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Autore: Helmyra    04/12/2013    1 recensioni
[TES Morrowind] “Sarò chiaro sin da subito, donna. Se preferisci sentirti tale, dato che indossi abiti maschili... ti tocca fare il callo a molte cose, il tuo nome sarà il male minore. Capisci cosa intendo?”
“Sì.” Rispose, con le mani che le prudevano per la rabbia.
“Purtroppo, ti ritrovi a pagare gli errori di un'altra persona. Ed io ho una reputazione da mantenere, giochiamo a carte scoperte, in modo da venirci incontro. Il nome è un male minore: dovrai mentire, rubare, uccidere. Fare il lavoro sporco, ciò che i tuoi superiori definiscono gavetta. Il labirinto in cui ti stai addentrando ti potrebbe portar via il senno. Sei un'elfa spensierata, anche se hai l'età per metter su famiglia: ti fingi adulta, ti fingi uomo. Sai mentire, bene. È un passo avanti.”
Aryon, il più giovane consigliere Telvanni, si ritrova contro l'intero concilio e una nuova, maldestra assistente da addestrare. Ma non tutto il male viene per nuocere...
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Con sommo fastidio, Galos udì ciarlare spesso dell'accaduto. Un alterco tra Neloth ed Aryon, proprio quello che la dormiente sede del Concilio attendeva per allietare le tiepide serate d'inizio autunno. Erano passate tre settimane, e l'apparente indifferenza con cui era stata accolta la notizia dell'ennesima baruffa tra maghi aveva ceduto il posto ad una morbosa curiosità.

“Aryon è risoluto ad impadronirsi dei tesori di Neloth. Credo che goda di ottima salute, ma lascia intendere a chiunque che sia afflitto da ogni sorta di male. Come Dratha, anche lui ricorre alla negromanzia, mi sembra chiaro. E il giovane ministro desidera seguire la stessa tendenza.”

“Manderesti in prigione un innocente, se la pensi così, Galar.” Rispose il monaco Hloris. “Neloth teme solo che l'avversario ottenga il sostegno delle altre casate e dell'impero, scalzando gli altri consiglieri. La faccenda delle collezioni private è un pretesto. È una lotta tra due visioni politiche differenti, vi sbagliate di grosso se immaginate che ci sia dell'altro, sotto.”

“Invece, sostengo sia Aryon l'insospettabile adepto negromante. Vive lontano da tutti, in una landa popolata da selvaggi... gioca tutto a suo favore. Magari, durante le notti in cui le lune rinnovano il ciclo, egli stesso si reca nelle prigioni di Tel Vos per recuperare materiale vivente adatto agli esperimenti. Finge di essere un santo, ma è tutta una finzione...”

La giovane incantatrice non ebbe modo di terminare quella frase.

“Adesso basta!” Tuonò Galos, facendo calare il silenzio in sala. Le altre Bocche, che fingevano di non ascoltare, si voltarono di scatto verso di lui. Proseguì oltre, deciso a non degnarli di uno sguardo.

Una calma insolita regnava al mercato, fuori al palazzo del Concilio: i venditori conversavano tra loro, non affatto entusiasti delle ultime leggi che limitavano la libertà di scambio. Il profumo di resina shalk e muschio Telvanni lo distrasse dai suoi pensieri, e senza che se ne rendesse conto si ritrovò di fronte la bancarella dello speziale a rovistare tra gli ingredienti. Elegal, un giovane Bosmer con la lingua sciolta, provò a propinargli un rimedio contro il mal di testa; ma ne aveva abbastanza di decotti, pozioni ed infusi portentosi. Una fiasca di sujamma, quella sì che avrebbe fatto il miracolo: si sarebbe sbronzato fino al punto di non ricordare più il suo nome.

Scusami, Adrusa. Anche se avesse continuato a sostenere Aryon, il tracollo era evidente. Sperava che a cedere fossero i suoi nervi, piuttosto che l'intera Tel Vos. Era una battaglia fatta di infime schermaglie, insulti e ruberie, atti a minare la credibilità della vittima. Tuttavia, gli anziani consiglieri erano d'accordo almeno su un unico punto: far fuori il giovane collega, al più presto.

