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Autore: ki_ra    04/12/2013    4 recensioni
Dal I capitolo :
Non aveva mai amato, particolarmente il cioccolato, mai fino a quando non l’ aveva visto fondersi nei suoi occhi puri e profondi, sinceri come la sua anima.
Ogni volta che ne addentava un pezzo, gli pareva di baciarla. Non che l’ avesse mai baciata prima, ma si figurava così il sapore dei suoi baci: intenso e forte.
Così tratteneva il pezzo di cioccolato in bocca, lasciava che il calore del palato e della lingua lo sciogliesse lentamente, permetteva all’aroma di diffondersi, scendendo, attraverso la gola, fino in fondo allo stomaco, esattamente al centro del corpo, e manteneva quel retrogusto intenso e impercettibilmente amaro, per alcuni minuti, fino a che si dissolveva, costringendolo ad addentarne un altro.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jacob Black, Renesmee Cullen, Un po' tutti | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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~~Bentrovati!
Vi chiedo scusa per l’enorme ritardo con cui aggiorno questa storia. Purtroppo ho avuto dei problemi con il pc, che mi hanno impedito di farlo prima.
Spero che la lunga attesa non vi abbia fatto perdere la voglia di continuare a leggere …
Questo capitolo è un po’ particolare: io adoro i flashback, ma non mi piace descriverli come un ricordo dei protagonisti, come un racconto sul passato. Preferisco che siano una specie di missing moments, completamente slegati dal presente della storia.
Il nuovo capitolo è appunto questo: il momento in cui Jacob e Renesmee si sono scoperti uomo e donna, innamorati l’uno dell’altro.
Come sempre ringrazio coloro che seguono e coloro che commentano, nonché quelli che passano di qui per dare solo una sbirciatina! La vostra presenza, in qualunque modo si manifesti, è un piacere per me,
Un ringraziamento speciale lo devo a Princess_Alice per aver considerato la mia storia tra le migliori che abbia letto e per la sua recensione con la quale - Udite, udite!- l’ha segnalata per le scelte!
Spero, davvero, Alice, di non deluderti.
Vi lascio alla lettura e, spero di ricevere presto le vostre recensioni.


IX
 

Di come Renesmee Charlie Cullen e Jacob Black scoprirono l’amore.
 

Denali, Alaska.
La vigilia di Natale, sei mesi prima.

 

