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Autore: bridgetvonblanche    04/12/2013    22 recensioni
Dicono che il Ghana sia uno dei paesi più poveri del mondo.
E’ vero.
Io ci sono stato.
E’ un’esperienza che cambia la tua vita per sempre.
E dico, per sempre.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Chapter thirteen: You and I

“Mi dispiace se ti ho detto “ho bisogno di te”.
Ma non mi importa, non ho paura di amare.
Perchè quando non sono con te, sono più debole.
Questo è così sbagliato?
E’ così sbagliato? Tu mi rendi forte.”

 
Cammino da ormai una decina di minuti all’interno del folto campo di grano. L’ultimo viso familiare che riesco a ricordare prima che le piante mi inghiottissero è quello di Rue che mi saluta per poi stringersi entrambe le mani intorno al petto, il suo modo di augurarmi, forse, ‘sono con te’.
Proseguo il mio percorso seguendo solo il rumore del fiume che sento pian piano farsi sempre più forte, più vicino. E mentre il battito del mio cuore accelera insieme al movimento delle mie gambe, dopo minuti che mi sono parsi settimane, finalmente raggiungo la fine del campo. Il sole è alto nel cielo e per un attimo non vedo più nulla, accecato dal suo bagliore di cui, fino a poco prima, ero stato privato a causa della moltitudine di piante che mi circondavano.
Ma quando la vista comincia a farsi un po’ meno annebbiata, permettendomi di tornare a guardarmi intorno, ecco che la visone di una figura inginocchiata davanti ad una piccola iscrizione in legno bagna i miei occhi di nuove lacrime.

Sudo freddo e so che non dovrei. So che dovrei cercare di contenermi, di essere forte, di pensare razionalmente. Ma, come si dice, ‘tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare’. E infatti, senza quasi nemmeno accorgermene, sto già correndo nella sua direzione, per ritrovarmi in pochi istanti inginocchiato dietro di lei per poterla stringere forte tra le mie braccia, senza averle neanche lasciato il tempo di respirare o di voltarsi verso di me.
La sento sussultare dannatamente forte e una calda lacrima bagna improvvisamente il mio braccio, avvolto intorno alla sua vita. Con la fronte appoggiata alla sua schiena inalo senza sosta il profumo della sua pelle delicata, quel profumo che credevo, illudendomi, di aver dimenticato. Le mie mani tornano ad accarezzare i suoi capelli, scorrono attraverso ogni singolo centimetro della sua pelle alla ricerca di ricordi, di immagini che riaffiorano così prepotentemente dalla mia mente da farmi male.
Solo una volta dopo che sento il tocco leggero delle sue mani lungo il mio braccio decido di aiutarla ad alzarsi in piedi e voltarsi verso di me, mantenendo però sempre entrambe le mie braccia attorno alla sua vita.
Ho paura che lei possa scappare da me un’altra volta, che possa ancora privarmi del suo profumo e dei suoi sorrisi. Ma stavolta non permetterò che tutto ciò accada, non permetterò che Leila si allontani ancora da me per colpa di qualcun altro.
E mentre questi pensieri si fanno largo nella mia mente, dopo quattro lunghe settimane, i miei occhi incontrano di nuovo i suoi smeraldi: e ci potrei annegare dentro, se solo lei me ne desse il tempo. Non posso trattenere un sorriso mentre le mie mani, che sembrano seguire solo i battiti del mio cuore e non le istruzioni dettate dalla ragione, scorrono lungo tutta la sua schiena e raggiungono il suo viso, sul quale i miei pollici lavorano per portare via alcune fresche lacrime. Accarezzo le sue labbra rosee con i miei polpastrelli, riuscendo a strappare anche a lei un timido sorriso.
E il mio cuore smette di battere quando, all’improvviso, anche lei porta entrambe le sue mani tremolanti ed insicure prima sul mio petto, e poi più su, lungo le mie spalle, e poi ancora dietro il mio collo per poi terminare quel viaggio tuffandosi all’interno dei miei capelli.

