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Autore: GioGio00    05/12/2013    1 recensioni
in una piccola cittadina del nord America, quattro ragazze Ariadne,Raven,Hanita e Margaret condividono un segreto che non deve essere scoperto; non aspettatevi la solita storia d'amore. Cia questa è la mia pima f.f. del genere, l'abbiamo scritta io e una mia amica. Recensite in tanti, baci
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Ho la netta sensazione che tra te e il novellino ci sia qualcosa.. -
- Tanto le tue sensazioni non valgono una ceppa -
Carter si ferma, passandosi una mano tra i capelli, mentre Ariadne ride davanti a lui.
- Ok, adesso parliamo seriamente. Ti piace davvero? - le chiede.  In quel momento tutto si ferma. Ariadne si guarda le scarpe, pensando alla risposta. È facile, un NO secco. Oppure è SI? Lei sinceramente, non lo sa.
- No, ma ti pare? - dice, anche se non è sicura che la risposta sia questa. Carter si mette le mani dietro alla testa.
- Ah, be’. Questa la dice lunga - commenta sorpassandola. Ariadne si ferma. Era davvero quella la risposta giusta? Non prova davvero niente per lui?
Non posso provare qualcosa per lui. Non lo conosco nemmeno.
Si dirige al suo armadietto. Prende il libro di fisica e si gira, trovandosi davanti ad un’ alta figura. Un ragazzo. Il suo naso e quello del ragazzo sono a un paio di centimetri di distanza. Un paio di secondi per capire chi è quel ragazzo: Matt. Ha una mano appoggiata all’armadietto della ragazza, e la fissa sorridendo.
- Ciao - dice con il suo tono caldo e dolce, ma allo stesso tempo tagliente e sicuro, come miele che scivola lento sul ghiaccio.
- C.. ciao.. - risponde la ragazza, la mano sul cuore che è sul punto di esplodere. - Che.. che c’è? - 
- Niente. Volevo vederti. Sai.. -  abbassa lo sguardo. - Dall’altra sera non smetto di pensarti. Non riesco a toglierti dalla mia testa - anche se non si vede, Ariadne sente le sue guancie andare a fuoco.
- Quindi.. per questo volevo vederti – si abbassa ancora un po’, finchè i loro nasi non si sfiorano. Ariadne spalanca gli occhi. Lui sorride, e infine se ne va, con le mani in tasca, come se non fosse successo niente. Ariadne cerca di rimanere in piedi, una mano che tenta di reggersi all’armadietto.
Non posso provare qualcosa per lui.
 
Carter cammina per i corridoi. Sembra un’ anima in pena. In effetti, si sente come se qualcosa dentro di se si fosse rotto, spargendo microscopici frammenti taglienti e dolorosi in tutto il suo corpo. Tira un pugno al muro.
- Cazzo - sussurra. Non lo sa nemmeno lui perché è arrabbiato. Si mette le mani in tasca ed esce. Fuori l’aria è rarefatta, come se fossero piombati in pieno inverno in due minuti. Vede Ariadne e Matt che ridono mentre escono dal cancello. Qualcosa dentro di lui comincia a mutare, come se gli avessero fatto mangiare dei carboni ardenti. Decide di tornarsene a casa senza fare caso a loro, che tanto vanno dalla parte opposta.
È quasi arrivato, quando vede Matt che si bacia con una biondina tutta pepe e minigonna rosa. Quando i due si staccano, Matt rimane a fissare la ragazza come se fosse una visione, poi si gira e se ne va. Carter ha già capito come stanno le cose: sa che ad Ariadne piace Matt, ma lui non può assolutamente farla soffrire così alle sue spalle. Lo raggiunge e lo sbatte contro un albero.
- Carter.. -  sussurra con un mezzo ghigno.
- Ti avverto, lurido bastardo. Fa soffrire Ariadne e giuro che ti stacco la testa dal collo, hai capito? -  il ragazzo rimane a fissarlo come un ebete. – Hai capito!? -  il ragazzo si mette a ridere.
- Non hai ancora capito? La tua amichetta non ti ama, quindi smettila. E io farò ciò che voglio, ok?-
- Schifoso puttaniere, ti farò passare io la voglia di comportarti così -  Matt scoppia a ridere. Dalla sua mano parte una cortina color argento che spinge Carter lontano da lui. Matt comincia a ridere, mentre Carter lo fissa come paralizzato.
- Tu.. lo sapevo che non eri normale.. -
- Capisci in fretta le cose, a quanto vedo – e detto questo si scagliò su di lui in un secondo.
 
