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Autore: LarryTranslations    04/12/2013    1 recensioni
Come può l’amore parlare, quando uno dei due non riesce nemmeno a spiccicare la parola?
La vita di Louis era uno scherzo attraverso le sue parole argute.
La vita di Harry era uno scherzo attraverso la sua assenza di parole.
Louis era stato classificato come un ragazzo normale, mentalmente e fisicamente.
Harry era stato classificato come un ragazzo anormale, mentalmente e fisicamente.
Louis riusciva a parlare.
Harry non poteva.
Harry era affetto da mutismo progressivo.
Louis non lo era.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nessuno dei personaggi reali citati mi appartiene, la storia non è in alcun moda intesa per offendere e/o danneggiare tali persone, i caratteri rappresentati non riflettono la realtà, la traduzione non è stata fatta a scopo di lucro.

Questa fanfiction, è una traduzione. Potete trovare l'originale a questo link.
Questo è il permesso dell'autrice.

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Capitolo 6

Sabato 7

"Oh, per carità di dio, Harry! Perché hai messo quelle scarpe? Ti avevo detto di buttarle!"esclamò Anne. Louis, che entrava nella stanza del pianoforte, dopo essersi preso uno snack veloce al bar, sentì la conversazione che avveniva nel bel mezzo della stanza sua e di Harry.

Harry era seduto sul bordo dello sgabello, le ginocchia rannicchiate sul petto e i piedi a penzoloni. Anne, invece, si trovava in piedi, accanto a lui, sguardo furioso puntato alle scarpe da ginnastica distrutte che indossava il figlio, e si afferrava i capelli, tormentata.

Le mani di Harry raggiunsero istintivamente le scarpe rotte, coprendole in segno di difesa, nascondendo il materiale rovinato. La suola che cadeva tristemente, veniva mantenuta al suo posto dalle dita di Harry -quelle lunghe e sottili dita che al contatto sarebbero così-

Louis scosse la testa interiormente, spingendo quei pensieri fuori dalla sua mente e concentrandosi sulla discussione apparentemente impari di fronte a sé, che, ovviamente per Louis, era invece a doppio fronte. Lo sguardo minaccioso di Harry parlava più forte delle parole della madre, i suoi occhi verdi guizzavano dalla figura di Anne, alle scarpe segnate dalle intemperie, traducendo che non approvava la sua, beh, disapprovazione.

"Louis! Louis, Louis, Louis," biascicò Anne. " Potresti per favore dire a Harry che ha bisogno di un paio di scarpe nuove? Queste sono orrende!"

Louis fece una risatina, accovacciandosi davanti allo sgabello, dove Harry sedeva e incrociava le gambe. "Beh... non sono nelle condizioni migliori, credo", disse con tatto.

Gli occhi di Harry si allargarono, sembrando quasi feriti dalle parole del ragazzo. Louis non poté reggere l'espressione, che stava per spezzargli così tanto il cuore che si corresse immediatamente. "Ma se ci riesci ancora a camminare, allora va bene."

"Riesce a malapena a camminarci! E- no Harry, non fare finta di riuscirci, perché ci inciampi ogni volta- no! Lo vedo che inciampi! Lo vedo con i miei occhi! E non dire che ho bisogno degli occhiali perché, davvero, non è così!" sbraitava Anne, interrompendo le proteste di Harry. "Appena finiamo qui, andiamo a comprare delle scarpe nuove, non accetto un no come risposta, capitano!"

Louis guardò divertito come Harry roteava gli occhi ad Anne drammaticamente; dopodiché le sue mani scattarono alla ricerca di un foglio e una penna e scarabocchiarono una parola in stampatello.

 

GEMMA

 

Fu come se una lampadina di memoria si fosse accesa nella mente di Anne e si ricordò improvvisamente di qualcosa che aveva a che fare con Gemma.

 

"Oddio, Gemma! Mi sono totalmente dimenticata! La nostra giornata tra ragazze! Dannazione, fare shopping scombussolerà tutti i piani.." Mormorò pensierosa. L'espressione di Harry non era eccessivamente gioiosa, ma Louis poté individuare una punta di compiacimento. Per quanto Louis volesse parteggiare Harry, l'espressione preoccupata di Anne era molto più esagerata. Sembrava che stesse avendo una guerra interna con sé stessa, cercando di decidere come risolvere la situazione.