Gli aveva preparato una pozione calmante, mentre cercava di medicarsi da solo le ferite. Molto probabilmente la cicatrice si sarebbe rimarginata solo in parte, ma era nello spirito a sentirsi umiliato. Nonostante gli avesse raccomandato di stare lontano dalla scrivania e dedicarsi alla lettura, firmava documenti passando ore curvo sulle traduzioni.

La spalla fasciata lo impediva nei movimenti, si impegnava a non darlo a vedere. Uno smeraldo dai riflessi color bile e i bagliori del fuoco, gli aveva raccontato... incastonato in un'eccessiva montatura d'oro rosso, sbalzata a punzone.

“Maestro, maestro. Mi sentite?”

Oh, quella voce. Erano passati un mese ed una settimana, possibile che avesse già fatto ritorno? Per Azura, almeno la giornata volgeva al termine recando una buona notizia.

Raldas gli sorrise, inclinando leggermente il capo. Sosteneva un fagotto colmo fino a squarciarsi da una specie di maniglia, una semplice corda di stoppa: gli oggetti all'interno emettevano un fragore metallico ogni volta che l'allievo faceva ondeggiare il grosso sacco. Se non gli fossero state note le vicissitudini del viaggio, se lo sarebbe figurato come un pellegrino giocondo che tornava dal tempio di Vivec con la borsa piena di regali.

“Non ti attendevo così presto, ma sono felice di rivederti.” Lo salutò. “Allora, cosa hai scoperto durante il viaggio?”

“Al contrario di quanto mi aspettavo, ci sono poche rovine sull'isola, e non particolarmente rilevanti sotto il profilo della ricercatezza dei reperti. Le due che ho esplorato mi erano già note: la prima è Mzuleft, non lontano dal villaggio di Dagon Fel... la seconda, Nchardahrk, si trova poco più a sud. Purtroppo ho solo questi...” e Raldas srotolò il fagotto, per rivelare alcuni recipienti, ingranaggi e tubi dalla forma stranamente arcuata, “non è il massimo, lo so. Dei vasi che ho trovato, questo è il più bello. Accettatelo, l'ho recuperato per farvene dono.”

“Ah, ti ringrazio!” Esclamò Galos, lieto per la considerazione. “Ma il ministro si aspetterà di sicuro una prova. Donarmi il pezzo più pregiato non è una scelta saggia, se il resto non desta meraviglia...”

“Non temete, per lui ho messo da parte questo.”

Tirò fuori da dalla copertina scucita di un vecchio libro a cui mancavano le pagine una pergamena antica, riposta in verticale per fare in modo che non si sgualcisse. Gliela porse, attendendo un parere. Galos non riuscì a reprimere lo stupore.

Uno scarabeo gigante... una replica di shalk, magari. Di squisita fattura, per giunta. Le linee blu e rosse sul foglio non suggerivano, tuttavia, la lucentezza viva del metallo, la leggera vibrazione di un battito d'ali... fu la sua immaginazione a risvegliare quella creatura artificiale dal suo sonno polveroso, ricordo lontano della mente geniale che aveva partorito tale beltà.

Si perse, sentì che si stava perdendo ancora. Di nuovo quel mal di testa... le linee sul foglio presero a vorticare come trombe d'aria, risucchiandolo al suo interno. Le ginocchia si fecero malferme, tutto a un tratto ebbe l'impressione di crollare a terra, di svenire.

“Maestro! Cosa vi succede?” Raldas lo sostenne per un braccio, impedendo la caduta. Aveva la gola stretta in un cappio di nervi e muscoli, e annaspava, soffocava. Affondando in uno stagno oscuro, acque gelide, contorte.

“Una pozione, una pozione!” L'allievo, non perdendosi in cerimonie, prelevò dal bancone a qualche passo di distanza alcune boccette di misture rinvigorenti. Il Bosmer gli lanciò un'occhiata astiosa, ma quando scorse il malato che arrancava a poca distanza, subito si diede da fare per sorreggerlo.

“Qualcosa non va. Pare che l'abbia colpito chissà quale maledizione. Al Concilio, al Concilio!” Urlò il mercante, anche se Raldas avrebbe preferito maggiore discrezione.

“Aiutami! Presto... non strillare in quel modo, attireresti altri guai!”

