi ad attenderlo in salotto, davanti a quel televisore enorme.

Mi morsi il labbro inferiore, lo vidi indugiare sul mio viso, scrutare le mie occhiaie, i lineamenti contratti.

“Buongiorno” Mi ritrovai a dire.

Mi passò accanto senza neppure rispondermi.

Scappai in bagno, scoppiai a piangere, come un bambino, come quando da piccolo gli assistenti sociali mi dicevano che non avrei dovuto fare a botte, che il maestro Iruka non mi avrebbe più tenuto con sé, se mi fossi comportato ancora male.

Cosa pensavo? Cosa volevo? Mi ero avvicinato a lui, attratto da quell’espressione persa, poi avevo voluto aiutarlo, avevo voluto scaldarlo, lui era un ragazzo, dove sarebbe mai finita una cosa del genere, cosa mi ero messo in testa?

Rimasi per tutta la prima ora barricato nel piccolo gabinetto, chiuso a chiave.

“Naru, stai bene?” La voce di Sakura mi sorprese.

“Non posso rimanere molto, questo è il bagno dei ragazzi, e...beh c’è puzza” Esclamò.

Sorrisi, Sakura, brava, dolce ragazza...dov’era finito il mio amore per lei? La mia cotta? Dov’era? Avevo sempre sognato che venisse a cercarmi, che mi volesse.

“Stai bene?”Mi chiese.

“Sì, tutto ok, tra poco torno in classe, grazie di esseri preoccupata, torna pure dentro” Le riposi.

Sentii i suoi passi allontanarsi. Feci un sospiro, poi la sua voce risuonò nel corridoio.

“Oh, scusa, Uchiha, avevo sbagliato porta” Incespicò.

Lui non le rispose, ma sentii le sue scarpe impattare contro il pavimento umido, l’acqua del rubinetto scorrere.

Guardai sotto la porta del gabinetto, le sue caviglie avvolte dalla stoffa scura dei pantaloni della divisa, il piede destro battere nervosamente sulle piastrelle.

Sospirai, dovevo affrontarlo.

Uscii. Si voltò, si era tolto la fascia, i capelli scuri gli incorniciavano il viso in ciocche un qua e in là più lunghe, un paio di occhiaie livide sotto gli occhi carbone.

“Sasuk...” Provai ad avvicinarmi, ma si allontanò, per poi uscire dal bagno in uno scatto.

Presi a calci la porta, chiudendola con violenza, poi tornai in classe.

Mi obbligai a non guardarlo, a non cercare i suoi occhi, a stare attento durante la lezione, ma non servì a niente, tutti i miei pensieri vorticavano attorno a lui.

Non poteva odiarmi per una cosa simile, per una foto, perché avevo curiosato in camera sua!

All’inizio della ricreazione mi alzai e lo raggiunsi.

“Finiscila! Uchiha! Smetti di ignorarmi!” Gli dissi, guardandolo dritto in faccia.

Lui riprese tranquillamente a rileggere i suoi appunti.

“Non puoi comportarti così...non dopo tutto quello...” Mi interruppi, dopo tutto cosa? Dopo che avevamo passato quasi tutti i giorni assieme? Senza che lui mi parlasse mai di sé...capii che per tutto quel tempo il nostro era sempre e solo stato un rapporto a senso unico, dove lui si limitava ad adeguarsi a me, ma non dava mai niente di sé, mai...

“Uzumaki, sei stato tu a cercarmi, a chiedermi di essere amici, questo desiderio non è mai provenuto da me”

Una coltellata avrebbe fatto meno male. Perché si stava comportando così? Mi disprezzava tanto da dirmi tutte quelle cattiverie?

“Sei uno stronzo, ecco cosa sei! Uno stronzo egoista!” Sillabai piano, anche se un paio di ragazzi si voltarono a guardarci.

“Ok, adesso sparisci” Mormorò posando i suoi appunti sul banco.

“Affrontami, cazzo! Hai intenzione di buttare tutto per una stupida fotografia?” Alzai la voce.

“Tutto cosa? Non me ne importa niente di te!”Aveva alzato anche lui il tono, ora le sue dita stringevano convulsamente una matita.