"Beh.. magari potrei portare io Harry a comprare le scarpe nuove" disse Louis con tono interrogativo e insicuro.

La testa di Anne si girò con un gesto rapido -o meglio, si abbassò, visto che il ragazzo si trovava disteso in terra- verso Louis e i suoi occhi si illuminarono. "Lo faresti?!" esclamò speranzosa.

"Sì, non è un problema",disse con un'alzata di spalle disinvolta.

"Davvero, Louis, non sei costretto.. Non ti sentire obbligato se non vuoi farlo davvero."


"No, seriamente, non ho problemi. Mi farebbe piacere passare un po' di tempo con Haz" disse Louis dolcemente, un leggero rossore si accendeva sulle guance. Era inconsapevole del bagliore che era presente anche sulle guance di Harry, il soprannome da lui utilizzato e il complimento così riservato avevano attaccato la calma interiore del riccio.

Anne sembrava che stesse per esplodere dalla gioia, dopo che Louis aveva parlato e Louis non era sicuro del perché. Il sorriso di Anne era perfetto, i suoi occhi spiegazzati agli angoli. Le sue mani rivolte verso l'alto, sotto il suo mento, con uno sguardo di adorazione, misto a felicità.

I suoi occhi guizzarono tra Harry e Louis, notando l'assenza di reazione di Harry e il fare rilassato con cui Louis espresse le sue parole

"Cosa? Ho qualcosa sulla faccia?" chiese Louis goffamente, mentre Anne era rimasta fissata a guardarlo negli occhi.


"Haz?", chiese con dubbio.

Louis arrossì istantaneamente e abbassò la testa per nascondere il suo imbarazzo. "Scusate, continua a scapparmi" disse provando vergogna.

"No no,  non ti scusare! E' adorabile!!" disse Anne con un sorriso. Le sue mani raggiunsero i ricci di Harry e li scarmigliarono con fare giocoso; ma il suo umore cadde, non appena il ragazzo si scostò, sedendosi sul bordo opposto, lontano da lei, con un espressione accigliata incisa nei suoi lineamenti.

Anne si schiarì la voce impacciata, cercando di respingere la forte tensione nell'aria. Probabilmente era per via del contatto fisico indesiderato da parte di Harry, o forse il fatto che era imbarazzata per il fatto che Louis avesse assistito alla scena. Dopotutto , l'azione di Anne non era proprio un gesto che faceva sentire Harry grande.

"Sei sicuro che non ti crea problemi, Louis?" chiese ancora.

"Anne, sono più che sicuro!  Andate e godetevi la vostra giornata tra ragazze, lasciate me e Harry alla nostra giornata tra ragazzi!"

"Hai ragione, devo smetterla di preoccuparmi troppo!" ridacchiò Anne. "Bene allora, è meglio che vada. Fammi uno squillo quando avete finito, ok? Hai i numeri di entrambi nel caso ti perdessi, va bene Harry? Bene, allora ci vediamo quando ci vediamo!" disse Anne mostrando la sua disponibilità e buttando ogni tanto un'occhiata sull'orologio.


Dopo un abbraccio impacciato con Harry e uno più rassicurante con Louis, Anne uscì dalla stanza. Louis guardò la figura snella sparire dal suo campo visivo, prima di rivolgersi al partner del giorno. Quando lo guardò, notò che stava scrivendo sul foglio dove prima aveva scritto 'GEMMA', la scritta si poteva intravedere attraverso il pezzo di carta.


Giornata tra ragazzi? Seriamente?

Scrisse Harry con un sopracciglio dubbioso sopra i suoi occhi smeraldo.


"Sì! Che c'è di male?!" esclamò Louis con offesa.


Giornata tra ragazzi?

Ripeté Harry,  premendo con la penna sulla parola 'ragazzi'. Un sorriso tirò leggermente la bocca, una leggera contrazione dello spesso labbro rosa a dimostrarne l'emozione.


"Cosa intendi con 'giornata tra ragazzi'?" chiese Louis, gesticolando con le virgolette e stressando sul come Harry aveva scritto le parole.


Non intendo offenderti, ma non sei proprio l'uomo più mascolino del mondo, o è solo una mia impressione? E poi una giornata tra ragazzi dovrebbe consistere di attività da uomini.. non lo shopping.