Adrusa. Adrusa... Delirava, mentre i due elfi lo portavano via, per condurlo nella familiare ala di servizio.

“Bevete,” gli consigliava la voce lieve di una figura sbiadita, dai contorni soffusi. In essa, Galos riconobbe l'amata, che lo accudiva nella sua stanza da letto a Tel Branora.

Fece come gli fu ordinato.

Gli arti immobili si distesero poco a poco: finalmente un po' di pace...

Riacquistò il controllo di sé, e si ritrovò di fronte il giovane Ufficiale, in ginocchio davanti a lui. L'altra persona sembrava svanita nel nulla.

Sono a terra, aah...

“Non sforzatevi, ve ne prego. A quanto pare, c'è della magia residua su quei manufatti. Anche se... è la prima volta che assisto a qualcosa del genere.”

“I Dwemer... proteggevano i loro segreti, legando una parte dell'anima del creatore ad essi. La rabbia e l'odio nei confronti dei profanatori si sono riversati su di me. E io sono debilitato, quindi non ho opposto resistenza alla magia. Dovrò avvisare Aryon, a proposito... ah!”

“Vi ho già detto di non sforzarvi, di lasciare che ritorniate in forze. Oh, non è un ordine, solo che...”

“Ragazzo, hai già fatto abbastanza. Non posso passare il tempo a... dormire, svenire, angustiarmi per la fatica. E di', hai parlato col tuo maestro? Hai svolto egregiamente il compito, dovrò spedire le tue credenziali ad Aryon.”

“Ah, sì! Eccole.”

Un documento spiegazzato, un pezzo di carta macchiato di gelatina di scrib, succo di mirtillo scuro, ricoperto da uno strato di polvere. Una scrittura nervosa e di difficile interpretazione testimoniava che Raldas Odrano era allievo ed apprendista di Daris Adram, occupante di Vas.

Galos tirò un sospiro di sollievo: sperava solo che non gli accadesse di peggio, ma ora che il nuovo pupillo era lì con lui si sentiva meno ansioso.

Avrebbe dovuto dubitare, controllare... però, tutto era a posto. Inutile preoccuparsi più di tanto.

“Farò avere il documento stasera stessa al ministro, per facilitarti le cose. Sarà ben lieto di accoglierti... sì, ti accoglierà come mio successore.”

“Maestro...” soggiunse l'allievo, in tono mite. “Forse sarebbe meglio se riposaste. Un giorno in più o in meno non farà differenza. Sarò qui ad assistervi.”

“Certo... mi assisterai. Naturalmente.”

“Bene, allora meglio cominciare subito. Mi occuperò delle futilità, mentre voi scriverete ad Aryon. Credo che mi toccherà pagare il mercante di pozioni, anche se per ogni cittadino è un onore servire i membri del concilio.”

“Giusto, meglio che Elegal riceva ciò che merita per il suo duro lavoro. Ti aspetterò... aspetterò qui.”

Vardas gli riservò una veloce riverenza, per poi prender congedo. Portò una mano alla fronte umida di sudore, e provò una spiacevole sensazione... quasi come se sfiorasse la pelle di un kagouti.

A quanto pare, i Dwemer non ci erano andati leggeri.

Cosa devo scrivere? Ah, ecco. Raldas resterà con me per qualche giorno, ho intenzione di metterlo alla prova con le faccende quotidiane. Dovrà accogliere i visitatori, preparare le pozioni. Eh sì, anche stilare un rapporto sulla missione nelle Sheogorad.

Scaturiva tutto dalla mente, senza un nesso. Ma una volta che le parole si succedevano l'una dopo l'altra, si riappropriavano del loro senso, esprimendo ciò che intendeva. Ah, che sollievo.

Mentiva di continuo a se stesso, negli ultimi tempi: prima di addormentarsi, provava un allucinante distacco. Era come se gli avessero rubato l'anima: cosa gli stava succedendo?

Una macchia d'inchiostro sporcò la pergamena: frugò in un baule per recuperarne una intonsa, e prese a copiare la lettera con ritrovata pazienza. Avrebbe accluso anche le credenziali fornite da Raldas, affinché Aryon potesse consultarle come meglio credeva.

Doveva solo resistere, tener duro: il suo piccolo sogno lo attendeva al varco.