“Ti sei preso una cotta per me? Principessa?” Sputò cattivo, tutti lo sentirono, qualcuno sghignazzò.

Persi la ragione e gli sferrai un pugno sulla guancia.

Sasuke incassò in silenzio, poi si alzò dal banco, un sorriso folle che non gli avevo mai visto in faccia.

“Vuoi fare a botte? Finalmente avrai la tua sfida, no? Non era quello che volevi qualche tempo fa?” Rise.

“Diamo spettacolo!” Sputò in terra un po’ di sangue.

Lo avevo colpito così forte o si era morso l’interno delle guance fino a sanguinare?

“Io...” Balbettai, sentendo la sua presa sulla cravatta, farsi sempre più forte, fino a soffocarmi.

“Ehi, gente! Uzumaki si vuole tirare indietro, io dico che è un codardo!” Urlò.

Kiba si mise a ridere, Sakura ci guardò con l’aria afflitta.

“Naruto, non eri tu quello che voleva sfidarlo?!” Rise sempre il mio amico castano, sfoderando una schiera di denti appuntiti da cane.

“’Fanculo Kiba, stai zitto!” Sbottai.

Sasuke mollò la presa, poi mi sferrò un pugno nello stomaco.

Mi piegai in due dal dolore.

“Vuoi aiutarmi? Cosa volevi? Essere la mia nuova famiglia?” Sussurrò abbastanza piano, perché nessuno lo sentisse. Si era chinato per guardarmi in faccia, la guancia gonfia e arrossata spiccava sul suo viso bianco.

“Io...” Provai a rispondere tra una fitta di dolore e l’altra.

“Tu cosa?” Chiese, dandomi un altro pugno che incassai, crollando in ginocchio.

“Uchiha, smettila!” Urlò Sakura.

“Cosa ti è preso! Sei impazzito?” Piangeva, vedere il suo idolo comportarsi come un pazzo l’aveva turbata sicuramente, ma i suoi occhi verdi fissavano me, fissavano le mie lacrime mute.

“’Sta zitta, non sono affari tuoi!” Le rispose lui,

“Io volevo vederti felice” Ammisi gettando nel fango anche l’ultima goccia di dignità.

Un altro pugno in pieno viso. Mi prese a sanguinare il naso, le gocce rosse caddero sul pavimento della classe, assieme alle mie lacrime, ero in ginocchio di fronte al mio carnefice, di fronte alla persona che avevo preso a desiderare di più al mondo.

“Non mandarmi via” Mimai piano con le labbra, prima che un altro suo colpo mi atterrasse completamente.

Il Naruto di un tempo avrebbe combattuto, si sarebbe sporcato le mani, quello di ora rimaneva immobile, annichilito dai suoi stessi sentimenti.

“Uchiha! Lo hai ammazzato, ora dovremmo sorbirci un sacco di rogne, che noia!” Sentii sospirare Shikamaru.

Mi rimisi in ginocchio e mi alzai piano, guardai Sasuke dal basso verso l’alto, poi il suo viso.

“Sto bene” Dissi agli altri accompagnando le parole con un veloce cenno della mano.

Vedevo sempre meno dall’occhio destro, si stava gonfiando, e il sapore di ruggine e sale mi riempiva la bocca dandomi la nausea.

Allungai una mano verso Sasuke, che mi fissava, inorridito? Impaurito?

“Mi dispiace” Sussurrai sfiorandogli la guancia gonfissima, poi svenni.

***

Quando mi risvegliai ero in infermeria, l’aria odorava di disinfettante. Mi faceva male tutto, mi pulsava il naso, l’occhio, dal quale non riuscivo a vedere.

Mi tastai la faccia, scoprendo di avere due impacchi sul viso.

Sasuke mi aveva conciato per le feste, ma almeno avevamo parlato, più o meno.

Mi tirai a sedere sul lettino, trovai su un piccolo tavolo accanto alla mia postazione un bicchier d’acqua, lo buttai giù, sperando di cacciar via dalla bocca il sapore del sangue.

Iruka sarebbe stato fiero di me, mi dissi, non avevo risposto ai suoi colpi, neppure ad uno, anche se a dirla tutta ero stato io a colpirlo per primo.