Louis lanciò uno sguardo con fare canzonatorio ma non poté trattenere la risata che scoppiò dalle sue labbra. "Credo tu abbia ragione, però.. siamo comunque due ragazzi, quindi passiamo del tempo tra ragazzi! Non usare la mia eccessività contro di me! Devi sapere che essere femminili come me è un talento!"

 

Sì, femminile, non maschile: ovvero ragazza, non ragazzo. Una giornata tra ragazzi è guardare il calcio con pizza e birra in boxer, praticamente abbuffarsi di cibo. Non fare shopping.


"Beh, possiamo fare quelle cose se vuoi dare vita alla definizione di una giornata tra ragazzi" suggerì Louis sensatamente.


No grazie, credo che mia mamma mi ucciderebbe se non comprassi le scarpe nuove e mi scoprirebbe a bere, quindi per me è proprio un no, ad essere sincero.

Louis guardò l'affermazione del ragazzo, considerando ciò che aveva detto. Mi sembra giusto, pensò, e capì il fatto delle scarpe, ma la cosa del bere? Harry non aveva mai bevuto prima?

"Aspetta.. non bevi?" chiese curiosamente.

No. Mai. Perché, cosa c'è di male?


Louis rimase a guardare Harry un po' esterrefatto, davvero non aveva mai bevuto?
"No, non c'è niente di male. Non avevo mai sentito di qualcuno alla tua età che non avesse mai bevuto nulla.. Però credo fosse solo il modo di vivere a Doncaster, è sempre diverso a seconda del posto, credo. Se posso chiedertelo, sei tu che non vuoi o è perché non ne hai il permesso?"

Harry esitò, restando in contemplazione del foglio.

Beh.. credo sia un po' di tutte e due. Mia madre ha più o meno passato la vita a viziarmi, quindi mi ha sempre detto quanto fosse sbagliato bere così giovani, di come sia illegale eccetera, così me l'ha come dire impiantato in testa. Voglio dire, non rifiuterei se mi si offrisse un drink, ma non andrei dritto di mia spontanea volontà a prendermene uno, capisci che intendo?

"Capisco che vuoi dire. Credo che sia un atteggiamento positivo quello che hai. Hai dei valori che desidero aver avuto anch'io alla tua età- Merda, quella è l'ora? Dobbiamo davvero andare, prima che i negozi chiudano, Haz, forza!"  attaccò Louis gentilmente, nonostante le sue parole crebbero di espressione, non appena notò l'ora sul suo telefono e sobbalzò immediatamente, afferrando Harry per un polso e trascinandolo fuori dalla stanza.

Girarono per negozi per più di un'ora, senza alcun successo. Tutto quello che Louis indicava era o troppo particolare, o troppo banale, apparentemente non riusciva a trovare nessuna via di mezzo, solo gli estremi.

Louis dovette ammetterlo, quelle scarpe da ginnastica color verde,rosa e giallo fosforescenti che indicò a Harry -che erano supponibilmente per uomo, nonostante non sarebbero state molto bene con il normale colore di jeans di Louis- gliele aveva fatte vedere per puro divertimento: vedere Harry che cercava il modo più diplomatico possibile di smontare Louis, il quale aveva tirato fuori le sue più grandi capacità recitative, mettendo su una scena davvero convincente su quanto gli piacessero. Harry se ne uscì con un "non è che siano proprio il mio tipo" il che fu più che spassoso per lui, specialmente quando Louis riuscì quasi a fargliele provare, ma la sua espressione l'aveva tradito ed era scoppiato, facendo rimbombare la risata per tutto il negozio. Harry era arrossito violentemente, quando gli occhi della gente presente si erano tutti puntati su di loro, e, nonostante la risata di Louis fosse musica per le sue orecchie, l'attenzione per lui era ampiamente indesiderata, perciò scappò fuori dal negozio veloce come un fulmine.

Louis gli diede una pacca sulla schiena per chiedergli scusa, guidandolo fuori dal negozio di scarpe strambe, dirigendolo verso uno un po' più normale, con design meno complessi o appariscenti. Il rossore si spense lentamente dalle guance di Harry, nonostante Louis avrebbe voluto che stesse più a lungo, perché era una cosa davvero tenera.

