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Autore: Juliet97    05/12/2013    7 recensioni
Due anni. Due anni dallo scioglimento della band, nessuno ne sa il motivo, se non noi. Avevamo deciso di non dire nulla alle Fans per non provocare dolore, ma eravamo consapevoli che prima o poi, avrebbero scoperto tutto. Consapevoli anche del fatto che ci avrebbero odiato, ma noi, lo avevamo fatto per lui.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Tesoro, Harry è tornato?"

La voce fievole e dolce di mia madre mi distrasse dai miei pensieri, non che fossero così importanti, visto che l'unica cosa a cui pensavo in quell'istante erano quelle succulente focacce farcite di prosciutto e formaggio posati in un piatto, sul tavolino avanti al divano. Mamma adorava Harry, nonostante l'avesse visto solo una volta prima che sparisse di sua spontanea volontà. 
Diceva di essere attratta dal suo modo di fare e di parlare. -suvvia, chi non ne sarebbe attratto da quella voce così calda e roca-, pensai. 

"Si mà, è tornato ieri!"

Non resistetti più.
Allungai una mano per prendere una focaccia. Mi chiamavano come l'acqua avrebbe chiamato una disidratata nel bel mezzo di un deserto. Mi sentivo tanto Niall, al posto di uno stomaco con un pozzo senza fondo, con la voglia di mangiarsi anche il tavolo. Che si fossero scambiati i ruoli? Dubito.
Mi fermai da quell'azione, solo dopo aver sentito un 'giù le zampe, cretina', provenire da dietro di me. Quel fottutissimo ragazzo inutile e senza cervello, aveva osato fermarmi in un momento così, nel momento in cui il mio stomaco avrebbe messo fine ai reclami di cibo, fastidioso insetto, ecco cos'era Matt. Un fastidioso, odioso, arrogante e prepotente insetto schifoso. 

"Mamma, dov'è l'insetticida?"

Mia madre, pensando seriamente che mi servisse quella sotto specie di veleno puzzolente -per me, ovvio-, disse che lo avrei trovato nel sottoscala, insieme a tutte le cianfrusaglie di papà. 

"Chiudi il becco, vermiciattolo!"

Mi chiamava sempre così, fin da bambina il nomigliolo stupido oltre a 'dolcezza' era quello, vermiciattolo.
Per una ragazza normale, il primo aggettivo sarebbe come un complimento, come se stessi per dire a quella persona quanto fosse dolce, ma in bocca a mio fratello risuonava così meschino e freddo. Se Harry mi avesse chiamata così, mi sarei sicuramente sciolta come il ghiaccio al sole. Mamma riprese me e Matt mentre stavamo dando spettacolo nel salotto di casa. Era incredibile e allo stesso tempo assurdo l'odio profondo che provavo per quel decerebrato.
Ormai tutto il tempo lo passavo con i ragazzi a casa loro, non ero più nemmeno abituata a stare in famiglia come si deve senza litigare con qualcuno, se non era Matt era mio padre, se non era mio padre era mia madre, litigavo con tutti, e se litigavo con Matti, mamma e papà prendevano le sue difese, come se fosse il loro pargoletto bisognoso di difese. Ridicoli, tutti. 

"Perché non vai dai tuoi amichetti? Strano che oggi tu non sia da loro!"

Ecco la voce bassa e sgradevole di mio padre, venire dalla cucina. 
Li odiavano, ecco qual'era la spiegazione, mio padre e Matt odiavano costantemente i ragazzi senza alcun motivo, forse per gelosia, ma pensandoci, io per mio padre ero solo un errore, chiamiamolo 'preservativo bucato'. Ormai erano giorni che continuavano così, tornavo a casa la sera e lui era lì sul divano, pronto a rinfacciarmi di non fare niente durante la giornata, di non portare più la metà del mio stipendio in casa per essere stata licenziata e altre cose negative che lui vedeva in me. Possibile che finché possedevo il lavoro si comportava da persona civile, e appena commettevo uno sbaglio me lo rinfacciava mesi e mesi? Si, possibile, è da mio padre. 
Se per lui ero davvero il suo preservativo bucato, allora non mi avrebbe più visto. Avrebbe dovuto mantenere solo uno di noi, quello sciacquetto inutile senza uno straccio di lavoro fin dalla nascita. Non si era mai degnato di cercarsi un impiego che sia utile per se stesso e per aiutare a casa, a differenza mia nonostante fossi più piccola, e quella presa di mira era sempre la sottoscritta. Mamma non diceva mai niente, se non per chiedermi di Harry. Se avesse voluto portarselo a letto, che lo facesse pure, tanto nemmeno lei in quella casa si sarebbe salvata. 

"Jessica, dove stai andando a quest'ora?"