- Mi dici come fai? – biascicò Charlie, stringendosi le braccia intorno al corpo, cercando di riscaldarsi.
- Cosa? – chiese distrattamente Jacob, mentre fissava la facciata dell’enorme villa dei Cullen, le cui immense vetrate si aprivano tra pareti di pietra viva che, a loro volta, si facevano largo tra i ghiacci polari.
- Come fai a non avere freddo? – precisò, mentre si portava le mani chiuse a pugno davanti alla bocca per scaldarle col suo respiro gelato.
- Non credo che tu voglia saperlo davvero … - rise il ragazzo, guardandolo battere i denti.
- Neanche io … - confermò. - Però adesso entriamo, prima che mi si gelino anche i pensieri! – ironizzò, avvicinandosi alla villa.
Appena furono entrati, una zaffata inconfondibile ferì le narici del lupo. Era passato molto tempo da quando l’aveva sentita l’ultima volta, aveva perso l’abitudine a quell’odore di foglie marcescenti e melma dei suoi nemici, tanto che un conato di vomito gli risalì acido per la gola.
- Che diavolo ci fai qui? – lo accolse la voce alterata della vampira bionda.
- Sono felice anch’io di vederti, Rose! – controbatté, per nulla turbato,  il giovane.
- Non aspettavamo che Charlie … - commentò Edward, mentre Bella stritolava in un abbraccio caloroso il padre.
- Sorpresa! – sorrise ironico Jacob, allargando le braccia in un gesto teatrale.
- Mia nipote? – si informò Charlie entusiasta. – Dov’è la mia piccola Renesmee? – continuò, come un bambino alla ricerca del regalo che gli è stato promesso.
- Di sopra … - gli sorrise la figlia, tenendogli ancora le mani.
- Vado io … - precedette tutti Jacob, dirigendosi a grandi passi verso la scalinata. Il corrimano in legno intarsiato era completamente decorato da una ghirlanda di piccoli, profumati rami di pino e da mille palline di dimensioni diverse, disposte in grappoli dalle sfumature blu elettrico e bianco iridescente, esattamente come il resto del grande salone.
- Jacob … - lo chiamò Bella.
- Tranquilla, Bells, la trovo da solo. - la rassicurò, confidando nel proprio fiuto.
- Cane … - mormorò tra i denti affilatissimi Rose, inviperita.
Il lungo corridoio si apriva sullo spettacolare scenario dei ghiacciai, in ampie vetrate, intervallate da scarne pareti intonacate ed arricchite da tele dai colori sgargianti, che armonizzavano col bianco candore del panorama esterno.
In fondo, una porta di legno scuro, intagliata ad arte, era l’unica che rimaneva chiusa.
Dalla stanza, che essa chiudeva come uno scrigno prezioso, galleggiava una musica, accompagnata da una voce cristallina e suadente di donna.
Era dolce e temperata, in perfetto sincrono con la base musicale. Era la voce di Renesmee, Jacob ne fu sicuro alla prima nota, nonostante non la sentisse da tempo.
Alzò il pugno chiuso, inspirò una dose massiccia di aria, come quando si caricano i polmoni per andare in apnea, e bussò.
Quando la voce gli diede il consenso di entrare, un raggio violetto penetrava attraverso la vetrata, colpendo sinuosamente gli arabeschi in rilievo del piumone verde; la luce vibrava, depositandosi sugli oggetti, definendoli morbidamente ed un profumo si addensava negli angoli della stanza.
- Jake! – sospirò la voce che l’aveva già incantato, prima di entrare in quell’antro delle sirene.
Renesmee gli saltò al collo felina, stringendolo come quando era bambina.
Come le mura poderose di un castello, costruito su solida roccia, protesa sul mare, respingono l’onda feroce della tempesta, così mente, cuore, anima, corpo e ciascuno dei suoi sensi si acuirono e si prepararono a ricevere l’impatto conquistatore e devastante del suo odore.
Esso investì Jacob con la sua delicata prepotenza, travolgendolo, senza scampo alcuno. Sapeva di pulito e dolce, quel profumo, come quello della sua bambina dai capelli attorcigliati. Ma una nota diversa gli stringeva lo stomaco di desiderio sconosciuto e carnale per la donna che gli si allacciava al collo.
Era il profumo dell’aria dolce che rinfresca all’imbrunire, della primavera  svelata, il profumo magico del fiore nuovo nell’esatto istante in cui sboccia.
- Mi sei mancato … quanto mi sei mancato! – sussurrò spontaneamente al suo orecchio, mentre si lasciava avvolgere dalle braccia di lui.
Jacob sorrise, mancando di parole, mentre la parte animale che lo abitava, riconosceva d’istinto la sua eterna fiamma.
Si staccò, a malincuore da quella stretta, per dare anche agli occhi, unica parte del corpo non ancora appagata, il loro dono e la guardò.
Il viso rotondo che si gonfiava in buffe smorfie e le labbra rosee della piccola Renesmee se ne erano andate per lasciare il posto ai tratti della donna che era diventata. Solo gli occhi di cioccolato erano rimasti identici, perfetti e dulcamari quanto basta per solleticargli il palato nel desiderio di assaggiarli.
Se, come le leggende volevano, il cioccolato era la bevanda preferita delle civiltà che avevano originato la sua, Jacob l’avrebbe bevuta tutta quella pozione morbida, profumata, inebriante; l’avrebbe bevuta tutta dagli occhi di Renesmee.
- Quanto resti con noi? – chiese, poggiandogli le mani sul petto.
“Con te … per sempre, piccola”, rispose velocissimo il cuore di Jacob, ma la bocca non tradusse il desiderio in parole.
- Sono qui per il Natale … con Charlie. – si limitò a spiegarle, affaticato come dopo una corsa.
- Allora, questo sarà il miglior Natale della mia vita … - sorrise, sfoderando un’espressione dolce ed entusiasta che contagiava.
- Anche della mia … - la rassicurò, mentre lei lo prendeva per mano avviandosi al piano di sotto.
 

