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Autore: Autumn__Leaves    05/12/2013    4 recensioni
«Mi stai invitando ad uscire?» Mi aveva chiesto lui, con un moto di derisione. Io avevo balbettato frasi sconnesse, sfuggendo ai suoi bellissimi occhi. Ero imbarazzata, perché non eravamo soli e lui ripeteva ogni cosa che dicevo, a voce alta. Non capivo bene se mi stesse prendendo in giro o se fosse solo incredulo. Beh, tanto incredulo non doveva esserlo. Non facevo altro che guardarlo e spiarlo, durante le ore di lezione. Anche una mucca si sarebbe accorta che avevo una cotta stratosferica per lui. Così annuì, alzando finalmente gli occhi e puntandoli su di lui. Ormai non avevo nulla da perdere, dovevo solo aspettare una risposta. Sulla faccia di Edward si formò un sorriso cattivo, prima di scoppiare a ridere davanti e con tutti. I miei occhi si dilatarono e riempirono di lacrime allo stesso tempo. Si, mi stava prendendo in giro. Chiusi gli occhi e respirai profondamente, mentre le risate aumentavano e tutti mi indicavano.
[…]
«Ti prego..» Un sussurro, appena udibile, ma che rimbombò dentro le mie orecchie, come fosse stato urlato. Lui non mi avrebbe mai amato ma io si, per sempre.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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PROGRAMMAZZIONE STORIE

Madness


Ero rimasto immobile, come un fesso, guardando quel.. bambino. Avrà avuto all'incirca sui quattro anni, ma sembrava molto più sveglio del dovuto. Era abbastanza alto, per la sua piccola età, e portava delle pantofolone verdi, che sicuramente usava in casa. Aveva addosso il pigiamino, e sembrava che si fosse appena svegliato da un letargo di sei mesi. I capelli, rossicci, erano tutti scombinati. Aveva la pelle lattea, che risaltava nel tutto. Era un bambino bellissimo, ed era identico a me.

Mi guardava, con i suoi occhietti verdi. Sicuramente si aspettava – da bravo padrone di casa – che mi presentassi. Solo che io ero troppo frastornato, anche solo per emettere una sillaba. Era questo che Isabella nascondeva? Mi nascondeva lui? Ero incazzato, ero triste, ero impaurito, avevo voglia di spaccare qualcosa, pur di non rimanere li, in quella situazione assurda. Cosa stava succedendo? Era tutto uno scherzo? Non poteva essere vero.. Solo che la verità era davanti a me, in un metro di altezza. Non posso crederci.. Stavo impazzendo? Forse ero impazzito – ero pazzo – e quella situazione non la stavo vivendo veramente. Magari stavo dormendo, magari non ero mai venuto a Forks. Il bambino mi sorrise, scoprendo una fila di denti sdentati e non perfettamente dritti. Era identico a me. Non sembrava in imbarazzo, non sembrava impaurito, non sembrava essere in soggezione. Mi sorrideva e basta, sicuro di quello che faceva. Era identico a me.


Mi ero fatto trascinare nella sua cameretta, senza che dicessi nulla. Lui sembrava quasi conoscermi, e mi chiesi se faceva così con tutti. Lei glielo permetteva? In quel momento non ero neanche capace di pensare il suo nome, tanta la rabbia che provavo per lei. Mi aveva nascosto un figlio. Mi aveva nascosto mio figlio. Mi sedetti per terra, accanto ai giocattoli del bambino – del mio bambino – rimanendo attonito. Lui ancora non aveva parlato, ma mi aveva solo sorriso.

«Tu sei il cugino di mamma?» Il bambino – il mio bambino – parlò finalmente, con la sua vocetta acuta e fine, come solo un bambino poteva avere. Lo guardai, non riuscendo a capire. Chi ero io..? Suo cugino? Scossi semplicemente la testa, ancora troppo provato. Forse il bambino mi aveva scambiato per un pazzo – che forse ero – ma ero ancora troppo intento ad assorbire le “notizie” per formulare una frase di senso compiuto. Dopo i primi dieci minuti, in cui avevo guardato il bambino – il mio bambino – e mi ero reso conto di quanto incredibilmente mi assomigliasse, mi ero reso conto che ancora non conoscevo neanche il suo nome, oltre lui come persona – per colpa di lei. Come l'aveva chiamato? Jacob? Risi mentalmente, pensando che se mi odiava tanto da nascondermi un figlio – mio figlio – forse l'aveva chiamato come Black. Non mi restava che chiedere.