Tutto d'un tratto mia mamma si preoccupava di dove andassi.
Quando ero in giro non mi chiamava mai, nemmeno per sapere dove fossi o cosa stessi facendo, menefreghismo allo stato puro. Ero arrivata a pensare che quell'infame di mio fratello avesse fatto il lavaggio del cervello a entrambi. Non le risposi, chiusi la porta di casa buttando la copia delle chiavi in un cassonetto dell'immondizia di fronte al vialetto di casa nostra. Il giorno dopo, si sarebbero frantumate, e io sparita nel nulla, come quando la fitta nebbia va via agli inizi di primavera, per poi tornare chissà quando, forse mai. 
Camminavo sul marciapiede della strada, faceva freddo, ed io avevo addosso solo una felpa larga con dei leggins neri. Finii di proposito davanti alla villa dei ragazzi, dove accostata c'era una macchina nera, mai vista davanti ala loro casa. Al suo interno c'era qualcuno, ma da lontano non riuscii a capire bene di chi si trattasse. Mi avvicinai a passo svelto con la paura che potesse sfrecciare via, pensavo fosse qualcuno che stesse tenendo d'occhio i ragazzi. 
Mi affacciai forse un po' invadente guardando al suo interno, e vidi solo un ragazzo dai capelli castano chiaro, tendenti in un ciuffo impalati dal gel, e uno strato lieve di barba. Se lo avessi visto da lontano lo avrei scambiato per Louis. 
Mi allontanai non avendo riconosciuto quel ragazzo, e attraversai il cancelletto della villa per entrare in casa. Le luci erano accesse, supposi fossero nel salotto a giocare alla Playstation, e dalle urla, si direbbe avessi ragione. Entrai usando le chiavi solitamente infilate nella pianta affianco alla porta, e avvisai i ragazzi della mia presenza, urlando un 'Sono io'. Non si erano nemmeno accorti che fossi lì, talmente presi da quella partita.

"Lancia a destra, passala passala Harry dai, tira da centro campo e.. GOAL!"

Niall non era dei migliori a fare il telecronista, anzi, era proprio negato. 

"Hey dolcezza, come mai da queste parti?"

Si accorsero della mia presenza, solo dopo essermi accalappiata la poltrona di fianco al solito divano in pelle. 
Non feci caso alla domanda di Harry, troppo intenta a pensare a chi potesse somigliare quel ragazzo in quell'auto nera come la pece, troppo intenta a pensare a dove l'avessi già visto, perché si, io l'avevo già visto. 

"Vorremmo far parte dei tuoi sogni Jess!"

Louis riuscì a smuovermi da ciò che avevo in testa, così parlai loro del presunto ragazzo piazzatosi davanti alla villa qualche minuto prima che entrassi. 
Storsero il naso tutti e tre, ma non colsi a pieno ciò che venne in mente a tutti e tre. Forse sapevano di chi si trattasse, o semplicemente erano confusi quanto me. Li lasciai coi loro pensieri infiltrandomi in cucina a prendere del cibo, non avevo mangiato a casa, e non l'avrei più fatto insieme ai miei, poco ma sicuro. Ero stanca di subire il loro continuo rinfacciarmi le cose, ero stanca di essere sempre la ruota negativa del carro, quella da cambiare, ero stanca di loro. 
Mi abbuffai come un maiale mangiando persino i dolci preferiti di Niall, ero sicura al massimo delle percentuali che mi avrebbe messo a tappeto se lo avesse scoperto, così buttai la scatola nel cassonetto nel loro giardino, nello stesso cassonetto in cui Niall non avrebbe mai messo le zampe, in quello del vetro. 
Entrarono tutti e tre nella cucina dove rientrai poco dopo aver commesso la mia azione, avevano dei volti un po' preoccupati, glie lo leggevo negli occhi. Non chiesi cosa li allarmasse, aspettai che fossero loro ad aprire bocca, e così fecero dopo minuti interminabili di silenzio alquanto imbarazzante.

"Vieni al cimitero con noi domani? Crediamo di sapere chi fosse il ragazzo qui fuori e.. se fosse lui, lo troveremmo soltanto lì, da lui!"

A quella loro affermazione riflettei sui lineamenti del ragazzo, e capii immediatamente a chi stessero riferendo, senz'altro all'ultimo anello mancante del gruppo. Avevo sentito parlare i ragazzi lo scorso pomeriggio, -o meglio, Harry-, dire che sarebbe tornato appena si fosse ripreso del tutto, a quanto pare però, i suoi amici gli mancavano più del dovuto, tanto da riportarlo qui prima che il suo cuore decidesse di ritornare. 
Accettai il loro invito senza tante repliche e tornai sulla poltrona, dove mi addormentai poco dopo finita la loro partita a Fifa.