Più tardi avanzarono verso un altro negozio, stanchi e demoralizzati per il fallimento. I negozianti vagavano attorno ai negozi, probabilmente devastati dalla dura giornata lavorativa e desiderosi che il loro turno finisse al più presto. C'era una coppia di clienti che davano un'occhiata agli scaffali, presero delle potenziali nuove scarpe, ma le rimisero a posto non appena si accorsero di un altro paio, che era praticamente identico all'altro. Louis e Harry vagarono in giro, scorrendo per le file di scarpe non adatte.


Quando i suoi occhi, vagando per il negozio, si posarono su un banco familiare, Louis boccheggiò. Borbottando un veloce 'Vado solo là" a Harry, si precipitò verso lo scaffale delle TOMs e con le dita ricalcò la nuova fantasia, in contemplazione.


Nel frattempo, Harry esaminava la catasta di Converse, annuendo in approvazione del design così semplice, che non era né troppo banale, né troppo eccentrico. I suoi occhi ne notarono un paio del classico bianco, che erano abbastanza semplici da non risaltare troppo.

Prese il paio, ruotandole tra le sue mani e guardandole con cura.


Improvvisamente una voce un po' roca risuonò di fronte a lui, facendolo soprassalire.

"Posso aiutarti, amico?" chiese l'uomo sciatto, rozzamente.

Il commesso era trasandato, i suoi capelli erano scarmigliati, la barba 'corta' troppo cresciuta e tra di essi vi era una leggera barbetta che contornava la sua mascella.

Gli occhi di Harry lo squadrarono, guardando il suo abbigliamento disordinato, in cui i jeans erano strappati alle ginocchia e le sue scarpe erano addirittura in uno stato peggiore di quelle di Harry. La sua pancia protrudeva dal limite della sua maglia, il pezzo di pelle era peloso e disgustoso. Harry arricciò il naso a quella vista.


Dimenticando che l'uomo potesse vedere che lo stava squadrando da testa a piedi, e che avesse parlato, Harry realizzò che non aveva sentito nulla di ciò che l'uomo avesse detto.


"Senti, dimmi solo che misura vuoi e te la vado a prendere", disse scorbuticamente.

Harry lo fissò, insicuro sul da farsi. I suoi occhi erano spalancati e impanicati. Poteva sentire il suo cuore pompare nel petto molto energicamente. I suoi polmoni erano sovraffollati, almeno quanto la sua testa, che girava dalla confusione e dall'incomprensione di quel che doveva fare.


Inspira. Espira. Inspira. Espira. Inspira. Espira.


Continuò a respirare fortemente, con respiri corti

"Toc Toc? C'è nessuno?" disse l'uomo prendendolo in giro, facendo finta di bussare ad una porta immaginaria di fronte a Harry.

Gli occhi di Harry guizzarono al muro dietro all'uomo, tracciando un contorno attorno alla sua figura.

Le labbra di Harry erano serrate, non si muovevano.

"Wow. Che problemi hai, ragazzo? Sto solo cercando di aiutarti!" La voce dell'uomo si alzò, notando l'assenza di comunicazione di Harry.


Harry voleva che se ne andasse.

Voleva che se ne andasse, lasciando che Harry corresse via dal negozio, verso la via di casa.

Non sapeva cosa fare. L'uomo pretendeva delle risposte, non voleva lasciar perdere e nessuno era lì ad aiutarlo.


"Cos'è, sei per caso una specie di strambo che non sa parlare o cose simili?" L'uomo urlò quasi. Ma la cosa più forte era lo sguardo crudele nei suoi occhi, non il volume.


Spaventò Harry.

Troppo.


Lasciando perdere lo spezzarsi del suo cuore, quando sentì la parola 'strambo', una parola che stava iniziando a dimenticare, ora che Louis lo faceva sentire più accettato di quanto lo fosse mai stato, Harry non sapeva proprio che fare.

All'improvviso, una mano toccò la spalla di Harry. La sua testa si girò di colpo alla sua destra per lo shock, i suoi occhi bruciavano di paura. Ma il fuoco venne presto spento quando si accorse che c'era Louis accanto a lui, sentendosi sollevato per il fatto che non fosse qualcun'altro pronto a tendergli un agguato.


"Che diavolo sta succedendo qui?", chiese Louis  all'uomo, con tono severo.


"Il ragazzo non sta parlando!" esclamò l'uomo, la sua faccia sgradevole increspata con ripugnanza.