«C-come.. – Tossì, cercando di reprimere il tremolio della voce, dovuto dall'emozione di parlare per la prima volta con mio figlio – ..Come ti chiami?» Lui distolse gli occhi dalla sua costruzione di giocattoli, guardandomi con i suoi occhioni verdi – identici ai miei. Mi sorrise ancora, un'altra volta, prima di parlare.

«Mi chiamo Jonathan Swan e ho nove anni..» Mi fece segno con le ditina di sette numeri, anziché nove, come lui diceva di sostenere. Sapevo che il bambino stava mentendo, lo capivo da quel sorrisetto sghembo, che aveva accompagnato anche me per tutta l'infanzia e anche adesso, all'occorrenza. Jonathan Swan. Sospirai. Lei non l'aveva chiamato come quello stronzo, almeno.

«Nove anni, davvero? Te ne davo dieci..» Ridacchiai con lui, mentre lui si nascondeva il visino tra le mani, mentre rideva anche lui. Era identico a me.

«E tu? Come ti chiami?» Il bambino mi sorrise, curioso, mentre buttava a terra un trenino giocattolo, non ritenendolo necessario per la sua costruzione.

«Mi chiamo Edward.» Sorrisi a mio figlio, mentre dubbi su dubbi, domande su domande, mi affollavano il cervello.



«Ecco, poi metti questa qui e... Fatto!» Jonathan battè le mani, contento, guardando la sua mini città-giocattolo. Sembrava davvero entusiasta di averla finita, ma dopo poco ci ripensai. Aveva appena buttato giù tutto, con la manina. Lui ridacchiava, mentre io mi accingevo a raccogliere tutti i giocattoli caduti, facendo finta di sbuffare esasperato. Era una peste. Ormai avevo perso il conto del tempo da quando ero arrivato in quella casa – da quando la ma vita era stata capovolta. Avevo “staccato il cervello”, cercando di dimenticare un po' tutto, giocando per le prima volta con mio figlio. Dire che ero confuso era poco – come dire che ero incazzato. Mi ero perso parte dell'infanzia di mio figlio, ed era tutta colpa di lei. Non avevo avuto il coraggio di andare a cercarla, la stavo aspettando in camera di Jonathan. Sicuramente sarebbe venuta a controllare se Jonathan stesse bene, pensando comunque che io fossi Alice.

Mi cadde di mano il trenino giocattolo, quando sentì qualcuno tossire. Io e Jonathan ci girammo, ma avemmo due reazioni totalmente diversi. Io mi ghiacciai, guardandola. Lui le saltò addosso, abbracciandola stretta stretta. Lei, però, continuava a guardare me.



***


Tossì, attirando la loro attenzione. Il primo che si girò verso di me fu Edward, rivolgendomi un'occhiata di fuoco. Era incazzato, si vedeva, e i rimorsi tornarono. Jonathan mi travolse letteralmente, urlando 'Mamma! Mamma!' e abbracciandomi forte. Edward non distoglieva gli occhi dai miei, fino a che non raccolse la sua giacca per terra, per poi alzarsi nel suo metro e novanta e incombere su di me, come aveva sempre fatto. Mi indicò con un gesto del capo il corridoio, facendomi capire che dovevamo parlare. Ovviamente, non avremmo discusso davanti a Jonathan. Appoggiai il bambino a terra, promettendogli che sarei tornata subito. Uscì dalla sua stanza non guardandomi indietro, sapendo perfettamente che mi avrebbe seguita. Arrivai all'ingresso, dove il bambino non avrebbe sentito nulla. Mi appoggiai alla porta e lo guardai, con tutta la rabbia che provavo. Lo odiavo.