********

 

 

Mio illustre maestro,

 

Con gioia vi annuncio gli ultimi, lieti eventi riguardanti il vostro ed il mio futuro. L'allievo che sto seguendo ha appena fatto ritorno dalle isole Sheogorad. Sembra quasi che nessun pericolo lo turbi, che nessuna mansione lo metta in ansia. Accetta entusiasta qualsiasi sfida, il che è un bene.
Mi auguro che le vostre condizioni di salute siano migliorate.
È vero, non vengo a rendervi omaggio da giorni ormai, e me ne scuso. Tuttavia, sto cercando di plasmare una perfetta Bocca, che sarà in grado di...

 

Aveva letto abbastanza, e stentava a riconoscerlo. Il vecchio Galos non ci avrebbe girato troppo attorno, nonostante fosse campione di pazienza e fermezza. In quella lettera aleggiava una fredda cortesia, non la timida fiducia nei confronti di un maestro che avrebbe potuto avere l'età di un fratello minore... o di un figlio adottivo. Pregevole che dedicasse la maggior parte del tempo ad istruire il ragazzo, tuttavia aveva l'impressione che ci fossero delle deliberate omissioni nel rendiconto degli eventi. Saltò le inutili precisazioni, per desumere le notizie fondamentali.

 

...il progetto Dwemer è la rappresentazione di un insetto meccanico, mai rinvenuto in precedenza. Raldas stesso giungerà a Tel Vos per consegnarvelo assieme al rapporto del viaggio e, conversando del più e del meno, scambiandovi pareri e punti di vista, magari avrete l'occasione di costruire una solida alleanza. Nel frattempo, io svolgerò il normale lavoro alla sala conciliare. Se tutto va bene...

 

Altre frasi a vuoto. Aryon stava quasi cedendo alla tentazione di bruciare quella lettera avvalendosi di un incantesimo di piromanzia, ma spense i bollenti spiriti con un abbondante sorsata di tè. Apprezzava le lettere ricche di dettagli ed aneddoti peculiari, ma... sì, di sicuro mancava qualcosa, e in quel momento ne era più che certo.

E dopo altri paragrafi trascurabili, ecco le spiegazioni importanti.

 

Pensando di farvi cosa gradita, ho allegato assieme alla presente le credenziali di Raldas, firmate da Adram e approvate dal sottoscritto. Il ragazzo si scusa per il foglio sporco e spiegazzato, ma a Vas le materie prime scarseggiano, quindi...

 

Recuperò dal pacchetto un rotolo di carta sbiadita, assicurato da un elegante nastro argentato e da un sigillo in ceralacca. Una scrittura nervosa, vacillante... orme su sabbia, spazzate via dal vento. I corrieri che aveva spedito a Vas tardavano ancora a fare ritorno: non aveva ricevuto notizie da nessuno dei tre. Prima di prendere con sé l'allievo, avrebbe preferito discuterne di persona con Adram: si era procurato parecchi nemici, e privarlo di un sostegno gli sembrava azzardato, troppo azzardato.

Gli indizi si concatenavano a vicenda, la trama aveva senso. Eppure, qualcosa sfuggiva.

Rilesse di nuovo la lettera, in ogni sua parte. Non funzionava: la chiave era altrove.

Poggiò il gomito sul tavolo, la mano sotto al mento, e si fermò in contemplazione del documento.

Aveva posto sotto la tazza di infuso un cencio sbrindellato, per evitare che il tè di radice trama macchiasse irreparabilmente la copertina di N'gasta! Kvata! Kvakis!. Paragonata alla questione in corso, la lingua sload gli sembrava una piacevole scampagnata.

Esaminò sovrappensiero gli aloni scuri sul panno, di un bruno dalle gradevoli sfumature amaranto. E subito dopo, gli schizzi di succo di mirtillo e le sbavature di gelatina scrib presenti sulle testimonianze di Adram...

Notò che le macchie oscuravano l'inchiostro: si trovavano lì per distogliere l'attenzione di qualcuno dal motivo principale della loro presenza. Che senso aveva lasciare una testimonianza indispensabile su un tavolo da lavoro, a subire il caos generato durante i processi alchemici?

Una sbadataggine, questo era indubbio, ma le lampanti mancanze non giustificavano un comportamento privo di un apparente nesso logico.