-  Grazie mille e torni a trovarci – dice Hermel sorridendo. L’uomo se ne va, ricambiando il sorriso. Hermel si affloscia sul bancone.
- Grazie mille Hanita. Sei davvero un tesoro – dice Louise, la compagna del padre di Hermel, che dirige il negozietto di dolci dietro la scuola.
- Louise, per favore, chiamami Hermel – risponde lei. Un ragazzo dai capelli neri entra dalla porta, facendo suonare il campanellino. Sembra di diciassette anni, molto carino.
- Hanita, vai tu a servire quel bel ragazzo – Hermel non la rimprovera nemmeno e va a servire. Non appena lo guarda in faccia, si sente svenire.
- Hermel White.. ma che sorpresa – nonostante il cuore le batte fortissimo, cerca di mantenere una certa calma.
- Non dovresti essere sorpreso, sai benissimo che lavoro qui. Che cosa vuoi? -
- Parlare. E un caffè, se non ti dispiace – risponde.
- Il caffè te lo porto. Ma parlare mi dispiace parecchio – torna al bancone e prepara un caffè. Glielo porta dopo qualche minuto. Sta per andarsene, ma Frank la blocca per un polso.
- Aspetta, voglio solo parlare. Come due normali ragazzi. Ti fa così schifo? -
Si, mi fa così schifo. Problemi?
Si siede davanti a lui e lo osserva mentre beve il caffè.
- Spero che il veleno sia di tuo gradimento – dice, facendolo ridere.
- Oh, si. Squisito. Ma comunque, vorrei chiederti perché mi odi tanto. Cosa ti ho fatto? -
- Se è di questo che vuoi parlare, quella è la porta -  dice indicandola con un gesto del capo.
- Smettila, per favore. Sono serio -
- Serio? Tu non sei serio, ma proprio per niente. Non c’è niente di serio in te, chiaro? Mi fai solo schifo, mi fa schifo anche solo sentire la tua voce. Vattene ti prego, e non tornartene mai più – si alza. Si chiude in bagno, scivolando con la schiena sulla porta finchè non è seduta. Appoggia la fronte alle ginocchia e comincia a piangere.
 
Margaret si sveglia di soprassalto, la fronte imperlata di sudore e il cuore a mille. L’ennesimo incubo. Questa volta c’era solo un grande bosco, lei che correva e poi, il buio. Si strofina gli occhi e cerca a tentoni sul comodino la lampada. Tocca la base di essa e muovendo la mano nel buio, sfiora la cordicella. La prende e tira verso il basso. Un’ombra le appare davanti al naso, ad un paio di centimetri di distanza dal suo viso quando ancora la luce della vecchia lampada non è ancora del tutto accesa. L’ombra sorride, e non appena la luce s’accende completamente, svanisce. Margaret cerca di mantenere la calma. L’ombra era sicuramente di un ragazzo, della sua età o di un paio di anni più grande. L’unica cosa che era riuscita a vedere erano i suoi bellissimi occhi color ghiaccio, quasi terrificanti, che la scrutavano come se potessero sorriderle. Si strofina gli occhi nuovamente. La stanza è illuminata da un bagliore giallo che trasmette calore. Cerca di alzarsi ma si sente come se avesse le gambe paralizzate. D’improvviso la luce della lampada si spegne. La ragazza cerca di nuovo la cordicella e la tira giù, ma niente, non si riaccende. Prova con l’interruttore ma nemmeno quello va. Sente delle risate, e la finestra si spalanca. La luce della luna irrompe nella stanza come un bagliore argentato. Le tende che svolazzano spinte dal vento sono di un bianco quasi trasparente. Vede la stessa ombra di prima appollaiata con disinvoltura sul davanzale della finestra. Ride. La risata era calda e roca.
- Chi.. chi sei tu? – chiede Margaret. L’ombra ride di nuovo.
- Non ti preoccupare. Con me sei al sicuro. Torna a dormire Margaret, torna a dormire – l’ombra sparisce nella sua roca risata. Margaret crolla sul cuscino come se le avessero staccato le batterie.