Non erano passati che pochi giorni, solo un centinaio di ore. Le aveva contate, quelle ore Jacob, nelle notti insonni dopo i giorni trascorsi con lei.
Pochi giorni, una manciata di ore e già era innamorato.
In realtà innamorato era sempre stato, nel modo e nella misura che l’età di Renesmee consentivano; innamorato dei capricci infantili, delle sue manine e dei piedini cicciottelli, i più bei piedini che avesse mai visto; innamorato delle preghiere alla sera, perché lui restasse a tenerle compagnia prima di addormentarsi; degli sbuffi immaturi di una ragazzina che, nonostante avesse a disposizione l’eternità, aveva fretta di crescere.
Ed ora, incoscientemente, quell’amore profondo, devoto, aveva cambiato pelle, come nella muta obbligata di un serpente; come nella metamorfosi dei colori delle foglie d’autunno. Cambiata lei, cresciuta, maturata e pronta, cambiato l’epicentro del sentimento che non risiedeva più soltanto nel cuore, ma si dipanava in ogni organo, ogni muscolo, ogni singola fibra di lui.
- Vieni, ti mostro una cosa. – gli disse, tendendogli la mano aperta, per guidarlo fuori dal salone, dove un albero maestoso, in puro stile Cullen, occupava gran parte dello spazio.
- Guarda … - riprese, quando furono nello spiazzo antistante la grande casa, indicando il cielo artico.
Scintille di luce incendiavano l’atmosfera terrestre, onde colorate e sinuose drappeggiavano il buio del cielo, danzando come animate dal vento.
- L’aurora boreale … il più grande, straordinario, soprannaturale spettacolo della terra! – spiegò appassionata.
Jacob sorrise. La natura, per quanto spettacolare e prorompente, non valeva, ai suoi occhi, quanto la tenera bellezza di Renesmee: essa era palpabile e viva e avrebbe potuto goderne in qualunque momento o luogo del pianeta.
- Vieni qui … - la invitò, con un cenno della mano, mentre indietreggiava verso un muretto di pietra viva, lievemente imbiancato di neve, e la guardava con un sorriso intenerito. Con una mano ne spolverò la superficie e vi si sedette, a gambe incrociate, invitando Renesmee a fare lo stesso di fronte a lui.
- Mi mancherai … Domani, dopo che sarai partito, mi mancherai. – gli confessò.
- Mhm … - mugolò il ragazzo. – E, sentiamo, cosa ti mancherà di me? – chiese con un mezzo sorriso.
- Il tuo profumo per cominciare … - iniziò.
- Ti lascio una mia maglia … - suggerì, con ovvietà.
- I tuoi abbracci … le tue mani … - continuò, passando l’indice sulle dita lunghe e forti di Jacob.
- Neanche questo è un problema … a patto che io ritorni a casa con qualche pezzo mancante! – sorrise, piegando il capo di lato, per guardarle gli occhi, che lei gli teneva puntati ancora sulle mani.
“Tanto il cuore rimane qui con te, comunque …”, aggiunse nella mente.
- Potrei convincere i miei a farmi venire a Forks, quest’estate! – propose, trionfante.
- Buona fortuna … - le augurò, pungente.
- Hey, dove è finito il mio Jake? Quello ottimista, propositivo e sempre fiducioso? –
- E’ rimasto a La Push … - le rispose canzonandola.
- Voglio tornarci anch’io. E lo voglio, voglio lui … - finse una buffa espressione capricciosa.
“Ed io voglio te, piccola”, rispose di nuovo il cuore, sempre silenziosamente.
- Forks non è per te … non adesso! – spiegò. – Qui puoi costruire il tuo futuro al sicuro, protetta dalla tua famiglia. Puoi scegliere liberamente quale strada prendere, poiché per te sono tutte aperte: gli studi, un lavoro, gli amici … l’amore … - continuò con un laccio a stringergli il respiro. – Tu … tu sei speciale e meriti il meglio che la vita possa offrire. – terminò, sospirando.
- Speciale? Se ti riferisci alla mia natura “ibrida”, non sono certo più speciale di te! – osservò orgogliosa di aver trovato nel mezzo lupo il suo omologo.