“Niall..” sussurra proprio il mio nome mentre affonda il suo viso nel mio petto, permettendomi così di ridurre ed eliminare completamente lo spazio che ancora ci divideva. Strofina il naso contro la mia maglietta mentre io la circondo stringendola, forse anche più del dovuto, contro di me. Soffio piano sui suoi lunghi capelli castani portandoli tutti da un lato del suo viso. In questo modo posso osservarla meglio mentre si adagia sul mio petto socchiudendo gli occhi.
“Niall perché sei tornato?” mi chiede sospirando, ancora con gli occhi socchiusi, ancora stretta tra le mie braccia. Sorrido di nuovo, mentre per l’ennesima volta la mia presa attorno alla sua vita si fa più stretta, quasi opprimente.
“Shhh-“ le sussurro dolcemente, avvicinando le mie labbra al suo volto. “Ti prego Leila, non rovinare tutto adesso..” proseguo poi, sentendola sussultare quando intuisco che le mie parole le sono arrivate al cuore.
So che non è colpa sua, non è mai stata colpa sua.
Ha sempre cercato di difendermi, di proteggermi da uomini che avrebbero potuto rendere la mia vita e quella dei ragazzi un vero inferno. Si è sacrificata per farmi vivere in pace, lontano da quella cattiveria che io non oso nemmeno immaginare, si è sacrificata quando non mi ha permesso di colpire mortalmente un uomo che fino a quel momento non aveva fatto altro che farle del male. Si è sacrificata nel momento stesso in cui ha scelto di amarmi.

Ha scelto di morire per permettermi di vivere.
Ma ora non le permetterò di continuare a soffrire per colpe che non ha mai avuto, reati che non ha mai commesso. Ho giurato a me stesso e a Rue che d’ora in poi nessuno le avrebbe più fatto alcun male, che non avrebbe mai più dovuto soffrire a causa mia.
Perchè Leila non si merita di soffrire.

Ed io preferisco distruggermi con lei, che salvarmi con qualcun'altra.
Non so per quanti attimi, che avrei voluto fossero infiniti, siamo rimasti così, immobili, in piedi sotto il sole cocente del pomeriggio, abbracciati l’uno all’altra, in cerca di conforto, di protezione, di un amore disperato.
So solo che ad un tratto sento le sue mani di nuovo sul mio petto stringere forte la mia maglietta bianca, come se adesso fosse lei ad avere paura che io possa scappare e lasciarla di nuovo sola da un momento all’altro.
“Niall non puoi stare qui, devi andartene, Richard potrebbe-“ cerca di mettermi in guardia, allontanandosi dal mio petto e tornando a guardarmi negli occhi. Ma non posso smettere di sorridere, non riesco a smettere di sorridere con lei accanto a me.  Ancora una volta, Leila cerca di darmi la possibilità di fuggire, di andarmene via di qui, da questo posto che potrebbe causarmi grossi guai. Ancora una volta, Leila si sacrificherebbe per me, per vedermi felice lontano da qui.
Ma lei non sa che io la mia scelta l’ho già fatta.