Mi tornò addosso la tristezza di quel mattino, degli ultimi giorni. Sasuke non mi avrebbe più parlato.

Mi accorsi della sua presenza quando mi guardai intorno.

Dormiva con la testa poggiata sul fondo del mio letto, seduto su una di quelle scomode sedie in plastica.

Una morsa costrinse il mio stomaco a contrarsi dolorosamente.

“Sasuke” Lo svegliai, allungando le mani sui suoi capelli.

Aprì gli occhi, non si scostò dalla mia carezza e mi fissò, un cerotto sulla guancia.

“Mi hai sistemato per bene” Gli sorrisi.

Non rispose, poi mormorò: “Ci hanno sospesi entrambi per i prossimi due giorni”.

Scoppiai a ridere. “Vacanze gratis”.

Sorrise anche lui.

“Non avrei dovuto dirti quelle cose”.

“Nessun problema” Scrollai le spalle e provai a scendere dal letto, l’infermiera corse verso di me per aiutarmi.

“Voi ragazzi, ma cosa vi siete messi in testa!?” Brontolò, scuotendo il caschetto nero.

“Capita di litigare, no?” Volsi lo sguardo a Sasuke che rimase in silenzio sulla sua sedia.

“La preside vuole parlarti” Disse.

Annuii, seguendola nello studio della signorina Tsunade.

La donna mi accolse su un divanetto scuro, mi guardò con l’espressione scocciata poi esclamò.

“Cosa diavolo vi è preso?!”

“Niente” Risposi.

“Naruto, io capisco la tua situazione, capisco le difficoltà, ma...erano anni che non facevi a botte con qualcuno, cosa ti salta in testa?” Tsunade era una di quelle donne severe ma sempre presenti per i suoi alunni, quando ero entrato in quella scuola già conosceva la mia situazione, la storia di Iruka, degli assistenti sociali, si era preoccupata per me, mi aveva fatto sentire a casa, tra le mura di quell’ufficio.

“I tuoi compagni mi hanno raccontato della violenza di Uchiha...quel ragazzo, non mi ha mai convinto del tutto...capisco la sua situazione ma non giustifica le sue azioni, rischia l’espulsione, se vuoi...” Mi disse tristemente.

“Cosa?” Domandai.

“Sasuke non voleva, sono stato io a provocarlo!” Mi alzai in piedi di scatto, provocandomi un giramento di testa da record.

“Tu, non vuoi denunciarlo?” Mi guardò sorpresa la preside, scuotendo la testa biondo slavato.

“Sasuke non merita l’espulsione, la prego, non lo metta nei guai, è uno studente modello...la colpa è solo mia, l’ho istigato” Supplicai, sedendomi nuovamente.

Lei guardò le mie ferite, l’occhio coperto dalla benda, il labbro spaccato, il naso. Mi vergognai.

“Come desideri, siete sospesi per due giorni, è il regolamento” Sospirò.

“Non so cosa ti passi per la mente, Naruto... Quel ragazzo, cosa credi di fare?” Mi chiese. Sembrava più una madre che una preside.

“Anche se le vostre situazioni sono simili...voi siete diversi, profondamente diversi” Mi disse, preoccupata.

“Si sbaglia, io e Sasuke siamo uguali”

Mi alzai, congedandomi e raggiunsi l’infermeria. Raccolsi la tracolla e la giacca della divisa che mi infilai sotto il giacchetto.

Mi avviai verso casa zoppicando un po’ per il dolore alle costole, Sasuke ci andava giù pesante...

Mi chiesi cosa sarebbe successo, se saremmo tornati amici, anche se ormai avevo capito che per me lui non era mai stato solo un amico, sbuffai in preda all’ansia, poi lo vidi.

Lo trovai seduto sul pianerottolo, lo sguardo basso.

Buttai la tracolla a terra e mi chinai per guardarlo in viso. Colto da un attacco di pura follia sussurai:

“Ora puoi finirmi, nessuno ti fermerà, Sas’ke”

Poi mi sporsi avanti e lo baciai sulle labbra.

 

Ok! Ahaahah, questo capitolo è quello che per ora preferisco...beh...anche se non avete ancora letto il 6 (risata malvagia)

Spero vi sia piaciuto <3

   
 
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