A meno che la logica non sia capziosa, forzata. Quella di qualcuno che dissemina falsi indizi per inquinare le prove.

L'ombra di una possibile certezza si manifestò nella sua mente. Sospetto, ecco come la chiamava. Mancava ancora l'anello di congiunzione.

Recuperò una pergamena da un cassetto per esprimere le sue perplessità, sperando in una sorta di comprensione.

Un ennesimo invito, un appello formale rivolto ad un amico fedele, che aveva smarrito la strada. Aryon strinse i denti e scrisse, sebbene quelle parole ferissero anche lui che ne era l'autore.

Mai pensava che sarebbe arrivato a tal punto... gli bastava una risposta per capire come stavano i fatti.

Quante correlazioni. Forse, a monte di tutto, vi era un unico e sgradito inconveniente.



*********

 

 

Al mio fedele servitore,

 

 

Nonostante le gentili parole di cui sono stato oggetto nella precedente missiva, sarò breve. Quello che ti sto inviando è un appello senza mezzi termini, una richiesta formale a presentarti quanto prima possibile. Negli ultimi tempi ho notato la tua dedizione nei confronti del nuovo allievo: dimentichi, però, chi sia il primo a cui essa è dovuta. Ho esaminato le credenziali, trovandole soddisfacenti. Sarò disposto a colloquiare con il presunto sostituto non appena avrò avuto modo di accertarmi delle tue condizioni di salute. Sfortunatamente, lasciano parecchio a desiderare: il tuo operato ne risente, lo noto giorno dopo giorno.
Dalla decisione che prenderai dipenderà il futuro: non quello del ragazzo, beninteso. Sto parlando del tuo. Una presenza nel Concilio è sempre stata un sovrappiù, almeno secondo il mio modo di agire. Ti consiglio di rifletterci su, poiché come ricercatore indipendente ti offrirei uno stipendio che gioverebbe anche alla tua attuale compagna. Ammesso che tali condizioni vengano soddisfatte.

 

Ti porgo i miei saluti, M.A

 

Non pensava che quel giorno sarebbe arrivato. Per la prima volta, il maestro gli scriveva in un tono che non ammetteva repliche, dimostrando che cortesia e nobiltà ispiravano i peggiori ultimatum. Galos batté un pugno sul muro.

Una parte di lui lo esortava a partire, ma c'era qualcosa che lo tratteneva a Sadrith Mora. Un entità non definita: si dibatteva dall'interno e lo gettava nell'incertezza.

Raldas lo osservò, perso nei suoi dubbi: attendeva ordini, a mani giunte.

“A quanto pare sono stato richiamato a Tel Vos, sarò costretto a allontanarmi. Mi spiace trascurare la tua istruzione, ma non ho scelta.”

“Oh, non preoccupatevi, maestro.”

Un malessere generale lo perseguitava da giorni, ma leggere la lettera del maestro gli aveva acuito le fitte alla testa. Si accasciò su una panca, un atto di norma in quei giorni, sorbendo un sorso di porzione fortificante.

“Desiderate che vi accompagni?”

“Non crucciarti, ragazzo. Posso fare da solo... riguarda me e il ministro Aryon. Mi recherò là seduta a stante, per fortuna ho un incantesimo di richiamo che permette di materializzarmi nell'atrio della torre.”

“Quindi, la mia presenza non è necessaria. Va bene, vi attenderò qui.”

Che tortura è mai questa? Non comprendeva la ragione dei suoi mali... sentiva solo le ossa del cranio comprimergli il cervello, quasi a sconquassarlo. Portò le mani alla testa, in un gesto disperato... e nel vorticare della stanza attorno a lui, vide flaconi e costine di libri tramutarsi in tante stelle cadenti, in rotta di collisione verso un buco nero di proporzioni smisurate.

“No... io, io! Andrò da solo.” Il dolore gli diede una tregua, seppur breve. “Riceverai gli altri membri Telvanni, in mia assenza. Non attendermi, se dovessi tardare fino a notte inoltrata. Buona serata!”

Svanì, mentre tastava il muro cercando un immediato sostegno. Non appena scomparve nel vuoto, Raldas emise un sospiro di sollievo, per poi sistemarsi alla scrivania.