Io non posso essere felice da nessun’altra parte, se lei non è con me.
 “Leila, Richard non puoi farmi nulla se so di averti accanto.. Niente è più grande del dolore che ogni volta che te ne sei andata mi hai lasciato qui annuncio, portando la mia mano destra sul petto. E, per un attimo, riesco distintamente a riconoscere quel sorriso. Quello stesso sorriso di cui mi sono innamorato la prima volta che la incontrai, qui in Ghana.
“Niall tu non capisci” afferma subito dopo, tornando improvvisamente seria e staccandosi definitivamente da me, dandomi le spalle.
Mi sento nudo, privo di qualsiasi difese, nel non sentirla più stretta accanto a me. Sento freddo e so che è impossibile visto che il mio orologio segna le tre di pomeriggio e sono in piena Africa. Ma i brividi che percorrono ogni parte del mio corpo, che scuotono ogni singola cellula si originano e si propagano dal mio petto, proprio nel punto in cui pochi attimi prima Leila ascoltava i battiti del mio cuore.
“No Leila, ascoltami ti prego” le dico, pregando che si volti verso di me, che non mi privi ancora del suo sguardo.
“Leila, sopporterei tutto il male che Richard sarebbe in grado di infliggermi se so che tu sarai con me” le dico tutto d’un fiato, tendendo verso di lei la mia mano.
Leila sorride, ma indietreggia ancora, non permettendomi di afferrarla. E così decido di avanzare ancora un volta verso di lei: sarei pronto a ricominciare tutto da capo con lei, tutti i giorni, purchè impari a lasciarsi andare tra le mie braccia.
 “Leila ti ricordi quando ci siamo conosciuti?” chiedo, quasi timidamente, portando la mia mano sotto il suo mento per sollevarle il viso.

 
Seduta in fondo alla sala, accerchiata da due dozzine di bambine che seguono la sua voce, incantate, almeno quanto me, dalla perfetta sintonia tra le parole che escono dalla sua bocca e le note della sua chitarra, che tiene stretta tra le mani.
 
Leila sorride assorta, forse immersa nei suoi ricordi, mentre la sua mano si sposta in direzione della mia, ancora posta sotto il suo mento sottile.
“Aisha ti aveva notato subito sai? Eri il suo preferito Niall” mi confessa e non c’è rimpianto nella sua voce, solo tanta commozione, mentre la sua presa sulla mia mano si fa sempre più stretta e il suo sguardo si sposta dalla terra sotto i nostri piedi alla piccola tomba. Voglio che continui a parlare, voglio che si sfoghi perché è troppo il dolore che tiene dentro sé: troppo, e da troppo tempo.
“Non faceva che parlare di te, e quando mi ha confessato che se fosse stata più grande non avrebbe esitato un secondo a chiederti di uscire sono scoppiata a ridere” prosegue, mentre io lascio che tutto il dolore esca dal suo petto, sotto forma di lacrime amare.
“Ma Aisha vedeva molto più lontano Niall.. Aisha sapeva già che tu ed io avremmo incontrato delle difficoltà, che avremmo dovuto lottare”  non ho il coraggio per pronunciare alcuna parola, né di conforto, né per chiedere ulteriori spiegazioni. Rimango sbigottito dal racconto di Leila, dalle sue parole. Ma credo sia il ricordo di Aisha quello che faccia più male ad entrambi.
“Ed è per questo che sono tornata in Ghana, per capire se queste ferite fossero le ‘difficoltà’ di cui mi parlava Aisha, per capire se questo era il dolore che avrei dovuto sopportare per stare con te, per essere felice insieme a te” asserisce, sollevando la manica della sua leggera camicetta azzurra per mostrarmi i polsi arrossati e non da tagli, ma da corde.
“Per questo appena posso vengo qui, per parlarle e raccontarle tutto quello che mi succede sperando sempre che lei mi risponda, che mi aiuti in qualche modo” termina il suo discorso, portando una mano sugli occhi, asciugandosi dalle lacrime, le ultime che le sono rimaste da versare. Più la osservo più il cuore mi si stringe: non avrei mai dovuto permetterle di affrontare tutto questo da sola.

“Vieni con me” e la mia non è una domanda, ma un’ affermazione, quasi un obbligo a dire la verità. Leila sembra spaventata dalla mia richiesta, posta forse anche in modo troppo rude. Stringo forte la sua mano, intrecciandola saldamente alla mia, come se volessi infondere una nuova forza, la forza per reagire a tutto questo e mi avvio a passo deciso verso l’hotel.
Non voglio che Leila incontri Richard mai più. Mai più.