- No, può sembrare assurdo, ma non è quello che ti rende speciale … - provò a spiegare. – Sei intelligente, più degli altri, sei curiosa e assetata di conoscere il mondo, le persone, per come sono fatte dentro; sei capace di entrare nell’anima di ti chi ti sta vicino e non certo solo grazie al tuo dono … -
Renesmee storse le labbra, poco convinta: ciò di cui parlava le sembrava troppo poco per dover restare lontana dai luoghi che l’avevano vista nascere; dalla sua seconda famiglia; da chi ella riteneva parte vitale di sé; troppo poco per tenerla lontana da Jacob.
- Sei … - continuò nel tentativo di mettere a tacere la muta domanda che le leggeva negli occhi. – Sei come  … un mattino di sole, che addolcisce il risveglio di chi si alza presto; come la pioggia che, una goccia alla volta, preme sul dorso delle foglie assetate … Sei piccola, calda e tenera come quegli animali del bosco che saltano da un ramo all’altro … Sei … - si fermò guardandola, mentre un suo respiro caldo si addensava nell’aria gelida della notte polare. – Sei passione contagiosa: la vita passa da te agli altri attraverso la punta delle dita, come una scarica elettrica … - sorrise, infine, scrollando le spalle per aver celebrato l’ovvio.
Renesmee lo guardò incantevolmente abbacinata, sorpresa e sognante per quella meraviglia di parole soffici e appuntite, e lo amò.
Esattamente come si sentiva amata, lo amò di una reminescenza di amore, figlia forse di quella stessa magia che lo legava a lei.
Protese le dita sottili verso il viso di Jacob, a cercare la sua carne calda che non temeva freddo e dolore.
“Avvicinale”, pensò tutta la sua anima a ferro e fuoco. “Toccami”, continuò, chiudendo gli occhi in attesa che l’anima di lei sentisse. “Per una volta, per una volta soltanto, toccami … come una donna tocca un uomo”, la pregò.
- Jake … - lo chiamò ad un soffio dalla sua pelle, indecisa per il suo silenzio.
- Toccami! – le intimò dolce, stavolta con le parole, sollevando le palpebre e guardandole le dita.
Renesmee non gli permise di ripeterlo, poiché anche lei lo voleva, con la stessa veemenza di lui, col suo stesso delirio.
Come una donna tocca un uomo, così le sue dita incontrarono il viso di Jacob.
Come una donna, poiché le sue parole erano state come il caldo fuoco di un camino nelle notti invernali, tanto calde che la propria anima le aveva sentite. Poiché esse l’avevano cresciuta, scoperta, affrancata dalla bambina che mille volte l’aveva accarezzato e, altrettante aveva strappato il pelo del lupo, difensore e giocattolo e adesso, all’improvviso, solo uomo.
Quando i polpastrelli di lei inciamparono sul viso ruvido di Jacob, quella scarica elettrica si espanse, si riversò nell’altro, come acqua corrente nella pozza ferma del lago.
Così ogni intimo sentimento, ogni movimento interiore del cuore di lei diventò proprietà di lui, comune ed indivisa.
Fu Jacob, in quell’istante, che lo chiamò amore adulto e di carne: suo per lei e di Renesmee per lui, senza recinti e costrizioni, senza soluzione di continuità.
- Giuro, se lo vorrai, giuro che un giorno, ti riporterò a La Push. Ti riporterò a casa.
Quando sarà il momento, tu tornerai a casa … con me! – le promise solenne, serio ed intenso, lasciando scorrere la pelle del viso sotto i polpastrelli di Renesmee.
- E … - fece per chiedergli stordita, affidandosi completamente alla promessa.
- E … i vivi ed i morti se ne faranno una ragione … prima o poi! – le sorrise, mentre un mugolio basso e roco gli animava la gola come le fusa di un gatto.
– Adesso, però sarà meglio rientrare … - continuò, - Non vorrei che la tua metà umana si congelasse! – terminò con lo stesso gesto di lei, carezzandole il viso gelato e attardandosi agli angoli della bocca.
Un giorno Renesmee sarebbe tornata a casa, si sarebbe riscaldata con le fiamme calde dell’appartenenza, col calore pulsante dell’abbraccio, col sapore dolce del suo posto nel mondo.
Jacob l’aveva giurato!

  
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