- Per favore, Ari. Credimi -
- Carter, so che odi quel ragazzo. Ma non mi sembra il caso che mi racconti balle perché non ti piace -
- Senti Ari, non voglio che ti accada nulla. Ne tantomeno voglio che soffri per colpa sua. Per favore – Ariadne si gira e guarda l’amico negli occhi. Sembra davvero preoccupato. Ma Matt sembrava sincero.
- Io lo so che non gli credi.. non fare finta – una voce rimbomba nella mente della ragazza.
- So che quel ragazzo ti piace, ma non è così per lui.. mi dispiace – Ariadne sente qualcosa dentro di se che si spezza. La voce che rimbomba nella sua testa è quella di Matt. La voce si mette a ridere. Ariadne cade a terra in ginocchio, mentre Carter le si mette affianco, cercando di calmarla.
- Vattene! Esci dalla mia testa! – grida la ragazza prima di svenire.
 
Raven si alza dal banco a fatica. Prende il libro e si trascina verso la porta. È stanca morta, ha fatto un incubo ed non è riuscita a riprendere sonno. La ragazza cammina sul marciapiede quando sente una voce chiamarla.
- Raven.. – è di un ragazzo, un ragazzo in particolare. Si avvicina a lei a grandi falcate. Lei si gira, per vedere il suo ragazzo che tiene in mano una bottiglia di vodka puro quasi vuota, con i vestiti stropicciati e le pupille dilatate.
- Thomas, torna a casa – dice lei, facendo per andarsene, ma lui la blocca per un polso.
- Ti ho vista, sai. Che.. che ci provavi con.. con quello nuovo.. -
- Thom, torna a casa -  lei cerca di allontanarsi ma li ragazzo le prende il braccio e lo stringe con forza.
- E anche con.. Alex.. il tuo amichetto.. cos’è? Avete una storia.. eh..? -
- Smettila! Sei solo geloso! – riesce a liberarsi dalla presa e se ne va, ma un rumore di vetri rotti la fa fermare. I pezzi di vetro, rimbalzando sul terreno, le hanno ferito le caviglie. Si gira, ma Thomas non c’è. Decide di tornarsene a casa, ma non appena si rigira l’alta figura del suo ragazzo la sovrasta.
- Dove credi di andare, eh? – dice spingendola sui vetri rotti. Lei cerca di schivarli e perde l’equilibrio, cadendoci sopra. Thomas comincia a tirarle calci nello stomaco, mentre lei rotola tra schegge di vetro e vodka. Tagli sulle braccia e sulle gambe cominciano a sanguinare.
- Basta! – implora Raven.
- Taci, puttanella. Te la farò pagare cara! – ringhia lui, tirandole un violento calcio nello stomaco. Il colpo è così forte che le manca il respiro per qualche secondo. Tra le lacrime, vede Thomas che tira fuori dalla tasca un coltellino dalla lama retrattile. Raven spalanca gli occhi, terrorizzata. Thomas sta per piantarlo nel suo petto, quando qualcuno lo butta lontano dalla ragazza.
- Oddio, Raven, stai bene? Raven?! – la ragazza tossisce. Alex scoppia in lacrime e la stringe a se.
- Ti porto subito all’ospedale – dice prendendola in braccio, mentre Raven gemeva ad ogni suo passo.
Ancora non sai di cosa sono capace, piccolo Corvo, sei solo un uccellino indifeso.
 
  
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