Decido di percorrere una strada non troppo conosciuta, perché passare dal villaggio significherebbe avere più possibilità di incontrare quel bastardo e non è ciò che desidero in questo momento. Prima devo pensare a mettere in salvo Leila. E la sento stringermi forte la mano mentre continua a chiedermi dove la sto portando, senza  però ottenere alcuna risposta da parte mia. Anche se non sono certo che l’hotel sia il posto più sicuro per lei, ora non posso permettermi altro e prego solo di aver preso la decisione giusta.
Abbiamo camminato per poco meno di un’ora in totale silenzio, forse perché non avevamo trovato nulla da dirci, forse per far si che nessuno seguisse i nostri passi, forse proprio per evitare di essere scoperti.
Ma ora che sono all’interno della hall dell’hotel mi sento più tranquillo. La conduco velocemente verso la mia camera, che apro prontamente con le chiavi che mi sono state consegnate all’entrata e che richiudo altrettanto velocemente alle mie spalle.
Mi guardo intorno in modo circospetto: ammettere a me stesso di non essere spaventato sarebbe una bugia, ma devo essere forte, devo essere forte per entrambi ora più che mai.
E nonostante tutto mi viene da sorridere quando vedo che anche Leila segue i miei stessi movimenti, prima di adagiarsi piano sul letto posto proprio all’entrata della stanza. Mi dirigo verso il bagno solo una volta dopo essermi assicurato che lei non abbia bisogno di nulla, se non di un cuscino dove appoggiare per qualche minuto la testa. Apro con forza il rubinetto della grande vasca permettendo così che venga riempita da una grande quantità di acqua calda. E mentre  l’acqua scorre velocemente lungo le pareti della vasca mi volto verso il piccolo specchio che riflette il mio volto. Ho gli occhi leggermente arrossati, come la punta del mio naso del resto, ma non importa. Vedo che più giù, sulle labbra, è comparso un sorriso, il sorriso che mi mancava da troppo tempo e che ho riacquistato solo da poche ore.

“Ti ho preparato una vasca con dell’acqua calda, se volessi farti un bagno” annuncio nell’uscire dal bagno a Leila che ritrovo seduta accanto alla finestra stringendo dei fogli tra le mani. “Hai intenzione di pubblicare un libro che parli della tua esperienza in Ghana?” chiede, senza per questo motivo alzare lo sguardo verso me, certa che io la stia ascoltando. “Forse, anche se non lo so chi lo comprerebbe” le rispondo in tutta sincerità alzando le spalle, mentre mi siedo a bordo del letto.
La sento sorridere sommessamente prima che alzi finalmente lo sguardo da quelle carte per dirmi “Io conosco almeno una persona che lo farebbe.”
Sorrido di rimando, ringraziandola così per le dolci parole che mi ha rivolto, prima di vederla alzarsi e, dopo aver appoggiato delicatamente i fogli sulla piccola scrivania, dirigersi a piccoli passi verso il bagno.
Una volta che la porta si è chiusa alle sue spalle decido di sdraiarmi sul letto beandomi del suo profumo lasciato sulle lenzuola candide e del rumore che il suo corpo produce venendo a contatto con l’acqua calda della vasca. Posso immaginare con quanta delicatezza si sia immersa, prima appoggiandosi ai bordi della vasca ed immergendo entrambe le gambe, poi il petto, ed infine il collo sottile, il viso e i suoi lunghi capelli.
Ma c’era una cosa in tutto questo che non avevo previsto.
“Niall potresti venire un momento?” la sua timida richiesta manda in fiamme le mie guance e fa bruciare il mio cuore in un decimo di secondo. Mi alzo di scatto dalla posizione comoda che avevo appena trovato sdraiato sul letto e mi dirigo verso la porta del bagno. Rimango a fissare il legno della porta deglutendo quanta più saliva le mie ghiandole riescano a produrre per poi prendere un respiro profondo ed aprirla delicatamente.
Ma quello che mi aspetta una volta essermi chiuso la porta alle spalle non è quello che mi sarei aspettato di trovare.
Leila è già immersa fino al collo nella piccola vasca da bagno e per quanto io cerchi di scrollare la mia testa cercando di scacciare strani pensieri, noto che c’è qualcosa di insolito in lei.
Sorridendomi, forse per aver capito le mie intenzioni, mi fa cenno di avvicinarmi ancora ed io mi limito ad eseguire, certo che deve esserci una spiegazione razionale a tutto questo. Sento il respiro farsi sempre più affannato mentre cerco di tenere sotto controllo i miei ‘istinti’. Respiro che si blocca completamente nel momento in cui mi metto a sedere sul bordo della vasca.
Potrei essere malizioso e fermarmi ad osservare le sue curve e le sue forme, proposito che viene immediatamente scacciato dalla mia testa nel preciso istante in cui noto, sparsi lungo tutto il suo corpo, macchie e lividi violacei.