Le sue dita tozze puntarono Harry con fare accusatorio, e immediatamente Louis si mosse, mettendosi davanti ad Harry. Le sue braccia si appesero attorno al ragazzo, tenendo il corpo di Harry direttamente dietro di lui, proteggendolo.

"E allora?! Cosa c'entri tu?!" urlò Louis in risposta.

"Gli sto offrendo un aiuto e non mi risponde! E' da maleducati!" gridò in seguito l'uomo.

"No, quello che io penso sia maleducato è come tu lo stai trattando! Sei tu che ti stai comportando da stronzo, non lui!" La faccia di Louis si stava colorando, il rosso causato dalla rabbia si stava diffondendo sulla sua pelle, scaldato dalla furia interna.

"In che cavolo di modo sarei uno stronzo? E' lui che mi sta ignorando!" rispose a tono, infastidito.


"Non ti sta ignorando! Se ti stesse ignorando, non sarebbe nemmeno qui ora, perché sarebbe uscito da questo negozio! Non hai un po' di buon senso in quel minuscolo cervello che hai?!"

 

"Beh non mi sta rispondendo e questo equivale ad ignorare!"

Harry voleva urlare. Voleva urlare a loro di smetterla.


"Non è colpa sua se non può rispondere! Non ha deciso lui di essere muto! Non ha deciso lui di non riuscire a parlare!" Louis gridava fortissimo, la sua voce echeggiava nel negozio così silenzioso. "Non vuole che si pensi che lui stia ignorando le persone, ma a volte lo fa perché semplicemente non capisce. Ma questo non fa di lui un mostro o uno strambo, fa di lui una persona vera. Fa di lui un uomo, molto più di quanto lo potrai mai essere tu, perché ha dei sentimenti. A differenza di te a lui importa delle persone. Tu invece te ne freghi se stai ferendo qualcuno o se lo stai spaventando, per te è solo una normale giornata di lavoro, giusto?! Urlare contro dei ragazzini e spaventandoli a morte finché non crollano, scommetto che lo adori! Sei un disgustoso bastardo!"

Lo sbraito di Louis arrivò a una fine, il suo respiro era diventato affannoso e pesante. La sua faccia era di un rosso luminoso, con un'espressione accigliata. Le sue braccia erano ancora incatenate attorno alla vita di Harry con una forte stretta, così che non potesse muoversi, così che non potesse farsi male.

L'uomo rimase immobile e zitto dallo shock, gli occhi pieni di sorpresa. Louis gli lanciò un ultimo sguardo disgustato, slacciando poi le braccia da Harry e afferrandolo per un polso. 

Camminò fuori dal negozio con passo pesante e arrabbiato, ignorando gli altri clienti e commessi che li fissavano. Continuò a marciare finché non ebbe lasciato il centro commerciale e si fosse introdotto nell'aria fresca. Arrivato al lato dell'edificio, crollò, senza curarsi dei mozziconi di sigaretta sul quale si doveva essere seduto. Inspirò profondamente e lasciò che la brezza fresca entrasse nei suoi polmoni e lo liberasse lentamente della collera che sentiva. I suoi occhi si chiusero stretti, bloccando ogni vista che avrebbe potuto distrarlo dal calmare le sue emozioni.

Dopo qualche minuto, sentì il rumore di un materiale che scivolava sul muro. Aprì gli occhi e girò leggermente la testa di lato per trovare Harry seduto impacciatamente accanto a lui.


"Scusa," disse con voce graffiata. "Non volevo, è solo che mi sono arrabbiato e-"


Il braccio di Harry si alzò lentamente, con leggera esitazione. Si alzò, passando oltre la testa di Louis e si posò attorno alle sue spalle. Il suo corpo venne tirato nel calore di quello dell'altro. La sua testa si appoggiava sul petto respirante di Harry.

Louis non ebbe bisogno di scusarsi ancora, perché sapeva di essere stato perdonato.

Amò la sensazione che sentiva stando tra le braccia di Harry. Sì, quell'abbraccio era leggermente strano e non era completamente aperto e rilassato, ma era qualcosa. Era caldo, confortevole e tutto ciò che aveva immaginato, forse qualcosa in più. Era forte. Forte e robusto. Ma, allo stesso tempo, era delicato e morbido. Louis realizzò che il battito di Harry era accellerato. E gli piacque.




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Note: Qui trovate il nostro blog, con altre traduzioni! Alla prossima!

Meg

   
 
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