Mi svegliai alle otto di mattina con i raggi del sole che filtravano tra gli spazi non occupati dalle tende davanti alla finestra, e dal profumo della solita colazione di Louis. Fui felice di essermi addormentata da loro, l'odore dei pancakes del moro appena sfornati mi mettevano sempre di buon umore. 
Salutai tutti, tranne Harry, che ancora dormiva come il solito ghiro che si ritrovava ad imitare la mattina. Mangiai in fretta e furia, quasi strozzandomi, prima che Niall si accorgesse delle sue brioches scomparse dalla sera prima. Preparai un vassoio ad Harry e sgattaiolai al piano di sopra, dove poco dopo sentii le urla di Niall nel vedere la mancanza della sua prelibatezza mattutina. Sogghignai nel sentirlo sclerare in quel modo, non era da tutti i giorni vederlo in quello stato. 
Entrai di soppiatto, volevo svegliarlo nel modo più dolce possibile, ma non ci riuscii. L'entrata sgradevole di Niall nella stanza del ragazzo lo fece cadere dal letto dallo spavento, non sapevo se ridere per la scena, o piangere -dal ridere-.

"Jessss? Sai niente delle mie brioches?"

Pensavo sospettasse di Harry, ma l'unica che aveva mangiato la sera prima non nell'ora di cena ero io.

"Chi? Io? No biondo!"

Non lo convinsi del tutto, e sapevo che avrebbe guardato nella spazzatura per cercare la scatola, ma non in quella del vetro. Non butterebbe mai nessuno una scatola di cartone di dolci, nel contenitore del vetro. 
Vidi Harry alzarsi imbronciato, e non poco. 

"Ma dico sei impazzito? Vai a mangiare al bar se proprio devi schizzare per queste cose! Le ho mangiate io le tue brioches e adesso levati!"

Harry era un tantino suscettibile la mattina, soprattutto se svegliato in qualche modo strano.
Il biondo sparì dietro la porta della sua stanza, prima di sentir sbuffare il mio ragazzo dietro di me, che farfugliava qualcosa di incomprensibile con la testa infilata nell'armadio, in cerca di qualcosa per vestirsi. Ecco, io non avevo uno straccio di vestito da mettermi, non potevo cambiarmi per andare con loro. Chiesi il permesso ad Harry di prendere una sua felpa, una di quelle che non metteva più e acconsentì, lasciandomi un bacio sulla nuca prima di chiudersi in bagno. 
Trovai in un cassettone sotto l'intero armadio, una delle felpe della Jack Wills, quella viola mi ricordò di quante volte glie la vidi nelle varie foto che gli scattavano i paparazzi ai tempi di x-factor. Scelsi quella felpa, mi piaceva ricordare e sapere che una volta l'aveva indossata lui. 

"Ah, hai messo quella! Non la vedevo da un po'!"

Mi sorrise, lasciandomi un leggero bacio sulle labbra prima di trascinarmi per mano al piano di sotto. 
I ragazzi erano già pronti, avevano anche sparecchiato la tavola della colazione, e la loro autonomia iniziava a stupirmi di giorno in giorno. 
Ci volle poco tempo ad arrivare nel posto indicato la sera prima dai ragazzi, e tenendo la mano di Harry, avanti agli altri, ci dirigemmo prima nella camera dove stava lui. Rimanemmo qualche istante davanti a quella piccola porta di vetro oscurata all'esterno, per non far vedere chi ci fosse dentro. Strinsi più forte la mano del riccio per infondergli coraggio, e la aprì.
Come avevano previsto, davanti alla sua lapide c'era il ragazzo che vidi ieri, ed era proprio così, l'ultimo anello mancante del gruppo si era deciso a tornare tra loro. Inconsapevolmente, fecero insieme ciò che avrebbero dovuto fare già da tempo, salutarlo insieme, andare a trovarlo insieme, proprio com'era giusto che sia. 

"E così, ci siamo tutti adesso!"

La parlantina di Louis fece lievemente sorridere il castano, con qualche piccola lacrima che gli rigava la guancia. Avrei avuto modo di conoscere anche lui un giorno, forse. 
Rimasero lì qualche minuti in silenzio, prima di andarsene e sentire la mano di Harry portarmi con sé. Lo fermai, gli dissi che volevo salutare anche il il loro amico, prima di andarmene. Mi inginocchiai davanti a lui toccando quella lapide fredda e trascinando il mio dito sul suo nome e la data della sua scomparsa. 

"I tuoi amci torneranno presto. Ciao Zayn!"


Liam.

 
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Eccomi qui con il quindicesimo capitolo.
Finalmente si è scoperto chi è il defunto in questione,
e il ritorno di Liam.
Chissà cosa faranno adesso i ragazzi una volta il ritorno del loro amico c:
Al prossimo capito. c:

 
  
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