“Dio Leila..” ho la forza di sussurrare, mentre lei mi porge delicatamente una profumata saponetta al gusto di vaniglia tra le mani, sempre col sorriso stampato sul volto. “E’ stato lui? Lui ti ha fatto tutto questo?” chiedo, anche se dentro di me conosco già la risposta a queste mie stupide ed inopportune domande. Lei si limita ad annuire con la testa mentre, aiutandosi con entrambe le mani, porta i suoi capelli bagnati sulla spalla destra, scoprendo completamente la sua schiena. “Non riesco ad insaponarmi la schiena, mi aiuti per favore?”. Sorrido a questa sua richiesta sincera, fatta senza malizia, senza secondi fini. E come biasimarla mi chiedo, osservando meglio la sua spalla sinistra sulla quale sono presenti segni di graffi e grossi lividi violacei che proseguono lungo tutto il braccio. Prendo un profondo respiro e cerco di calmarmi, di far sbollire quella rabbia incontenibile che si sta pian piano impossessando di me. Ogni singolo centimetro di pelle che le insapono è coperto da qualche graffio o livido: quel mostro ha risparmiato di lei solo il suo splendido viso.
 “Capisci perché sono tornato adesso Leila? Devo salvarti da tutto questo” mormoro tutto ad un tratto, senza un perché, senza ragione, sperando con tutto me stesso che lei capisca a cosa io mi riferisca.
“Non sono io quella che deve essere salvata Niall” mormora per tutta risposta, mentre fa scorrere la saponetta che le ho appena passato lungo il collo e sul petto, anch’esso completamente ricoperto da lividi.
“Tu non vuoi proprio capire quanto quell’uomo sia pericoloso” proseguo io, facendo finta di non aver sentito le sue parole, continuando ad accarezzarla creando in questo modo un bel po’ di schiuma che si appoggia delicatamente al suo corpo.
“Niall è grazie a quell’uomo se tra poco avrò i soldi per aprire un nuovo reparto per i bambini all’ospedale!” sbotta lei, voltandosi improvvisamente verso di me e non dandomi così il tempo per finire di sciacquare la sua schiena. Non posso davvero credere che quelle parole stiano uscendo dalla sua bocca, non posso credere che Leila stia difendendo quell’essere.
“Soldi che guadagni prostituendoti e lasciando che quel bastardo ti tocchi?” rispondo, non dosando bene le parole che sono ormai uscite dalla mia bocca senza avere la possibilità di rimangiarle. Vorrei sbattere i pugni contro il muro, alzarmi in piedi ed urlare di rabbia, ma non posso farlo perché so che la spaventerei ancora di più allontanandola nuovamente da me.
 “Come puoi essere felice Leila? Come puoi stare a guardare che costruiscano il nuovo reparto con i soldi che guadagni vendendo il tuo corpo?” riformulo la frase di prima, riprendendo lucidità, ma con scarsi risultati: vedo i suoi occhi spegnersi ad ogni parola che esce dalla mia bocca.
“Devi lasciarmi andare Niall, Richard può farti molto male” sussurra piano come risposta, accarezzandomi il volto con una mano bagnata, forse per cercare di farmi sbollire la rabbia, forse per paura di quale possa essere la mia reazione nel sentire quelle parole. Scrollo la testa mentre con una mano ancora insaponata le sfioro il collo. Avvicino piano il suo viso al mio e spostandole una ciocca di capelli ribelli che si era interposta tra i miei ed i suoi occhi riprendo a parlare.