Di sicuro sarebbero stati degli attimi molto produttivi.

 

*******


Aryon non era abituato a ricevere più di un ospite allo stesso tempo. Quando Galos apparve nell'atrio, notò che le guardie si erano appartate nel sottoscala, a scambiarsi alcuni pareri.

“Uno dei corrieri è tornato. E forse è l'unico superstite.” Commentò Turedus, mentre altri due soldati si scambiavano occhiate eloquenti.

“Sarebbe il caso di indagare, dico bene?” Domandò uno di questi. Non ebbe l'opportunità di udire una risposta, giacché si trovava sotto l'arco di ingresso dello studio, ad attendere che gli si rivolgesse la parola.

La figura del maestro, posta di spalle, era illuminata dallo sfolgorio latteo di un incantesimo curativo. Il ferito, di sicuro il corriere di cui si parlava, tollerava a malapena il dolore e cacciò via dai denti un bavaglio di stoffa che ne placava le urla.

“Non solo mi toccherà medicare i tagli, ma anche correggere la posizione delle ossa. Proprio una brutta frattura, te la sei procurata opponendo resistenza?”

Il corriere, un corpulento dunmer con due braccia grosse quanto tronchi d'albero, annuì sommessamente.

Si voltò, osservando il portavoce in tralice.

“Giusto in tempo, Galos. Somministra a Hlentos una pozione calmante, nel frattempo recupero i trattati d'anatomia.”

“Cos'è successo?” Bisbigliò. Il volto tumefatto e coperto di ferite del corriere si contrasse in un sorriso amareggiato: socchiuse l'occhio privo di benda e raccontò la sua storia.

“L'onorevole ministro... ci ha spediti a Vas, per incontrare il maestro del nuovo servitore. A quanto pare, Zorbas è stato intercettato a metà strada: l'hanno rinvenuto i nomadi Ahemmusa con un pugnale ficcato dietro la schiena, riverso in una pozza di sangue. Selvaggi e bastardi – ho pensato – ad ucciderlo a sangue freddo per rubare i suoi averi. Mi sbagliavo! È un gesto premeditato: anche Ildram è morto: a detta delle guardie, gli hanno teso un agguato non appena si è allontanato da Vos. Se ne sono sbarazzati gettando il corpo in una miniera kwama, fottuti assassini!”

“Perdona la mancanza di tatto, ma... ce l'hai fatta, sei qui. Come mai?”

“Ah, io sono stato fortunato, per modo di dire.” Si fermò un attimo, a riprender fiato. “Il mio incarico è mettere spada ed incantesimi al servizio del ministro nelle Sheogorad. Sono sopravvissuto al viaggio solo perché mi sono materializzato in zona. Quando ho varcato l'ingresso della torre velothi, tre energumeni mi hanno scaraventato a terra; poi hanno cominciato a sfondarmi di calci, pugni, ad insultarmi. Attendevano proprio me! Grazie alle pozioni di riserva sono riuscito a resistere: un braccio era andato; il sinistro acciaccato ma ancora in sesto... Che disdetta, rendersi conto di aver a che fare con un mancino! Li ho spediti dritti all'Ethereus, una sfera di fuoco per arderli fin dentro le budella. Anche se la vista delle membra carbonizzate toglie il gusto di sputare sui cadaveri di quegli sporchi traditori.”

“L'accoglienza non è il massimo, soprattutto per un membro della casata Telvanni.” dedusse Galos, somministrando al paziente una copiosa dose d'elisir.

“Compagni? Affatto! Mercenari prezzolati, o lame della notte al soldo di qualche potente. La simpatica combriccola, però, occupava Vas da un paio di giorni. Se ne servivano per tendere in trappola i ficcanaso. Le vere uccisioni... erano state perpetrate da parecchio. Non ho trovato uno stregone in vita... persino Adram giaceva a capo chino sulla scrivania, come se non avesse avuto il tempo di reagire, di comprendere quanto disperato fosse l'attacco.”

“Può darsi che non se lo aspettasse... se una mano amica è quella che ha compiuto il delitto.”