All'inizio Edward era rimasto zitto, appoggiato accanto a me alla porta, guardandosi davanti a se, senza mai incrociare il mio sguardo. La sua vena del collo pulsava, segno che era parecchio arrabbiato. Lo ero anche io. Stentavo quasi a guardarlo negli occhi, tanta la rabbia repressa – per le umiliazioni passate e per ora. Come si era permesso di far finta di essere Alice? Come si era permesso di venire qui, in casa mia, luogo che serviva per stare lontano da lui e da tutto? Sapevo di avergli nascosto suo figlio, ma avevo avuto le mie buone ragioni ai tempi. Poi, se aggiungiamo le inesperienze, il rifiuto dei miei genitori e la maturazione acerba – se non nulla – era ovvio che non mi sarei abbassata ancora – più di quanto avevo già fatto – chiedendogli aiuto. Lui non voleva un figlio, non lo avrebbe mai voluto. Ci odiavamo – ci eravamo sempre odiati –, non saremmo mai riusciti ad andare d'accordo.

A sorpresa lui iniziò a parlare.

«Perchè cazzo l'hai fatto? Perchè me l'hai nascosto?!» Non mi urlava, perchè non voleva spaventare il bambino. Io, però, avrei urlato.

«Perchè?!» Ero incredula. Non se lo immaginava? Non lo aveva capito? Lo odiavo.

Non lo feci neanche parlare, attaccandolo.

«Io e te ci odiavamo! CI ODIAVAMO! Capisci?! Io non avrei MAI cresciuto un figlio con te, mai! Quando ho scoperto di essere incinta ti odiavo! Ti odiavo perché lo so, che mi avresti solo sfottuto! E non fare quella faccia! Eri stronzo, eri immaturo e non te ne fregava un cazzo di nessuno! A te non te ne importava nulla di me, figuriamoci di mio figlio!» Avevo esaurito l'aria nei polmoni, quindi mi fermai, ansimante e con la faccia rossa dallo sforzo e dalla rabbia. Lui non mi guardava, ma sembrava incazzato. Con chi era ancora da scoprire. Forse aveva capito.. Forse aveva capito che la colpa non era sola mia.. Forse era maturato, magari il tempo l'aveva migliorato – in un po' tutto. Ovviamente, mi sbagliavo.

Si girò verso di me, con occhi spiritati. Parlò lentamente, scandendo bene le parole.

«E' tutta colpa tua. Mi sono perso parte dell'infanzia di mio figlio, solo per colpa tua. Voglio vederlo una volta a settimana, sennò chiamerò l'avvocato e te lo toglierò. Siamo chiari?!» Aveva parlato lentamente, non urlando, ma con la furia negli occhi.

No, non poteva togliermi mio figlio. Tutto, tranne lui. Tutto, tranne il mio bambino. Tutto, tranne l'unica mia ragione di vita.

Reprimetti le lacrime, non volendo essere debole davanti a lui. Tutto, tranne lui. Tutto, tranne il mio bambino. Tutto, tranne l'unica mia ragione di vita. Annuii verso Edward, evitando di guardarlo, sapendo che sarei scoppiata a piangere.

Una porta sbattè, il mio cuore si spezzò, di nuovo.

Note Autrice:

Vi starete chiedendo perchè ho aggiornato un giorno in anticipo? A parte per andry15 che me lo aveva chiesto :) Aggiorno ora perchè domani non posso e spero di riuscire almeno in una settimana di finire di scrivere il quinto e almeno iniziare a scrivere il sesto capitolo (help mee)

Comunque ringrazio davvero tantissimo tutti per le bellissime recensioni, mi fa davvero piacere avere “fan” così attivi :D

Allora passando il capitolo e sperando di non avervi annoiati con 'ste note troppo lunghe, volevo solo dirvi una cosa veloce.. SCUSATEE! Lo so, mi starete odiando per questo finale così.. Beh, orribile :/ Ma ormai mi sono già fatta tutta un'idea di come dovrebbe andare la ff e questo capitolo era fondamentale.

Adesso devo letteralmente scappare :)

Un bacione e alla prossima

Autumn__Leaves


P.s. Ovviamente il titolo è ispirato alla canzone Madness, dei Muse :')

Autumn__Leaves :) x



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