I’m sorry if I say, “I need you”
But I don’t care, I’m not scared of love
‘Cause when I’m not with you I’m weaker
Is that so wrong?

Is it so wrong?

E non so perché con tutte le parole, con tutte le frasi, i pensieri che avrei potuto dedicarle, che avevo in mente in quell’istante, ho scelto proprio questo. Ma vederla in questo stato, nuda, senza alcuna possibilità di difendersi, immaginandola mentre cerca di dimenarsi dalla stretta di quell’uomo, ha riacceso in me quella fiamma, quell’amore che ho sempre cercato di nascondere, di cui ho sempre cercato di privarmi, da cui ho sempre cercato di allontanarmi.
“Niall ti prego..” sospira, a pochi centimetri dalle mie labbra, infondendomi ancora più calore di quanto già ne avessi in corpo. Non posso più aspettare.
Mantengo costante il contatto con i suoi occhi, mentre le accarezzo dolcemente una guancia. La vedo sorridere a quel contatto, a quel gesto totalmente inaspettato, o forse, aspettato da fin troppo tempo.
Con una mano avvicino delicatamente il suo viso al mio, tanto quanto mi basta per far combaciare le nostre labbra, i nostri respiri. E c’è qualcosa in questo bacio, qualcosa che mancava la prima volta in cui le nostre bocche erano entrate in collisione.
Lo scorso bacio era frutto della disperazione, non era voluto davvero.

Ma ora, ora che sento le sue braccia circondarmi il collo e scompigliarmi, bagnandoli, i miei capelli; ora che sento la sue pelle bagnata sotto le mie mani contorcersi e trasformarsi in poco tempo in ‘pelle d’oca’; ora che sento che Leila non è più spaventata dalle mie mani grandi che si intrecciano quasi convulsamente con i suoi capelli, che passano e sfiorano ogni suo singolo livido lasciato sulla sua candida pelle, quasi a volerli curare; ora che questo bacio è sentito davvero da entrambi so che lotteremo con tutte le nostre forze per stare insieme. Soffriremo per questo nostro amore, ma non importa, perché finchè avrò la certezza che lei sarà al mio fianco ne varrà sempre la pena.

 
Me li sarei presi volentieri io i suoi dolori per non vederla più così.
Io ero più forte, io potevo reggerli.

 



bridget's wall:

My feels. My fucking feelings.

Ci ho messo due settimane a scrivere questo tredicesimo capitolo. L'idea mi è venuta in mente nel riguardare per la trecentomillionesima volta il video 'Stay' di Rihanna. E avevo già in mente come progettare ogni cosa, ogni singolo particolare, ogni singola parola. E poi il vuoto davanti ad un nuovo foglio di word. Non so perchè, non so cosa mi è successo, ma mi si sono affollate un sacco di domande nella testa, dubbi, perplessità, domande a cui non ero in grado di dare risposta.
E così sono passate due settimane. 
E questo capitolo è il risultato di tutte le mie complesse riflessioni.