Aryon ripose una pila di tomi sullo scrittoio e il legno della plancia stridé, oberato dal loro peso. Indugiò nella consultazione di un manuale di farmacopea applicato alla cura di gravi ferite: la pagina del libro mostrava un cerusico che ingabbiava un arto scomposto in una sorta di fasciatura; composta da uno strato di erbe medicamentose, garze di lino e un finimento di stringhe e placche di shalk.

“Non starete mica insinuando...”

“Si tratta di un'ipotesi, Galos: non per forza corrisponde alla realtà. Ho buoni motivi per ritenere che il nostro studentello sia dedito al doppio gioco.”

“Da... da cosa l'avete desunto?”

“Hlentos,” e il nerboruto mago guerriero abbassò il capo, benché afflitto dal dolore. “descrivimi lo studio di Adram nel momento in cui hai constatato il decesso. Non lesinare in dettagli.”

“La scrivania... era macchiata di sangue. Chiazze ovunque: sugli apparecchi alchemici, sull'occorrente da scrittura... per terra, fino a qualche passo di distanza. A quanto pare, un incantesimo di distruzione per attingere sangue dalla vittima. Daris Adram ha opposto vana resistenza, sconfitto dalla forza dell'avversario. Mi chiedo... certe magie si insegnano ad abili stregoni, non sono quei giochetti da strapazzo con cui si dilettano i bambocci dei signori Telvanni. Qualcosa non quadra.”

“Spesso, tra maestro e pupillo, sorge un affetto filiale. Magari, Daris è stato persuaso a fare sacrificio estremo della sua vita. E ha vergato a penna l'ultimo capitolo di essa, consegnando nelle mani dell'alunno le credenziali atte a celebrarlo... o ad incastrarlo.”

“Impossibile!” Tuonò Galos. “Che sia un ladro, che appartenga alla Morag Tong... sì, lo concedo. Ma un traditore! Qualunque accusa, fuorché questa...”

“Ricordi le credenziali che mi hai inviato, sì?” Aryon gli si avvicinò; le mani tremanti smentivano la sua apparente calma, rivelando rabbia e nervosismo. “Il foglio era macchiato, ciò è innegabile... l'inchiostro, tuttavia, risulta sbiadito e offuscato da chiazze rosse. Succo di mirtillo? A questo punto mi rifiuto di crederlo: quello è sangue. La dichiarazione gli è stata estorta con un incantesimo di persuasione, contro cui Adram ha eretto ben misere barriere. Hai notato la calligrafia? Zoppicante, stentata... come la mano di chi si destreggia tra la vita e la morte. La gelatina di scrib e le altre tracce presenti sono un diversivo per ingannare i malaccorti... perché in genere è l'autenticità di una testimonianza a parlare, più che il contesto che l'ha prodotta.”

Hlentos bloccò il polso del portavoce con la mano integra, stringendolo tra le dita tozze e nodose. Strinse le palpebre e gli espresse in tal modo pena e solidarietà.

“Signor Mathendis, vi assicuro... che i corpi senza vita di quei dunmer non lasciano molti dubbi. Una carneficina vera e propria, solo ad Adram è stata riservata una morte pari al suo rango.”

“No! Siete fuori strada, la colpa è dei Redoran, della gilda dei Guerrieri. Ma non Raldas! Lui è innocente.”

“Lo pensi davvero?” Aryon lo sovrastò in un portamento solenne, imperioso. In quel momento, la figura modesta e timida del giovane ministro acquistò vigore, irradiando risolutezza. Il tono della voce divenne deciso, tagliente. “Molto bene, allora. Vedrò il ragazzo domani e lo riceverò qui a Tel Vos da solo, senza la presenza delle guardie. Una conversazione amichevole aiuterà a far luce su questo mistero. Annunciagli che sei ufficialmente in ritiro con il mio benestare e che ti sarà riconosciuto un premio in denaro per i tuoi meriti. Non vedo l'ora d'incontrare il mio nuovo portavoce e di averlo a servizio fino a quando non deciderà altrimenti.”

“Potete spiegarmi le ragioni... di questo repentino cambio di giudizio?”

Aryon socchiuse le labbra, e Galos ebbe l'impressione che un piano insidioso lo spingesse a tentare il tutto per tutto.