Per quanto riguarda la scena del bagno mi rendo perfettamente conto di essere una totale incapace nel descrivere scene bollenti. Ma questa non voleva per niente essere una scena di quel genere, non credo sia proprio nel mio stile, anche se, lasciando il finale di questo capitolo ‘aperto’, ognuna di voi ha il diritto di immaginare cosa potrebbe (o meno) essere successo poi.
Se volete poi dare ascolto ancora per qualche minuto a me che sto scrivendo, vi consiglio spassionatamente di ritornare al punto in cui Niall comincia a dedicare il ritornello di ‘Strong’ a Leila e allo stesso tempo mettere quella meravigliosa canzone proprio al minuto in cui canta Niall. A me personalmente la sua voce ha messo i brividi. Mi sono proprio immaginata la scena in cui lui si avvicina all'orecchio di lei sussurrandole dolcemente quelle parole.

Ahahaha, so che può sembrarvi una cosa totalmente assurda e fuori di testa, ma se avete le cuffie nelle orecchie e la voce di Niall che vi tortura l’anima e la mente, vedrete che quelle ultime righe del capitolo acquisteranno ancora più significato. Provare per credere (e gradire).
Allora, come avevate già intuito, in questo capitolo Niall e Leila si rincontrano. Adesso che lui l’ha portata via da Richard come si metteranno le cose? Lotteranno davvero fino al limite per il loro amore?

Stay with me, stay with Niall and Leila e lo scoprirete presto.

Ah, un ultimo avviso: purtroppo non riuscirò più a pubblicare nulla fino al 17/18 dicembre almeno perché sono molto impegnata con la fine della prima parte dell’anno scolastico, vi prego non me ne vogliate male. Spero solo di riuscire a pubblicare e a risentirvi presto!

Passo ora ai dovuti ringraziamenti: vorrei ringraziarvi una ad una, mettendo proprio su questa pagina i vostri nomi, ma state diventando davvero tantissime, e quindi non riesco trascrivere tutti i vostri nomi come invece vorrei. Sappiate che è grazie a voi se sono arrivata fino a questo punto, voi mi avete dato tantissimo: forza e coraggio per proseguire, mi avete spinta a non lasciarmi andare, per questo non vi ringrazierò mai abbastanza, siete uniche, siete perfette, siete della ragazze meravigliose. 
Vorrei potervi abbracciare tutte, credetemi.

Lo scorso capitolo ho ricevuto diciannove recensioni, per me un traguardo insperato, davvero. E per ora siamo ad un totale di 171.
Non posso fare altro che ringraziarvi con tutta me stessa per la vostra pazienza, per la vostra voglia di continuare a leggere questa storia, per la passione che ci mettere ogni volta che mi lasciate una recensione. Davvero, siete fantastiche. E' un onore per me sapere che la storia vi stia piacendo tanto ma vorrei che sapeste che è tutto merito vostro; vostro e delle vostre meravigliose recensioni che mi lasciate, delle splendide parole che mi dedicate ogni volta.

E un grazie dal più profondo del cuore va anche a tutte le ragazze che, anche non recensendo, stanno comunque leggendo/ mettendo tra i preferiti/ tra le seguite la mia storia. Ve ne sono grata, grazie.

Ho caricato un trailer della fanfiction sul tubo, spero passiate a dare una sbirciatina: http://www.youtube.com/watch?v=oNSqeHRL8dQ

Cosa invece più importante,  il banner di questo capitolo è stato ideato e creato da @ehimaliik <3

Ok, ho finito giuro.
Vi aspetto al prossimo capitolo che, ormai lo sapete meglio di me quasi, non so quando pubblicherò.
E perchè no, vi aspetto anche nell'angolo recensioni, sperando di ricevere presto i vostri pareri e le vostre sensazioni!
Vi abbraccio,
bridget.



His smile makes me die.


“Ed è per questo che sono tornata in Ghana, per capire se queste ferite fossero le ‘difficoltà’ di cui mi parlava Aisha, per capire se questo era il dolore che avrei dovuto sopportare per stare con te, per essere felice insieme a te”
  
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