“Forse l'ho mal giudicato. Lo sai bene anche tu, che hai servito il precedente ministro prima che io entrassi in carica. Da questo punto di vista hai molta più esperienza, ma... la fiducia e la diffidenza sono qualità che variano in misura a seconda degli individui: proprio perché sono l'ultimo arrivato mi dimostro sempre più cauto. Turedus, scorta Hlentos alla torre dei servizi e affidalo alle cure del mago altmer, mi assisterà più tardi nel sistemargli la frattura. No, Galos: tu resta qui.”

Il portavoce, a bocca spalancata, arretrò di un passo e prese posto sulla panca; occupata dall'altro dunmer pochi attimi prima. Aryon frugò nelle sacche del lungo abito elegante, di una sfumatura tra il blu notte e il verde muschio, e tirò fuori una minuscola provetta contenente un siero viscoso e denso. Somigliava a resina imbottigliata.

“Prendi questo. Non ti fornirò spiegazioni,” gli tese la fiala, sperando che la sua testardaggine non l'avesse vinta. “bevilo. Ti farà solo bene: se non sei tu a tutelarti in prima persona, tocca a me preoccuparmi della tua salute.”

Non riconosceva il composto, di certo doveva essere un rimedio speciale contro i malanni che lo assalivano di recente. La sostanza impiegò parecchio a riversarsi sulla lingua, ma quando la ingerì si accorse che l'emicrania e il bruciore di stomaco erano in parte svaniti.

“Va meglio, vero?” Sorrise, consegnandogli il resto del preparato in un'ampolla panciuta. “Stasera, prima di coricarti e domattina sveglio: non saltare neanche una dose. Ricorda che tu e il maestro Divayth siete la mia famiglia... ed io farei di tutto per assicurarmi che non v'accada nulla di male. Stanne certo.”

Di ritorno a Sadrith Mora, Galos fu oppresso da nuove supposizioni: era come se di colpo avesse riottenuto il libero arbitrio, la facoltà di discernere tra bene e male. La rivelazione di Aryon suonava come una promessa solenne, un progetto di vendetta.

Nello studio privato regnava una quiete immota, un'atmosfera meditabonda: Raldas di sicuro era nella sua stanza al Gateway Inn, a godersi una sana dormita... purtroppo, a lui spettava la corrispondenza, il registro giornaliero e la stesura delle sue dimissioni.

Abbandonare la vecchia vita lo rattristava, ma non avrebbe dimenticato il maestro: per lui era ancora il ragazzo impacciato e curioso, sempre in compagnia di un libro o delle sue gemme d'anima.

Poggiò la mano sul cassetto, per annullare l'incantesimo di protezione ed accedere ai preziosi documenti...

…E notò qualcosa d'insolito. Un'energia esterna, una sorta d'interferenza. Forse, una probabile effrazione: aveva l'animo in subbuglio, eppure stavolta non erano quei tediosi malesseri. Un sinistro presentimento lo esortò a tirare la maniglia, a passare in rassegna i resoconti ivi riposti. Controlla la sequenza, controlla il numero; ripeteva a se stesso... tutto in ordine, troppo in ordine.
Persino quella lettera che, deliberatamente, faceva sporgere dalla pila di fogli e ficcava sempre al contrario; per accertarsi che fosse l'unico a consultare l'archivio.
I pezzi del rompicapo combaciarono uno ad uno... si era fatto gabbare come uno sciocco. Altro che allievo diligente, aveva permesso che una spia si immischiasse negli affari del ministro!
L'avrebbe ripagato con la sua stessa moneta: si sarebbe impegnato a scoprire per conto di chi lavorasse, infiltrandosi di nascosto laddove era certo di scovare maggiori indizi.
E Aryon ne sarebbe stato messo al corrente, al più presto.


 




Mi dispiace se il capitolo è un po' lungo rispetto agli altri. Sto cercando di dividere la storia in modo che succeda sempre qualcosa, per rendere la lettura interessante. Ammesso che una storia di intrighi tra maghi sia movimentata.
Ho revisionato i primi due capitoli, correggendo qualche frase. Nulla di rilevante, però, rispetto al contenuto della storia.
Più vado avanti, più mi rendo conto che non ho mai scritto qualcosa del genere. Per fortuna, c'è sempre un'anima pia disposta a darmi dei consigli e a curare le mie insicurezze (vi ringrazio!). :)
A presto!
  
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